Molino Giovanni: differenze tra le versioni

Da LazioWiki.

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 40: Riga 40:


<center>
<center>
<Gallery caption="Galleria di immagini" widths=220px heights=220px>
<Gallery perrow=3 caption="Galleria di immagini" widths=270px heights=270px>
File:CasaCaresana.jpg|La casa di Molino a Caresana
File:CasaCaresana.jpg|La casa di Molino a Caresana
File:mol.jpg|Una splendida rovesciata di Molino quando giocava con il Torino
File:mol.jpg|Una splendida rovesciata di Molino quando giocava con il Torino

Versione delle 15:39, 17 giu 2019

Giovanni Molino

Difensore, nato a Caresana (VC) il 3 aprile 1931. Il suo vero nome di battesimo è Giancarlo, ma è conosciuto come Giovanni.

Viene acquistato nel 1955 dal Torino AC. Disputa 6 stagioni complete in maglia biancoceleste. Nel mercato autunnale della stagione 1961/62, dopo qualche fugace apparizione nel Campionato Cadetti, viene ceduto al Napoli di cui diviene allenatore durante la stagione 1963/64, subentrando a Roberto Lerici. E' stato un difensore tecnico ed elegante, ma dotato anche di intensità agonistica.

Con la Lazio colleziona 164 presenze e 1 rete in Campionato. Vince la Coppa Italia del 1958 contro la Fiorentina nella gara terminata 1-0 per i biancocelesti.

Dopo aver lasciato il calcio diventa un collezionista di opere d'arte moderna e nel 1965 apre due prestigiose gallerie in Via Margutta e in Via del Babuino a Roma. Nel 1992 cessa l'attività di gallerista a causa della morte prematura di sua figlia Cristiana e decide di fare ritorno nella sua Caresana. Nel 2014 apre una nuova galleria a Milano, in Via Costanza, gestita dalla secondogenita Gloria.



Palmares



Lo storico del Casale, lo scrittore Giancarlo Ramezzana, ha scritto per il giornale "Il Monferrato" una biografia del calciatore Molino in tre puntate. La prima è stata pubblicata nell'edizione del 26 febbraio 2016, la seconda in quella del 1° marzo 2016 e la terza in quella dell'8 marzo 2016. La riportiamo, ringraziando l'autore e il giornale "Il Monferrato".






Torna ad inizio pagina