Calleri Gian Marco: differenze tra le versioni
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Presidente. Nato a Busalla (GE) nel [[1945]]. Insieme al fratello [[Calleri Giorgio|Giorgio]] prese la Lazio nel [[1986]] dal gruppo finanziario di [[Chimenti Franco|Franco Chimenti]]. Proprietario di diverse imprese tra cui la più importante era la Mondialpol, entrò nel mondo del calcio nel [[1983]] con l'acquisto dell'[[Alessandria]]. I Calleri avevano un'esposizione di 200 milioni con il gruppo di Chimenti ma, in dissidio con esso, si dimisero per passare all'opposizione. Il loro intento era quello di acquisire la maggioranza del pacchetto azionario. La squadra nel frattempo si salvava a stento dalla [[serie C]] ma si trovò coinvolta in cinque casi di illecito messi in atto dal giocatore ex napoletano [[Vinazzani Claudio|Vinazzani]]. Nonostante tutto, consapevoli di non poter comprare la Lazio da soli, trovarono un accordo con il finanziere [[Bocchi Renato|Renato Bocchi]] e nell'assemblea del [[25 luglio]] [[1986]] l'onere venne suddiviso con il 51% a Bocchi e il 49% ai Calleri. La giustizia sportiva aveva condannato, nel frattempo, la Lazio per responsabilità oggettiva a 9 punti di penalizzazione da scontare nel campionato di [[serie B]] [[1986/87]]. Dopo drammatiche vicende sportive che videro la Lazio salvarsi dalla serie C negli spareggi di Napoli per poi tornare trionfalmente in [[serie A]] nel [[1987/88]], la società, grazie all'opera risanatrice e agli ottimi incassi fatti registrare al botteghino, venne definitivamente acquisita da Calleri, pur se una quota minoritaria restava a Bocchi. L'assemblea del [[31 ottobre]] [[1989]] fece registrare un utile economico e ciò non avveniva da decenni. Il pubblico laziale però non era contento perchè i risultati sportivi non erano paralleli a quelli economici a causa di campagne di rafforzamento sempre condizionate dalle esigenze di bilancio. Soprattutto i tifosi di curva nord non perdevano occasione per contestare Calleri, arrivando persino a proclamare anacronistici scioperi del tifo e ad organizzare iniziative di forte contrapposizione. Intanto in un [[3 marzo 1991 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 1-0|Lazio-Juventus]] del [[3 marzo]] [[1991]] fece la sua comparsa in tribuna, ospite di Calleri, un rampante finanziere romano e laziale di nome [[Cragnotti Sergio|Sergio Cragnotti]]. Contemporaneamente veniva creato il [[Centro Sportivo di Formello]] e veniva diramata dai media una notizia clamorosa: "[[Gascoigne Paul|Gascoigne]] alla Lazio per 15 miliardi". Il processo di acquisizione della Lazio da parte di Cragnotti era ormai iniziato. Inizialmente Calleri cedette il 10% e dopo aver respinto un tentativo di Bocchi di rientrare nella trattativa, il [[20 febbraio]] del [[1992]] vendette la Lazio per 25 miliardi al finanziere di Porta Metronia. Uscito dalla Lazio, Calleri comprò il [[Torino]] e ne fu il presidente dal [[1994]] al [[1997]]. Dal [[1998]] al [[2001]] fu al vertice della società svizzera del Bellinzona ma senza minimamente avvicinare i risultati conseguiti con la Lazio. |
Presidente. Nato a Busalla (GE) nel [[1945]]. Insieme al fratello [[Calleri Giorgio|Giorgio]] prese la Lazio nel [[1986]] dal gruppo finanziario di [[Chimenti Franco|Franco Chimenti]]. Proprietario di diverse imprese tra cui la più importante era la Mondialpol, entrò nel mondo del calcio nel [[1983]] con l'acquisto dell'[[Alessandria]]. I Calleri avevano un'esposizione di 200 milioni con il gruppo di Chimenti ma, in dissidio con esso, si dimisero per passare all'opposizione. Il loro intento era quello di acquisire la maggioranza del pacchetto azionario. La squadra nel frattempo si salvava a stento dalla [[serie C]] ma si trovò coinvolta in cinque casi di illecito messi in atto dal giocatore ex napoletano [[Vinazzani Claudio|Vinazzani]]. Nonostante tutto, consapevoli di non poter comprare la Lazio da soli, trovarono un accordo con il finanziere [[Bocchi Renato|Renato Bocchi]] e nell'assemblea del [[25 luglio]] [[1986]] l'onere venne suddiviso con il 51% a Bocchi e il 49% ai Calleri. La giustizia sportiva aveva condannato, nel frattempo, la Lazio per responsabilità oggettiva a 9 punti di penalizzazione da scontare nel campionato di [[serie B]] [[1986/87]]. Dopo drammatiche vicende sportive che videro la Lazio salvarsi dalla serie C negli spareggi di Napoli per poi tornare trionfalmente in [[serie A]] nel [[1987/88]], la società, grazie all'opera risanatrice e agli ottimi incassi fatti registrare al botteghino, venne definitivamente acquisita da Calleri, pur se una quota minoritaria restava a Bocchi. L'assemblea del [[31 ottobre]] [[1989]] fece registrare un utile economico e ciò non avveniva da decenni. Il pubblico laziale però non era contento perchè i risultati sportivi non erano paralleli a quelli economici a causa di campagne di rafforzamento sempre condizionate dalle esigenze di bilancio. Soprattutto i tifosi di curva nord non perdevano occasione per contestare Calleri, arrivando persino a proclamare anacronistici scioperi del tifo e ad organizzare iniziative di forte contrapposizione. Intanto in un [[3 marzo 1991 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 1-0|Lazio-Juventus]] del [[3 marzo]] [[1991]] fece la sua comparsa in tribuna, ospite di Calleri, un rampante finanziere romano e laziale di nome [[Cragnotti Sergio|Sergio Cragnotti]]. Contemporaneamente veniva creato il [[Centro Sportivo di Formello]] e veniva diramata dai media una notizia clamorosa: "[[Gascoigne Paul|Gascoigne]] alla Lazio per 15 miliardi". Il processo di acquisizione della Lazio da parte di Cragnotti era ormai iniziato. Inizialmente Calleri cedette il 10% e dopo aver respinto un tentativo di Bocchi di rientrare nella trattativa, il [[20 febbraio]] del [[1992]] vendette la Lazio per 25 miliardi al finanziere di Porta Metronia. Uscito dalla Lazio, Calleri comprò il [[Torino]] e ne fu il presidente dal [[1994]] al [[1997]]. Dal [[1998]] al [[2001]] fu al vertice della società svizzera del Bellinzona ma senza minimamente avvicinare i risultati conseguiti con la Lazio. |
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Versione delle 20:49, 13 giu 2008

Presidente. Nato a Busalla (GE) nel 1945. Insieme al fratello Giorgio prese la Lazio nel 1986 dal gruppo finanziario di Franco Chimenti. Proprietario di diverse imprese tra cui la più importante era la Mondialpol, entrò nel mondo del calcio nel 1983 con l'acquisto dell'Alessandria US. I Calleri avevano un'esposizione di 200 milioni con il gruppo di Chimenti ma, in dissidio con esso, si dimisero per passare all'opposizione. Il loro intento era quello di acquisire la maggioranza del pacchetto azionario. La squadra nel frattempo si salvava a stento dalla serie C ma si trovò coinvolta in cinque casi di illecito messi in atto dal giocatore ex napoletano Vinazzani. Nonostante tutto, consapevoli di non poter comprare la Lazio da soli, trovarono un accordo con il finanziere Renato Bocchi e nell'assemblea del 25 luglio 1986 l'onere venne suddiviso con il 51% a Bocchi e il 49% ai Calleri. La giustizia sportiva aveva condannato, nel frattempo, la Lazio per responsabilità oggettiva a 9 punti di penalizzazione da scontare nel campionato di serie B 1986/87. Dopo drammatiche vicende sportive che videro la Lazio salvarsi dalla serie C negli spareggi di Napoli per poi tornare trionfalmente in serie A nel 1987/88, la società, grazie all'opera risanatrice e agli ottimi incassi fatti registrare al botteghino, venne definitivamente acquisita da Calleri, pur se una quota minoritaria restava a Bocchi. L'assemblea del 31 ottobre 1989 fece registrare un utile economico e ciò non avveniva da decenni. Il pubblico laziale però non era contento perchè i risultati sportivi non erano paralleli a quelli economici a causa di campagne di rafforzamento sempre condizionate dalle esigenze di bilancio. Soprattutto i tifosi di curva nord non perdevano occasione per contestare Calleri, arrivando persino a proclamare anacronistici scioperi del tifo e ad organizzare iniziative di forte contrapposizione. Intanto in un Lazio-Juventus del 3 marzo 1991 fece la sua comparsa in tribuna, ospite di Calleri, un rampante finanziere romano e laziale di nome Sergio Cragnotti. Contemporaneamente veniva creato il Centro Sportivo di Formello e veniva diramata dai media una notizia clamorosa: "Gascoigne alla Lazio per 15 miliardi". Il processo di acquisizione della Lazio da parte di Cragnotti era ormai iniziato. Inizialmente Calleri cedette il 10% e dopo aver respinto un tentativo di Bocchi di rientrare nella trattativa, il 20 febbraio del 1992 vendette la Lazio per 25 miliardi al finanziere di Porta Metronia. Uscito dalla Lazio, Calleri comprò il Torino AC e ne fu il presidente dal 1994 al 1997. Dal 1998 al 2001 fu al vertice della società svizzera del Bellinzona ma senza minimamente avvicinare i risultati conseguiti con la Lazio.