Martedì 12 agosto 1997 - Lisboa, stadio Da Luz - Benfica-Lazio 0-1

Da LazioWiki.

Stagione

Amichevole precedente - Amichevole successiva

12 agosto 1997 - Amichevoli precampionato 1997/98

BENFICA: Preud'Homme, Edgar, Gamarra, Jorge Suares, Ronaldo, El Hadrioui (Minto), Bruno Caires (46' Jordao), Calado, Sanchez (46' Nuno Gomez), Joao Pinto (67' Taument), Paolo Nunes (82' Leonidas).

LAZIO: Marchegiani, Pancaro, Nesta, Lopez (82' Grandoni), Chamot (67' Negro), Fuser, Venturin, Jugovic (67' Nedved), Mancini (67' Rambaudi), Boksic (82' Marcolin), Signori (72' Buso). Allenatore: Eriksson.

Arbitro: Sig. Jorge Cordado (Portogallo).

Marcatori: 43' Mancini.

Note:

Spettatori: 60.000 circa.

Il biglietto della gara

Dal Corriere della Sera:

La trasferta sulle rive del Tago stava concludendosi in maniera affascinante: vittoria in casa del Benfica di fronte a oltre 70 mila spettatori; gol e giocate spettacolari di Mancini; crescita della Lazio in ogni reparto. Cosa sperare di meglio in agosto ? Ma naturalmente un bello sciopero dei piloti della Tap, la compagnia aerea portoghese. E così invece che giungere a Roma nel primo pomeriggio, la comitiva della Lazio è rientrata solo in tarda serata nella Capitale, con i giocatori liberi per tre giorni di godersi il Ferragosto. Gli inconvenienti di chi viaggia non possono però cancellare le emozioni di una serata davvero particolare. Sven Goran Eriksson per la prima volta rientra nello stadio Da Luz e riesce a vincere una partita che il Benfica (che con lo svedese aveva vinto tre scudetti e due coppe del Portogallo in cinque anni) non avrebbe mai voluto perdere. Calcio estivo, si dirà. Pericoloso perché a volte ti illude, stroncandoti poi ai primi refoli di vento autunnali. Ma i protagonisti della serata non vogliono intaccare il loro piccolo capolavoro. Sentite Eriksson: "Vincere in questo stadio non è mai stato facile per nessuno. Anzi è molto difficile, e per me è stata una grande soddisfazione riuscirci, specie con una prestazione confortante nel primo tempo".

Sottolinea ulteriormente Roberto Mancini, braccio armato dello svedese in campo: "D'accordo, era un'amichevole. Ma una vittoria ottenuta in condizioni ambientali di questo tipo è importante per l'aspetto mentale. La Lazio tecnicamente e tatticamente ha grandi potenzialità: se si convince nella testa di essere forte fa il salto di qualità. Sono gli altri che devono aver paura di noi. Ecco perché per il morale, per la mentalità, questo successo è importante. Così come è importante concludere il ciclo di amichevoli precampionato senza sconfitte". C'è ottimismo in casa Lazio. Le ultime prestazioni a Rotterdam, contro il Feyenoord, e martedì sera a Lisbona, hanno gasato l'ambiente. Anche perché quando ti ritrovi con campioni come Mancini, e non solo lui, capace di inventare grandi colpi il calcio ritorna ad essere gioco, divertimento. Il gol realizzato al Da Luz dal Mancio merita di essere rivisto nella mente: cross teso e tagliato dalla sinistra di Beppe Signori, con Mancini che sul primo palo anticipa il suo marcatore e di testa indirizza il pallone nell'angolino più lontano, lì dove non può arrivare nemmeno un grande portiere come Preud'homme, decisivo almeno in un altro paio d'occasioni nello sventare pericolose conclusioni dei laziali.

"Noi attaccanti siamo pronti a sacrificarci, aggiunge Mancini, per dare una mano in fase di copertura. E mi pare che la squadra in queste ultime prestazioni sia stata più equilibrata. Ma a tutto questo c'è un limite. Se arretriamo fino all'area nostra, sarà poi più difficile essere lucidi in fase conclusiva. Insomma difenderci sì, quando serve, ma dobbiamo essere soprattutto noi ad imporre il nostro gioco, con l'attacco che ci ritroviamo. E tra l'altro io, Boksic, Casiraghi e Signori ancora dobbiamo crescere nell'intesa. Dobbiamo imparare a conoscerci a fondo, per capire cosa farà l'altro prima del passaggio decisivo. Siamo sulla buona strada".


Da la Repubblica:

Sessantamila persone ieri sera allo stadio "De la Luz" per l'esordio stagionale del Benfica. Di fronte la Lazio, che vince con merito. Partita decisa nel primo tempo. Subito pericolosi i lusitani al terzo minuto con il brasiliano Paolo Nunez che, servito al centro dell'area, mette in rete. L'arbitro fischia però un fuorigioco millimetrico e annulla. Nell'occasione la difesa e il centrocampo biancazzurro appaiono un po' fermi. Al 10' occasione per la Lazio con Signori lanciato a rete fermato da Preud'homme, il 38enne inossidabile portiere belga dei portoghesi. Bella combinazione Chamot-Mancini pochi minuti dopo. L'argentino pennella un cross preciso verso il centro dell'area per l'ex doriano che scatta. L'incornata sorvola l'incrocio. Grande azione di Jugovic al 25'. Lo slavo fugge sulla sinistra, va sulla linea di fondo e da posizione angolata cerca la porta. E' ancora Preud'homme che si oppone. Sempre la Lazio in attacco nel finale del tempo. Prima, su finta di tiro e passaggio di Boksic, Mancini si presenta solo in area ma Suares riesce a deviargli il tiro all'ultimo momento. E' la prova del gol che arriva al 43': nuovo taglio di "Mancio" verso il centro dell'area, il cross di Signori dalla sinistra è perfetto, altrettanto il colpo di testa a seguire del fantasista verso il palo alla sinistra del portiere avversario.


Da La Gazzetta dello Sport del 14 agosto 1997:

"Sul primo palo, di testa, Mancio è il miglior centravanti d'Italia". Pensieri e parole di Sergio Viganò, uno che di Roberto Mancini conosce ogni centimetro di superficie, avendo massaggiato e curato i suoi preziosi muscoli. E' notte fonda allo stadio Da Luz e mentre Viganò e il collega Doriano Ruggiero sistemano con l'instancabile magazziniere Gigi Ciaralli le ultime borse nello spogliatoio, viene voglia quasi di fermare il vento dell'Atlantico che spazza via l'inebriante atmosfera della partita. Amichevole sì, ma con oltre 70 mila spettatori. "Non è mai facile vincere in casa del Benfica. E noi ci siamo riusciti con grande carattere" sottolinea gongolante Eriksson, soddisfatto per la crescita della sua creatura. E' stata una notte magica per Sven, per la prima volta avversario nello stadio che per tre anni lo ha visto esultare per lo "scudetto" portoghese. Ma è stata soprattutto una notte magica per Roberto Mancini, risolutore della partita e incantatore di folle con i suoi tocchi imprevedibili. Il Mancio questa notte vuol proprio godersela tutta e il sonno può aspettare. Sono già le due passate (le tre in Italia) quando si comincia a chiacchierare sprofondati sui divani del bar dell'albergo. Non c'è stanchezza nel suo sguardo e gli occhi guizzano veloci, pronti a sondare l'attenzione degli interlocutori. Dategli un bel tappeto verde e una cornice di pubblico degna, e Roberto non vi deluderà. Sorride. "Quando ti trovi in uno stadio così bello di fronte a tantissima gente, gli stimoli sono maggiori.

Ti viene proprio una gran voglia di giocare, e bene". E anche di segnare un gol, che non può essere solo il sogno di una notte di mezza estate. "E' una rete importante, una vittoria importante, anche se siamo in precampionato. Non dimentichiamo che il Benfica è squadra di grande blasone. E poi si vedeva in campo che ci tenevano tantissimo a vincere o, comunque, far bella figura davanti al loro pubblico". Un gol alla Mancini, di testa, rubando il tempo al marcatore. Un'altra incornata simile fuori di un alito poco prima. E ancora un gol negato d'istinto dal belga Preud'homme, un signore dei pali a dispetto dell'anagrafe. E poi diverse giocate delle sue, quelle che hanno spontaneamente portato all'applauso dei tifosi portoghesi. "Già, proprio una bella serata. Al di là di quello che ho fatto io è confortante la prestazione di tutta la squadra, specie nel primo tempo. Stiamo migliorando. Sì, lo so, sono stato il primo a dire che i risultati d'agosto valgono a poco. Ma il fatto di vincere, confortati da buone prestazioni, da' forza a questo gruppo". E qui viene fuori il Mancio leader, quello che è venuto alla Lazio perché ha ancora fame di vittorie. E sa quali sono i particolari, le sfumature che diventano testata d'angolo per la costruzione di una squadra solida alla base. "Vedo che tutti stanno recependo bene quello che Eriksson ha in mente. Questo progressivo cammino di crescita ci deve portare a convincerci. Venire a Lisbona e battere il Benfica nella prima gara davanti ai suoi tifosi non è semplice. Bisogna crederci fino in fondo, e noi siamo riusciti a farlo, pur soffrendo un po' nel finale. Io credo che a questa squadra sotto l'aspetto tecnico - tattico non manchi nulla. Ora conta molto la mentalità. Contro una Lazio così sono gli altri che devono aver paura".

Il Mancio si rifa' al percorso della Juve: "E' normale che giocando con tre punte bisogna sacrificarsi. Il primo scudetto Lippi lo ha vinto con Del Piero, Ravanelli e Vialli che tornavano a dare una mano a turno. Anche noi lo stiamo facendo, però ci vuole criterio. Perché se uno rientra fino al proprio limite dell'area, difficilmente potrà essere lucido poi in fase conclusiva. E poi, non mi stanco di ripeterlo, con un attacco come il nostro sono gli altri a dover avere paura. Dobbiamo essere noi a imporre il nostro gioco". Concetti che sono anche di Eriksson. Il Mancio ci tiene a mantenere questo modulo a tre punte, che significa spazio allo spettacolo e alla fantasia. "E ancora sicuramente siamo indietro con l'intesa. Io, Boksic, Casiraghi e Signori abbiamo bisogno di intenderci a fondo, di conoscere il modo di pensare di ognuno, così che poi la giocata arrivi naturale". Quello che per loro è naturale, diventa incubo per l'avversario. Il grande momento di un fuoriclasse




<< Amichevole precedente Amichevole successiva >> Torna alla Stagione Torna ad inizio pagina