I tre moschettieri e la banda ossimorica

Da LazioWiki.

Nel corso delle nostre ricerche, ci siamo recentemente imbattuti in tre atleti biancocelesti di cui ignoravamo tutto. Dopo aver scritto oltre 9.000 biografie, pensavamo, illusoriamente, che avessimo individuato tutti coloro che, in 120 anni di ambaradan, avevano vestito l’amata maglia. Ma i tre atleti in questione ci erano sfuggiti. Nelle emeroteche, nelle biblioteche, negli archivi sparsi ovunque, i tre non si erano mai palesati, finché, in un ritaglio di giornale del 1933, nascosti tra mille altri nomi, abbiamo letto con la lente d’ingrandimento i nomi sconosciuti di tre giovani e, accanto, la società di appartenenza: S.S. Lazio. Chi sono questi? Da dove spuntano? Che hanno fatto nella Lazio? Ma soprattutto: ora che si fa? La prima opzione a ronzare, come una mosca stanca di fine estate, è stata cinica: ignoriamoli. La seconda, minimalista: riportiamoli nell’elenco delle biografie con lo sport praticato e gli anni: solo i nomi e nient’altro. La coscienza, così tacitata, pareva quasi a posto. Avevamo acciaccato il grillo, da bravi Pinocchi, ma qualcosa di amaro pizzicava alcune corde interiori e la musica prodotta ci disturbava il core. Finalmente, la terza opzione si è catapultata dentro come un Mennea in rincorsa all’inglesotto nella finale olimpica di Mosca ‘80. A braccia levate, bella e piena come un gol nel derby: ‘sti tre hanno la stessa dignità e importanza degli altri 9.000. Approfondire!

Vindice Cavallera, Nolfo di Carpegna, Edgardo Contini. Già i nomi risultavano un tantino inquietanti. Ci hanno fatto subito pensare a tre capitani di ventura rinascimentali. Tipo: Erasmo Stefano da Narni, detto il Gattamelata; oppure: Mostarda da Forlì. Ma soprattutto, ci ha sorpreso il fatto che avessero gareggiato nelle stesse stagioni con la maglia laziale, e tutti e tre nella Sezione di Atletica leggera. L’attività madre di quella Podistica che "il Puntale" aveva avuto l’idea di fondare con lo scopo di "marciare e correre". A quel punto, il famoso grillo, quello nell’angolo che si era salvato dal tiro di scarpa, è saltato su a dirci un’altra cosa. A suggerire che i nostri "tre moschettieri della Regina" avevano bussato all’ingresso del castello per un motivo preciso, e con un tempo puntuale: Loro, in effetti, erano un Monito.

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Ci sono un paio di considerazioni di Arthur Bloch, quello di "la legge di Murphy", che cascano a fagiolo. La prima considerazione dice: La somma dell'intelligenza che esiste sulla Terra è costante, la popolazione è in aumento. La seconda è pure meglio: Non discutere mai con uno sciocco: gli altri potrebbero non notare la differenza. Sapete, i paesaggi in cui si muovono gli sciocchi hanno piazze che si chiamano "conformismo" e vie che si chiamano "cliché"; o "luoghi comuni", per dirla più semplice. Le strade cliché sono battute e ben conservate come le strade della nostra povera Roma non lo saranno mai. Le piazze dei conformisti sono a ogni ora strapiene di gente, di uomini e donne di ogni età desiderosi solo di stare insieme per fare "numero"; ed è capitato pure che dicessero tutti in coro un bel "sì" a chi proponeva di muovere guerra al resto del pianeta unendosi a un folle Adolfo. Sono passati tanti anni da quel maledetto momento. Addirittura generazioni. Ma Murphy non perdona, e i fiumi sono in piena così che gli sciocchi stanno a galla – come cantava il bardo. Un luogo comune che circola da molto tempo, in questo nostro mondo di affetti che ha nome "Lazio", dice più o meno così: La Lazio ha un'anima di Destra, difende valori che, a condensarli, rispondono ai concetti di Onore, Patria, Discendenza.

Principi travisati, però; maneggiati grossolanamente e infine annullati dalla stupidità conformista. Ad esempio, pare proprio che certe categorie – comunisti e anarchici, non ariani, non cristiani, omosessuali e "deboli" in generale – non abbiano, nel pensiero della élite che si preme di governare il flusso sciapo, quarti di nobiltà sufficienti per entrare a pari diritto nella casa "Lazio". A ogni occasione, lo gridano e quindi lo ricordano, i maneggioni, perché solo così vivono a sprazzi e si riconoscono in quanto entità a se stante: un meccanismo naturale. LazioWiki vuole, invece, avvisare tutti i suoi amici che il sentimento di "lazialità" ha una ampiezza molto maggiore, in rispetto al pensiero angusto e senza sbocchi della "élite conformista". In esso non è tanto centrale il concetto di "egualitarismo", ché in Natura nulla è eguale e domina la subordinazione, quanto piuttosto il principio di "umana libertà"; il cui prezzo, poi, è una vigilanza eterna. Siamo vigili (non vigili urbani, non del tipo che ci propose Albertone per farci riflettere ridendo), dunque, e allora proponiamo le tre belle storie recuperate dei nostri "moschettieri". Uomini d'ingegno e di cuore puro. Anime che oggi, ancora oggi, la banda ossimorica strepitante non ammetterebbe mai nella koinè biancoceleste.


Vindice Cavallera

Vindice Cavallera

Mezzofondista della Sezione di Atletica leggera, nato a Genova il 9 giugno 1911 da Giuseppe e Annetta Vassallo, deceduto a Cuneo il 12 novembre 1998.

Il padre fu un medico, legato al Partito Socialista, che, dopo essere stato deputato dal 1913 al 1919, diventerà senatore nel 1948. Vindice, cresciuto in ambiente socialista, si laureò in Giurisprudenza a Roma nell'agosto 1933, dopo aver compiuto parte dei suoi studi all'Università di Torino, dove si era iscritto nel 1930. Fervente antifascista sin da ragazzo, fece parte del movimento "Giustizia e Libertà" di Carlo Rosselli. Giunto a Roma nel tardo 1932 per completare gli studi, già nel gennaio di quell'anno venne denunciato al Tribunale speciale dalla questura di Torino, ottenendo ad aprile l’assoluzione per "non aver commesso il fatto".

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Nolfo di Carpegna

Nolfo di Carpegna

Velocista della Sezione di Atletica Leggera, nato a Roma il 5 febbraio 1913 dalla nobile e antica famiglia Carpegna, originaria del Montefeltro, e deceduto a Roma il 30 settembre 1994.

Nolfo di Carpegna era un pronipote del fondatore dell'ASCI (Associazione Scautistica Cattolica Italiana), il conte Mario di Carpegna, dignitario pontificio, che nel 1916 volle creare questa organizzazione giovanile di matrice cattolica in contrapposizione al CNGEI, che aveva un'impostazione laica e finalità pedagogico-educative, fondato nel 1913 da Carlo Giovanni Colombo. Mal sopportata dal regime fascista, l'ASCI fu abolita definitivamente in due diversi momenti tra il 1927 e il 1928 e sostituita con l'Opera Nazionale Balilla. Nolfo entrò a far parte dell'ASCI nel periodo immediatamente precedente allo scioglimento. In seguito svolse attività clandestina tra il 1928 e il 1930 nel gruppo Roma V come caposquadriglia delle Aquile.

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Edgardo Contini

Edgardo Contini

Mezzofondista della Sezione di Atletica Leggera, nato a Ferrara il 22 aprile 1914 e deceduto a Los Angeles il 28 aprile 1990.

Di famiglia ebraica, era figlio di Ciro e Luisa Malvano. Suo padre fu ingegnere e realizzò un masterplan di Ferrara, diverse abitazioni in stile Liberty e il portale d'ingresso del Cimitero della città emiliana. Diretto discendente della famiglia Finzi-Contini le cui vicende ispirarono a Giorgio Bassani il romanzo "Il giardino dei Finzi-Contini" da cui poi Vittorio De Sica trasse il suo film, dall'omonimo titolo, Premio Oscar nel 1972. La famiglia si trasferì nel 1917 a Roma e pertanto Edgardo compì tutto il suo ciclo di studi nella capitale, fino a laurearsi in Ingegneria nel 1937 all'età di 23 anni con una votazione di 110 e Lode con una tesi incentrata sulla costruzione di uno stadio. Giovane prestante e sportivo, si era iscritto nel 1933 nella neonata Sezione di Atletica Leggera della S.S. Lazio.

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