Domenica 10 aprile 2005 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Livorno 3-1

Da LazioWiki.

Stagione

Turno precedente - Turno successivo

10 aprile 2005 - 3141 - Campionato di Serie A 2004/05 - XXX giornata

(Data originaria della gara rinviata ad oggi per la morte del Pontefice Giovanni Paolo II il 2 aprile 2005)

LAZIO: Peruzzi, Siviglia, Fernando Couto, Zauri, E.Filippini, Dabo, Giannichedda, Cesar (65' Oddo), Liverani (68' A.Filippini), Muzzi (54' Di Canio), Rocchi. A disposizione: Sereni, Talamonti, Manfredini, Bazzani. Allenatore: Papadopulo.

LIVORNO: Mareggini, Melara, A.Lucarelli, Grandoni, Balleri, Vigiani (46' Vidigal), Grauso, Ruotolo (59' Colombo), Doga, Danilevicius, Protti. A disposizione: Mazzoni, Giallombardo, Passoni, Licka, Pfertzel. Allenatore: Donadoni.

Arbitro: Sig. Messina (Bergamo).

Marcatori: 16' Muzzi, 45' Cesar (rig), 55' Rocchi, 61' Protti (rig).

Note: ammoniti Vidigal e A.Lucarelli per gioco scorretto. Calci d'angolo: 4 - 0. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t. Osservato un minuto di silenzio in memoria della scomparsa del Santo Padre Giovanni Paolo II

Spettatori: paganti 4.865 per un incasso di euro 92.861,00, abbonati 28.729 per una quota di euro 390.814,19.


Le squadre onorano a centrocampo la memoria di Giovanni Paolo II
Paolo Di Canio abbraccia Roberto Muzzi dopo la rete
Il calcio di rigore di Cesar
Ammucchiata biancoceleste
Roberto Muzzi in azione
Il titolo del Corriere dello Sport
Il calcio di rigore di Igor Protti
Paolo Di Canio e Tommaso Rocchi in una curiosa foto a fine partita

La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio va, ma che squallore in curva. Si scatena contro il Livorno, però la festa è rovinata da cori, striscioni e svastiche degli ultrà".

Continua la "rosea": E' perfettamente inutile celebrare la scomparsa del Papa, come è avvenuto ieri all'Olimpico anche a cura della curva Nord, se poi quella stessa curva esibisce il peggio di sé stessa attraverso una lunga serie di striscioni di chiara matrice politica, corredati da svastiche, croci celtiche, bandiere nere e altre delicatezze del genere (parte dello stadio però ha manifestato il proprio dissenso). Stride, in questo contesto, la spoliazione denunciata dai pochi tifosi del Livorno (sequestrate pure le magliette del Che), evidentemente più controllabili. Gli incidenti fuori dello stadio a fine gara tra ultrà della Lazio e forze dell'ordine, dopo un match vinto 3-1, ci dicono che a Roma, sul fronte "calcio e ordine pubblico", c'è ancora tanto da lavorare. Immagini che finiscono, ed è un peccato, col rubare la scena a storie come quella di Roberto Muzzi. Non partiva titolare dal 5 dicembre. Da allora aveva collezionato in tutto 76 minuti. Romano di Roma, Muzzi aveva anche altro di cui dolersi, quel solo gol in campionato segnato nell'intera stagione e risalente alla notte dei tempi, l'1-1 della Lazio a Bergamo il 3 ottobre. Ci voleva un bel coraggioa mandarlo in campo dall'inizio, lasciando fuori Bazzani e il sempre amatissimo Di Canio. Papadopulo, con un pragmatismo ben coniugato a una buona conoscenza del campo di allenamento, ha scommesso su Muzzi. E vinto. Il 3-1 della Lazio sul Livorno arriva ben prima della fine di un match certo non trascendentale, ma, cosa volete, si trattava di tirarsi fuori un'altra volta da una scomoda posizione, tanto più adesso che in coda hanno cominciato tutti a fare sul serio. La Lazio lo fa chiudendo la pratica nel giro di un'ora, portandosi su un financo eccessivo 3-0, risultato che il rigore di Protti modificherà in un conclusivo 3-1 che meglio illustra l'andamento del match.

Muzzi segna il gol che sblocca la partita dopo un quarto d'ora e propizia il penalty che allo scadere del primo tempo chiude la pratica prima ancora che Rocchi, all'inizio del secondo tempo, metta il sigillo del 3-0. La moviola finirà col dare ragione all'arbitro Messina, perché Alessandro Lucarelli tira la maglia di Muzzi su uno dei rari corner del match. Se tutti gli arbitri usassero questa stessa unità di misura, di rigori ne vedremmo parecchi. Con quello realizzato da Cesar, sono 8 (su 9 concessi) i penalty realizzati dai biancocelesti in questo campionato. Record assoluto. Papadopulo, ispirazioni sui singoli a parte, ha varato un quasi inedito modulo tattico (il 3-4-1-2 fin qui adottato solo in febbraio contro Milan e Atalanta), con Liverani dietro alle punte. Per la verità, quel che ha funzionato meglio è stato il Dabo regista arretrato e l'accoppiata con Giannichedda è risultata la chiave vincente del match. Donadoni doveva fare i conti con assenze importanti: su tutte quella del bomber Cristiano Lucarelli, squalificato al pari di Galante e Amelia, poi Vargas infortunato cui va aggiunto Passoni, in panchina ma in condizioni precarie. Ha sorpreso tuttavia la mezza rivoluzione attuata a metà campo: il rilancio di Vigiani, sparito dopo un bel girone d'andata, Balleri e Ruotolo, al tirar delle somme non ha funzionato. Vidigal, subentrato nella ripresa, ha mostrato, se non altro per via del temperamento, che forse sarebbe stato meglio puntare su di lui dall'inizio.


La Repubblica titola: "Tre gol al Livorno e tre punti d'oro per i biancocelesti dopo due sconfitte ed un pareggio nelle ultime tre partite. La Lazio torna alla vittoria e si allontana dalla zona salvezza".

Continua il quotidiano: La Lazio torna alla vittoria, dopo tre turni nei quali era riuscita ad incamerare un solo punto, frutto del pareggio interno contro l'Inter. Il Livorno, invece, vede interrompersi una serie di quattro partite senza sconfitte, ma con una sola vittoria. La squadra di Papadopulo ha meritato i tre punti, giocando meglio degli uomini di Donadoni ed imponendo la propria suprezia territoriale, che già dopo i primi 45' gli consentiva di essere sopra per 2-0. Prime battute di gioco a ritmo blando. Al 5', un tiro cross di Balleri per poco non inganna Peruzzi, ma, alla fine, termina fuori. Succede poco fino al 16', quando Muzzi porta in vantaggio la Lazio, abile a sfruttare un cross dalla destra di Cesar, dopo una mancata deviazione di Rocchi. Al 19', Muzzi potrebbe replicare, ancora su cross di Cesar, ma viene anticipato di un soffio dalla difesa amaranto. Il Livorno fa fatica ad imbastire valide azioni d'attacco e Protti e Danilevicius non riescono a mettersi in luce. Anche la Lazio, comunque, dopo essere passata in vantaggio si limita a controllare, senza spingere più di tanto sull'acceleratore. Al 39', la prima occasione pericolosa del Livorno arriva su un calcio di punizione di Doga, ma la palla colpisce il palo, a Peruzzi ormai battuto. Al 44', un bolide di Dabo impegna Mareggini in una difficile deviazione in tuffo. Poco dopo, Lucarelli tocca Muzzi in area e l'arbitro assegna il rigore per la Lazio. Dal dischetto Cesar, senza rincorsa, non fallisce il raddoppio.

Il secondo tempo inizia con Vidigal che prende il posto di Vigiani nel Livorno. Dopo una prima incursione in area amaranto, con Mareggini che smorza l'azione in presa alta, la Lazio arriva vicina al terzo gol, al 4': Muzzi al centro per Rocchi, ma quest'ultimo non trova la deviazione vincente. L'appuntamento col gol è solo rimandato di qualche minuto. Al 9', entra Di Canio per Muzzi ed un minuto dopo, Rocchi riceve palla da Emanuele Filippini, entra in area sulla destra, evita Mareggini e deposita la palla in rete da posizione defilata. Per il Livorno è la mazzata finale, tanto più che al 12', Vidigal, solo davanti a Peruzzi, non riesce a fare niente di meglio che farsi intercettare il tiro. Donadoni fa entrare in campo Colombo per Ruotolo e proprio il neontrato, al 17', si procura un calcio di rigore dopo un contatto con Zauri, trasformato da Igor Protti. Una manciata di secondi dopo, ancora Protti impegna Peruzzi alla parata. Il Livorno sembra avere acquistato più convinzione, ma è la Lazio, con Rocchi, a sfiorare il quarto gol, al 22', con un insidisoso tiro deviato da Mareggini in tuffo. Al 27', il portiere ospite respinge coi pugni una punizione di Oddo, mentre al 31' Rocchi sfiora il palo con un bel sinistro. La partita continua a farla la Lazio, mentre il Livorno sembra avere esaurito le ultime energie e nell'ultimo quarto d'ora, non succede più nulla di rilevante.