Domenica 13 aprile 1997 - Genova, stadio Luigi Ferraris - Sampdoria-Lazio 1-0

Da LazioWiki.

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Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1996/97 - 27ª giornata - Sampdoria-Lazio 1-0

SAMPDORIA: Ferron, Balleri, Mannini, Dieng, Pesaresi, Carparelli (55' Salsano), Karembeu, Veron, Laigle, Montella (90' Iacopino), R. Mancini. n.e. Sereni, Evani, Sacchetti, Invernizzi, Vergassola. All. Spinosi. D.T. Eriksson.

LAZIO: Marchegiani, Negro, Grandoni, Chamot, Favalli, Fuser, Venturin (69' Buso), Okon, Gottardi (75' Rambaudi), Nedved, Signori. n.e. Orsi, Marcolin, Baronio, Piovanelli, Federici. All. Zoff.

Arbitro: Sig. Treossi (Forlì).

Marcatori: 67' Montella (rig).

Note: ammoniti Venturin, Mannini, Mancini, Balleri, Gottardi e Veron.

Spettatori: 24.383, di cui 5.333 paganti, per un incasso di lire 160.735.000 (abbonati 19.050, per una quota di lire 394.772.777).

Una fase della partita
Una fase della partita
Il rigore decisivo
Il biglietto della partita
Duello tra Signori e Dieng
Gottardi in azione

La Gazzetta dello Sport titola: "Lo svedese affronta e batte la squadra che guiderà il prossimo anno mettendone a rischio l'Europa. Eriksson timbra un passaporto. La sua Samp scatta verso l'Uefa, la sua prossima Lazio deve ancora lottare. Occasione per Signori e un fallo da rigore su Nedved. Poi la Samp: rigore di Grandoni su Veron, segna Montella che esce. Mancini sbaglia un altro penalty ma i blucerchiati legittimano il successo".

Continua la "rosea": Alla fine i tre punti Uefa se li prende la Samp. Alla faccia della complicata vigilia in cui si è perfino rischiato di perdere di vista i significati più importanti di una domenica destinata sicuramente, visto come sono andate le cose, a qualificare il campionato blucerchiato e ad accrescere le difficoltà di quello laziale. Vigilia complicata, si diceva, per le tante analisi sui nervi, a dire il vero saldissimi, di Eriksson impegnato contro il proprio futuro, o su quelli di Mancini, coinvolto in una polemica senza senso con una parte della tifoseria. E pure la partita è stata piuttosto complicata da interpretare, ricca di colpi di scena, di occasioni da gol, quasi tutte a disposizione dei padroni di casa, di momenti in cui, soprattutto nella ripresa dopo un primo tempo piuttosto sonnacchioso ed equilibrato, entrambe le squadre hanno provato a farsi male. E a farsi davvero male è stata la Lazio, riuscendo a costruire quasi nulla nonostante le buone partenze di un Fuser sempre su di giri e l'abnegazione di Nedved. Un'occasione in contropiede per Signori al 31', sventata da Ferron in uscita, qualche dubbio su un intervento in recupero di Mannini su Nedved lanciato a rete e gli "attivi" di Zoff si fermano lì. Davvero poco, a fronte di una Sampdoria che, dopo l'inizio piuttosto cauto, ha cominciato a credere nella possibilità del gran colpo. Fino al gol segnato da Montella, al 22' della ripresa, su rigore concesso per fallo (evidente) di Grandoni su Veron, e poi anche dopo, con una sequenza decisamente impressionante di occasioni da raddoppio buttate al vento, culminate con il secondo tiro dal dischetto, concesso per un contatto molto meno evidente del primo fra Chamot e lo stesso Veron e malamente sciupato da Mancini in pieno ricupero (Montella, cecchino quasi infallibile dagli 11 metri, aveva lasciato il campo da pochi secondi).

E' lì, in quei venti minuti di supremazia netta, mentre le squadre si allungavano sempre più e Zoff inseriva attaccanti (Buso e Rambaudi) uno dopo l'altro e saltava ogni logica nel gioco, che la Samp ha rischiato di farsi a sua volta davvero male. Costruendo, ma pure fallendo al 23' con Montella, al 32' con Karembeu (lanciato dallo stesso Montella, a tu per tu con Marchegiani), al 35' con Laigle, al 38' con Mancini, le occasioni per mettersi al sicuro. E' andata bene, alla Samp, che pur sbagliando qualche volta di troppo la mira, ha comunque ampiamente legittimato, nel pirotecnico finale, la sua vittoria, ottenuta nonostante le assenze "pesanti" di Mihajlovic e Franceschetti, a fronte di una Lazio costretta a sua volta a rinunciare a Casiraghi, Nesta, Protti e Fish. Signori ha fatto quel che ha potuto, cioè poco, mentre dall'altra parte Mancini si è mosso ed ha tentato qualcosa di più, riuscendo però raramente a cavare un ragno dal buco. Ma è con un Mannini ritrovato ai suoi migliori livelli, con un Veron strepitoso per continuità e precisione (non a caso è stato l'argentino a procurare i due rigori), con un Karembeu ritrovato a centrocampo, con un Montella vivace per sé e per qualche altro che la Samp ha vinto il suo duello contro una Lazio che, a parte la già citata abnegazione di Nedved e le veloci scorribande di Fuser, null'altro di notevole è riuscita a mettere sul piatto della bilancia. E così è la Samp, adesso, a coltivare sogni europei.


Dal Corriere della Sera:

Siamo nei minuti di recupero, l'arbitro Treossi decreta un calcio di rigore a favore della Samp. Vincenzo Montella, il rigorista principe della squadra blucerchiata, è uscito pochi secondi prima, sul dischetto si porta Roberto Mancini, proprio sotto la gradinata sud, quella dei tifosi più caldi. Il silenzio è totale. Mancini calcia, la palla finisce fuori. L'errore, dopo il recentissimo botta e risposta tra il capitano e i suoi ormai ex adoratori, avrebbe potuto innescare pericolose reazioni. Fortunatamente ha prevalso il buonsenso, anche perché subito dopo Treossi ha sancito la fine della partita che ha visto la vittoria della Samp. La ferita, però, rimane profonda. Da tempo tra Mancini e gli ultrà è in atto una guerra strisciante. I sampdoriani accusano il capitano di comportamenti destabilizzanti nei confronti della squadra. La sua volontà di fuga viene vissuta come un tradimento. Mancini ha accusato i capi degli ultrà di comportamenti non limpidi nei suoi confronti. La reazione è stata una lettera nella quale gli amanti delusi a loro volta hanno rinfacciato al capitano una serie di presunte malefatte. La velenosa polemica ha sancito il divorzio tra Mancini e la Sampdoria, ma ieri a Marassi non ha avuto spiacevoli ripercussioni, come qualcuno temeva. Solo l'umore solitamente pacato di Sven Goran Eriksson ha subito un pesante scossone. Il tecnico svedese, anch'egli in procinto di trasferirsi alla Lazio, a fine partita si è indignato: "E' ridicolo pensare che io e Mancini vogliamo fare brutta figura davanti a tutta Italia, che qualcuno nella Samp possa giocare male apposta. Queste cose le rifiuto totalmente". A favorire la provvisoria tregua tra i futuri transfughi e la tifoseria ha provveduto la Lazio che a Genova ha giocato una delle peggiori partite della stagione. Le assenze di Nesta, Casiraghi, Protti e Fish si sono fatte sentire. La squadra biancazzurra è riuscita a creare una sola occasione da rete in tutta la partita e nella ripresa è addirittura scomparsa, come ha ammesso Zoff alla fine. Solo nel primo tempo la Lazio è stata in grado di fronteggiare una Samp non trascendentale. Ma il povero Signori, lasciato solo in avanti, ha avuto una palla giocabile in tutto il primo tempo. Poi, il buio totale. In attesa che si concretizzino i faraonici investimenti di Sergio Cragnotti, la Lazio dovrà perciò lottare con le unghie e con i denti nell'intento di conquistare un posto in Uefa, mentre la Sampdoria, grazie alla vittoria nello scontro diretto, compie un concreto passo avanti verso l'Europa. La ritrovata vena di Montella e la lucidità di Veron, che si è procurato i due rigori (quello decisivo, trasformato da Montella, e quello fallito da Mancini) sono le armi più affilate in mano ad Eriksson, come si è visto in una ripresa giocata a ritmi folli, nella quale non sono mancate le occasioni da gol. Samp lanciata verso l'Europa, dunque. Mancini ed Eriksson verso Roma. Ma l'addio sarà triste come un grande amore che si è trasformato in un odio.


Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

Pavel Nedved ha un diavolo per capello. "Avevo fatto passare la palla in mezzo alle gambe dei difensori, poi Mannini mi ha spinto da dietro e sono caduto. Ero sicuro che l'arbitro fischiasse il rigore. Sinceramente credevo che la partita finisse 0-0. Invece quegli episodi hanno deciso. Nella ripresa ci siamo allungati troppo, ed io ero lontano da Signori. Nel primo tempo mi sono arrabbiato un po' con lui perché nella grande occasione avuta io ero solo. Ma Beppe mi ha detto che stava guardando solo la porta". Anche Diego Fuser recrimina: "Il primo della Samp c'era. Ma c'era soprattutto quello per noi sullo 0-0. Quel doppio episodio ha girato la partita. Comunque non abbiamo demeritato, la squadra ha mostrato di essere viva e nella corsa per l'Europa le nostre speranze restano intatte. Anche perché adesso giocheremo per quattro volte consecutive all'Olimpico". Dino Zoff dall'alto della sua saggezza mette la parola fine alle polemiche: "Per me l'arbitro è sacro e fa sempre quanto di meglio. In realtà noi abbiamo giocato un discreto primo tempo, ma nella ripresa siamo calati: facevamo fatica ad uscire, tenevamo troppo la palla ed abbiamo pagato qualche errore. Ma va dato merito alla Samp di aver giocato bene. Per la Lazio non cambia nulla". Proseguono le iniziative di mercato della Lazio. Ieri il ds Governato era in Germania per portare avanti la trattativa Nerlinger.