Domenica 20 dicembre 1998 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Udinese 3-1

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20 dicembre 1998 - 1804. Campionato di Serie A 1998/99 - XIV giornata

LAZIO: Marchegiani, Negro, Nesta, Mihajlovic, Favalli, Stankovic, Venturin, De La Peña (77' Gottardi), Sergio Conceicao (87' Pancaro), R.Mancini, Salas. A disp. Ballotta, Baronio, Iannuzzi, Lombardi, Fernando Couto. All. Spinosi - DT Eriksson.

UDINESE: Turci, Bertotto, Calori, Pierini, Genaux (77' Poggi), Giannichedda, Appiah (67' Walem), Pineda, Locatelli (77' Navas), Sosa, Amoroso. A disp. Wapenaar, Bisgaard, Jorgensen, Zanchi. All. Guidolin.

Arbitro: Tombolini (Ancona).

Marcatori: 5' Locatelli, 17' R.Mancini, 55' Salas, 94' Salas.

Note: ammoniti Stankovic per gioco scorretto, Calori per comportamento non regolamentare. Osservato un minuto di silenzio per le 27 vittime del crollo del palazzo a Roma in via Vigna Jacobini, Lazio con il lutto al braccio. Angoli 7-3 per la Lazio.

Spettatori: 41.749 per lire 1.317.119.038 (abbonati 32.436 per una quota di lire 1.014.024.038, paganti 9.313 per un incasso di lire 303.095.000)

Il gol di Mancini
Il biglietto della gara
Il goal del 2 -1 segnato in mischia da Salas
I Laziali omaggiano le 27 vittime del crollo di via Vigna Jacobini, tra le quali la storica tifosa Mamma Fernanda

Premiata ditta Mihajlovic, Salas e Mancini. Grazie a "quei tre", e al provvidenziale rigore di Nakata a Perugia, la Lazio va in vacanza con la consapevolezza di potere ancora dire la propria sulla corsa scudetto. Ne ha ben donde, perché se il gioco lascia ancora a desiderare e De la Peña, checché ne dica Eriksson, rappresenta più che mai un problema, la squadra dispone di tali e tanti fuoriclasse da poter aspirare alla conquista di qualsiasi obiettivo. Quella con l'Udinese è stata una vittoria quasi fotocopia di quella di domenica scorsa con la Sampdoria, dal 5-2 di allora al 3-1 di ieri passando tuttavia e nonostante il risultato finale attraverso complicazioni e sofferenze di non poco conto. Merito anche di avversari assai più convincenti di quelli che costarono la panchina a Spalletti. E se vogliamo dirla tutta e rendere merito a Guidolin, d'una Udinese trasformata nella testa prima ancora che nella gambe rispetto a quella che venne a consegnarsi all'Olimpico alla Roma (0-4) cinquanta giorni fa. Quanto al pessimo arbitro Tombolini, meglio glissare. I friulani non hanno derogato al 3-4-3 perché Locatelli, contrariamente alle previsioni, è partito quale vera e propria punta esterna, sui piedi di Favalli. Una mossa che ha disorientato in avvio la Lazio, subito sotto (5') grazie a un'azione di mezzo contropiede e tutta di prima sviluppatasi proprio sull'asse Sosa-Amoroso-Locatelli, con questi lesto a scavalcare di giustezza Marchegiani uscito un po' avventurosamente. Mancini e compagni, dei quali va sottolineata una condizione fisico-atletica in chiaro progresso, non si sono scomposti più di tanto e hanno cominciato a macinare un calcio per lo più Mihajlovic-dipendente, figlio cioè di tutte le palle inattive o i lanci a lunga gittata del serbo. Formula che nel centrocampo insolitamente schierato con Stankovic a destra e Conceicao a sinistra, ha messo più che mai a nudo la presenza di De la Peña quale vero e proprio corpo estraneo. Ai suoi fianchi Venturin si è invano moltiplicato, ma certo è che quando dopo le feste torneranno ad essere disponibili prima Almeyda e poi Nedved per il fuoriclasse spagnolo, troppo lento e mangiapalloni, la vita si farà durissima. Con una linea mediana schierata da destra con Genaux in spigolosa tenzone con Conceicao, con Giannichedda ad asfissiare De la Peña, con l'oggetto quasi misterioso Appiah sopraffatto ma non abbastanza da Venturin e con Pineda a duellare degnamente con Stankovic, l'Udinese ha dato la fallace impressione di poter tenere botta. E' allora che "quei tre" han deciso di fare la differenza. Il gol dell'1-1 di Mancini, appena 12' dopo la rete di Locatelli, ha rappresentato la bellissima replica del momentaneo 1-1 alla Roma, nel celebre derby del 3-3. Il lancio chilometrico, dalla linea di metà campo e il colpo al volo. Allora col sinistro, stavolta col destro. Giusto perché con Mancini un piede vale l'altro. La Lazio, che a scanso di equivoci ha, pur soffrendo, chiaramente meritato la vittoria, ha recitato da protagonista assoluta per l'intero primo tempo. Nel quale i tre hanno imperversato e Tombolini, quasi disastroso, ha ignorato un netto rigore di Bertotto su Salas, rifattosi successivamente con una brutta manata in faccia all'avversario, puntualmente ignorata. La determinazione dei biancocelesti è stata ribadita all'inizio della ripresa, dopo che un (raro) errore di Nesta aveva regalato a Sosa la palla-gol scaricata debolmente su Marchegiani. E da corner di Mihajlovic (naturalmente...) è arrivato il 2-1 siglato da Salas in mischia, con perfido opportunismo. Guidolin ha impiegato a quel punto qualche minuto di troppo per fare uscire Appiah e inserire il più ispirato e geometrico Walem, Eriksson, rischiando grosso, ce ne ha messi altri dieci per dare il benservito a De la Peña, inserire Gottardi a destra e portare in mezzo Stankovic, mentre sull'altro fronte Poggi rilevava Locatelli. C'è stato un altro mezzo rigore negato a Salas su cui è franato Pierini, ma in precedenza Tombolini e il guardalinee Galvani erano stati assai utili alla Lazio. A tempo scaduto, Stankovic-Gottardi (assai altruista)- Salas, per il gol (in fuorigioco) più facile ma anche emblematico. Un'azione tutta in velocità. Cose che con De la Peña non s'erano proprio viste.

E' anche meglio di Ronaldo Marcelo Salas non si ferma più. Nelle ultime cinque partite è sempre andato in gol, con una sequenza impressionante. Il rigore prima propiziato e poi realizzato nel derby. La doppietta all'Inter costruita fra la precisione dal dischetto e l'astuzia sotto porta. Dunque il bellissimo gol che affonda la Juve a Torino. Ed ancora lo scatto perentorio per il 5-2 alla Samp. Per finire con la decisiva doppietta di ieri all'Udinese, creata con opportunismo e coriaceità. Perché non può essere un caso se uno segna per due domeniche consecutive oltre il 90' e scartando gli avversari sul piano della corsa. Sembra quasi una risposta a chi ha messo in giro la solita leggenda metropolitana di un Salas sovrappeso. Vi abbiamo proposto questa breve rassegna per sottolineare la completezza di colpi di questo attaccante. Finora ha segnato con entrambi i piedi e di testa, su rigore ed in progressione, senza apparenti difficoltà. Strabilia il fatto che non abbia mai risentito dell'inserimento in un campionato difficile come quello italiano. Pochi stranieri possono vantare all'impatto con l'Italia numeri del genere: 15 gol stagionali in 21 gare. Sette centri in campionato, 5 in coppa Italia e 3 in coppa Coppe. Solo Batistuta, nell'apposita classifica onnicomprensiva, ha fatto meglio con 18 gol. Va ricordato che lo stesso Bati-gol al suo arrivo nel '92 si fermò a quota 13 a fine campionato. Lo stesso Ronaldo, nel suo favoloso inizio della passata stagione, raggiunse nello stesso periodo quota 14. I numeri, e non solo quelli, stanno evidenziando la nascita di un nuovo fenomeno. Diverso da quello brasiliano sottolineato dalla maiuscola, ma capace anch'egli di ammaliare le folle con i suoi colpi unici.

Fonte: Gazzetta dello Sport