Mercoledì 16 febbraio 2000 - Venezia, stadio Pierluigi Penzo - Venezia-Lazio 2-2

Da LazioWiki.

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16 febbraio 2000 - 2882 - Coppa Italia 1999/00 - Semifinale - gara di ritorno

VENEZIA: Benussi, Carnasciali, Cardone, Bilica, Ibertsberger, Valtolina (76' Orlandini), Berg, N'Gotty (66' Volpi), Nanami (66' Brioschi), Ginestra, Budan. A disp.: Casazza, Luppi, Bettarini, Ganz. All. Oddo.

LAZIO: Ballotta, Lombardo, Couto (46' Negro), Mihajlovic (71' Pinzi), Gottardi, Nedved (46' Conceicao), Mancini, Simeone, Marcolin, S.Inzaghi, Ravanelli. A disp.: Mondini, Sensini, Pancaro, Varriale. All. Eriksson.

Arbitri: Branzoni (Pavia) e Castellani (Verona).

Marcatori: 2' S.Inzaghi, 52' Valtolina, 72' S.Inzaghi, 90' Berg.

Note: serata umida, terreno pesante, Ammoniti: Bilica, Carnasciali e Brioschi. Espulsi al 91' Ravanelli e Cardone per reciproche scorrettezze. Recupero: 2' p.t., 2' s.t.

Spettatori: 381 per un incasso di lire 10.900.000.


Simone Inzaghi sblocca al 2' il match
Il tiro che porta al pareggio dei lagunari
Simone Inzaghi riporta in vantaggio i biancocelesti
L'attaccante festeggiato dai compagni dopo la marcatura
Il tiro che origina il definitivo 2-2
Il furore agonistico di Roberto Mancini
Simone Inzaghi, oggi autore di una doppietta
Pavel Nedved festeggia il bomber piacentino dopo la prima rete

Partita quasi di allenamento dopo il risultato dell'andata. Nei primi minuti sono i veneti a farsi avanti, ma Ballotta vigila bene e la Lazio passa subito in vantaggio con Simone Inzaghi grazie ad uno svarione dei difensori veneziani. Il primo tempo è piacevole anche se non ci sono molte azioni degne di nota. La ripresa inizia con i veneti ancora in avanti. Al 52' arriva il pareggio del Venezia, grazie a Valtolina, con un gran tiro dalla distanza. I lagunari cercano invano la rete del platonico vantaggio ma senza impensierire più di tanto la difesa della Lazio. Al 73' è ancora Simone Inzaghi, di testa, a portare i biancazzurri avanti sfruttando un ottimo assist di Mancini. Solo al 90' un'autorete di Negro riporta in pari la gara. Un minuto dopo vengono espulsi Ravanelli e Cardone per reciproche scorrettezze. La Lazio approda così in finale dove dovrà vedersela con l'Inter per cercare di centrare la terza Coppa Italia della sua storia.


Il Messaggero titola: "Eriksson approda nella sesta finale da laziale virtualmente conquistata all'andata ma messa agli atti dopo il 2-2 del "Penzo". Un risultato giusto che premia l'orgoglio di un Venezia mai rassegnato al cospetto di avversari di ben altra caratura e che non lascia rimpianti tra i laziali che non si sono certamente dannati l'anima per vincere una parita inutile, da giocare solo per esigenze di copione. Il tecnico svedese dà spazio alle seconde linee e concede uno scampolo di gloria a qualche panchinaro, inoltre prova la soluzione tattica inedita con Nedved a destra e ripropone titolare Roberto Mancini, mattatore nella gara dell'Olimpico. Si gioca alla stregua di un'amichevole, un buon allenamento in vista dei prossimi impegni di campionato che vedrà la Lazio in casa del Milan ed il Venezia (privo di 3 titolari importanti) ospitare la capolista Juventus. Pertanto anche il tecnico Oddo approfitta di quest'incontro per effettuare esperimenti e collaudare lo schema con N'Gotty a centrocampo. Fa malinconia vedere lo stadio deserto: si gioca al cospetto di una sparuta ed infreddolita platea. Sugli spalti più giapponesi che italiani. In tutto appena 381 paganti! Però lo spettacolo offerto dalle squadre è accettabile, merito anche del vantaggio laziale arrivato in apertura e finalizzato da una profondità di Inzaghi, glaciale nell'attandere l'uscita del giovane Benussi ed infilarlo di giustezza. Peccato che la Rai abbia "oscurato" la bella giocato dell'attaccante. La rete di Inzaghi arriva dopo un provvidenziale salvataggio sulla riga di Nedved, appostato sulla liena di porta.

La Lazio gioca in scioltezza, Mancini delizia con tocchi sapienti e geniali intuizioni, Nedved può affondare i colpi sulla fascia, ben sorretto da Lombardo, Simeone calamita un'infinità di palloni, mentre Marcolin tiene con autorevolezza la posizione sull'out sinistro. Le squadre si fronteggiano senza troppe alchimie tattiche, c'è voglia di correre e fare bella figura. Ne ha tanta soprattutto l'agile e vivace Valtolina. Dopo essere stato protagonista del "caso della domenica", l'attaccante è protagonista anche in campo e fa impazzire la retroguardia biancoceleste con improvvise accelerazioni e rapide incursioni anche se qualche volta eccede in personalismi. Valtolina si produce in paio di spunti davvero efficaci ma trova sulla sua strada un Ballotta reattivo. Il portiere è bravo su Valtolina ed è addirittura miracoloso quando neutralizza una rovesciata di Ginestra da distanza ravvicinata. La Lazio cerca sempre la manovra articolata: qualche scambio è da applausi, qualche altro, però, è troppo lezioso. Altrimenti ci sarebbe spazio sul taccuino anche per il raddoppio.

Invece in avvio di ripresa arriva il pareggio del Venezia realizzato proprio da Valtolina che fulmina Ballotta con un potente e preciso tiro dai 20 metri. Eriksson dà spazio anche a Negro e Conceicao mentre Oddo propone una formazione a 3 punte dove, però, il macchinoso e greve Budan soltanto una volta riesce ad affondare i colpi sparando addosso al portiere. Quando Mihajlovic esce per un problema muscolare, Eriksson ridisegna l'assetto tattico squadra: inserisce Pinzi a centrocampo ed arretra Marcolin a centrale difensivo. E' Mancini a scuotere la Lazio dal torpore: il campione lavora con sagacia un pallone, vede Inzaghi libero in piena area e gli scodella un cross preciso e morbido che l'attaccante capitalizza con un perfetto colpo di testa. Per Inzaghi una doppietta importante anche se non sono gol pesanti. Finale incandescente: prima un palo di Conceicao, quindi il pareggio veneziano, su tiro di Berg deviato da Negro, ed infine la doppia espulsione di Ravanelli (perseguitato e picchiato per tutta la partita) e Cardone per reciproche scorrettezze. Ingenuità del laziale, provocato per tutta la partita: salterà la doppia finale. Archiviata la Coppa Italia, da oggi è già vigilia di Milan-Lazio.


La Gazzetta dello Sport titola: "Inzaghi si è divertito molto. Poche energie sprecate pensando al Milan: doppietta di Simone che sfrutta l' occasione Partita con poca storia e con quattro reti davanti a meno di 500 spettatori, la metà giapponesi tifosi di Nanami. Nonostante questo, Ravanelli (testata) e Cardone riescono a farsi espellere a fine gara".

Continua la "rosea": Moviola utilizzata anche qui, e che vi credevate? L'occhio elettronico spia l'ingresso dei 381 spettatori, li fa entrare e uscire più volte alla ricerca delle motivazioni che li spingono a Sant' Elena. Per metà di loro l' indagine è rapida e semplice: sono giapponesi, nel pacchetto dell' agenzia di viaggi c' erano la visita a Palazzo Ducale, la foto col Ponte dei Sospiri e la visione di Nanami in maglietta e calzoncini. Per l' altra metà il discorso è più complicato: forse attirati dalla prospettiva di una riunione di boxe sul ring-corridoio degli spogliatoi, devono accontentarsi del sottoclou della serata, una partita di calcio fra Venezia e Lazio, perché il versante pugilistico stavolta è deludente. C' è soltanto una testata di Ravanelli a Cardone, ma fuori dal tunnel, occupato in quel momento da un' esercitazione dei marines che, come si sa, devono allenarsi nei luoghi più pericolosi del mondo (dopo i casi Tuta e Valtolina, il corridoio di Sant' Elena è considerato alla stregua di Beirut e del Bronx): «rosso» per entrambi e via, con vivissimi complimenti per come riescono a litigare anche in una serata del genere. La partita, infatti, è un puro allenamento, sia pure con un' accensione a scoppio: Nedved ribatte sulla linea un colpo di testa di Cardone al 1' , Inzaghino sfrutta un pasticcio coprodotto da Nanami e Bilica al 2'. Con un po' di enfasi, si potrebbe sostenere che Cardone manchi di un soffio il gol della speranza, e che sul rovesciamento di fronte Inzaghino metta al sicuro la qualificazione laziale. Se però pensate che, subito dopo la rete, abbiamo provato a chiamare il telefonino di Simone per chiedergli un parere, capirete che di pathos non ce n' era moltissimo. Il cellulare era staccato, okay; ma per come erano messe le cose, avrebbe potuto benissimo averlo in tasca. Mica facile giocare un ritorno serio quando l'andata è finita 5-0.

Eriksson lo imposta col naturale obiettivo di non far sprecare ai suoi la minima energia in vista del Milan: qualche titolare di domenica fa un po' di gamba (Nedved, Couto, Conceicao, Negro) e stop. Lo stesso Oddo, che pure non ha una rosa numericamente paragonabile a quella della Lazio, lascia a riposo un sacco di gente. E dopo il rapido vantaggio di Inzaghi, per lunghi tratti l' aspetto più affascinante del galoppo è il confronto fra due artisti del colpo di tacco in porta come Mancini e N' Gotty. Non c' è nemmeno Zamparini, che potrebbe animare la serata richiamando Spalletti all' intervallo. Gioca chi ha qualcosa da dimostrare. E' bravino il giovane veneziano Ginestra, cui Ballotta si oppone alla grande per deviare una splendida rovesciata; è motivato Simone Inzaghi, che vuole aggiungere gol al suo bilancio stagionale; è svelto Valtolina, che cerca di riportare l' attenzione sulle sue doti calcistiche dopo la digressione pugilistica. La Lazio tiene il pallino grazie alla cifra tecnica nettamente superiore, Mancini è abbastanza ispirato contro Berg e, in mezzo, non siamo in grado di dirvi cosa succeda perché non abbiamo il cuore di guardare il tenero Nanami alle prese con Simeone, e distogliamo lo sguardo ogni volta che l' argentino gli si avvicina. Pare che non succeda niente di terribile, comunque, e quando Valtolina, all' inizio della ripresa, indovina l' incrocio da fuori area, l' 1-1 non sembra più schiodabile. Non sembra. Invece prima Mancini disegna un assist di classe per il raddoppio di Inzaghino, poi Berg, ancora da fuori, trova la deviazione di Negro che fissa il salomonico 2-2. La zuffa conclusiva tra Ravanelli e Cardone riaccende la curiosità per il tunnel, varcandone la porta forse Couto dice a Simeone «ti viene in mente niente?», ma il clima è davvero troppo amichevole. Persino per loro.


Tratte dal quotidiano sportivo, alcune dichiarazioni post-gara:

Il Milan, gli arbitri, il nervosismo della sua Lazio: quante tensioni per Sven Goran Eriksson. Un quadretto che rischierebbe di rovinare la soddisfazione per la sesta finale conquistata in meno di tre stagioni. Ma lo svedese non si accende, come al solito resta pacato nei toni. Così come lo era 24 ore prima, quando nella sala stampa di Formello aveva parlato degli arbitri come dodicesimo avversario. «So benissimo con che spirito ho detto quelle parole. Ma preferisco non parlarne, di questo deferimento. Non adesso». Un provvedimento che sa di beffa per Eriksson, che ha sempre usato toni civili. Quando però qualcuno gli chiede se domenica contro il Milan si ritroverà dodici avversari, il tecnico replica secco: «Io non ho detto questo. Il mio discorso era molto diverso». Lo svedese intende semplicemente trasmettere ai suoi giocatori una mentalità tale che non crei alibi sull' arbitraggio. Ma Eriksson si chiude a riccio sull' argomento, e allora è meglio puntare sul Milan: «Loro stanno molto bene e anche noi. Credo ci siano tutti i presupposti perché si possa vedere una bella partita a San Siro. E, per cortesia, da qui a domenica vorrei parlare dei giocatori. Almeno prima della gara, basta discutere di arbitri». Archiviata la pratica coppa Italia, i problemi del tecnico per plasmare la squadra anti-Milan riguardano il centrocampo, dove mancheranno Almeyda (infortunato) e Simeone (squalificato). «Già, in questa situazione, mi farebbe comodo schierare tutti e quattro gli extracomunitari».

Boksic e Salas sono i titolari in attacco, ma Nedved e anche Stankovic sarebbero indispensabili a centrocampo. Eriksson taglia corto: «Vediamo se recupererà Stankovic, ho tre giorni per riflettere». A centrocampo comunque il tecnico ha un' arma in più: «Mancini giocherà ancora diverse partite in questo ruolo. Roberto ha una visione di gioco fantastica». Invece la lieve contrattura di Mihajlovic non preoccupa Eriksson: «Non è un infortunio grave e poi Sinisa è squalificato domenica». Ma possibile che questa Lazio debba dare segni di nervosismo anche nella partita più tranquilla della stagione? «Purtroppo è un vero peccato quello che ha fatto Ravanelli. Mancava un niente alla fine e i nostri avversari dovevano segnare sei gol per eliminarci. Non aveva senso». Sulla partita meglio glissare: «Domenica sarà un' altra musica. Mi aspetto un buon risultato a Milano. E dò un "in bocca al lupo" anche al Venezia, visto che affronta la Juve».


Dal Messaggero:

Deferito. La prima volta di Sven Goran Eriksson nei panni del "cattivo" ha una coda anche nello spogliatoio dello stadio Penzo di Venezia. «Non era mai successo che la Disciplinare si occupasse di me. Preferisco non parlarne anche se so con quale spirito ho detto certe cose e cosa intendevo per dodici contro undici». Il provvedimento, dopo il quale la società si aspetta al massimo una multa, non ha turbato il pensiero del tecnico che ha assistito dalla panchina ha quello che si è giustamente rivelato poco più di un allenamento. «Non abbiamo sfatato il tabù dello stadio Penzo ma e' stata comunque una bella partita in attesa di domenica quando sarà tutta un'altra cosa. Adesso mi aspetto a Milano una grande prova così come vorrei altrettanto dal Venezia contro la Juventus». Si aprono le porte dell'ennesima finale ma l'espulsione di Ravanelli ha turbato l'ambiente. «Non ho capito quello che è successo ed è stato l'unico episodio negativo di questa trasferta. Peccato, all'ultimo minuto in una gara già chiusa da tempo». A spiegare con toni accesi è il diretto interessato. «E' stata una caccia all'uomo nei miei confronti per tutta la durata dell'incontro. Ho subìto almeno due entrate spacca-gambe ad opera di Brioschi e lo stesso Cardone. E' arrivato un pallone in area ed io sono scivolato. Lui ha creduto che volessi simulare come era accaduto per la prima volta nella mia carriera all'andata quando ho anche chiesto scusa». Un problema muscolare ha fermato Sinisa Mihajlovic comunque squalificato domenica a Milano. Oggi il difensore si sottoportrà agli esami ma una prima valutazione a caldo parla di risentimento muscolare alla coscia destra.