Domenica 27 settembre 1992 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Genoa 1-1

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27 settembre 1992 - 2533 - Campionato di Serie A 1992/93 - IV giornata - calcio d'inizio ore 15.00

LAZIO: Fiori, Luzardi, Favalli, Bacci, Gregucci, Cravero, Fuser, Doll, Riedle (70' Stroppa), Gascoigne (46' Sclosa), Signori. A disp.: Di Sarno, Corino, Madonna. All. Zoff.

GENOA: Tacconi, Torrente, Branco, Ruotolo, Panucci (66' Onorati), Signorini, Van't Schip (86' Collovati), Bortolazzi, Padovano, Iorio, Fortunato. A disp.: Spagnulo, Bianchi, Ferroni. All. Giorgi.

Arbitro: Sig. Trentalange (Torino).

Marcatori: 58' Gregucci, 80' Padovano.

Note: ammoniti: Panucci, Fuser, Branco, Luzardi, Padovano. Esordio in serie A per Luca Luzardi classe 1970 e Paul Gascoigne classe 1967.

Spettatori: 46.000 con 15.998 paganti e 30.128 abbonati per un incasso di £.1.352.437.000.

Dal Guerin Sportivo: foto dell'incontro
Dal Guerin Sportivo: foto dell'incontro
Gascoigne a terra infortunato
Dal Guerin Sportivo: foto dell'incontro
Dal Guerin Sportivo: foto dell'incontro
Dal Guerin Sportivo: foto dell'incontro
Dal Guerin Sportivo: foto dell'incontro
Il biglietto della partita

Con o senza Gascoigne, la Lazio non vince. Questa è una realtà inconfutabile, visto che i biancoazzurri sono rimasti inchiodati sul quarto pareggio, lasciandosi agguantare stavolta da un Genoa appena appena volenteroso. Impegolarsi in giudizi o previsioni sul discusso calciatore britannico, scaraventato per ragion di immagine nella mischia, e sforzarsi di intuire quanto e cosa il medesimo fuoriclasse ancora inespresso possa conferire al disorganico complesso biancoazzurro è impresa avventata. L'atteso debutto non ha fornito grandi indicazioni. Perché Gascoigne ha pagato personalmente, ancor prima della Lazio, il suo precipitoso impiego. No, Gascoigne non è in condizioni di agire sui livelli richiesti dal cosiddetto campionato più bello del mondo. Supporre, quindi, che avrebbe potuto imporre alla Lazio la svolta che porta alla prima vittoria, è stata pia illusione. Non c'è voluto molto per capire che questo Gascoigne è ancora acerbo per poter cambiare fisionomia a una squadra alla ricerca di se stessa. E non c'è voluto granché per rendersi conto che la presenza dell'invocato terzo (o quarto?) straniero ha indebolito l'ancora abbozzata attrezzatura tattica laziale, che senza Winter ha perso le geometrie finora abbozzate dal cursore olandese, senza trovare l'agognato regista. Gascoigne s'è sbracciato, ha dato man forte ai compagni che da lui s'aspettavano forse troppo. S'è fatto applaudire dal benevolo popolo della curva nord al 12', allorché s'è esibito in uno strepitoso slalom racimolando un calcio d'angolo; ma c'è rimasto male quando ha letteralmente mancato con il destro un assist di Riedle. Un fuoriclasse della sua portata non può incappare in un errore del genere, se non ha grossi problemi. Ma Gascoigne ne ha e la Lazio ne è rimasta coinvolta. Doll ha risentito dell'ingombrante presenza del nuovo collega; gli acerbi difensori si sono sentiti scoperti più del solito rimanendo spesso travolti dalle incursioni di Van't Schip e Ruotolo; Riedle e Signori lì davanti hanno dovuto ricorrere ad iniziative personali. Coralmente s'è espresso meglio il Genoa, incoraggiato dalla approssimativa "zona" laziale ma tradito dall'inefficienza delle sue punte. Al 15' Luzardi, pur sfiorando l'autorete, ha salvato una sventola di Padovano proiettato in rete da Ruotolo; lo stesso centravanti prima e Fortunato poi hanno messo in allarme Fiori. Quando s'è visto Gascoigne impegolarsi disperatamente in un dribbling impossibile ed arrendersi, s'è avuta la sensazione che il massiccio atleta d'Oltremanica era arrivato al capolinea. Sensazione confermata dall'esito di uno scontro con Bortolazzi. Scontro innocuo, ma duro, che Gascoigne non ha retto. Perché non in condizioni di poterlo ancora sopportare. Era il 45': Gascoigne s'è accartocciato tenendosi il ginocchio destro, quello operato in Inghilterra con chissà quali risultati definitivi. Il viso del sanguigno protagonista d' una grigia giornata s'è irrigidito, i suoi occhi non hanno nascosto un comprensibile terrore. "Si, ha spiegato a una televisione inglese, ho avuto paura. Poi il dottore mi ha tranquillizzato". Ed è appunto questo timore che moltiplica gli allarmismi. Così Gascoigne s'è arreso. Ha ceduto il suo posto a Sclosa e la Lazio ha ripreso le sembianze dell'anno passato. Ma, assurdo, è apparsa più sciolta. Senza l'inglese, Doll ha agito in spazi più ampi, il centrocampo s'è mosso con maggior velocità e determinazione; perfino la traballate difesa è apparsa disincantata. Una sventola dell'ultimo arrivato, Sclosa, ha costretto Tacconi a esprimere tutta la sua vecchia classe, e da qui è iniziato un pressing biancoazzurro che ha portato al gol del vantaggio, ottenuto da Gregucci abile nel colpire in schiacciata di testa un angolo dell'ottimo Signori. Sembra fatta, perché la Lazio insiste. Ma, improvvisamente, cambia qualcosa. Esce l'irriducibile Riedle per infortunio, anche il Genoa rivede i suoi piani tattici, senza rinunciare ad una misurata aggressività, che porta al legittimo pareggio. Il lento ma efficace Van't Schip manda al centro area un pallone sul quale si fionda Padovano, favorito dall'intervento sbilenco di Gregucci e dalla staticità d'una difesa che lascia perplessi. Poi la fine. La Lazio ancora non sa vincere. Con o senza Gascoigne. Per ora vittima di un meccanismo più grande di lui, che coinvolge Zoff in una contestazione stavolta ingiustificata.

Fonte: Corriere della Sera