Domenica 19 novembre 1995 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Cremonese 2-1

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19 novembre 1995 - 2673 - Campionato di Serie A 1995/96 - X giornata

LAZIO: F.Mancini, Nesta, Favalli (29' Bergodi), Marcolin (85' Di Matteo), Negro, Chamot, Rambaudi, Fuser, Casiraghi, Winter (68' Piovanelli), Signori. A disp.: Orsi, Iannuzzi. All. Zeman.

CREMONESE: Turci, Garzya, Dall'Igna, Verdelli, Orlando, Ferraroni (46' Florijancic), Perovic (78' Cristiani), Maspero, Giandebiaggi, Petrachi, Tentoni (54' Fantini). A disp.: Razzetti, Gualco. All. Simoni.

Arbitro: Beschin (Legnago).

Marcatori: 29' Winter, 65' Casiraghi, 73' Maspero (rig).

Note: ammoniti Ferraroni, Marcolin, Chamot. Calci d'angolo: 11-5.

Spettatori: 40.000 circa con 6.200 paganti.

Una fase della gara
Una fase della gara
Una fase della gara
La rete di Aron Winter

Che strana questa Lazio. Mentre si sbracciava contro i fiacchi pedatori venuti dalla Lombardia, era oggetto d'una banale considerazione, forse non da tutti condivisa: come aveva potuto la medesima squadra rifilare - or non è molto - quattro gol a una Juventus, seppur sbracata, ma sempre Juventus, se alle prese con una comparsa del campionato stentava a esprimersi, almeno nei termini pratici che nel calcio si chiamano gol? Si obiettava, giustamente, che la Lazio è squadra dalle imprese impossibili. Impossibili in tutti i sensi. Cioè capace di liquidare la Signora con quattro ceffoni, ma anche - tanto per dirne una - di lasciarsi incredibilmente riagguantare dall'Udinese sotto di due gol. E a questo secondo particolare s'è spesso fatto ricorso, soprattutto nella seconda parte d'una sfida che pur sembrava dovesse esaurirsi con il più prevedibile degli esiti: vale a dire con una schiacciante vittoria degli indecifrabili padroni di casa, cui il prevalere sulla docile Cremonese avrebbe riaperto, come in realtà è stato, le porte verso i piani nobili che si addicono loro più di quanto essi stessi credono. Invece questa strana Lazio se non soffre non si diverte. Se non rischia non si sente, come si dice, realizzata. E fatta così, e probabilmente continuerà a esprimersi seconda codesta pericolosa filosofia. Ma finché resta nel gruppo di testa, tutto va bene. Dunque, nel primo tempo, la Lazio avrebbe potuto, senza neanche sforzarsi troppo, chiudere il conto con gli impauriti ospiti, disperatamente asserragliati davanti al bravo Turci, forse nella infondata speranza di strappare un improbabile e anche inutile punticino. Eppure i romani hanno trovato difficoltà a infrangere il più tradizionale dei catenacci allestito dal povero Simoni, che non sa più che pesci prendere. Gli attaccanti, Signori in testa, si sono arenati nella fitta rete difensiva della Cremonese e tutti gli altri, in effetti liberi da impegni specifici, si son limitati a far ressa sul limitar dell'area lombarda.

E il gol liberatorio è venuto più per caso fortuito che per logica conseguenza dell'indiscutibile prevalere dei biancazzurri. "Il palo loro - dirà giustamente Simoni a commento - è schizzato sul piede di Winter. Il nostro, venuto allo scadere del primo tempo, è rimbalzato su quello di un difensore...". Ma neppure a vantaggio conseguito la Lazio è sembrata riemergere. Perché pur avendo già per tempo Zeman ristrutturato saggiamente l'impianto tattico inserendo Bergodi al posto di Favalli, per concedere libero sfogo sulle fasce all'ottimo Nesta e al bravo Negro, la squadra ha continuato a soffrire non tanto l'assenza di Di Matteo decorosamente sostituito da Marcolin, ma piuttosto l'intraprendenza, anzi la rabbia dei grigiorossi, vergognosamente mutilati in fase offensiva. Come lo era d'altro canto la Lazio per via dell'approssimativa vena di Signori, che continua a essere l'ombra di sé stesso. "Se non segna due gol - sentenzierà Zeman a parziale giustificazione del suo appannato bomber - Signori gioca male. Invece non è così, per me è stato bravo". Troppo buono, mister. Signori non s'è visto, anzi si è visto male, meno che nella circostanza della traversa colpita nel finale, unico bagliore d'una prestazione al di sotto della sufficienza. Eppure quando l'irriducibile Casiraghi ha sospinto in rete il calibrato invito di Negro, s'è osato credere che la partita fosse risolta. Errore, gravissimo errore interpretativo d'una esibizione della Lazio. "Fino al 2-0 - ha spiegato dopo Zeman - abbiamo giocato bene, poi loro ci hanno creduto di più, ci hanno procurato rischi e difficoltà". Vero. Loro, cioè gli ospiti, ripresentatisi in campo con Florjancic al posto di Ferraroni, hanno ulteriormente messo in evidenza la consueta leggerezza difensiva che, appunto in fase conclusiva, è costata ai biancazzurri brividi raggelanti seppur altrettanto consueti. E il ricorso alla beffa patita contro l'Udinese avrebbe trovato reale consistenza, se Chamot, già promotore del primo gol, non avesse messo il piede giusto al posto giusto scacciando dalla rete il maligno colpo di testa di Fantini. "Non avremmo rubato nulla", è stato il rammaricato commento di Simoni. E non è vero. "Noi non pensiamo al Milan e al Parma, ma solo alla Lazio", ha precisato l'imperturbabile Zeman. E ha ragione. Perché la Lazio gli darà ancora qualche pensiero.

Fonte: Corriere della Sera