Agosto 1986 la rivolta dei tifosi laziali - 3

Da LazioWiki.

Il Corriere dello Sport del 28 agosto 1986
Il Corriere dello Sport del 29 agosto 1986
Sandra Milo festeggia la sentenza

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29 agosto 1986[modifica | modifica sorgente]

Da La Stampa:

Già dicono che il vero scandalo del calcio non è nelle combine del toto-nero ma nelle sentenze della Disciplinare. Tremebondo il verdetto di Milano che aveva soltanto schiumato le responsabilità; ridicolo l'appello della Caf di Roma che ha fatto alcuni passi indietro nella logica del buon senso. In primo grado era stata inventata l'"insufficienza di prove" che non aveva cittadinanza nella giustizia sportiva: fino a un mese fa, il dubbio era più che sufficiente a condannare. Da ieri si è fatta piazza pulita di un altro cardine della legge del football: quello della responsabilità oggettiva che imponeva a ogni società di essere garante di tutti i suoi tesserati. Dunque l'Udinese resta in A e la Lazio in B con 9 punti di handicap da scontare nel prossimo campionato. Il Foggia sfugge alla C2 e resta in C1 partendo da -5. Le tifoserie del Friuli e della capitale sono già scese in piazza per festeggiare lo scampato pericolo e la riconquista delle loro categorie. Euforia fuori luogo perché la ri-promozione a tavolino avviene al prezzo di mettere in discussione la vita stessa del calcio che doveva fare pulizia e ha rinunciato a farlo: che doveva riconquistarsi un'immagine seria e ha partorito un compromesso poco onorevole. Si è scoperto che avvocati di grido, gente integerrima, magistrati dell'alta Cassazione in pensione, giuristi d'Università hanno un cuore. Cuore di tifoso. Al confronto, Corrado De Biase capo dell'Ufficio Inchieste che alcuni chiamavano De Sabbie per rimproverargli alcune inchieste all'acqua di rose è il mastino molla-mai. Inoltre, l'euforia dei supporters non tiene cento che partire da -9 punti significa quasi certamente la retrocessione per l'anno prossimo ma con un campionato inutile, da cenerentole, senza soddisfazioni né incentivi. A chi interessa seguire un club che — a non perdere mai — ha bisogno di mezzo girone di andata per arrivare a quota 0? La sentenza di Roma è stata giudicata vergognosa perché ha finito per dimenticare proporzioni e misure. Il Pisa che era in A a spese dell'Udinese, torna tra i cadetti; il Pescara che sarebbe rimasto in B al posto della Lazio chiude il libro dei sogni e si allinea con gli altri in C1. In Toscana dove c'è il gusto per la battuta violenta ne hanno già inventate alcune sul filo dell'irriguardoso. Ma ci sono musi lunghi anche a Palermo, Cagliari, Vicenza e Trieste, responsabili di un illecito, che finiscono per pagare prezzi proporzionalmente esagerati rispetto a Udinese e Lazio. Lanerossi Vicenza e Triestina perdono la serie A che si erano conquistato sul campo e le altre due partono da -5 e -9 cosa, a dir poco, esagerata. Qualcuno ha già pronta una spiegazione. Le squadre forti "galline d'oro" della Federcalcio non potevano essere trattate male: le altre, povere, di periferia, senza blasoni e senza santi in paradiso, potevano diventare il capro espiatorio. Su quelle si che è stato facile essere rigorosi.


In un altro articolo è riportato:

Anche Sandra Milo ha festeggiato lo scampato pericolo. Ieri pomeriggio la popolare attrice si è unita al tifosi laziali che si sono radunati sotto la sede della società romana, per gridare tutta la loro gioia. Roma laziale riparte da meno nove, ma resta in serie B ed è quello che conta a giudicare dalle scene di entusiasmo delirante. E per dimostrare il loro attaccamento al colori sociali, i fans biancazzurri hanno subito iniziato la corsa all'abbonamento. Dicono in coro: "Saremo sempre in settantamila allo stadio ed aiuteremo la Lazio a superare in fretta il pesante handicap che la Caf ci ha inflitto". Un ragazzotto grida alla Milo: "Se alla Caf fosse andata lei, ci avrebbero promossi in serie A". Certo, se si fosse presentata con l'attillatissimo abito verde che indossava ieri in mezzo al tifosi, magari anche l'austero giudice Vigorita si sarebbe, turbato. Roma esplode di felicità, mentre altre città hanno visto il loro futuro sconvolto dall'inappellabile verdetto della Caf. E' il caso di Pisa e Pescara, che dopo la sentenza di primo grado si sentivano in paradiso ed ora invece gridano la loro rabbia. In Toscana nessuno aveva preso in considerazione la possibilità di non salire in serie A. Ora il presidente della società nerazzurra, Romeo Anconetani, ha deciso di rivolgersi al Coni per chiedere giustizia, ma ormai i giochi sono fatti. Anconetani ieri ha avuto un leggero malessere, poi, ripresosi, ha attaccato con violenza i giudici della Caf ed ha cercato di calmare i tifosi, assicurando che "giustizia sarà fatta".

La società pisana rischia anche di perdere il giocatore Schachner, perché non essendo più in serie A, il regolamento le proibisce di ingaggiare stranieri. L'austriaco a questo punto dovrebbe finire ad Udine, cioè proprio alla squadra che è stata salvata a danno del Pisa. I tifosi intanto minacciano azioni di protesta. Mercoledì in occasione della partita di Coppa Italia con il Torino, diserteranno lo stadio. Un'azione singolare, perché in questo modo non danneggiano certo i giudici della Caf, ma la loro società, già pesantemente penalizzata. Stesso clima di delusione anche a Pescara. La serie B resta un miraggio e la società abruzzese ora è nella bufera. Il presidente Marinelli ha deciso di dimettersi ed il club rischia di essere messo in liquidazione. Tutti rilevano l'assurdità di quanto emerso dopo il processo bis di Roma. "E' stata mortificata la giustizia sportiva. D'ora in avanti — dicono a Pescara — si potranno comprare le partite, rischiando al massimo una penalizzazione". Il tecnico Galeone ha commentato con ironia: "Ingaggiamo Vinazzani, potrà essere un prezioso collaboratore". Come tutti sanno, Vinazzani è il giocatore laziale pesantemente coinvolto nel calcio scandalo e squalificato per cinque anni. Mentre il tecnico pisano Simoni resterà comunque, quello abruzzese vorrebbe andarsene, vista l'"aria di smobilitazione che tira".


"Non posso nascondere qualche perplessità". Il sostituto Procuratore Giuseppe Marabotto che ha avviato l'inchiesta penale sullo scandalo del calcio ha saputo le decisioni della giustizia sportiva e ha commentato: "Non sono stati utilizzati i verbali di Armando Carbone e le intercettazioni telefoniche. Lo scopo, rispettabilissimo, era quello di non violare il segreto istruttorio ma agli inquirenti della Disciplinare è venuto a mancare un importante pilastro di questa inchiesta". Resta comunque una domanda: "Che cosa bisogna fare per essere retrocessi? La Caf, in passato, ha retrocesso squadre colpevoli di un solo illecito. Non scordiamoci il caso del Verona. Mentre adesso, con tutto questo materiale, bastano nove punti da scontare sul prossimo campionato... che equivale a una specie di retrocessione "a posteriori"". Ancora: "Come magistrato dovrei dirmi soddisfatto perché le tesi della mia accusa sono state apprezzate e confermate. Non sono state accolte dove mancava del materiale che io ho e che i giudici sportivi non avevano a disposizione. Le questioni, semmai, riguardano la qualità delle decisioni della Caf. E allora, come sportivo, devo dire che sono deluso. E' certo che, quando sarà chiusa l'inchiesta penale, alcuni casi dovranno essere ridiscussi". Infatti, dopo l'indagine sportiva con la decisione inappellabile di ieri, resta quella penale nelle mani del sostituto Procuratore Marabotto. "Lunedì — aggiunge Marabotto — interrogherò Antonio Orru che era l'ultimo latitante ed è stato arrestato l'altro giorno. Poi è la volta di Italo Allodi, Armando Carbone, i consiglieri del Perugia Bura e Baglioni". L'istruttoria resta "in sommaria" e a novembre potrebbe essere conclusa.


Da la Repubblica:

"Buongiorno. Ci sono situazioni nelle quali il mestiere giornalistico crea penose crisi di coscienza. E' il caso delle indiscrezioni fornite dal nostro "Studio aperto" di ieri sera (mercoledì, ndr) a proposito della sentenza di appello sul totonero". E' l'inizio del Tg2 ore 13 di ieri. Un inizio inconsueto. Maurizio Vallone aveva un lungo testo davanti, lo stava leggendo. Era nato tutto mercoledì sera, da un altro telegiornale, sempre sulla seconda rete. Verso le 20,20 veniva fornita un'indiscrezione. Riguardava tre casi in discussione alla Caf: Lazio, Foggia, Mazza. "Per la Lazio è stata confermata la retrocessione in C1; il Foggia è stato confermato in C1; Mazza assolto". Questo il senso. Primo problema: da dove arrivava la notizia? Secondo problema: mancavano circa venti minuti all'inizio di Lazio-Napoli. "Ci torniamo sopra per due ragioni" proseguiva lo speaker, ieri. "La prima è che questa sentenza sarà comunicata in modo ufficiale dopo le 15 di oggi (ieri, ndr) all'Hotel Hilton; la seconda e più importante è che le informazioni di ieri sera hanno creato un conflitto tra il nostro dovere di giornalista e le nostre responsabilità di cittadini. Incidenti seri ma non gravi sono avvenuti allo stadio Olimpico in occasione dell'incontro di Coppa Italia tra la Lazio ed il Napoli, in parte per ragioni di tifo, in parte sulla scia delle notizie fornite dal Tg2 della sera che peraltro erano anticipate da molti quotidiani e che nel nostro "giornale" sono state comunque circondate da grande cautela".

Gli incidenti, ecco il punto. Era opportuno dare la notizia prima di Lazio-Napoli? Un tifoso della squadra biancoceleste, Franco Spuntarelli, ha addirittura presentato un esposto in pretura, sostenendo che all'origine degli scontri di mercoledì sera ci sarebbe stata proprio l'"indiscrezione" fornita dal Tg2. E il pretore Cesare Martellino ha avviato una indagine preliminare nella quale si ipotizza il reato di diffusione di notizie false e tendenziose, atte a turbare l'ordine pubblico. "La scelta è stata quella di privilegiare il dovere di dare le notizie; una grande comprensione c'è stata negli ambienti ufficiali della Lazio, che sono riusciti a controllare la tifoseria e che vivono ore di trepida attesa" concludeva e in pratica si esauriva il testo letto da Vallone, almeno nella sua parte più importante. Controllare la tifoseria? Ma ci sono stati incidenti, contusi, mezzi Atac danneggiati, fermi, arresti. Questione di tempi, o di tempismo. "Il dovere di dare le notizie", giusto; ma anche di sapere quando si può darle. Qualunque fosse la provenienza dell'indiscrezione, comunque, la parte che riguardava la Lazio si è dimostrata errata (quella su Foggia e Mazza, no). C'è una possibilità, ieri se ne parlava, qualcuno l'ha detto esplicitamente: la Caf avrebbe cambiato la sentenza dopo le notizie del Tg2. E a questo punto, tutte le ipotesi (o "indiscrezioni") sono lecite...


In un altro articolo, a firma del giornalista Mario Sconcerti, è riportato:

Esploso a metà aprile, il più grande scandalo che abbia mai coinvolto il calcio si è dunque chiuso ufficialmente ieri. In quattro mesi sono state inquisite decine di partite, interrogati e giudicati decine di tesserati, sfiorati con sospetto centinaia di nomi. Facendo piccole e indebite proporzioni tra il mondo del calcio e il paese reale è come se qualche milione di italiani avesse invaso con i suoi reati i tribunali di tutta Italia. Il calcio ha risolto tutto in quattro mesi con dei giochi di equilibrio giuridico ed una leggendaria fatica fisica che onestamente mi sembra metta i suoi magistrati su piccoli piani d'eccezionalità. Se date un'occhiata allo sterminato campo di battaglia che si lasciano alle spalle, si può perfino scoprire che le sentenze definitive tolgono buona parte delle stonature iniziali e riportano uno stranissimo, convulso, ma sostanziale equilibrio. Il grande scoglio della responsabilità oggettiva, l'artifizio più necessario del calcio e più apparentemente ingiusto, è stato aggirato con una sorta di nuovo tariffario non privo di una sua durissima eleganza. In pratica per responsabilità oggettiva non si retrocede più, ogni illecito costa cinque punti. Si sono prese insomma le distanze tra i "delitti" dei giocatori e le conseguenze che questi avrebbero causato a società innocenti.

Le società pagano ugualmente molto, ma non il conto per intero. Le sentenze a carico di Lazio e soprattutto Udinese, in attesa delle motivazioni, si spiegano soprattutto così. Per la Lazio è stata accolta la tesi difensiva che riduce a due gli illeciti; per l'Udinese è caduta la responsabilità diretta del suo presidente, riportando i suoi due rimanenti peccati nella nuova specie di normalità prescelta. All'atto pratico è difficile sostenere quanto tecnicamente le due società siano state davvero salvate. Nove punti (soprattutto per l'Udinese) equivalgono molto probabilmente ad una retrocessione postdatata. Ma è in questa difficoltà d'interpretazione che secondo me sta la bellezza tecnica e l'abilità della sentenza. Tutti ugualmente puniti, tutti ugualmente dietro una lunghissima lavagna, ma tutti (o quasi) messi nelle condizioni di non protestare, quasi anzi di tirare il fiato. Se permettete, visto il tempo a disposizione, la vastità della materia e gli interessi che circolavano, a me sembra che questo gioco delle parti abbia del miracoloso. E' chiaro che la lunga battaglia contro il male del calcio lascia molte rovine anche nel territorio dei magistrati sportivi; è chiaro (ma lo è da molto tempo) che tutta la giustizia del gol va rivista e corretta se non addirittura rifondata. Ma non sarà mai solo un problema di uomini ma di mezzi di indagine e di possibilità di castighi. In attesa che il reato sportivo diventi finalmente penale e che altri uomini diano il cambio e portino al calcio le loro esperienze, mi sembra giusto e doveroso chiudere la grande parentesi del totonero ringraziando questi.

30 agosto 1986[modifica | modifica sorgente]

Da la Repubblica:

La Lazio sopravvive. Il presidente della società biancazzurra Gianmarco Calleri, accompagnato dal fratello Giorgio, dall'altro neodirigente Renato Bocchi e dai legali Persiani e Sandulli, ha regolarizzato alla Figc, nell'ufficio della Lega di Matarrese, la sua posizione debitoria per una somma totale di 13 miliardi. La Lazio ha quindi sistemato la propria posizione evitando il rischio del fallimento dopo il verdetto della Caf che l'ha "ripescata" dalla serie C1 pur infliggendole nove punti di penalizzazione in B. Il Palermo non si è ancora iscritto al campionato, la grave crisi finanziaria in cui la società versa da mesi non è risolta. Non è stato ancora saldato infatti un debito di 810 milioni nei confronti della Lega ed un altro di 400 nei confronti dei giocatori. L'iscrizione al campionato è stata bloccata dallo stesso presidente della Lega Antonio Matarrese. E' stato ribadito che le lettere di intento pervenute alla Lega dalla Regione siciliana e dal comune di Palermo (si tratta di atti relativi a futuri contributi in favore della squadra) non consentono di considerare "avviata a soluzione la posizione debitoria". Il pretore Cesare Martellino di Roma ha ascoltato ieri mattina il direttore del Tg2 Antonio Ghirelli in relazione all'indagine in corso sulla indiscrezione diffusa mercoledì sera dalla tv circa la conferma da parte della Caf della retrocessione della Lazio in C1. Gli accertamenti sono stati disputati in seguito ad una denuncia presentata alla magistratura da Franco Spuntarelli, un tifoso della Lazio, secondo il quale gli incidenti avvenuti dopo la partita di mercoledì sera contro il Napoli sarebbero stati provocati proprio dalla diffusione di quella indiscrezione poi rivelatasi infondata. Ghirelli, che ha chiesto lui stesso al magistrato di essere ascoltato, ha consegnato al pretore Martellino la registrazione dell'edizione serale del Tg2 di mercoledì sera, ed alcune copie di quotidiani dei giorni precedenti, che già riportavano indiscrezioni su una presunta conferma della condanna della Lazio. Il colloquio è durato in tutto mezz'ora. Al termine Ghirelli non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione. Il pretore intanto ha fatto sapere che sulla vicenda vuole interrogare entro lunedì anche il presidente della Lazio Gian Marco Calleri.


In un altro articolo, a firma del giornalista Gianni Minà, è riportato:

Non so se la sentenza della Caf sia stata veramente cambiata dopo una telefonata "eccellente" di chi era giustamente preoccupato che alcune sentenze preannunciate dal TG2 con 24 ore di anticipo, fossero almeno in parte smentite. E questo per non far perdere la faccia alla giustizia federale. Ho motivo però di ritenere non del tutto infondata questa versione dei fatti e non solo perché le anticipazioni sulla assoluzione del presidente dell'Udinese Mazza e sulla non retrocessione di Foggia e Carrarese in C2 sono state confermate (l'unica variazione rispetto alle anticipazioni è venuta sul caso della Lazio che si è, dicono gli esperti, trascinata inevitabilmente dietro il caso Udinese). Io ho motivo di credere a questa versione dei fatti perché non poteva che finire così una storia dove le famose incongruenze e illogicità, e un certo servilismo della giustizia del calcio avevano toccato nella prima sentenza limiti inquietanti. E diciamo questo malgrado la grande comprensione che abbiamo ormai da tempo verso una giustizia costretta ad agire velocemente, con pochi riscontri e molti condizionamenti. Ma quello che ci lascia perplessi non è questa confusione con thrilling finale per salvare la faccia della Caf. Ancora una volta la giustizia federale, in quella che doveva essere la stagione della rifondazione del calcio, è rimasta schiava, senza speranza, della sua impotenza passata. Per vent'anni questa giustizia federale ha sempre saputo chi erano i corruttori del calcio, manager, alcuni dirigenti, alcuni arbitri, alcuni giocatori, ma non ha mai saputo, non ha mai potuto, non è mai stata in grado di ripulire l'ambiente. Hanno pagato sempre e solo alcuni giocatori, quasi mai eccellenti, salvo Paolo Rossi e Giordano, calcisticamente "figli di nessuno".

Poi hanno pagato spesso con la retrocessione le società, cioè i tifosi, come se le società stesse non fossero dirette da dirigenti e manager e non fossero questi personaggi a prendere "certe decisioni". Fra i presidenti importanti furono puniti solo due privi di relazioni che contano: Colombo del Milan, preso tra l'altro in fallo senza possibilità di smentita, e il povero Garonzi del Verona. Il cui "crimine" (una telefonata tra il serio e il faceto al suo ex giocatore Clerici) se confrontato alle assoluzioni accordate dalla Disciplinare per insufficienza di prove o dalla Caf per altri reconditi e non chiari motivi, fa per lo meno tenerezza. Non parliamo poi degli arbitri che, anche quando sono stati molto chiacchierati, sono stati "dimessi" dai loro dirigenti con i più svariati motivi, ma mai incastrati da un inquisitore federale, da una disciplinare, o da una Caf. Le schedine del Totonero sono intanto già riapparse nei luoghi deputati di tutte le città d'Italia per le partite di Coppa Italia, segno che le sentenze antiche e recenti della giustizia federale non hanno minimamente scalfito il fenomeno. Anche perché, obiettivamente, servirebbe una legge, come chiede Franco Carraro, che punisca penalmente il gioco clandestino. Ma il problema di fondo è un altro: il Totonero continua imperterrito perché, come succedeva per certi boss, sempre nominati, talvolta inquisiti, ma troppo spesso assolti per insufficienza di prove nei processi di mafia, la giustizia federale non ha mai saputo (o voluto) arrivare ai gestori occulti dell'illegalità nel calcio, ai gestori dei risultati aggiustati, e nemmeno cercare di scoprire gli accordi tra potentati, tutti meccanismi ai quali, per prosperare, si è appoggiato o ha millantato di essere appoggiato il Totonero.

E così il calcio non ha avuto difesa. La colpa non è soltanto della giustizia federale schiava di certe pressioni, di certe antiche logiche, ma ormai è l'ora definitiva di cambiare. Anche la stampa deve fare la sua parte. Non è esaltante sentir dire che qualcuno di noi ha preparato la linea di difesa di alcune società. Sappiamo che Franco Carraro si è trovato nell'occasione impossibilitato a cambiare subito un apparato giudiziario che non funzionava più. Ma egli sa perfettamente che la rifondazione del calcio italiano incomincia proprio dalla riorganizzazione della macchina giudiziaria che deve difendere questo sport. Ha fatto quindi molto bene diplomaticamente a ringraziare i giudici che a tutti i livelli hanno lavorato a questa ultima vicenda nera del calcio corrotto, ma con i ringraziamenti credo sia arrivato anche il momento di voltare pagina, di cambiare uomini. Tutta gente per bene, che però ha aiutato poco la rinascita del calcio.



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