Domenica 15 gennaio 1989 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Roma 1-0

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Stagione

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15 gennaio 1989 - 2395. Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1988/89 - XIII giornata - Inizio ore 14:30.

LAZIO: Fiori, Monti, Beruatto, Pin, Marino, Piscedda, Dezotti (90' Greco), Icardi, Di Canio, Acerbis, Sosa (87' Muro). A disp. Bastianelli, Di Loreto, Rizzolo. All. Materazzi.

ROMA: Tancredi, Tempestilli, Nela, Massaro, E.Oddi (82' Gerolin), Collovati, Renato (46' Conti), Desideri, Voller, Giannini, Policano. A disp. Peruzzi, Andrade, Rizzitelli. All. Liedholm.

Arbitro: D'Elia (Salerno).

Marcatori: 25' Di Canio.

Note: giornata mite, terreno in buone condizioni. Ammoniti Piscedda, Desideri, Policano, Sosa e Conti. Angoli 10-1 per la Roma.

Spettatori: 44.371 per lire 1.553.140.000 (abbonati 11.337 per lire 363.745.000, paganti 33.034 per lire 1.189.395.000).

L'entrata in campo delle squadre
Il tiro vincente di Paolo Di Canio che regala la vittoria ai biancocelesti
La gioia del giocatore dopo la rete
Il festeggiamento sotto la curva sud
Il gesto di gioia
Paolo Di Canio in azione
Andrea Icardi controlla Collovati
Oddi scavalcato facilmente
Materazzi felice

Fu vera gloria. La rimaneggiatissima Lazio, sovvertendo il pronostico, ha fatto suo il "derby povero" e con pieno merito, mettendo in ginocchio una Roma irriconoscibile, presuntuosa e impotente, a dispetto della strana coppia Voller-Renato, autentica mossa a sorpresa di Nils Liedholm. La squadra di Materazzi, umile, concentratissima e ben disposta tatticamente, ha dominato nel primo tempo, raccogliendo con l'enfant prodige Di Canio al 26' i frutti della sua superiorità, poi ha amministrato il risultato, concedendo alla Roma solo la traversa colpita da Voller e sfiorando altri gol. Raramente il derby capitolino aveva avuto un verdetto così limpido. La Roma, senza attenuanti (a parte la sola ma importante assenza di Manfredonia), non ha argomenti cui aggrapparsi giacché l'arbitro D'Elia è stato impeccabile, a parte un paio di sviste veniali a svantaggio della Lazio.

Dopo dieci anni, di cui tre in Serie B, la Lazio ha trionfato sulla Roma. Sembrava un'impresa impossibile senza Martina, Sclosa, Gregucci e Gutierrez e con il giovane "bomber" Rizzolo, già prenotato dalla Juventus che avrebbe anticipato la concorrenza del Milan, in panchina. Materazzi ha preferito affidarsi all'argentino Dezotti e all'uruguaiano Ruben Sosa come "partners" di Paolo Di Canio. E' bastato il ventenne ragazzo del Quarticciolo per tenere in scacco l'intera difesa romanista. Di Canio, prodotto del vivaio della Lazio, era stato prestato due stagioni fa alla Ternana in C2 (27 presenze, 2 gol), poi era tornato alla base ma in B non aveva mai giocato: a causa di una tallonite, aveva rischiato guai seri, addirittura di chiudere la carriera.

Poi è guarito e, tra le forze emergenti del campionato, è fra i più interessanti. Ieri Di Canio ha fatto soffrire Nela e chi, a turno, lo prendeva in consegna. Soprattutto ha saputo essere freddo nell'azione del gol, impostata da Monti e rifinita dal cross di Ruben Sosa. Con una botta ravvicinata di collo destro ha battuto Tancredi, siglando contemporaneamente la sua prima rete nella massima divisione e nel derby. Per un romano "de Roma" è il massimo. La Curva Nord, gremita di tifosi laziali che prima del via l'avevano inondata di colori biancocelesti disegnando un grande cuore, è esplosa in un boato di gioia. La Roma, acefala, sembrava paralizzata. Giannini non era mai riuscito ad assumere l'iniziativa, a fare un lancio decente per Voller e Renato, bloccati inesorabilmente da Marino e Monti, con la collaborazione del libero Piscedda. Molto più attivo appariva Pin, ben coadiuvato da Icardi, Sosa e da Beruatto che spadroneggiava sulla fascia sinistra, andando anche al tiro, come al 29' quando un suo fendente lambiva il montante con Tancredi ormai fuori causa.

Ritmo, pressing, triplicamento delle marcature e immediato rilancio, le armi della Lazio che impediva alla Roma di ragionare. L'unica occasione per i giallorossi, nel primo tempo, capitava all'uomo sbagliato: l'incornata di Renato era troppo alta. Liedholm correva ai ripari dopo l'intervallo inserendo Bruno Conti, preferito a Rizzitelli, al posto di Renato. E l'ala mundial aveva un avvio bruciante: direttamente dalla bandierina del corner, con un sinistro carico d'effetto, chiamava Fiori alla parata più difficile. Ancora dal suo piede l'assist che Voller, da pochi passi, dirottava sul portiere (57'). Poi Conti arretrava in cabina di regia, per consentire l'avanzamento di Giannini, e si faceva ammonire per un fallo plateale su Di Canio lanciato a rete. Ogni contrattacco della Lazio era un campanello d'allarme per Tancredi: la difesa a zona della Roma non riusciva a fare argine. Al 77', Icardi apriva in profondità su Di Canio il cui tirocross superava tutta la porta: Dezotti arrivava con una frazione di ritardo sul pallone e la sua conclusione accarezzava il palo.

Sullo scampato pericolo, la Roma faceva tremare la Lazio con un colpo di testa di Voller, su corner di Desideri, che centrava in pieno la traversa (78'). A legittimare il successo, un'altra palla-gol costruita dalla Lazio (84') da Dezotti per Piscedda: il sinistro del libero trovava Tancredi piazzato. Il 2-0 ci stava tutto anche se sarebbe stata una punizione eccessiva per una Roma che, al di là dei meriti della Lazio, deve fare autocritica in tutti i reparti. Anche Liedholm non è esente da colpe. Le milanesi saranno la verifica per le due romane: la Lazio andrà a San Siro contro l'Inter, la Roma riceverà il Milan.

Fonte: La Stampa