La "coscienza della Lazio"

Da LazioWiki.


Tommaso Maestrelli arriva a Roma accolto da Antonio Sbardella
L'arrivo di Maestrelli a Tor di Quinto il 7 Giugno 1971
Dal Corriere dello Sport del 16 luglio 1971
I bidoni esposti a Terni
Un momento della contestazione a Maestrelli nell'ottobre 1971
Da l'Unità del 6/10/71:la cronaca della contestazione al Flaminio
Una volante della Polizia di guardia al Centro Sportivo di Tor Di Quinto, sede degli allenamenti dei biancocelesti

Maestrelli affronta i tifosi
Da l'Unità del 16/2/72: La ribellione di Di Vincenzo
Dal Corriere dello Sport del 25/3/72:Lorenzo lascia l'Italia

Stagione

Estate 1971: un esonero mal digerito ed un arrivo non gradito[modifica | modifica sorgente]

Uscita con le ossa rotte dal campionato 1970/71 che vede la Lazio retrocedere in Serie B e dopo innumerevoli diatribe fra la presidenza e l'allenatore, le strade di Juan Carlos Lorenzo e Umberto Lenzini si dividono con l'esonero del trainer da parte del contestatissimo presidente. Lenzini, dopo aver sondato il terreno con alcuni allenatori (Pugliese, Helenio Herrera, secondo i giornali), opta a sorpresa per Tommaso Maestrelli fresco anch'egli di retrocessione con il Foggia e, secondo la stampa ed i tifosi, nome di secondo piano nel panorama calcistico. La rottura del rapporto con Lorenzo provoca, da parte dell'allenatore, numerose polemiche velenose che, alimentate dai giornali, rendono l'ambiente elettrico.

A nulla vale la vittoria ottenuta nella Coppa delle Alpi per stemperare gli animi surriscaldati che si addensano a Via Col di Lana. Malgrado un ottimo precampionato e la qualificazione in Coppa Italia (unica squadra di Serie B a qualificarsi) con una clamorosa vittoria nel derby, la ritrosia verso Maestrelli da parte di una frangia del tifo laziale non sembra sopirsi, anzi monta giorno dopo giorno e si aspetta la scintilla giusta per accendere il fuoco della contestazione.


I bidoni di Terni[modifica | modifica sorgente]

Il momento buono per scatenare la prima contestazione avviene venerdì 1 ottobre quando la squadra preannuncia uno sciopero per la trasferta di Terni, con conseguente rifiuto di scendere in campo nel caso non fossero pagate le spettanze ed i premi partita per la qualificazione in Coppa. Il general manager Antonio Sbardella minaccia di dar corso a denunce alla Lega e sanzioni severe, assumendo un atteggiamento intransigente al quale si contrappose quello "buonista" di Umberto Lenzini che la domenica mattina arriva a Sangemini per saldare le spettanze dovute, creando un dissidio con il dirigente. Il neo capitano Pino Wilson addirittura riconsegna la fascia a Maestrelli dichiarandosi "non idoneo", ma l'allenatore reagisce con fermezza bloccando il gesto sul nascere.

Intanto sabato 2 ottobre vengono esposti 14 bidoni della spazzatura, numerati da uno a tredici più uno con la scritta "mister" fuori dal campo di allenamento dove sarebbe dovuta scendere la Lazio, che invece rimane chiusa in albergo a causa dell'ammutinamento dei giocatori. Dapprima si pensa ad un gesto ironico dei tifosi locali, ma poi si scopre che i bidoni venivano da Roma. Comunque il fatto finisce su tutti i giornali scatenando l'ironia dei tifosi.


Maestrelli e Lenzini i bersagli[modifica | modifica sorgente]

Martedì 5 ottobre i giocatori biancazzurri che si allenano allo stadio Flaminio vengono fatti oggetto di una violenta contestazione che costringe Maestrelli a sospendere la seduta. Il tecnico senza nessun timore, va ad affrontare i tifosi inferociti, iniziando a discutere con loro guardandoli negli occhi. La folla vuole le dimissioni di Lenzini reo, secondo loro, di essere la rovina della Lazio, per sostituirlo con un nuovo presidente e chiedono il ritorno di Lorenzo che, intanto, non smette di inviare parole di fuoco a mezzo stampa. Lenzini, da parte sua, pensa seriamente di lasciare la mano ad Andrea Ercoli o al dirigente delle minori Fabrizio Di Stefano. Inoltre le disastrose finanze della Lazio stanno convincendo il presidente a cedere Giuseppe Massa e Giorgio Chinaglia per fare cassa, e ciò porta ancora più sconforto nell'ambiente laziale.

Sbardella denuncia persino un settimanale sportivo, reo di aver scritto che sia stato lo stesso direttore generale a bloccare la cessione di Chinaglia nel luglio precedente, quando sarebbe già stato tutto concordato con una squadra del nord. La situazione nel frattempo si fa giorno dopo giorno sempre più insostenibile. Le contestazioni avvengono domenicalmente allo stadio con insulti e minacce rivolti al presidente. Scritte offensive appaiono sui muri in città, assieme a volantini firmati dal sedicente gruppo "La Coscienza della Lazio" che racchiude una parte degli oppositori alla dirigenza e all'allenatore. In soccorso del presidente arrivano i due fratelli Aldo ed Angelo che portano un po' di soldi freschi che scongiurano cessioni eccellenti. Per aumentare la rosa a disposizione dell'allenatore si ricorre agli acquisti di due giocatori sulla via del tramonto: Carlo Facchin e Giambattista Moschino.

La Lazio comunque balbetta e non gioca bene. C'è malumore continuo anche se la squadra, in definitiva, non si allontana mai dalle posizioni di vertice. Maestrelli è più volte contestato e rischia l'esonero. La fermezza di Lenzini lo mette però al riparo da ogni pericolo.


Nostalgia di Lorenzo o regista?[modifica | modifica sorgente]

Ma chi c'è dietro a tutte queste contestazioni? Non è mai stato chiarito. Nell'ambiente si vocifera che sia lo stesso Lorenzo, assieme ad alcuni dirigenti biancazzurri ed ad alcuni giornalisti a manovrare i fili della contestazione facendo leva su alcuni capitifosi a lui fedeli. La tifoseria smentisce seccamente quest'ipotesi, ma il sospetto rimane e non si fa molto per chiarire la situazione. C'è anche la sensazione che in società si abbia una sorta di timore di qualche ritorsione se si fosse scavato a fondo sui mandanti. L'inverno in casa biancoceleste è duro per l'altalena di risultati e per le dure dichiarazioni di Lorenzo dopo ogni sconfitta. La squadra ne risente ed è emblematica la ribellione del portiere Rosario Di Vincenzo che ha un violento alterco con l'allenatore durante una partita di allenamento. Insomma si va avanti così fino alla primavera quando, il 25 marzo 1972, Lorenzo accetta di allenare il San Lorenzo de Almagro facendo così ritorno in Argentina. Di colpo si calmano le contestazioni e svaniscono nel nulla anche i contestatori della Coscienza della Lazio. I buoni risultati della squadra in lotta per la promozione fanno sì che la tifoseria si schieri finalmente con Maestrelli mettendo così una pietra tombale su dissidi e contestazioni di ogni sorta.



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