Mercoledì 29 settembre 1999 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-NK Maribor 4-0

Da LazioWiki.

Stagione

Turno precedente - Turno successivo

29 settembre 1999 - 2854 - Champions League - Prima fase a gironi gruppo "A" - gara 3 - inizio ore 20.45

LAZIO: Marchegiani, Negro, Nesta, Mihajlovic (72' Almeyda), Pancaro, Lombardo (23' Veron), Stankovic (46' Salas), Sensini, Conceição, Mancini, S.Inzaghi. A disp.: Ballotta, Favalli, Simeone, Boksic. All. Eriksson.

MARIBOR: Simeunovic, Vugdalic, Galic, Cipi, Zidan (80' Pregelj), Djuranovic, Balajic, Seslar, Karic, Bozko (67' Filipovic), Simundza (46' Sarkezi). A disp.: Gresak, Luk, Znuderl, Pekic. All. Prasnikar.

Arbitro: Sig. Cardoso Cortez Batista (Portogallo).

Marcatori: 59' S.Inzaghi, 61' Conceição, 70' Salas, 76' Salas.

Note: espulso Cipi (doppia ammonizione) al 20'. Ammonito Pancaro. Angoli 6-1 per la Lazio. Recuperi: 1' piu' 3'.

Spettatori: 40mila circa, paganti 29.561 per un incasso di lire 967.000.000.

Il biglietto della gara
La formazione iniziale biancoceleste
Roberto Mancini in azione
Le reti di Salas e Conceiçao
Simone Inzaghi sblocca il punteggio
Il tiro di Sergio Conceicao che vale il raddoppio biancoceleste
Nestor Sensini festeggia il centrocampista portoghese dopo la marcatura
Marcelo Salas sigla la rete del 3-0
L'esultanza del Matador
Il tocco acrobatico di Marcelo Salas che vale il 4-0
Il secondo "inchino" per l'attaccante biancoceleste autore di una doppietta
L'esultanza di Sergio Conceicao

Demolizione tardiva degli sloveni, con doppietta del matador Salas, solito "panchinaro" di metà settimana, nel poker fragoroso. Connotato dal coefficiente Uefa meno lusinghiero fra le trentadue ammesse ai Campioni, il Maribor non può preoccupare l'organizzazione laziale che punta ormai alla stratosfera. Nemmeno questa, un po' troppo sperimentale a centrocampo, dove l'abbinamento dei centrali Sensini-Stankovic presiede agli equilibri negando perfino ipotesi di controgioco. Il Maribor stringe Vugdalic, Galic e il monumentale Cipi (espulso presto causa reiterate scorrettezze su Inzaghi) attorno ai riferimenti avanzati del copione biancoceleste, ma aggiunge i guastatori Zidan e Karic non appena Lombardo (poi Veron, quando Simundza mette fuori combattimento il calvo Attilio) o Conceição sbucano proiettati ai lati d'una manovra avvolgente.

Sì, l'avvio degli "erikssoniani" funziona paradossalmente senza le complicazioni registrate sette giorni fa, forse agevolato dal raggiunto ambientamento di chiunque applica l'immutabile 4-4-2 e dalla nullità dei propositori opposti. Ne deriva un fatturato abbondante, una produzione da protagonista di Champions League quasi predestinata, che meriterebbe migliore accoglienza dentro l'Olimpico mezzo vuoto (proseguono i malumori determinati dal caro prezzi) e che l'attacco bilama Mancini-Inzaghi vanifica fino all'intervallo, causa errori di mira negli ultimi sedici metri.

Aspettando Martin Palermo, il bomber del Boca Juniors costato ventotto miliardi (contratto quinquennale, ingaggio stagionale di circa quattro miliardi), la Lazio appare troppo leggera là davanti, salvo colpire presto una traversa allorché Inzaghi junior chiude di piatto quel guizzo -Lombardo rifinito sul versante destro dall'intermittente Mancini. Seguono altri sprechi, attribuibili alla sbadataggine congiunta di Inzaghi e Lombardo (sfondamento-Conceição sul versante debole degli sloveni) e all'egoismo di Stankovic che tenta tiri improbabili trascurando compagni meglio appostati. Sfida facile, che diventa a senso unico dal momento in cui il picchiatore Cipi se ne va. E tuttavia i laziali hanno ancora bisogno del talismano Salas (fuori Stankovic), mentre Mancini arretra fra i suggeritori.

Basta, lo scherzo è finito: adesso Negro, Mihajlovic, Nesta, Sensini e Conceição sfoderano il temperamento e i movimenti per ricordare quanto risulti prezioso raggiungere quota sette nel girone di competenza. Proprio Conceição, slalomista che non molla, consente la prima rete europea d'Inzaghino, mandando in tilt la retroguardia slovena; e sullo slancio azzecca il raddoppio liftato, profittando d'una discesa di Negro. Ormai non c'è più pathos, anzi c'è l'azione laziale più bella - lancio di Veron e rifinitura di Mancini dall'altra parte - che fa grande il piccolo Salas, sospeso nell'aria per l'incornata imparabile. Sempre Salas, volée spettacolare nei paraggi del palo, fissa la quaterna in acrobazia, suggeritore Inzaghi. Così procede la multinazionale di Cragnotti.


La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio ingrana la quarta. Il Maribor in 10 resiste per un tempo, poi si scatenano Inzaghi e Salas, gli sloveni, forti, ordinati, ma tecnicamente molto meno dotati, restano con un uomo in meno (ingiustamente espulso Cipi) dopo 20 minuti ma la Lazio fatica a segnare, nella ripresa con l'ingresso di uno scatenato Salas le cose cambiano presto, la superiorità diventa un assedio, Inzaghi apre le danze, Coincecao raddoppia e poi il Matador chiude con due prodezze".

Continua la "rosea": Avanti il prossimo, cioè il Milan. Complice un arbitro assai generoso che la fa giocare per settanta minuti in undici contro dieci, e grazie al solito panchinaro di lusso Salas, la Lazio schianta il modesto Maribor (4-0) dopo un' ora più di sbadigli (incluso quello di Cragnotti, fissato dalle telecamere) che di autentiche difficoltà. Con l'ingresso del cileno al posto di Stankovic, all'inizio del secondo tempo, una partita già a senso unico diventa un autentico assedio. Prima Inzaghi, poi Conceiçao e infine due volte (gol d' autore) Salas, danno al successo proporzioni financo eccessive e con largo anticipo la quasi certezza d'una qualificazione alla seconda fase. Notte all'insegna delle buone notizie per la Lazio. Cominciano dal prologo, col miracoloso recupero di Mihajlovic, dopo una laboriosa giornata di cure e di verifiche clinico-sanitarie. Il turnover spinto di Eriksson non subisce tuttavia variazioni, perché a restare fuori è Favalli (Negro a destra, Pancaro a sinistra) e dunque la squadra risulta sempre modificata per otto undicesimi rispetto a quella maramalda di Parma. Le buone notizie continuano con un inizio confortante, in cui la Lazio sembra mostrare giusta concentrazione e saggia consapevolezza di possedere un centrocampo totalmente inedito (Lombardo-Stankovic-Sensini-Conceiçao) e dunque da verificare e un attacco (Inzaghi-Mancini) non proprio a prova di gol.

Il Maribor si mostra subito per quel che è, compagine ipervitaminica di ragazzoni che gravitano per lo più intorno all'uno e novanta, disposizione tattica e fondamentali scolastici, una buona individualità (l'attaccante Bozko, il più piccolo della compagnia), molta voglia di difendersi e poca cattiveria. Non è dello stesso avviso l' arbitro portoghese Cortez, che dopo venti minuti spedisce sotto la doccia uno dei due marcatori, il lunghissimo Cipi (che dunque salterà il match di ritorno, il 19 ottobre). Due «gioco scorretto» su quel furbetto di Inzaghino, il secondo c'è, il primo non esisteva proprio. Calcolando che nei primi 20 minuti la Lazio ha colpito una traversa con Inzaghi (ma sull' assist di Mancini è quasi un gol mangiato) e che subito dopo è stato Lombardo a ciccare la non facilissima deviazione al volo, ci si domanda, con 70 minuti davanti da disputare in superiorità numerica, quando e come cominceranno a diluviar palloni nella porta di Simeunovic. E' dunque con non poca sorpresa che si deve constatare come la Lazio vada al riposo ancora sullo 0-0 e col portiere sloveno impegnato una sola volta, da una deviazione sempre di Inzaghi dopo volata laterale di Conceiçao. Cos'è mai accaduto? Che la Lazio s' è persa, complice anche l'infortunio di Lombardo, appena successivo all'espulsione di Cipi (cui il tecnico Prasnikar rimedia portando Balajic, il croato vertice avanzato del centrocampo, a fare il terzino). L'ingresso al posto di Lombardo di un Veron assai poco intonato contribuisce alla più totale anarchia del centrocampo, dove Eriksson ruota invano i giocatori ricavando qualcosa solo da Conceiçao, mentre il serbo Stankovic si perde dietro ripicche e vendette con il malizioso Seslar.

Entrambi si mettono a rischio di espulsione, al pari di Pancaro che si accanisce in due riprese su Bosko, ma Cortez pare avere esaurito la scorta di rossi. Davanti, dopo un inizio promettente, Mancini non supporta Inzaghi, troppo solo nell'area superpresidiata. Eriksson prende atto e tanto per cambiare, ormai è un leit motiv di Champions League, corregge la Lazio nella ripresa: Salas al posto di Stankovic è stavolta mossa pienamente condivisibile, visto lo scarso apporto del serbo e la superiorità numerica che consente alla Lazio un 4-3-3 molto aggressivo. Prasnikar risponde inserendo un terzino (Sarkezi) al posto di un presunto attaccante (Simundza) ma c' è poco da fare. L'abisso tecnico che c'è tra le squadre, porta subito il match sui canali dell'assedio a Fort Apache Maribor. Con gli sloveni che non superano più la metà campo e anzi faticano ad uscire dalla propria area, si capisce che è solo questione di minuti e di circostanze. E così, dopo la Dinamo Kiev, ecco in un lampo (15' -17' ) l'uno-due che stende il Maribor: Inzaghino, il maggiore beneficiato dall'arrivo di Salas, sfrutta sottomisura, sul filo del fuorigioco, il cross di Conceiçao, che restituito alla fascia destra diventa devastante. E' proprio lui, su affondo di Negro, a colpire subito dopo con un diagonale ancor più preciso del precedente, sul quale Inzaghi si limita ad osservare in più che probabile posizione di fuorigioco attivo. Molla gli ormeggi la Lazio e prende il largo, anche perché Salas ha tanta voglia di mostrare i suoi numeri.

Ne escono fuori due davvero straordinari (25' e 32'): il cileno sale in cielo prima su un cross di controbalzo (altro gioiello) di Mancini per una incornata memorabile, e poi su un traversone più tradizionale di Inzaghino sul quale si avvita per una acrobazia che lascia esterrefatto l'intero Olimpico (esigua parte del quale avrebbe potuto risparmiarsi le solite divagazioni parafasciste). Le ultime buone nuove arrivano dai tabelloni, con la Dinamo Kiev che strappa il pari a Leverkusen. Le penultime s'erano materializzate sul 3-0, quando, per sostituire Mihajlovic, Eriksson ha fatto entrare Almeyda, spostando Sensini, fin lì preziosa diga a centrocampo, a fare coppia con Nesta. La forza della Lazio si vede anche da questi particolari.


Il Messaggero titola: "Champions League. Sloveni battuti, i gol nella ripresa: Inzaghi, Conceiçao e doppietta del cileno. Lazio, Eurociclone. Entra Salas e cambia la partita: il Maribor è travolto".

L'articolo prosegue: Si può maramaldeggiare per mezz'ora, infilare quattro gol d'un fiato e ipotecare il girone di Champions League. La Lazio ha dimostrato che si può, dopo aver carburato a lungo, nonostante l'uomo in più dal 20' del primo tempo. Cancelliamo allora un'ora di sbadigli e festeggiamo il cipiglioso ritorno di Sergio Conceicao e la straordinaria forma di Salas, venuto dalla panchina a miracol mostrare. Il povero Maribor ha resistito finché ha potuto, poi si è schiantato senza combattere. L'espulsione dell'albanese Cipi, abbonato ai falli da dietro (il primo per la verità piuttosto veniale), ha inizialmente addormentato la Lazio. Anche perché, quasi contemporaneamente, era uscito per infortunio Lombardo, il più attivo fra i laziali nei primi venti minuti. Veron ci ha messo un po' a carburare, ma soprattutto i centrocampisti non si sono più ritrovati: sulla destra si sono industriati a turno Sergio Conceicao e Stankovic, ma è mancata quella spinta sulle fasce che aveva caratterizzato i primi minuti, in cui almeno Inzaghi era arrivato a centrare la traversa (pasticcio difensivo degli sloveni e cross basso di Mancini) e proprio Lombardo aveva fallito da un passo l'aggancio sull'invito teso dell'ala portoghese.

Così, con l'uomo in più e il Maribor tutto raccolto nella propria trequarti, col fantasista Balajic retrocesso a terzino sinistro, la squadra biancoceleste non ha trovato il bandolo della matassa per creare un solo altro pericolo vero per Simeunovic. Si era intuito che l'arbitro portoghese, esordiente in Champions League, non avrebbe perdonato nulla ai laziali: Pancaro si è preso un'ammonizione e ha rischiato poco dopo la fine di Cipi; Stankovic ha impiegato il suo tempo a litigare con Seslar, cugino sloveno; e tanto per rimanere in clima goliardico, nell'intervallo perfino la curva Nord ha preso a far la "ola" alle inquadrature del regista sulle bellezze femminili in tribuna. Finché sugli schermi è comparso un signore panciuto: giù fischi e l'Olimpico è esploso in un applauso convinto. Non c'era stato molto da divertirsi, come detto, nel primo tempo. Sloveni apparentemente sereni, ma ingiudicabili: mai una volta dalle parti di Marchegiani. Mihajlovic in campo in extremis, ma col sinistro limitato. E allora, alla ripresa, ecco il Matador, per un mezzo tridente (Mancini pencolante a sinistra) che ha sacrificato Stankovic alla doccia; sull'altro fronte continuava invece un logico arroccamento, con un difensore in più, Sarkezi, per l'attaccante Simundza, e Balajic restituito ai compiti iniziali. Lazio ora sbilanciata ma più logica, con Veron e Sensini a costruire, ma senza la necessaria fluidità.

Per indovinare il ko c'è voluto il classico ribaltone, scaturito dalla grinta di Nesta, entrato come un punteruolo in un disimpegno sloveno, e abilissimo a smarcare a destra Sergio Conceicao, sul cui cross basso si è avventato, al limite del fuorigioco (il guardalinee ha titubato), il falco Inzaghino, che ormai, sulle orme del fratellone, bagna ogni esordio con un gol pesante. Il valore aggiunto di questa combinazione scacciafantasmi, l'ha data in uno scorrer di lancette lo stesso portoghese, sfruttando in diagonale un intelligente invito di Negro. Come ribadire: le fasce vanno sfruttate. La riprova d'alta scuola ? Lancio di Veron a tagliare il campo, delizioso esterno destro al volo del redivivo Mancini, stacco imperioso di Salas, salito fino in cielo a mettere il primo personale suggello. Un altro, stilisticamente perfetto, esalterà l'Olimpico: cross di Inzaghi arpionato in volo con lo straordinario sinistro. Con Almeyda a centrocampo, Sensini arretrato e Mihajlovic a mettere sotto ghiaccio il sinistro. Verrà buono per domenica.


Tratte dal quotidiano romano, alcune dichiarazioni post-gara:

Conceicao e Salas, grandi protagonisti della vittoria sul Maribor. Per il portoghese, archiviate le polemiche, è il momento della rivincita. «Una grande serata, una gioia che dedico ai tifosi che mi sono stati vicini nei momenti difficili». Un'esultanza composta dopo il gol. «Sì, perché ho pensato alle famiglie di tanti amici che sono a Timor Est che stanno vivendo un dramma incredibile. Altro che i problemi del calcio». Contro il Milan potrebbe tornare in panchina. «Mi aspetto di giocare, ma se Eriksson deciderà diversamente, rispetterò le regole. Purtroppo sono un istintivo e troppe volte dico subito quello che sento in cuore. Certo, mi piacerebbe star tranquillo e sapere che gioco, ma non dipende da me». Per Salas ancora un ingresso trionfale dalla panchina, come contro il Manchester e Kiev. Il Matador è sempre andato a bersaglio, per lui già 3 gol in Coppacampioni. «Segnavo anche quando giocavo dall'inizio...» Chiaro messaggio per Eriksson da parte di un goleador in grandi condizioni che ha cambiato il corso della partita.

«Nel primo tempo ci sono stati forse troppi lanci lunghi, nel secondo abbiamo giocato meglio la palla e sono arrivati i gol. E' un buon momento di forma, come testimoniano le due reti, per la qualificazione ci mancano un paio di punti». E contro il Milan ? «Mi aspetto di giocare». Per Inzaghi esordio con gol in Coppacampioni. «Peccato per l'occasione mancata, ho colpito troppo bene la palla che è finita sulla traversa. Però ho segnato, ho fatto segnare Salas ed ho determinato l'espulsione dell'avversario: ci sono molti motivi per essere soddisfatto». Mihajlovic vede già la Lazio nella seconda fase. «Credo che con questa vittoria abbiamo messo al sicuro la qualificazione». Alla tv slovena Stankovic manifesta qualche malumore. «Alla lunga questo turn over diventa snervante perché ci toglie tranquillità». Oggi lastre per Lombardo, che ha una caviglia contusa, da verificare le condizioni di Conceicao e Mihajlovic.


Dalla Gazzetta dello Sport:

Alla fine della partita Eriksson è sorridente e disteso così come era serio e preoccupato dopo il primo tempo. «E' stato un incontro molto difficile - spiega - e lo è stato fino al 2-0. Poi loro si sono aperti e allora tutto è diventato facile, abbiamo potuto giocare in tranquillità. Però abbiamo dovuto soffrire prima di venirne a capo. Il primo tempo non riuscivamo a rompere l' equilibrio e nell'intervallo avevo avvisato i giocatori che si dovevano cercare con maggiore insistenza le fasce per trovare spazio e velocizzare di più il gioco, e per impedire loro di chiudere. Infatti pur con un uomo in meno ci riuscivano benissimo e il nostro possesso di palla diventava sterile. Tra l'altro con un avversario che si era messo tutto in difesa era un compito oggettivamente duro trovare questi spazi. Debbo dire che il Maribor ha giocatori molto validi che sanno muoversi con tempismo e cercano sempre di tenere palla e darla al compagno senza mai gettarla via». - I cambiamenti di formazione funzionano.

«Abbiamo conquistato tre punti importanti che ci portano in testa al girone e quando si vince le scelte danno sempre ragione. D' altra parte è una decisione che tutti i giocatori conoscono e si debbono adattare e accettarla. Mi spiace per Lombardo, ora effettuerà una radiografia per capire cosa ha esattamente, però dubito che possa essere disponibile per domenica». - Arriva il Milan. «Bene ci dormiamo sopra, ci gustiamo questo successo in coppa e poi ci penseremo. Una cosa alla volta». - Ci sarà anche il turnover, però questo Salas pare insostituibile. «E' un grande attaccante e si trova in una forma splendida. Vorrei averlo così fino a maggio. Fa sembrare facili anche le cose difficili. Certo che con lui tutto funziona bene, ma anche gli altri attaccanti sono sempre pronti a fare gol, a noi va bene così». E, chiamato in causa, è l'attaccante a parlare: «Sto bene, sono in gran forma e sono contento per come è andata la partita, ma non l'ho cambiata io. Siamo stati tutti insieme a risolverla». Quella di ieri sera, quest' anno, era per lui la quarta partita iniziata dalla panchina e con la doppietta al Maribor ha portato a quattro i suoi gol continentali.

«Ma i gol li segnavo anche l' anno scorso quando entravo dal primo minuto - fa notare -. Comunque adesso pensiamo al Milan perché in Champions League la qualificazione è quasi sicura». C'è anche un mistero Mihajlovic da chiarire. Dato per sicuro assente, è entrato invece regolarmente in campo facendo felice Eriksson e un po' meno l'allenatore del Maribor Prasnikar, il quale scherzosamente si era detto preoccupato di non poter parlare con nessuno dei suoi connazionali slavi. Invece Sinisa lo ha visto e anche troppo bene.