Domenica 10 novembre 1946 - Roma, stadio Nazionale - Lazio-Sampdoria 4-0

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10 novembre 1946 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1946/47 - VIII giornata

LAZIO: Giubilo, Cassano, Antonazzi, Brunetti, Sessa, Gualtieri, Puccinelli, Magrini, Koenig, Ispiro, De Andreis. All. Cargnelli.

SAMPDORIA: Bonetti, Pischians, Piacentini, Fattori, Borrini, Gramaglia, Fabbri, Bassetto, Baldini, Fiorini, Frugali.

Arbitro: sig. Camiolo di Milano.

Marcatori: pt 23' Koenig, st 5' Puccinelli, 29' Puccinelli, 80' Ispiro.

Note: cielo coperto, terreno scivoloso per la pioggia caduta in mattinata. Calci d'angolo 6 a 3 per la Sampdoria.

Spettatori: 10.000.

E pensare che l'unica squadra che potrebbe lamentarsi non è la Sampdoria, bensì la Lazio. Il numero di occasioni fallite per la scarsa concentrazione delle punte biancocelesti è stato elevato e a ciò vanno aggiunti i due pali colpiti da Gualtieri su punizione allo scadere del pt e quello colpito da Magrini a 6 minuti dal termine della gara. Inoltre anche l'arbitro non ha certo aiutato i laziali, non vedendo due falli netti su Koenig in piena area di rigore. Anche la schiacciante superiorità nella qualità del gioco e nella pericolosità della manovra, parlano a favore dei romani. La Sampdoria a tutto ciò non può opporre che due tiri parati brillantemente da Giubilo. La Lazio sembra aver superato i problemi d'inizio campionato e ora tutti i suoi giocatori sembrano in forma e partecipano alla manovra. Terzini sicuri, mediani mobilissimi, interni bravi nel lanciare le punte e quest'ultime potenti e veloci. Il migliore in campo è stato Gualtieri che alla tecnica calcistica, accomuna una grande intelligenza tattica. La Sampdoria è apparsa molle e rassegnata. Slegata tra i reparti, giocatori che non sanno dove posizionarsi in campo, un attacco lento e prevedibile. Molte cose dovranno essere migliorate e registrate nel corso del campionato per arrivare ad un rendimento sufficiente. I goal sono scaturiti al termine di azioni fluide e imprevedibili che hanno consentito agli avanti laziali di arrivare incontrastati davanti al bravo Bonetti e a batterlo imparabilmente.





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