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Da LazioWiki.

29 Aprile 1998: è Coppa Italia. E l'aquila spicca il volo

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Il racconto di un'altra finale allo stadio Olimpico e di una Coppa Italia che arriverà dopo 40 anni dalla prima e a 24 dallo scudetto conquistato con Tommaso Maestrelli. Il segno concreto di un'ascesa che, di lì a poco, porterà la S.S. Lazio nell'olimpo del calcio italiano e mondiale e firmata, nel suo epilogo vittorioso, anche dall'uomo che ne sarà l'indimenticato capitano.


29 aprile 1998 - 2792 - Coppa Italia 1997/98 - Finale - gara di ritorno

LAZIO: Marchegiani, Grandoni (50' Gottardi), Nesta, Negro, Favalli, Fuser, Venturin, Jugovic, R.Mancini (88' G.Lopez), Nedved (92' Marcolin), Casiraghi. A disp.: Ballotta, Rambaudi. All. Eriksson.

MILAN: Rossi, Daino, Desailly, Costacurta, Maldini, Ba (67' Ganz), Albertini, Donadoni, Ziege, Savicevic (31' Kluivert 50' Maini), Weah. A disp.: Taibi, Cruz, Cardone, Maniero. All. Capello.

Arbitro: Sig. Treossi (Forlì).

Marcatori: 46' Albertini, 55' Gottardi, 58' Jugovic (rig), 65' Nesta.

Note: ammoniti Rossi per comportamento non regolamentare, Daino, Kluivert e Weah per gioco falloso, Ganz per proteste. Espulsi Fuser e Desailly all'80' per reciproche scorrettezze.

Spettatori: 64.189 per un incasso di Lire 3.417.140.000.

Dopo quarant'anni dal primo successo in questa competizione, la Lazio festeggia la sua seconda Coppa Italia dopo una gara palpitante e drammatica, risolta con un secondo tempo da accademia del calcio. Il Milan, annichilito dalla furia biancazzurra, dopo essere passato in vantaggio con Albertini, viene tramortito da tre gol in rapida sequenza (Gottardi, Jugovic su rigore e Nesta), sbriciolato, annichilito. E l'Olimpico, con Sergio Cragnotti issato in trionfo dai suoi giocatori, libera la sua gioia repressa dopo 24 anni dall'ultimo trionfo marcato Maestrelli e i suoi ragazzi.

Le squadre si affrontano con il 4-4-2 speculare delle due formazioni, con i rossoneri più disposti a modellarsi talvolta in qualcosa di simile a un 5-3-2, a volte in un 4-5-1. Evidente come i rossoneri applichino un calcio di estrema cautela, idealmente raggrumandosi attorno all'unico gol dell'andata, a quel provvidenziale ruggito di Weah che, a tempo scaduto, condizionò la sfida di San Siro. Del resto Capello, dovendo rinunciare a Boban e Leonardo, si affida a uno schieramento prudente, utilizzando Ziege a sinistra ma soprattutto affiancando in attacco Savicevic a Weah.

Peccato che il Genio, seguito con trepidazione da Silvio Berlusconi in tribuna, vada in tilt pure stavolta. Dopo mezz'ora, difatti, serve cambiare: via libera a Kluivert, dunque, anche se in avvio di ripresa toccherà pure a lui lasciare il campo, vittima egli stesso di problemi muscolari. La Lazio, dal canto suo, patisce un paio di assenze pesanti, Chamot in difesa (dentro Grandoni) e Boksic in attacco. E' l'opportunità che Casiraghi attendeva per lasciare il segno in quella che potrebbe essere una delle sue ultime apparizioni in maglia celeste, ma la partita è tutt'altro che di semplice soluzione. I romani sono infatti preda di un dilemma che è soprattutto strategico: attaccare per rimontare l'handicap di partenza, senza però esporsi troppo.

Una tattica fondamentalmente attendista, pertanto, che si contrappone a quella del Milan. Non è un caso che nel primo tempo le occasioni palpitanti siano soltanto un paio, tra l'altro equamente suddivise. Comincia la Lazio al 20', sfruttando un lancio lungo di Fuser che Nedved, "protetto" da Mancini, scarica a rete costringendo Rossi al miracolo ravvicinato. Il Milan al 40', ci prova con Weah che gira alto un assist di Ba, a sua volta messo in movimento da Donadoni. A sbloccare la situazione di stallo servirebbe la rete di una delle due formazioni.

E il gol lo firma Albertini su punizione, al primo minuto del secondo tempo, anche grazie a una impercettibile deviazione di Nedved in barriera. L'Olimpico è gelato, il settore dei supporters rossoneri esulta. A questo punto Eriksson decide di richiamare Grandoni per Gottardi, ed è questa la mossa vincente che serve ai romani per liberarsi dalle proprie paure.

In undici minuti la Lazio ribalta infatti la situazione, segna tre gol e colpisce anche un palo, annichilendo il Milan. Al 55' da Mancini a Gottardi che, in anticipo su Maldini, firma il pareggio; tre minuti dopo Jugovic trasforma il rigore concesso da Treossi perchè Maldini frana su una scatenatissimo Gottardi. Lo stadio comincia a crederci e i tifosi laziali iniziano a tifare all'unisono compresa la Monte Mario sempre molto pacata.

Al 62' l'imprendibile Gottardi offre a Casiraghi un ghiotto pallone per il destro: palo pieno, ma è solo il preludio all'apotesi. E' infatti il 65': su angolo battuto da Jugovic, Mancini corregge di petto in mezzo all'area, Negro colpisce a botta sicura, Rossi a terra non trattiene e Nesta, in scivolata, appoggia in rete. E' un uragano, una bolgia indescrivibile quando il difensore-gioiello biancazzurro va a festeggiare sotto la curva nord. Un ecatombe quella che si abbatte sul Milan, proprio quando Capello, perduto Kluivert, ritiene di innervare il centrocampo affidandosi a Maini. Disastro totale, correzione di rotta obbligata con Ganz per Ba, nervosismo, sussulti di pura sopravvivenza (una punizione di Ziege toccata in volo da Marchegiani) e poco altro. La Coppa Italia della Lazio è meritata, sugli spalti le nuove generazioni di tifosi piangono di gioia quando Fuser alza il trofeo al cielo. E nella notte la città si colora di biancazzurro con clacson e bandiere al vento. Piazza del popolo invasa dai cortei festanti come non accadeva da tanti, troppi, anni.

Fonte: Corriere della Sera