Domenica 19 settembre 1993 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Inter 0-0

Da LazioWiki.

Stagione

Turno precedente - Turno successivo

19 settembre 1993 - 2573 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1993/94 - V giornata

LAZIO: Marchegiani, Negro, Marcolin, Di Matteo, Luzardi, Cravero, Winter, Doll (80' Bergodi), Casiraghi, Gascoigne (75' De Paola), Signori. A disp.: Orsi, Bacci, Di Mauro. All. Zoff.

INTER: Zenga, Bergomi, Tramezzani, Jonk, Paganin I, Battistini, Orlando, Manicone, Fontolan, Bergkamp, Shalimov. A disp.: Abate, Festa, Paganin II, Dell'Anno, Bianchi. All. Bagnoli.

Arbitro: Baldas (Trieste).

Note: pomeriggio caldissimo. Ammoniti Negro e Bergomi. Sorteggiati per il controllo antidoping Gascoigne, Bergodi, Orlando, Manicone. Calci d'angolo: 3-5.

Spettatori: 57.397 (21.392 paganti e 36.005 abbonati) per un incasso complessivo di £.1.872.215.000.

Una fase della gara
Una fase della gara
Una fase della gara
Una fase della gara

Parla il pareggio, parla lo stadio. Sulla Lazio, che si flette sotto il peso delle necessità fisiche e di classifica, si conficcano i fischi (dopo i brividi) dell'Olimpico. L'Inter, che non ha la forza del proprio presunto cinismo, si impedisce il decollo zavorrandosi le tasche con due macigni. Non segna Shalimov, due volte, e il miglioramento visibile resta incompiuto. Per chi l'ha vista, partita grama: la Lazio se la lascia giocare addosso da metà del secondo tempo alla fine perché cala di fiato e lucidità, l'Inter la erige tardi senza riuscire a concluderla perché le manca l'uomo gol. Bergkamp è immenso, ma non è una prima lama. Il primo tempo non può che produrre lo zero assoluto: di occasioni e di gol. Il risultato è la simbiosi di due atteggiamenti tattici speculari (il 3 5 2) e dell'attendismo, sottoprodotto della cautela massima. E' l'attendismo, infatti, a modellare il 3 5 2 secondo canoni contrari alla logica (sarebbe più logico il 5 3 2): con due esterni aggiunti al centrocampo, infatti, si dovrebbe presumere l'intenzione di colpire, utilizzando le fasce laterali. In realtà, le esigenze di Zoff e Bagnoli sono altre. Il primo ha il problema di sorreggere Gascoigne (non al meglio e comunque negato ai recuperi). Il secondo, di reperire equilibrio senza ricorrere a contorsioni. Un bastone per Gascoigne. Ma se Zoff piazza Doll a destra chiedendogli la copertura accanto a Winter (semicentrale), Di Matteo (centrale) e Marcolin (terzino di complemento a centrocampo) non si vede chi possa spingere per eventualmente crossare (a Casiraghi), né chi abbia la virtù della verticalizzazione (visto che Gascoigne parte e arriva, quando parte, sempre in dribbling). L'Inter per aggredire non ha probabilmente la squadra (Angelo Orlando bada addirittura al controllo di un inesistente Marcolin, Tramezzani sbaglia il tempo di ogni inserimento), ma si toglie anche il pressing. Recupera palloni, questo sì, specialmente con Manicone, e li rigioca svelta con Jonk. Però il cruccio è che alla mobilità (per esempio di Fontolan) non corrisponde il movimento corale a farsi dettare il passaggio. Bergkamp prima punta, poi, è un ripiego. Insomma, mancano le condizioni per sfruttare il dinamismo del 3 5 2, a dimostrazione che qualsiasi modulo senza spirito (e i giocatori) è un contenitore vuoto. Mai centrare la porta. Così Lazio e Inter non riescono a centrare lo specchio della porta con un tiro vero (i due di Shalimov vanno fuori). E questo spiega perché fino all'ora di gioco la partita risulta incompatibile addirittura con le emozioni. Un palpito c'era stato al 10' (esterno della rete di Casiraghi su imbeccata verticale di Doll), un fremito al 14' (girata alta di Signori, da un passo, su servizio di Gascoigne). Poi non un'idea, ma un affastellarsi premeditato a centrocampo, aggravato dal ritmo ridottissimo. L'impennata dell'Inter nella ripresa ha il merito del fiato lungo e dell'incedere progressivo: succede nei 20' centrali, quando la Lazio ripiega, un po' per propria consunzione (Gascoigne immoto, Doll renitente alla copertura) e molto per la crescita dell'Inter che avvolge il campo con un gioco articolato da Manicone, rifinito da Jonk (due centrali uno dietro all'altro), congegnato anche da Fontolan, ma sempre banalizzato da Shalimov. Il russo sbaglia al 27' (tiro al volo solitario su assist verticale di Jonk) e si macchia gravemente, 3' dopo, su incursione da sinistra di Fontolan che gli serve un pallone da spingere in rete: Shalimov allarga troppo il destro e mette a lato. L'Inter avrebbe comodità di passare anche al 34', ma sulla conclusione ravvicinata di Jonk, Marchegiani respinge. Zoff argina con De Paola (per Gascoigne) e il difensore Bergodi (per Doll). La gente non gradisce e, forse, non capisce. Ma se capisce, di sicuro non gradisce.

Dino Zoff sapeva benissimo che alla prima occasione quel coretto, fedele compagno di almeno due anni di panchina biancoazzurra, sarebbe tornato a rimbombare nel catino dell' Olimpico. E il momento è arrivato al 35' del secondo tempo, con la Lazio in barca e l'Inter tutta in avanti per cercare di rimediare ai pantagruelici sprechi di Shalimov. Zoff cerca di salvare il salvabile, toglie lo stanco Doll e mette dentro un altro difensore, Bergodi. Puntuale, dopo i fischi all'uscita di Gascoigne, dalla curva Nord si leva lo slogan: "Dino, Dino vattene". "E pensare che se c'è una cosa giusta che ho fatto contro l'Inter è stato proprio quel cambio", mugugna uno Zoff sudato, in maniche di camicia, ma ancora una volta conciliante con un pubblico che non lo ha mai veramente amato: "Io capisco la delusione dei tifosi. C'era tanta attesa per questa partita e, quando vedi che la vittoria non arriva, subentra la delusione". L'analisi tecnica dell'allenatore della Lazio è tanto sobria quanto il personaggio che la esprime: "Nel primo tempo potevamo andare in gol diverse volte. Nella ripresa, vuoi per il gran caldo, vuoi per la stanchezza fisica, abbiamo finito per penare e sono dovuto correre ai ripari. D'altronde, noi abbiamo condotto il gioco per buona parte della gara. L'Inter ha speso di meno: ha fatto un'intelligente gara di attesa ed è uscita alla grande nel finale". Amarezze personali a parte, Dino Zoff ha comunque visto una buona Lazio per almeno un'ora, una Lazio "capace di tenere ottimamente il campo con uno schieramento garibaldino". Cinque punti in cinque partite: per una squadra accreditata come grande non sono forse un po' pochini? "Certo, mi aspettavo qualcosa di più soprattutto in fase di realizzazioni. Purtroppo la smania di fare gol a tutti i costi ogni tanto ci tira dei brutti scherzi". Una battuta su Gascoigne ("ha giocato bene, ha fatto alcune cose pregevolissime. Peccato per quel mancato tocco finale"), poi Zoff affronta il discorso scudetto: "L'Inter vista può aspirare a vincerlo. La Lazio? Io non ho mai parlato di primati: pero' anche noi qualche cosina potremmo dirla". Luca Marchegiani, portierone senza macchie, prende le difese del suo allenatore: "I fischi di disappunto li capisco e li accetto, i cori contro Zoff non li capisco e non li condivido". Beppe Signori, premiato prima dell'incontro per il titolo di capocannoniere conquistato l'anno scorso, è in partenza per la trasferta estone con la nazionale: "Lo so, sono stato convocato come centrocampista, ma guardate che è sempre stato così, non mi fate rispondere sempre le stesse cose". Per il suo debutto in campionato, Beppe gol sa bene di non aver giocato una gran partita: "E' normale, l'avevo messo in preventivo, non ero mai stato un mese fermo. D'altronde per ritrovare la condizione ci vogliono anche le brutte figure". La Lazio contro l'Inter? "Buona a tratti, abbiamo messo in difficoltà una grande squadra, tutto sommato non è un punto perso. La contestazione a Zoff? Incomprensibile". Thomas Doll, pomo della discordia: triste per la sostituzione? "Affatto. Abbiamo guadagnato un punto. Forse, in certe partite converrebbe giocare di più in contropiede".

Fonte: Corriere della Sera