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'''Storia della stagione 2021/2022 - PROVA''' |
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Nella notte tra il 23 e il 24 maggio, si è consumato il rocambolesco addio di [[Inzaghi (II) Simone|Simone (II) Inzaghi]] alla [[SS Lazio - Calcio|Lazio]] dopo cinque stagioni e mezzo di successo: il tecnico piacentino - finito nel mirino dell'[[Inter]] - ha lasciato così Roma, nonostante l'accordo per il rinnovo di contratto sembrasse davvero cosa fatta. Smarriti per la perdita di un punto di riferimento divenuto sempre più importante nel corso degli anni, pochi tifosi laziali potevano immaginare che, solo pochi giorni dopo, [[Sarri Maurizio| Maurizio Sarri]] ne avrebbe raccolto il testimone, divenendo il nuovo allenatore biancoceleste al termine di una trattativa serrata ed estenuante, come costume del Presidente [[Lotito Claudio|Lotito]]. L'allenatore napoletano (ma toscano d'adozione e d'accento) - noto per il suo stile di gioco brillante, spettacolare e campione d'Italia con la [[Juventus FC|Juventus]] nel 2020 - viene annunciato il 9 giugno: "Aprite le porte alla bellezza!", recita uno degli slogan adottati dalla società per l'occasione. In un campionato che ha visto, finalmente, riaprire pure i cancelli degli stadi (grazie al miglioramento del quadro sanitario legato alla pandemia da Covid-19), i biancocelesti hanno regalato prestazioni degne della fama del Comandante; ma pure qualche momento di "assoluta bruttezza": perchè il calcio di [[Sarri Maurizio|Sarri]] è sì bello, ma di non facile apprendimento... Ad ogni modo: il quinto posto finale (che vale la sesta qualificazione europea di fila, di cui tre consecutive sopra i cugini giallorossi) e il record assoluto di reti con la [[SS Lazio - Calcio|Lazio]] eguagliato e superato dal capitano [[Immobile Ciro|Ciro Immobile]] (scavalcato [[Piola Silvio|Silvio Piola]]) rendono soddisfacente un'annata non priva di sofferenze. |
Nella notte tra il 23 e il 24 maggio, si è consumato il rocambolesco addio di [[Inzaghi (II) Simone|Simone (II) Inzaghi]] alla [[SS Lazio - Calcio|Lazio]] dopo cinque stagioni e mezzo di successo: il tecnico piacentino - finito nel mirino dell'[[Inter]] - ha lasciato così Roma, nonostante l'accordo per il rinnovo di contratto sembrasse davvero cosa fatta. Smarriti per la perdita di un punto di riferimento divenuto sempre più importante nel corso degli anni, pochi tifosi laziali potevano immaginare che, solo pochi giorni dopo, [[Sarri Maurizio| Maurizio Sarri]] ne avrebbe raccolto il testimone, divenendo il nuovo allenatore biancoceleste al termine di una trattativa serrata ed estenuante, come costume del Presidente [[Lotito Claudio|Lotito]]. L'allenatore napoletano (ma toscano d'adozione e d'accento) - noto per il suo stile di gioco brillante, spettacolare e campione d'Italia con la [[Juventus FC|Juventus]] nel 2020 - viene annunciato il 9 giugno: "Aprite le porte alla bellezza!", recita uno degli slogan adottati dalla società per l'occasione. In un campionato che ha visto, finalmente, riaprire pure i cancelli degli stadi (grazie al miglioramento del quadro sanitario legato alla pandemia da Covid-19), i biancocelesti hanno regalato prestazioni degne della fama del "Comandante"; ma pure qualche momento di "assoluta bruttezza": perchè il calcio di [[Sarri Maurizio|Sarri]] è sì bello, ma di non facile apprendimento... Ad ogni modo: il quinto posto finale (che vale la sesta qualificazione europea di fila, di cui tre consecutive sopra i cugini giallorossi) e il record assoluto di reti con la [[SS Lazio - Calcio|Lazio]] eguagliato e superato dal capitano [[Immobile Ciro|Ciro Immobile]] (scavalcato [[Piola Silvio|Silvio Piola]]) rendono soddisfacente un'annata non priva di sofferenze. |
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La missione difficile - per l'allenatore, amante di un 4-3-3 dinamico e aggressivo, e il direttore sportivo [[Tare Igli|Igli Tare]] - è stata dunque quella di trasformare una squadra abituata da anni ad esprimersi in una determinata maniera (3-5-2 d'attacco, ma con poco pressing) in una creatura completamente diversa. Ciò ha richiesto la disponibilità di molti giocatori a cambiare radicalmente il proprio modo di giocare e pensare calcio: le difficoltà non sono mancate. Se in termini di acquisti - il cui numero e le cui tempistiche sono state fortemente condizionati dalle pastoie burocratico-finanziarie previste dal rispetto del famigerato "indice di liquidità" - giocatori come l'ex romanista [[Pedro (Rodríguez Ledesma Pedro Eliezer)|Pedro]], il figliol prodigo [[Felipe Anderson|Felipe Anderson]] e [[Zaccagni Mattia|Mattia Zaccagni]] hanno saputo dare un contributo decisivo alla causa biancoceleste; alcuni dei calciatori già presenti in rosa hanno faticato invece a esprimersi al meglio (su tutti [[Luis Alberto|Luis Alberto]] - poco incline alla furia atletica richiesta da [[Sarri Maurizio|Sarri]] - e [[Acerbi Francesco|Francesco Acerbi]], ottimo marcatore ma in difficoltà se chiamato a guidare una linea difensiva da tenere alta). |
La missione difficile - per l'allenatore, amante di un 4-3-3 dinamico e aggressivo, e il direttore sportivo [[Tare Igli|Igli Tare]] - è stata dunque quella di trasformare una squadra abituata da anni ad esprimersi in una determinata maniera (3-5-2 d'attacco, ma con poco pressing) in una creatura completamente diversa. Ciò ha richiesto la disponibilità di molti giocatori a cambiare radicalmente il proprio modo di giocare e pensare calcio: le difficoltà non sono mancate. Se in termini di acquisti - il cui numero e le cui tempistiche sono state fortemente condizionati dalle pastoie burocratico-finanziarie previste dal rispetto del famigerato "indice di liquidità" - giocatori come l'ex romanista [[Pedro (Rodríguez Ledesma Pedro Eliezer)|Pedro]], il figliol prodigo [[Felipe Anderson|Felipe Anderson]] e [[Zaccagni Mattia|Mattia Zaccagni]] hanno saputo dare un contributo decisivo alla causa biancoceleste; alcuni dei calciatori già presenti in rosa hanno faticato invece a esprimersi al meglio (su tutti [[Luis Alberto|Luis Alberto]] - poco incline alla furia atletica richiesta da [[Sarri Maurizio|Sarri]] - e [[Acerbi Francesco|Francesco Acerbi]], ottimo marcatore ma in difficoltà se chiamato a guidare una linea difensiva da tenere alta). |
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Versione delle 11:22, 9 lug 2022
Storia della stagione 2021/2022 - PROVA
Nella notte tra il 23 e il 24 maggio, si è consumato il rocambolesco addio di Simone (II) Inzaghi alla Lazio dopo cinque stagioni e mezzo di successo: il tecnico piacentino - finito nel mirino dell'Internazionale FC - ha lasciato così Roma, nonostante l'accordo per il rinnovo di contratto sembrasse davvero cosa fatta. Smarriti per la perdita di un punto di riferimento divenuto sempre più importante nel corso degli anni, pochi tifosi laziali potevano immaginare che, solo pochi giorni dopo, Maurizio Sarri ne avrebbe raccolto il testimone, divenendo il nuovo allenatore biancoceleste al termine di una trattativa serrata ed estenuante, come costume del Presidente Lotito. L'allenatore napoletano (ma toscano d'adozione e d'accento) - noto per il suo stile di gioco brillante, spettacolare e campione d'Italia con la Juventus nel 2020 - viene annunciato il 9 giugno: "Aprite le porte alla bellezza!", recita uno degli slogan adottati dalla società per l'occasione. In un campionato che ha visto, finalmente, riaprire pure i cancelli degli stadi (grazie al miglioramento del quadro sanitario legato alla pandemia da Covid-19), i biancocelesti hanno regalato prestazioni degne della fama del "Comandante"; ma pure qualche momento di "assoluta bruttezza": perchè il calcio di Sarri è sì bello, ma di non facile apprendimento... Ad ogni modo: il quinto posto finale (che vale la sesta qualificazione europea di fila, di cui tre consecutive sopra i cugini giallorossi) e il record assoluto di reti con la Lazio eguagliato e superato dal capitano Ciro Immobile (scavalcato Silvio Piola) rendono soddisfacente un'annata non priva di sofferenze.
La missione difficile - per l'allenatore, amante di un 4-3-3 dinamico e aggressivo, e il direttore sportivo Igli Tare - è stata dunque quella di trasformare una squadra abituata da anni ad esprimersi in una determinata maniera (3-5-2 d'attacco, ma con poco pressing) in una creatura completamente diversa. Ciò ha richiesto la disponibilità di molti giocatori a cambiare radicalmente il proprio modo di giocare e pensare calcio: le difficoltà non sono mancate. Se in termini di acquisti - il cui numero e le cui tempistiche sono state fortemente condizionati dalle pastoie burocratico-finanziarie previste dal rispetto del famigerato "indice di liquidità" - giocatori come l'ex romanista Pedro, il figliol prodigo Felipe Anderson (Pereira Gomes Felipe Anderson) e Mattia Zaccagni hanno saputo dare un contributo decisivo alla causa biancoceleste; alcuni dei calciatori già presenti in rosa hanno faticato invece a esprimersi al meglio (su tutti Luis Alberto (Romero Alconchel Luis Alberto) - poco incline alla furia atletica richiesta da Sarri - e Francesco Acerbi, ottimo marcatore ma in difficoltà se chiamato a guidare una linea difensiva da tenere alta).
Un inizio fragoroso; poi, cinque mesi sull'altalena; infine una parte conclusiva di stagione in crescendo che lascia ben sperare per il futuro: la stagione della Lazio ha vissuto di fasi alterne. La prima parte di campionato, così, ha visto la squadra biancoceleste raccogliere all'Olimpico successi prestigiosi contro la Roma AS (3-2: memorabile il gol del raddoppio firmato dall'ex giallorosso Pedro, sotto la Curva Sud) e l'Internazionale FC dell'ex Simone (II) Inzaghi (3-1); ma rimediare pure memorabili batoste, come quelle di Bologna (3-0), Verona (4-1) e Napoli (4-0). Nel girone di ritorno, la squadra di Sarri ha migliorato i propri numeri difensivi - confermandosi uno dei migliori attacchi del campionato - fatto che ha permesso alla Lazio di essere più costante, a fronte tuttavia di nessuna vittoria ottenuta nelle partite contro le cosiddette "grandi" (sanguinosa, a questo proposito, la sconfitta per 3-0 nel derby di ritorno). Il quinto posto conclusivo, allora, vale il secondo miglior attacco della Serie A (77 reti - ma undicesima difesa del torneo con 59 gol subiti) ed è frutto di 10 vittorie, 6 pareggi e 3 sconfitte nelle gare disputate all'Olimpico (contro 8 successi, 4 pari e 7 sconfitte raccolti lontano dalla Capitale).
Per quanto riguarda i singoli, stagione memorabile per Ciro Immobile: l'attaccante di Torre Annunziata (sempre più simbolo e leggenda vivente della Lazio Calcio) ha conquistato la sua quarta classifica cannonieri (27 gol, media monstre di 0,90 a partita) - è la terza con i biancocelesti, di cui ormai rappresenta il miglior marcatore assoluto - lanciandosi così all'inseguimento del record di vittorie dello scettro di "Bomber" della Serie A; a cinque classifiche vinte, infatti, c'è un grande attaccante del passato, lo svedese Gunnar Nordhal. Meritevoli di menzione, sono pure il "Sergente" Milinković Savić Sergej (11 gol e 10 assist da mezzala), il brasiliano Felipe Anderson (Pereira Gomes Felipe Anderson) (38 gare disputate: un pò discontinuo tecnicamente, ma - questa la novità rispetto al passato - sempre ordinato, costante nell'applicazione e nel pressing) e un insospettabile come Gabarròn Gil Patricio: il polivalente difensore spagnolo (stimato da Sarri per le sue qualità tecniche, che compensano le lacune di natura tattica e fisica) detiene infatti la migliore percentuale di passaggi riusciti del campionato, risultando dunque un fattore nella distribuzione e circolazione del pallone a partire dalla difesa, come da dettami del "Comandante".
Le altre squadre. Al termine di un duello ricco di colpi di scena lo Scudetto resta a Milano - dopo il successo interista della passata stagione - vinto dal Milan AC guidato dall'ex allenatore laziale Stefano Pioli. Interpreti di un calcio molto atletico, che poggia su di un esasperato pressing ultra offensivo, i rossoneri hanno avuto la meglio (86 punti a 84) proprio dei rivali cittadini dell'Internazionale FC di Simone (II) Inzaghi: decisivo il derby di ritorno della 24. giornata, vinto dai milanisti, in rimonta, per 2-1. Terzo in classifica, e a lungo candidato nella lotta Scudetto, il Napoli di Luciano Spalletti; che con la Juventus completa il quadro delle quattro squadre italiane qualificate in Coppa dei Campioni - Champions League. Vanno in Europa League, invece, la Lazio e la Roma AS; la Fiorentina (settima classificata) si è assicurata infine un posto in Conference League. Sono retrocesse in Serie B: il Genoa, il Venezia SSC e il Cagliari.
La Coppa Italia. Modesto, il cammino della Lazio nella coppa nazionale. Dopo aver superato a fatica l'Udinese (solamente ai tempi supplementari) negli ottavi di finale, i biancocelesti hanno subito una sonora batosta a San Siro, sul campo dei futuri campioni d'Italia del Milan AC: secco 4-0 senza storia ed eliminazione ai quarti di finale. Vincitrice del torneo - in finale contro la Juventus- è stata l'Internazionale FC.
L'Europa League. Seconda solo al Villarreal per numero di partecipazioni alla seconda competizione continentale per club (78 gare disputate ad oggi, contro le 88 degli spagnoli, dalla stagione 2009/2010), la Lazio tuttavia non è mai riuscita a realizzare una campagna internazionale in grado di portarla almeno fra le prime quattro del torneo. Dopo una discreta fase a gironi - chiusa però al secondo posto alle spalle del Galatasaray, davanti a Marsiglia e Lokomotiv Mosca - la squadra di Maurizio Sarri non è riuscita ad andare oltre i sedicesimi di finale, disputati contro il Porto. Sconfitti all'andata per 2-1, i biancocelesti hanno sfiorato la rimonta nella gara dell'Olimpico (2-2), cedendo il passo ai lusitani con onore e più di qualche rimpianto. Capocannoniere della Lazio nel torneo - neanche a dirlo... - Ciro Immobile, autore di 4 reti in 7 gare disputate. Il trofeo è stato vinto, a sorpresa, dall'Eintracht Francoforte: vittoria ai rigori contro i Rangers di Glasgow.
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Pagina di prova per Lorenzo
La Lazio sta cercando di chiudere l'affare Romagnoli: ore decisive.
Lotito e Tare sono pronti ad alzare l'offerta per sbloccare l'operazione - QUESTA È 'NA MEZZA FAKE NEWS, ME SA :-)
Forza Lazio!




La La Gazzetta Dello Sport titola: "Lazio davanti alla Roma AS. Con il Verona gol e show. I biancocelesti rimontano da 0-2, pari finale di Hongla. Sarri chiude quinto. Immobile sarà capocannoniere".
Continua la "rosea": Sei gol, emozioni e svarioni, ma anche impegno e bel gioco, che all’ultima di campionato non sono affatto scontati. E alla fine tutti contenti. La Lazio non vince, ma prende il punto che le serve per chiudere al quinto posto e, particolare non di poco conto a queste latitudini, davanti alla Roma AS per il terzo anno consecutivo. Il Verona manca il record di punti in Serie A (i compenso centra quello dei gol fatti), ma si congeda con un’altra prestazione di carattere e spessore tecnico. Un finale degno di una stagione andata oltre le previsioni per la squadra di Tudor.
Partenza choc. E pensare che la formazione iniziale dell’Hellas fa pensare a tutt’altro. Fuori, oltre allo squalificato Gunter e all’infortunato Barak, anche Casale, Tameze e Ilic (acciaccato dell’ultim’ora). Verona rimaneggiato, ma per nulla dimesso. Anzi, la sua partenza lascia di sasso la Lazio e i 55 mila tifosi accorsi all’Olimpico per festeggiarla. L’uno-due gialloblù del primo quarto d’ora porta le firme di Simeone (ancora un gol alla ex squadra del padre Diego) e di Lasagna, ma è l’intero Verona che gira alla perfezione. Pressing a tutto campo, sovrapposizioni e tagli letali. Per la Lazio, che deve fare a meno di due big come Immobile e Luis Alberto (Romero Alconchel Luis Alberto), la serata delle celebrazioni sembra trasformarsi in un incubo collettivo. A risollevarla e rimetterla in carreggiata, contro un Verona che non concede spazi, non possono che essere elementi in grado di inventare qualcosa dal nulla. Come Felipe Anderson (Pereira Gomes Felipe Anderson), per esempio. Ma anche come il redivivo Cabral. Sono loro a due (scambiandosi le parti, tra assist e finalizzazioni) a confezionare i due gol con cui nel secondo quarto d’ora di gioco la squadra di Sarri raddrizza la partita (per il capoverdiano è il primo gol “italiano”).
Scintilla Pedro. La Lazio è comunque contratta, vive di qualche strappo dei due giocolieri, ma non riesce a sviluppare le consuete trame di gioco volute da Sarri. Il Verona è un muro difficile da valicare, anche perché - quando serve - non disdegna neppure il ricorso al fallo tattico (saranno quattro gli ammoniti gialloblù all’intervallo, il quinto è il tecnico Tudor per proteste). Nella ripesa la Lazio però si accende. La mossa decisiva è l’ingresso di Pedro al posto di Zaccagni. Lo spagnolo dà la scossa che mancava. Si mette a giocare pure Milinković Savić Sergej (un po’ pigro nel primo tempo), si vedono tracce di sarrismo e occasioni da gol. Quella che porta in vantaggio i biancocelesti la costruisce ancora Felipe Anderson (Pereira Gomes Felipe Anderson) e la finalizza proprio Pedro. Potrebbe continuare a spingere la Lazio, lo fa solo per qualche altro minuto però. E poi pensa di poter amministrare. Una virtù che non è proprio nelle sue corde. E così la partita cambia ancora e vede il Verona tornare protagonista. Grazie anche ai cambi di Tudor che rivitalizza la squadra prima con Tameze, poi con Bessa e nel finale anche con Dawidowicz e Depaoli. Il pari, meritato, arriva grazie a Hongla (primo gol in A per lui) che sfrutta l’assist di Lazovic (il serbo aveva già servito a Simeone il pallone del primo gol).
Festa e saluti. Finisce con la Lazio che fa il giro di onore per ringraziare il pubblico. La qualificazione in Europa League non è un traguardo storico, ma è pur sempre un obiettivo importante che è stato centrato. Giusto festeggiarlo. E giusto salutare con tutti gli onori anche i tre giocatori che chiudono la loro avventura in biancoceleste: Leiva Pezzini Lucas, Ramos Marchi Luiz Felipe e Strakosha. Sarri è però preoccupato dalle tante partenze: «C’è il rischio di un nuovo anno zero». Sarebbe giusto anche festeggiare Immobile che, in borghese, scende in campo a fine gara. Con Vlahovic rimasto a secco, Ciro ha virtualmente vinto per la quarta volta la classifica marcatori di A. Ma per l’ufficialità bisognerà attendere le gare di oggi.