Centenario del 9 gennaio 2000

Da LazioWiki.
La targa celebrativa del Centenario in Piazza della Libertà
Il corteo dei tifosi
Il Fondatore, Luigi Bigiarelli
Una panoramica dello Stadio Olimpico

Stagione

La gara Lazio-Bologna 3-1 prima dei festeggiamenti


La Lazio compie 100 anni. In mattinata tifosi ed atleti di tutte le Sezioni formano un lungo corteo che da Piazza della Libertà, dove viene scoperta una targa ricordo, si dirige verso lo stadio Olimpico. Nello Stadio dei Marmi si svolge una celebrazione della Polisportiva, culminata nel lancio di alcuni paracadutisti, tra i quali l'attore Philippe Leroy simpatizzante laziale. A seguire la partita, in uno stadio gremito ed ornato dai gonfaloni delle Sezioni. Qui appresso le cronache tratte dalla La Gazzetta Dello Sport e da La Repubblica oltre alle immagini che ripercorrono quei momenti.


La Gazzetta dello Sport, in un articolo del 10 gennaio 2000, racconta così la cronaca di quei momenti:

È quel pallone sfuggito ai piedi di Orsi e finito in rete a portare finalmente il sorriso sulle labbra di Sergio Cragnotti. Un gol forse in fuorigioco, un gol forse compiacente, ma quale emozione per il patron della Lazio nel giorno del Centenario della Lazio e dei suoi 60 anni. Una rete di fronte a 70 mila spettatori, all'Olimpico pavesato di biancazzurro, dopo un perfetto passaggio del mitico Chinaglia, gli applausi divertiti e riconoscenti, persino la gag del lustrascarpe del figlio Massimo. Una festa riuscita proprio grazie al provvidenziale ritocco di Cragnotti, che ha coperto con telefonate riparatorie gaffe clamorose come il tardato invito di Chinaglia, la dimenticanza del più anziano giocatore laziale Gradella, o il pranzo finale e collettivo prenotato soltanto ieri, in extremis. Una giornata piena, iniziata alle 11 del mattino quando si è scoperta una lapide "in onore della più antica polisportiva romana che ha avuto i suoi natali in piazza della Libertà". Ad applaudire una cinquantina di tifosi che raddoppiano, triplicano nel corteo che sfila verso lo Stadio dei Marmi. All'invito ai tifosi di sventolare bandiere laziali alle finestre, rispondono soltanto i romanisti catturando rumorosi insulti.

Ma è una festa, ed è per 15 mila la tappa successiva, quando allo Stadio si alzano mongolfiere augurali e planano paracadutisti in perfetta sincronia. Un aperitivo, per i 70 mila che poi gremiranno l'Olimpico per partecipare ad una scenografia sobria e contenuta. Domina la storia, la rivisitazione di questi 100 anni che consente alla Lazio di superare per anzianità la Roma, la punta di diamante dello scudetto del '74, i faticosi saliscendi per le penalizzazioni, fino alla svolta epocale targata Cragnotti che i tifosi finalmente osannano: "Ave Sergio Re di Roma" recita uno striscione della ribelle curva Nord. La quantità è nella sfilata delle 28 società della polisportiva che raggruppa 15 mila giovani, la trasversalità è nell'accostamento risaputo che pone sulla stessa fila Rutelli e Fini, la qualità è in quel gruppone di giocatori che si affrontano con sapienti tocchi di classe incuranti dei capelli bianchi, delle pancette esuberanti, delle calvizie incontenibili. Martini, Oddi, Piscedda, Podavini, Poli, Garlaschelli, Wilson, Pulici, D'Amico, Chinaglia, Acerbis, Nanni, Petrelli, per citarne solo alcuni, perché poi la lista degli invitati è ricca e esaltante. "Oggi ho visto soffrire la Lazio: cercare il gol, subire il pareggio, poi vincere - recita a braccio Sergio Cragnotti a centrocampo - è questa la Lazio che desidero, la Lazio che crede nei suoi valori e che potrà darci tante soddisfazioni". È la sua festa, non solo di compleanno, anche perchè Cragnotti sa di suonare la corda giusta nel ricordare che "oggi la Lazio ha grandi strutture economiche e patrimoniali che ci hanno consentito di eliminare il distacco con altre società e di gareggiare alla pari: Inter, Milan, Juve provano a vincere, ma siano noi in testa. Le radici della Lazio sono nel passato, ora noi lavoriamo per un futuro sempre più ad alti livelli".

Il buonismo a tuttocampo prevede non solo una gigantografia dell'avversario Beppe Signori, ma che sia proprio lui a consegnare una coppa a Cragnotti: "La Lazio ha vinto tanto in questo ultimo periodo purtroppo non ho avuto la fortuna di esserci", si rammarica l'ex goleador laziale. Si rammarica anche il figlio di Maestrelli che sollecita lo spostamento del busto del padre dall'ex centro di Tor di Quinto a Formello. Il sindaco Rutelli non trattiene la sua parzialità: "Oggi questa è tra le società più forti del mondo, merito di Cragnotti che le ha dato una struttura moderna". Chinaglia, giocatore del secolo secondo il referendum della Gazzetta, ringrazia commosso e prevede in questo 2000 un secondo scudetto laziale. La fiaccola di Daniele Masala accende il tripode olimpico, mentre in tribuna il ministro degli Esteri giapponese si gode lo spettacolo: un indissolubile intreccio tra passato e presente, perché questa è la Lazio.


La Repubblica, in un articolo del 10 gennaio 2000, racconta:

Cento anni celebrati con il primo posto in classifica, cosa si può chiedere di più. Migliaia di sciarpe e bandiere a sventolare per ore, in una giornata tutta piena di parole grosse: storia, ricordi, giocatori amati e scomparsi, campioni presenti e vegeti. Si è cominciato la mattina presto, in cinquemila a scoprire la targa per i fondatori, a piazza della Libertà, e poi un corteo che è passato per la città, talmente numeroso da sconsigliare Cragnotti dal partecipare. E poi tutti all'Olimpico per l'interminabile happening, stipati ad alzare le sciarpe e gli striscioni. Primo buon segno: il pareggio di Crespo a Parma che ferma la Juve. Secondo buon segno: l'applauso a Signori al suo apparire. Terzo buon segno: il coro di rivolta delle tribune contro la Curva Nord per il petardo che avevano lanciato in testa a un fotografo. Settantamila a godersi una festa finalmente civile, non ci si crede quasi. La giornata è piena di imprevisti, come i tanti cross sballati di Veron in campo: ma non si può festeggiare e giocare, è un'antica legge dello sport. Ci sono tutto in tribuna, i soliti noti, Zoff, Rutelli, Fini, ma anche il ministro degli esteri giapponese. Si cammina per lo stadio come in mezzo all'almanacco Panini: toh, guarda Lovati, questo è Wilson, ho visto Facco, ecco Chinaglia. Nonostante le minacce è venuto, ha fatto pace con Cragnotti. Si fa male Salas, urla per la botta al torace: lo portano all'autombulanza che aspetta fuori lo stadio. Il ricovero è urgente, c'è da fare la radiografia, il cileno dice che non ce la fa più, ma l'autista si rifiuta di partire, non ci sono i suoi medici.

Dove sono? A vedere la partita e la festa e senza di loro l'autista non se la sente di andare, non gli basta che sia accompagnato dal medico della Lazio. La diagnosi è benigna: non ci sono fratture, qualcuno sarà andato a dirlo ai medici impegnati a godersi la festa? La partita è finita, Andersson ha segnato ma poi anche Ravanelli, la sorte è benigna e impedisce che qualcuno pensi che il vecchio attaccante era migliore del nuovo. Ravanelli, immerso nel pentolone di emozioni dell'Olimpico, si lascia andare al clima generale: piange, quasi sviene, poi dedica il gol al padre malato. Un punto, a diciotto giornate dalla fine, non è molto, non è niente, "ma in testa si sta meglio" dice Eriksson e poi i cento anni sono oggi. Cominciano le canzoni, qualcuna presa dalla Tiburtina, altre prese dai Queens. Poi compaiono i lenzuoli con i laziali del secolo, Ancherani, Piola, Vaccaro, Re Cecconi, e altri, ritratti su lenzuoloni innalzati tra i lucciconi, c'è un Michelangelo nascosto in Curva Nord, il suo nome però è Marco. Scendono in campo le vecchie glorie, la Squadra del '74 con una "All Stars All Time". La squadra dello scudetto è rinforzata da Cragnotti, maglia numero 100 sulle spalle: va subito in gol, su assist di Chinaglia (e questo è molto simbolico), Orsi in porta si fa passare la palla tra le gambe (e questo è meno simbolico). E' anche il compleanno del presidente, 60 anni, il destino in una data, l'andatura della pancetta è da derby del cuore, ma non vediamo altri presidenti così atletici in serie A. Si spengono le luci, entra Daniele Masala, pentathleta olimpionico, con la fiaccola in mano, va ad accendere il braciere del centenario. E' il Duemila, c'è il centenario della Lazio, corre il Giubileo: un anno speciale, chissà che non sia così speciale da portare qui anche uno scudetto.


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La gara Lazio-Bologna 3-1 prima dei festeggiamenti