Giorgio Chinaglia torna per sempre a Roma - p. 2

Da LazioWiki.


Giorgio Chinaglia
17/09/2013
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La tomba dove riposano Tommaso Maestrelli e Giorgio Chinaglia
Un momento della funzione religiosa
Un'immagine dell'evento
Giancarlo Oddi e Felice Pulici
Le figlie di Giorgio Chinaglia e Dino Zoff
George Chinaglia jr
La signora Connie con Dino Zoff
Un tifoso biancoceleste depone un mazzo di fiori
Dino Zoff

Stagione

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Giorgio Chinaglia torna per sempre a Roma - p. 1

La foto-gallery dell'evento


Tratti da alcuni organi di stampa, riportiamo di seguito altri articoli concernenti l'evento:

16 Settembre[modifica | modifica sorgente]

Dal Corriere dello Sport, un articolo di Giorgio Chinaglia jr.

Il viaggio con la salma di mio padre, la sorpresa di tutta la famiglia per l’accoglienza a Fiumicino, lo spettacolo della Lazio contro il Chievo, la cena con gli amici romani: quella di ieri è stata una giornata densa di emozioni, indimenticabile. Quella di oggi lo sarà ancora di più: meno festosa, certamente, più intima, ma la partecipazione dei sostenitori laziali e dei fan del mio papà, la funzione religiosa che ci unirà attorno a lui in un unico abbraccio, il ricongiungimento della salma accanto a quella di Tommaso Maestrelli e dei suoi figli così prematuramente scomparsi rappresentano la materializzazione di qualcosa che sembrava solo una debole speranza. Nelle otto ore di aereo, nella notte fra sabato e domenica, con mia madre Connie, le mie sorelle Cynthia e Stephanie e una mia zia che ci ha accompagnato, stranamente di tutto questo non abbiamo parlato, come se temessimo che un incantesimo potesse spezzarsi. Del resto, avevamo avuto paura che, dopo tante battaglie, all’ultimo momento dovessimo rinunciare al ritorno in patria di papà: c’era stato un nuovo intoppo burocratico che soltanto grazie all’opera di Alessandro Cochi è stato possibile superare. Non immaginavamo che allo sbarco all’aeroporto di Fiumicino, all’alba di un giorno festivo, oltre ai carissimi ex compagni di squadra Giancarlo Oddi e Pino Wilson, ai quali principalmente dobbiamo la realizzazione di questo sogno, e ad alcuni giornalisti, ad accoglierci ci fosse un gruppo di tifosi laziali con tanto di striscione "Bentornato Long John". Ci siamo commossi, lo confesso, ma commossi di gioia. La stessa emozione che avevamo provato pochi minuti prima, quando la bara di papà stava scendendo dall’aereo: proprio in quel momento, la pioggia ha cessato di cadere e nel cielo è comparso l’arcobaleno. Qualcuno lassù deve averlo disegnato...

Siamo arrivati in albergo molto stanchi per il viaggio e per l’accavallarsi delle forti emozioni, ma mentre mia madre e le mie sorelle sono andate a riposare, io ero già proiettato sulla partita dell’Olimpico. Camminando verso lo stadio e poi anche all’interno, tanta gente mi ha fermato, per fare una foto insieme o semplicemente per parlarmi di mio padre, delle sue gesta, di quanto fosse importante per la tifoseria laziale. Ho assistito alla gara con il Chievo dalla tribuna d’onore, vicino al presidente Lotito che voglio pubblicamente ringraziare per l’invito e per avere avuto parole di riguardo nei confronti miei e della mia famiglia. E mi dispiace per la contestazione della curva, che mi è sembrata troppo chiassosa e insistita. Io penso che la squadra in campo ne risenta negativamente. Peccato, una nota stonata in un bellissimo anche se piovoso pomeriggio laziale. Ho provato i brividi ascoltando l’inno della Lazio, mi sono commosso e inorgoglito nel vedere spuntare in curva uno striscione di bentornato a mio padre, ho esultato ai gol della mia squadra. E’ stata una vittoria netta, frutto di una prestazione davvero confortante. Mi hanno detto che da dieci anni la Lazio non batteva il Chievo in casa: sono contento di avere nuovamente portato fortuna.

Questa è la terza volta che assisto a una partita della Lazio: Lazio-Napoli 3-1 nel 2012, Lazio-Catania 1-0 (2-1 n.d.a.) lo scorso campionato, Lazio-Chievo 3-0 adesso. A fine partita, Stefano De Martino mi ha detto: "Devi venire sempre". Magari potessi! Ma ci sarò domenica prossima per il derby, prima di ripartire per Boston: sarà la prova del fuoco. La giornata di oggi la dedicherò naturalmente a mio padre. Con la famiglia sarò alle 11 alla chiesa del Cristo Re dove verrà esposta la salma che seguiremo, dopo la messa del pomeriggio, fino alla cappella di Maestrelli per la tumulazione. La sera saremo ospiti della prima puntata del programma televisivo "Lazialità in tv" di De Angelis.


Sempre dal quotidiano sportivo romano:

Giorgio, sei stato tu vero? Hai fermato la pioggia per qualche minuto ieri mattina. Era un segno, volevi fermare le lacrime dei tuoi amici, scorrevano come l’acqua, non volevi vederli sofferenti nel giorno del tuo ritorno. Una bandiera biancoceleste e una sciarpa con la scritta "bentornato Giorgio" avvolgevano la bara. Pino Wilson e Giancarlo Oddi, i compagni di sempre, erano lì ad attenderlo. Giorgio Chinaglia è a Roma, è arrivato all’alba, in una domenica piovosa, commovente. L’Airbus A330 dell’Alitalia proveniente da Boston ha bucato le nuvole, ha toccato terra alle 6.30, è atterrato a Fiumicino con quaranta minuti di anticipo rispetto al programma di volo. A bordo dell’aereo c’era il feretro di Long John, c’erano la prima moglie Connie Eruzione e i figli Giorgio Junior, Stephanie e Cynthia: "Siamo felici di essere qui, crediamo che lo sia anche e soprattutto Giorgio. Ringrazio i Maestrelli per la disponibilità, per aver messo a disposizione la cappella di famiglia. E ringrazio tutti i tifosi della Lazio per la partecipazione che hanno espresso dopo la morte di Giorgio. Vivremo questi giorni romani con grandissima emozione, siamo felici per l’accoglienza che abbiamo ricevuto in queste prime ore di presenza in Italia", sono le parole che la signora Connie ha rilasciato alla stampa, rientrando a Roma dopo tantissimi anni.

Colpiscono gli occhi della famiglia Chinaglia, sono pieni d’amore, hanno riportato in Italia Giorgio, così come lui voleva. Hanno scelto di seppellirlo a Roma anche se lo avranno lontano, anche se il dolore della lontananza sarà duro da frenare e gestire. Pino Wilson e Giancarlo Oddi hanno impugnato le funi che tenevano ancorata la bara, si sono commossi mentre la spostavano: "Non è stato semplice riportare Giorgio a Roma. Alla fine, però, grazie all’apporto di tante persone che si sono adoperate ce l’abbiamo fatta. E’ vero, non è un momento felice, avremmo voluto riabbracciarlo da vivo. Ma è importante aver esaudito il suo desiderio. Voleva tornare a Roma, accanto a Tommaso", hanno dichiarato in coro. Nonostante l’ora e il tempaccio che s’è abbattuto su Roma in aeroporto erano presenti alcuni tifosi laziali, alcuni amici di Giorgio. Quando s’è aperto il portellone della stiva dell’aereo e s’è intravista la cassa di legno le lacrime hanno rigato il viso dei presenti. La bara di Giorgio è stata posizionata su un elevatore per essere adagiata su un apposito mezzo di trasporto (era presente sottobordo). La salma è stata trasportata presso la Cargo City, una zona inaccessibile ai non addetti ai lavori. I tifosi della Lazio potranno salutare per l’ultima volta il loro eroe oggi: la camera ardente sarà allestita nella chiesa del Cristo Re, verrà aperta a partire dalle 11. Alle 15 si terrà una messa, la celebrerà il cappellano di Regina Coeli, nonché padre spirituale della Lazio, don Vittorio Trani.

Le spoglie di Giorgio verranno tumulate successivamente nella cappella della famiglia Maestrelli. Long John riposerà a Prima Porta, accanto al grande Tommaso. La famiglia Chinaglia alloggia in un hotel in zona Parioli, Giorgio junior ieri ha assistito a Lazio-Chievo, era seduto in tribuna, accanto al presidente Lotito e al diesse Tare. Giorgino (si fa per dire...) è alto come suo padre, gli assomiglia tanto, ha il suo sguardo. Ha iniziato ad assaporare la Lazio da bambino, continua ad amarla. All’Olimpico i tifosi hanno intonato il coro storico: "Giorgio Chinaglia è il grido di battaglia", il battito di cuore di una tifoseria che s’immedesimava nel suo condottiero e che non ha smesso di farlo, di generazione in generazione. Giorgio è tornato dal suo popolo, Giorgio è tornato a Roma così come voleva perché il posto dove resterai per sempre è quello che sei sempre stato.


Da la Repubblica:

L’idea di riportarlo in Italia era nata subito dopo la sua scomparsa il 1° aprile è 2012, ma la realizzazione è stata ritardata a causa di alcune incomprensioni tra la prima e la seconda famiglia dell’idolo dei tifosi della Lazio e, soprattutto, per le difficoltà burocratiche legate al trasporto della salma dagli Stati Uniti. Sono stati proprio gli ex compagni di squadra ad agire in prima persona per coronare, seppur dopo la sua morte, il sogno di Chinaglia di tornare a Roma: "Non è stato semplice — racconta Wilsonma alla fine, grazie all’apporto di tante persone che si sono adoperate, ce l’abbiamo fatta. È una consolazione sapere che Giorgio ora sia qui, a Prima Porta. La sua "presenza" sarà accessibile a tutti". "Avremmo preferito accoglierlo da vivo — spiega Oddiperò non è stato possibile, a causa delle accuse (nel luglio 2008 è stato colpito da un mandato di arresto per riciclaggio, ndr) a suo carico che poi sono venute a cadere. Lo abbracciamo oggi, con tanta felicità nei nostri cuori biancocelesti".

Alla guida di quel gruppo "calcio e pistole", come veniva definito, c’era Tommaso Maestrelli. Un allenatore che per tutti, e per Chinaglia in particolare, era un secondo padre. Loro due sono i principali protagonisti che hanno permesso alla Lazio di diventare grande, di passare dalla retrocessione in Serie B alla conquista dello Scudetto. Entrambi sono diventati due icone del mondo laziale, il braccio e la mente di una squadra che ha fatto epoca. Ma il loro legame andava ben al di fuori dell’ambito prettamente calcistico. Ed è proprio per questo che oggi pomeriggio le loro strade si ricongiungeranno ancora. Già, perché dopo la camera ardente e la messa, che sarà celebrata nella chiesa del Cristo Re di viale Mazzini dal cappellano di Regina Coeli, nonché padre spirituale della Lazio, don Vittorio Trani, alle 15 partirà il corteo che accompagnerà il feretro fino a Prima Porta. Là, avverrà la tumulazione, proprio nella cappella privata della famiglia Maestrelli. Giorgio e il "Maestro" saranno di nuovo fianco a fianco, questa volta per sempre.


Dal Corriere della Sera:

È stato bello quel tempo ed è stato bello averlo vissuto. Ed è così che bisogna ricordarlo. Senza paura dei ricordi e senza cadere nella tentazione dei rimpianti. Giorgio Chinaglia è stato quel tempo, nessun altro meglio di lui ha saputo segnarlo, fissarlo, scolpirlo nella storia e nella memoria della Lazio. Chi non c’era, o chi non condivideva quella passione, non saprà mai che cosa si è perso. Eppure "spiegare" Chinaglia al mondo dei non laziali è sempre stato facile: bastava vederlo giocare. La sua unicità si misurava attraverso l’adorazione incondizionata del suo pubblico e dell’odio viscerale dei suoi avversari. Non c’era via di scampo, non esisteva la possibilità di altri sentimenti, una scappatoia per considerarlo "normale", un giocatore come gli altri. Chinaglia non è mai stato così, mai stato un giocatore come gli altri. Anche per questo oggi, saperlo dentro quella bara, arrivata a Roma ieri mattina con un volo da Boston dopo un anno di beghe burocratiche, accompagnata dalla signora Connie Eruzione, prima moglie di Long John, e dai tre figli – Giorgio junior, ieri pomeriggio all’Olimpico per seguire la vittoria della Lazio contro il Chievo – Cynthia e Stephanie -, ci sembra un affronto intollerabile della vita, un oltraggio insopportabile.

La camera ardente nella chiesa del Cristo Re a viale Mazzini, dalle 11 alle 14, e poi la messa a suffragio, prima che la salma venga tumulata accanto a quella di Tommaso Maestrelli, nella cappella di famiglia dell’allenatore-inventore della squadra campione d’Italia del ’74 (primo scudetto a Roma nel Dopoguerra), ci riporteranno indietro negli anni, rimetteranno insieme persone e immagini che il tempo non ha perduto o sbiadito. È stato il suo essere personaggio, ancor più – forse – dello scudetto vinto, ad aver cambiato il corso della storia della Lazio e della storia stessa del calcio a Roma. Chinaglia, morto il primo aprile dell’anno scorso, era un mondo pieno di sorprese e di misteri, e forse anche per questo inaccessibile. Ha preso tutta dalla vita, senza risparmiarsi nulla: dolori terribili e gioie infinite, felicità improvvise e cadute devastanti. Prima di morire lontano, in Florida. In un posto che non era il suo posto perché il suo posto è sempre stato qui. Da dove, a pensarci bene, non è mai andato via.


Da La Gazzetta dello Sport:

Pino Wilson e Giancarlo Oddi piangono come se Giorgio Chinaglia fosse morto un’altra volta. Gli occhiali scuri non nascondono le lacrime, non mascherano il dolore. Ma quella bara ricoperta da un vessillo bianco e celeste, Wilson e Oddi possono guardarla con orgoglio e fierezza: quelli del ‘74 si sono messi idealmente in viaggio verso Naples, Florida, per andare a prendere il loro bomber e riportarlo a casa, in mezzo alla gente che lo ama nonostante tutto. Long John ora riposerà accanto a Maestrelli: tutti i laziali, quando si sentiranno tristi, potranno andare a sorridere lì, a Prima Porta, e trovare conforto. Quando saranno felici, invece, potranno andare a condividere la gioia con chi ha fatto gioire loro e i loro padri. Nel primo giorno di pioggia dopo tanto sole d’estate, un raggio illumina la mattinata di Fiumicino. George Jr, Cynthia e Stephanie portano ognuno di loro qualcosa di Giorgio: gli somigliano tutti, incredibilmente, e quando di primissima mattina abbracciano la decina di tifosi che attende fuori dalla Cargo City dell’aeroporto, sembra un abbraccio di quelli emozionati tra parenti che non si vedono da una vita.

Perché quella Lazio era una famiglia, forse più di questa, e il fatto che i laziali all’aeroporto siano solo adulti è una conferma. Sono arrivati lì fuori che era ancora notte, se ne vanno preceduti dal carro funebre. "Può morire lui, non la sua leggenda o il suo ricordo — dicono —. Giorgio sarebbe stato felice di vederci qui". Due donne, maglia della Lazio addosso, non trattengono le lacrime, si abbracciano. "Mio padre riposerà in pace", dice George Jr, che già un anno e mezzo fa (una settimana dopo la sua morte, il 1° aprile 2012) e in occasione di Lazio-Catania del 30 marzo scorso aveva potuto capire cosa vuol dire chiamarsi Chinaglia. Cognome che la signora Connie ha deciso di unire al suo: "È una grande emozione essere qui, ma è solo l’inizio". Sì, perché ieri la famiglia Chinaglia ha provato solo una minima parte delle sensazioni che, probabilmente, proverà oggi. I dieci laziali (a dire il vero, si pensava potessero essere di più), diventeranno centinaia, forse migliaia, che dalla Chiesa del Cristo Re a Viale Mazzini (camera ardente dalle 11, messa alle 15) scorteranno le spoglie di Chinaglia fino a Maestrelli. Tanti di quelli, ieri erano anche allo stadio, dove George Jr si è seduto, e dove la Lazio di oggi gli ha regalato una vittoria alla Chinaglia: prepotente, dirompente. La curva gli ha dedicato un coro che ha fatto storia ("Giorgio Chinaglia", è il grido di battaglia"), poi ha srotolato uno striscione: "Bentornato Giorgio, papà ti aspetta". Tommaso Maestrelli, il Maestro, dovrà aspettare ancora qualche ora; i tifosi della Lazio hanno dovuto aspettare fin troppo, ma da ieri l’oceano che li separava da Chinaglia non esiste più.


17 Settembre[modifica | modifica sorgente]

Dal Corriere della Sera:

Giorgio Chinaglia è finalmente accanto a Tommaso Maestrelli nel cimitero di Prima Porta, agli eroi che nel ’74 dominarono il campionato conquistando uno scudetto imprevisto e imprevedibile con la Lazio è riuscito anche un secondo miracolo. Non era facile, bisognava crederci ed insistere per appianare un monte di difficoltà burocratiche e mettere d’accordo due famiglie che parlavano lingue diverse, a parte quella comune dell’amore per Long John. E gli ex compagni di Chinaglia, soprattutto il capitano Pino Wilson e Giancarlo Oddi, hanno lavorato un anno e mezzo, dalla morte il primo aprile 2012 a Naples, Florida, fino a domenica mattina, quando le spoglie sono arrivate a Fiumicino, per riportare re Giorgio a casa sua. "Ce l’abbiamo fatta – le parole di Pino Wilsonal di là di quello che è successo tra le famiglie, siamo contenti che Giorgio sia qui. È una magra consolazione, ma tutti i tifosi che vorranno portare un fiore potranno farlo qui a Prima Porta. La gente laziale è molto vicina: quello che rappresenta Giorgio per i tifosi della Lazio lo sappiamo tutti". Ora è di nuovo tra di loro, tra i laziali, che in un flusso continuo e trasversale per età ieri hanno salutato dalla mattina il feretro nella camera ardente allestita nelle Chiesa del Cristo Re a viale Mazzini scandendo il classico "Giorgio Chinaglia è il grido di battaglia", coro che non conosce tempo per chi ama i colori biancocelesti. E riposa vicino a quello che è stato più dell’allenatore del leggendario scudetto del ’74, perché non è retorica scrivere che Maestrelli fu per Giorgione un secondo padre.

"Chinaglia ha rappresentato e fatto grande la Lazio per tanti anni – ha detto OddiI ragazzi che non hanno potuto ammirare Giorgio e oggi si trovano comunque qui sono il frutto dei racconti dei nonni e dei genitori delle gesta di questo grandissimo giocatore e uomo". In mezzo ai tifosi anche Giorgio jr., assieme alle sorelle Stephanie e Cynthia e alla prima moglie di Chinaglia, Connie Eruzione. Bello l’abbraccio con la famiglia Maestrelli, come se si fosse chiuso un cerchio. C’erano anche Dino Zoff e la Lazio di adesso rappresentata da Ledesma, gli ex campioni Pulici e D’Amico, Garlaschelli e Martini, Nanni e Facco, poi Giordano, Bergodi e tantissimi altri. Anche il presidente Lotito ha fatto arrivare il suo messaggio: "Con Chinaglia c’è stato qualche problema, ma rappresenta la nostra storia".


Da La Gazzetta dello Sport:

Di nuovo insieme, 40 anni dopo. Da ieri la salma di Giorgio Chinaglia riposa accanto a quella di Tommaso Maestrelli nel cimitero romano di Prima Porta. Il bomber e l’allenatore del primo scudetto laziale ancora uno vicino all’altro. "E’ il lieto fine di una storia triste. Poche persone si sono volute bene come loro", ha commentato Massimo Maestrelli, figlio dell’allenatore laziale. La salma di Chinaglia è stata tumulata nella cappella di famiglia, dove riposano anche i fratelli di Massimo, Maurizio e Patrizia, prematuramente scomparsi. Struggente l’abbraccio tra lo stesso Massimo e i figli di Chinaglia, George jr, Stephany e Cynthia, prima della cerimonia nella Chiesa del Cristo Re. C’era anche Connie, prima moglie di Chinaglia e madre dei tre ragazzi. Tutti felici che il loro Giorgio sia di nuovo a Roma, vicino ai tifosi per cui è ancora un simbolo.

Ce n’erano tanti ieri. A ringraziarli ha provveduto George jr: "Siete impagabili". La stessa frase che, 30 anni fa, il padre fece scrivere su uno striscione quando divenne presidente della Lazio. "Ce l’abbiamo fatta", ha commentato Pino Wilson. E’ stato grazie a lui e agli altri eroi del ’74, da Oddi a Pulici, da Giordano a D’Amico, da Martini a Sulfaro e Facco che è stato possibile riportare la salma del campione in Italia. Sono stati loro ieri ad accompagnare il feretro di Chinaglia. Ma c’era pure la Lazio di oggi che giovedì in Europa League sfiderà il Legia, arbitro l’islandese Jakobsson rappresentata dal capitano Ledesma e dal t.m. Manzini. E c’era anche Dino Zoff, compagno di Nazionale di Chinaglia.


Dal Corriere dello Sport:

Insieme, come sempre, per sempre. Tommaso e Giorgio c’è scritto sulla lapide diventata un altare. Il biancoceleste delle sciarpe e delle bandiere dà colore al bianco e nero delle foto d’epoca, sembrano prendere vita. Tommaso e Giorgio sono uno accanto all’altro, non saranno mai più lontani. Tommaso ha sempre aperto la sua casa a Giorgio, era un’abitudine il lunedì, dopo le partite. L’ha fatto anche ieri, non poteva essere altrimenti. Giorgio e Tommaso riposano nella cappella Maestrelli, nel cimitero di Prima Porta. Sono padre e figlio perché così si amavano, perché condividere un sogno e costruirlo lega quanto il sangue. Erano una famiglia, continuano ad esserlo insieme ai loro figli: Giorgio junior, le sorelle Stephanie e Cynthia, Massimo Maestrelli. Teneramente vegliano i loro padri: il dolore li strugge, la gioia di averli ricongiunti li rende felici. La salma di Long John è stata trasportata a Prima Porta al termine della messa officiata al Cristo Re, è passata da Tor di Quinto, una tappa obbligata. Nel cimitero i passi scandivano il tempo, groppi di pianto soffocavano i respiri nel malinconico tragitto. Capitan Wilson, Giancarlo Oddi, Felice Pulici e Bruno Giordano hanno accompagnato Giorgio nel suo ultimo viaggio, l’hanno riportato dal Maestro. La bara di Chinaglia è stata posta accanto a quella di Maestrelli quarant’anni dopo il loro ultimo incontro, quarant’anni dopo la vittoria dello scudetto dei miracoli.

Giorgio junior è entrato per primo nella cappella Maestrelli, ha srotolato una bandiera laziale e l’ha adagiata sull’altare che porta incisi i nomi di Tommaso e Giorgio. Stephanie, Cynthia e la signora Connie sono rimaste chiuse nel silenzio, occhialoni scuri coprivano le lacrime. Una parente americana ha scattato una foto, sarà un ricordo indelebile per la famiglia Chinaglia. Giorgio sarà lontano, ma pur sempre vicino. Fratello, così Massimo Maestrelli ha chiamato Giorgio junior nel momento dei saluti. Si sono abbracciati più volte ieri, si sono stretti fortemente come facevano Tommaso e Giorgione. Massimo Maestrelli s’è rivolto a Connie con un sorriso dolcissimo, aprendole il cuore e la propria casa: "Casa mia è casa vostra, ho una stanza in più, se verrete a Roma sarà pronta per ospitarvi, non potete andare altrove, io vi aspetto. Grazie per essere venuti, il ritorno di Giorgio non avrebbe avuto lo stesso significato senza di voi". Massimo ha il sorriso e la dolcezza di Tommaso, Giorgio ha gli occhi di Giorgione, vederli insieme emoziona. Massimo, prima di recarsi al cimitero, ha raccontato capitoli di una storia familiare infinita: "E’ un lieto fine di una storia molto triste, io la vedo così. Loro si adoravano, poche persone si sono amate così. Giorgio riposerà accanto a babbo, a Patrizia e a Maurizio, questa cosa mi dà grande forza e serenità. Adesso sono più tranquillo. Un aneddoto? Quando Chinaglia veniva a casa nostra spesso, dopo pranzo, iniziava a disegnare stadi inglesi: il suo sogno era far sì che la Lazio potesse un giorno averne uno così. Poi bisogna dire che ci dedicava tantissime attenzioni, apprezzava le nostre qualità come persone. Stava sempre con noi, non ci ha mai fatto mancare il suo affetto. Aveva un cuore grande".

A Tommaso e Giorgio, a quella Lazio e ai suoi condottieri, sono legate troppe emozioni, è una bandiera che non s’ammainerà mai. In tanti se ne sono andati nel corso del tempo, c’è sempre voglia di riviverli ricordandoli, onorandoli. E’ bello pensare a tutte le Lazio che hanno attraversato le vite di tutti. Sono state celebrate o stravolte dalla storia, non hanno mai perso i valori naturali. Tommaso e Giorgio li incarnavano, della loro amicizia si parlerà sempre. Tommaso e Giorgio vicini, uno accanto all’altro, nella stessa casa. Quel sepolcro andrebbe sorvegliato, forse li vedremmo camminare abbracciati. Cerchiamo un miracolo, uno dei loro.


In un altro articolo del quotidiano sportivo romano:

Quando la messa è finita, quaranta minuti di partecipazione emotiva intensa e di profondo silenzio, don Vittorio Trani ha lasciato il pulpito a Giorgio junior e per qualche istante, nel nome del padre, si è messo a parlare. "Voglio ringraziare tutti e ci tengo a dire una cosa". Pausa per riprendere fiato. Era come se Long John stesse abbracciando il popolo della Lazio: "Giorgio Chinaglia è sempre il grido di battaglia. Siete impagabili". Brividi, un’emozione strozzata in gola, è venuta fuori la voce, un urlo compatto, uno slogan, un modo di essere, lacrime da trattenere. La Chiesa del Cristo Re si è trasformata in uno stadio. Tutti si sono messi a cantare come se fossero ancora all’Olimpico. E loro, quei ragazzi del ‘74, si sono abbracciati. Giancarlo Oddi, qualche giorno fa, raccontava. "Non è proprio che ci fossero due spogliatoi. La verità è che da una parte c’era Giorgione, dall’altra tutti noi". Lo sopportavano, lo detestavano, lo amavano profondamente. Perché è stato il trascinatore, il simbolo intorno a cui è nata una leggenda e sono diventati campioni. Gabriella Grassi, segretaria storica della Lazio, spiegava. "L’abilità di Tommaso consisteva nel saperlo prendere".

E Felipe Pulici a raccontare. "Il lunedì andava a pranzo da Maestrelli e gli chiedeva di mettere fuori dalla formazione Martini e Re Cecconi. Tommaso gli diceva "va bene" e per tutta la settimana glielo faceva credere, salvo smentirlo quando la domenica mattina faceva la riunione tecnica e annunciava la formazione. Lo prendeva così, sull’orgoglio". E’ stato un lento e costante abbraccio, iniziato alle 11 di mattina, con la camera ardente. Una foto di Giorgione, la maglia numero 9. Tifosi di ogni età, anche ragazzi che non l’hanno mai visto giocare, amici di vecchia data, come il principe Giovannelli, appassionato di dichiarata fede biancoceleste. E poi tanta, tantissima gente di calcio, a partire da Dino Zoff, che aveva conosciuto Long John ai tempi dell’Internapoli prima ancora che in nazionale. Un diluvio di emozioni e quel sentimento condiviso dalle famiglie. Tenero l’abbraccio tra Giorgio junior e Stefano Re Cecconi. I figli di Gigi Bezzi e Antonio Sbardella con Massimo Maestrelli ad abbracciare loro, quei miti che avevano adorato da bambini sul prato di Tor di Quinto. Eccoli, ancora qui, mano nella mano, stretti come un vero gruppo. Giancarlo Oddi e Pino Wilson, Gigi Martini e Renzo Garlaschelli, Mario Facco e Michelangelo Sulfaro, Bruno Giordano e Vincenzo D’Amico. Tanta altra lazialità (da Cristiano Bergodi a Stefano Di Chiara), le bandiere di tutte le sezioni della Polisportiva guidata dal presidente Buccioni, la Lazio di oggi rappresentata da Maurizio Manzini, dal capitano Ledesma e da Stefano De Martino. E poi, davanti a tutti, la famiglia di Long John, senza il cui consenso sarebbe stato impossibile portarlo a Roma e trasferirlo accanto a Tommaso Maestrelli. Connie Eruzione, la prima moglie, che aveva vissuto lo scudetto con la Lazio e l’epopea dei Cosmos.

Giorgio junior con le sorelle Stephanie e Cynthia, che sulle scale del Cristo Re hanno abbracciato e ringraziato Massimo Maestrelli. E poi, a completare il gruppo americano, il promoter Charlie Stillitano, il suo grande amico di New York, partner per tanti anni in una trasmissione radiofonica che faceva tre milioni di ascolto. Divertente, e anche un po’ fuori dal copione, il suo intervento. "Lo sento da lassù che mi dice "mi raccomando, non fare stronzate" . Persino don Trani ha sorriso. E poi Charlie a raccontare: "Lo ricordo nel giardino di casa. Gli dicevo: "Hai avuto l’amore di due mogli, di cinque figli, della Lazio e dei Cosmos. Ora ti prendi anche quello del mio gatto, che continui ad accarezzare?". E lui mi rispondeva: "Hai un gatto intelligente, io sono Chinaglia". Pino Wilson ha ringraziato chi ha reso possibile l’impresa di riportarlo dagli States: "Ce l’abbiamo fatta. Dai Giorgio, sei tornato a casa e ci hai restituito la sindrome di Peter Pan". Il capitano ha chiuso affidandosi alle parole di Tony Malco, il cantautore a cui Giorgio trent’anni fa chiese di scrivere l’inno Vola Lazio Vola. "Quando Giorgio tornerà, noi saremo ancora qua, grande festa si farà. Canteremo tutti in coro per le vie della città, quando Giorgio tornerà".


Da Il Tempo:

Un applauso infinito, un coro immortale: "Giorgio Chinaglia è il grido di battaglia". Lo celebrano i laziali, di generazione in generazione. Lo ricordano i compagni di sempre, la banda del ’74 non l’ha mai abbandonato. Migliaia di persone, un flusso continuo, la giornata resterà nella storia: alle 11 si è aperta la camera ardente, l’ultima scena di un film tragico ma bellissimo. C’è il tifoso più anziano, ha vissuto Long John, l’ha raccontato ai nipoti. Ci sono anche loro, indossano la maglia di Lulic, ma hanno conservato i ricordi. Arrivano anche gli eroi dello scudetto, gli artefici della magnifica iniziativa. Wilson è commosso: "Ce l’abbiamo fatta – bisbiglia il capitano – voglio ringraziare la famiglia Maestrelli, Massimo e Cristiano. Con Giorgio ci siamo lasciati un anno e mezzo fa e sembrava finita la sindrome di Peter Pan della nostra banda. Oggi ce l’ha restituita". Si abbracciano Pulici e Zoff, Oddi fatica a parlare: "Chinaglia ha rappresentato e fatto grande la Lazio per tanti anni. È stato tutto, se i ragazzi che non hanno potuto ammirarlo sono venuti a salutarlo è grazie al frutto dei racconti dei nonni e dei genitori". Facco fissa la bara ricoperta da una bandiera biancoceleste, da Vidigulfo si è precipitato anche Renzo Garlaschelli, non può mancare Bruno Giordano, l’erede di Giorgio: "Sono cresciuto con lui, è sempre stato il mio mito. Era unico e lo resterà".

Alle 15 inizia la messa (oltre 2000 tifosi presenti), qualche minuto prima va in scena l’emozionante abbraccio tra la famiglia Maestrelli e i Chinaglia. Massimo (figlio dell’allenatore campione d'Italia) abbraccia le figlie del numero 9, le ringrazia, si commuove con la madre, poi stringe forte Giorgio Jr. In chiesa un "Vola Lazio Vola" in versione orchestrale accompagna l’inizio della cerimonia. È presente capitan Ledesma, si scioglie davanti all’icona laziale. Si vede Vincenzo D’Amico, il suo primo gol in serie A lo realizzò grazie a un assist di Giorgione. L’ultimo viaggio verso Prima Porta alle 17, lo aspetta il Maestro. Ma c’è il tempo per passare davanti a Tor di Quinto, il campo di allenamento di quella squadra leggendaria. Un’ora più tardi la tumulazione nella cappella Maestrelli, accanto a papà Tommaso. Battono le mani i tifosi laziali, è un momento storico, Giorgio è finalmente a casa. L’America è lontana, una vita piena di emozioni e colpi di scena, come nel più classico dei film hollywoodiani. E il finale è proprio quello che avrebbe voluto. Il più bello.





Giorgio Chinaglia torna per sempre a Roma - p. 1



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