Domenica 5 novembre 1995 - Firenze, stadio Artemio Franchi – Fiorentina-Lazio 2-0

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5 novembre 1995 - 2672 - Campionato di Serie A 1995/96 - IX giornata

FIORENTINA: Toldo, Carnasciali, Amoruso, Padalino, Serena, Piacentini, Cois, Rui Costa (89' Bettoni), Schwarz, Batistuta, Baiano (46' Robbiati). A disp.: Mareggini, Malusci, Banchelli. All. Ranieri.

LAZIO: Orsi, Nesta, Favalli, Fuser (81' Piovanelli), Negro, Chamot, Rambaudi (46' Boksic), Di Matteo, Casiraghi, Winter, Signori (81' M.Esposito). A disp.: Mattia, Romano. All. Zeman.

Arbitro: Pairetto (Nichelino).

Marcatori: 46' Batistuta, 80' Batistuta.

Note: ammoniti Amoruso, Batistuta, Nesta, Favalli, Negro, Robbiati. Calci d'angolo: 2-4.

Spettatori: 40.000 circa.

Sembra crollato in una settimana, il progetto grande squadra perseguito dall'imprenditore Cragnotti, e ora la Lazio tenterà di spiegare le proprie amnesie, tuttora riconducibili ad una scarsa affidabilità biologica. Ma dopo lo sfratto europeo causa i francesi del Lione, gli zemaniani buttano via pure l'imbattibilità in campionato, accumulata durante quindici appuntamenti, senza nemmeno riprodurre, contro questa Fiorentina, certe caratteristiche spettacolari, che balenavano perfino nei periodi storti, secondo scelta epica, non solo tecnica. Sì, Batistuta, scatenato finalizzatore d'ogni ribaltamento viola, trafigge due volte (sprecando comunque altrettanto) un'opposizione friabile, irriconoscibile soprattutto nel reparto centrale e nel tridente avanzato; con Di Matteo sbriciolato da Cois; con Signori risucchiato quale comparsa dietro palloni marci; con Rambaudi smarrito lungo vie orizzontali, mentre Casiraghi resta l'unico agonista a caccia d'impossibile profondità. Mai vista una formazione curata dal precettore boemo che impiega quasi un'ora per trovare il portiere avversario (punizione di Fuser, abbrancata facilmente) e addirittura circa settanta minuti per quattro passaggi filati, quando lo stralunato Boksic, subentrato a Rambaudi in piena tormenta, chiude scaricando sotto misura sul piede proteso di Toldo. Un'azione quasi cinematografica, conclusa con un'omissione che non può che divertirsi, sugli spalti, il produttore Vittorio Cecchi Gori, seduto accanto all'impassibile presidente del Consiglio, Lamberto Dini, nel secondo anniversario dalla morte di papà Marione. Tuttavia, il sorpasso griffato Ranieri, dipende all'origine da un finto 4 4 2, che prevede sostanzialmente Carnasciali, Serena e Amoruso, segugi ad personam, Padalino libero distaccato, Schwarz centromediano metodista, Cois o Piacentini svelti a rilanciare verso l'estro scoperchiante di Rui Costa. E Zeman - anche i poeti sonnecchiano a tratti - neppure rettifica la posizione dello sfaccendato Favalli, che in mancanza d'avversario diretto, potrebbe aggiungersi ai tre compagni mediani, sommersi dalle girandole degli avversari. Povera Lazio miliardaria: congela Boksic fra i panchinari fino all'intervallo, e contempla le accelerazioni necessarie per innescare Batigol, i suoi avvertimenti, la sua doppietta contropiedistica oltre metà tragitto. Cosa pretendete dal piccolo Orsi, quando s'improvvisa fuori porta, portiere a zona? La riserva di Marchegiani frana presto sulle leve dell'eversore argentino, che usando la sponda Baiano, s'è bevuto Chamot. Rigore? Pairetto sorvola, e allora Baiano, riciclato ala destra, azzecca la centrata rasoterra, fruitore Cois per una deviazione volante che picchia sotto la traversa. Poi Batistuta sbatte fuori, imitato di lì a poco da Rui Costa: stessa invidiabile situazione, con l'incursore Serena alla battuta violenta, non trattenuta dal portiere bonsai. Tuttavia, a suo modo, Fernando Orsi è un guardiano fortunato, con i legni della porta per amici: e sa collezionare un'altra compassionevole traversa (la sesta da quando fa il titolare), accompagnandovi quella schiacciata Batistuta, assist del subentrato Robbiati, successiva allo strameritato 1-0. Incomprensibile Lazio, probabilmente bisognosa d'un portiere ballerino ma anche di sedute psicanalitiche: difficile spiegare diversamente la seconda frazione, arrangiata con un tridente teoricamente più affilato (le scosse Boksic a sinistra, Signori dall'altra parte, Casiraghi centroavanti) senza ormai i recuperi di Rambaudi. Fuser balla ovunque e scoppia. Beppe gol è il monumento di se stesso. La Fiorentina interrompe prevedibili passaggi e fulmina di rimessa nella vigna biancoceleste.

Fonte: Corriere della Sera