Domenica 21 ottobre 2018 - Parma, stadio Ennio Tardini - Parma-Lazio 0-2

Da LazioWiki.

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21 ottobre 2018 – Parma, stadio Ennio Tardini - Campionato di Serie A, IX giornata - inizio ore 15.00


PARMA: Sepe, Iacoponi, Bruno Alves, Gagliolo, Gobbi, Rigoni, Stulac, Barillà, Siligardi (79' Ciciretti), Inglese (56' Ceravolo), Di Gaudio (67' Biabiany). A disposizione: Bagheria, Frattali, Bastoni, Gazzola, Deiola, Scozzarella, Sprocati. Allenatore: D'Aversa.

LAZIO: Strakosha, Luiz Felipe, Acerbi, Radu, Patric (91' Marusic), Parolo, Leiva (57' Berisha), Milinkovic, Lulic, Luis Alberto (57' Correa), Immobile. A disposizione: Proto, Guerrieri, Caceres, Wallace, Bastos, Cataldi, Murgia, Lukaku, Caicedo. Allenatore: S. Inzaghi.

Arbitro: Sig. Fabbri (Ravenna) - Assistenti Sigg. Preti e Alassio - Quarto uomo Sig. Massa - V.A.R. Sig. Mazzoleni - A.V.A.R. Sig. Lo Cicero.

Marcatori: 81' Immobile, 90'+4' Correa.

Note: esordio in serie A per Valon Berisha. Ammonito al 30' Leiva, al 32' Gobbi, al 47' Siligardi, all'88' Milinkovic tutti per gioco falloso, al 50' Luis Alberto per proteste. Angoli 2-8. Recuperi: 0' p.t., 4' s.t.

Spettatori: 18.969 di cui 12.959 abbonati per un incasso di Euro 242.019,00.


Patric in azione
Foto LaPresse
Lucas Leiva
Luis Alberto
Foto LaPresse
Sergej Milinkovic-Savic
Foto LaPresse
Marco Parolo
Foto LaPresse
Una fase di gioco
Foto LaPresse
Luis Alberto - blonde version - al tiro
Foto Ansa
Francesco Acerbi
Foto LaPresse
Senad Lulic
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Stefan Radu
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Ciro Immobile calcia il penalty
Ciro Immobile festeggia Joaquin Correa dopo la marcatura
Foto LaPresse
Valon Berisha festeggia Ciro Immobile dopo la trasformazione del calcio di rigore
Foto Getty Images
La tifoseria biancoceleste presente al Tardini

I calciatori convocati per la partita odierna

La Gazzetta dello Sport titola: "La pazienza premia la Lazio. Ciro-Correa: Parma k.o. Immobile su rigore, poi l’argentino. Decisivi i cambi biancocelesti. Parma organizzato ma beffato da un contropiede, la sua specialità".

Continua la "rosea": La Lazio è una squadra testarda, non si abbatte alle prime difficoltà, continua a ricamare trame su trame, convinta che, prima o poi, la soluzione venga a galla. Il successo sul Parma, al Tardini, è figlio di questa martellante azione ai fianchi degli avversari che, è vero, crollano soltanto a dieci minuti dal traguardo, ma di fronte a tanta insistenza sarebbe stata un’impresa rimanere in piedi. Non che i ragazzi di Simone Inzaghi abbiano creato molte occasioni, questo no, però la loro manovra è di quelle che fanno girare la testa: un titic-titoc prolungato con improvvise verticalizzazioni che, specialmente quando le energie (fisiche e mentali) del nemico scarseggiano, diventa velenoso. Ne sa qualcosa il Parma che, privo di Gervinho e con Inglese non al meglio, si limita a contenere (e lo fa bene fino al primo gol laziale) senza accendersi in quelle fulminanti azioni di contropiede che sono state il valore aggiunto di questo inizio di campionato. Il fatto curioso (e doloroso per gli emiliani) è che la manovra che porta al rigore dell’1-0 (impeccabile la trasformazione di Immobile) nasce da un’improvvisa ripartenza della Lazio: che a subirla sia il Parma, che sull’argomento potrebbe tenere lezione, è perlomeno grottesco.

Al di là dell’episodio, che comunque sposta l’equilibrio, c’è un momento che va sottolineato per capire lo svolgimento dei fatti. È il 12’ del secondo tempo quando le note sullo spartito cambiano la musica. D’Aversa sostituisce Inglese con Ceravolo, Simone Inzaghi richiama Lucas Leiva e Luis Alberto (deludenti) e inserisce Berisha e Correa. Sono le mosse decisive. La Lazio, liberatasi dell’insopportabile lentezza dei due, ritrova di colpo fluidità e rapidità di manovra: Parolo si mette in posizione di play, Berisha si piazza sul centrosinistra e stantuffa, Milinkovic-Savic si "alza" per dare una mano a Immobile, Correa è l’uomo che funge da seconda punta e ha il compito di allargarsi sulla sinistra e creare, da lì, occasioni pericolose. Con questo canovaccio la Lazio migliora, mentre il Parma scivola perché Ceravolo non è Inglese e le sostituzioni successive (Biabiany per Di Gaudio e Ciciretti per Siligardi) peggiorano la situazione già precaria. Alla lunga, dunque, la differenza la fa la panchina: ciò che è abbastanza incomprensibile è l’atteggiamento poco propositivo e troppo morbido dei giocatori che D’Aversa butta in campo.

Se entri alla metà del secondo tempo, o sul finire della partita, non puoi farti battere in velocità da un avversario che, da qualche minuto, avverte crampi al polpaccio (così è andato un duello tra Biabiany e Radu, tanto per fare un esempio). A garantire l’equilibrio fino al minuto 81, quando Gagliolo atterra Berisha in area, è l’organizzazione difensiva del Parma. Bravi gli emiliani a chiudere gli spazi e non concedere grandi opportunità: solo un tiro pericoloso di Patric nel primo tempo e un mancato tap-in di Immobile in avvio di ripresa. Mancano, però, gli strappi in avanti e, alla lunga, i centrocampisti di D’Aversa boccheggiano. Cosa che si nota benissimo quando Correa conclude in gol un contropiede di Immobile. È il 48’, i giochi sono chiusi.


► Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, forza e cattiveria per l’allungo Champions. Immobile e Correa stendono un Parma poco brillante: +4 sulla Roma, ora la rivincita con l’Inter. Lenta e compassata per un tempo, poi la squadra di Inzaghi ha alzato il ritmo. E ha vinto".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: Allungo Champions. Vola la Lazio, ha staccato la Roma e ora si prepara alla rivincita con l’Inter di Spalletti, lunedì prossimo nel posticipo dell’Olimpico. Questa partita al Tardini se l’è presa di forza e di cattiveria, spinta dai quattromila tifosi saliti al Tardini, dalla scarica di adrenalina di Berisha e Correa, entrati a poco più di mezz’ora dalla fine, dalla rabbia di Immobile, un gol su rigore e un assist per rispondere al ct Mancini dopo la clamorosa esclusione in Polonia. Per ottanta minuti la sindrome azzurra l’aveva condizionato, Ciro se n’è liberato segnando dal dischetto e scatenandosi in campo aperto nel finale, quando ha mandato El Tucu in porta dopo aver mancato la doppietta davanti a Sepe (gran parata). Il raddoppio è arrivato a tempo quasi scaduto, nel terzo di recupero, con il Parma tutto in avanti alla ricerca disperata del pareggio. Inzaghi l’ha vinta con i cambi, è stato bravo a correggere l’assetto e ha indovinato le mosse giuste, a testimonianza di quanto conti la profondità della panchina, più ricca rispetto alla passata stagione. Solo rimpianti per D’Aversa: l’ha persa quando si sentiva vicino al traguardo. Non aveva Gervinho e senza le progressioni irresistibili dell’ivoriano non è mai riuscito a ripartire con pericolosità, ma il Parma ha costruito troppo poco, non ci ha quasi mai provato.

Lo 0-0 sembrava il massimo a cui potesse aspirare. Un dato impressiona: 4 tiri, appena uno nello specchio, tutti nel primo tempo. La Lazio, nonostante avesse aumentato la pressione, nella ripresa non ha concesso un solo tiro agli emiliani. Come dice Inzaghi, stavolta nessuno ricorda una parata di Strakosha. Benissimo Acerbi, una garanzia Radu, qualche imprecisione di Luiz Felipe, ma quei tre formano la difesa migliore della Lazio e sinora non avevano mai giocato insieme. Ancora sotto rendimento lo spagnolo, un fantasma o quasi sino a quando è stato sostituito. Sbagliata la scelta di partenza perché non contemplava le risposte del campo. Inzaghi gli ha concesso fiducia, ma diventerà sempre più complicato escludere chi sta meglio e si allena con continuità a Formello. Gli spazi stretti e il tipo di partita avrebbero dovuto favorirlo, invece Luis Alberto (in condizioni fisiche disastrose) per un’ora non ha mai trovato l’assist o il passaggio illuminante tra le linee. A quel punto sarebbe servito di più il fisico di Caicedo. Lo spagnolo neppure riusciva a disturbare e pressare Stulac. Era impreciso Leiva, appena meglio Milinkovic. Il serbo, senza trovare la giocata, qualche segnale lo ha dato, si sta impegnando ma è ancora lontano dai suoi livelli. La Lazio è stata troppo lenta e compassata sino all’intervallo nonostante il 68% di possesso e i due esterni altissimi.

Questa volta con Patric (molto meglio di Marusic) riusciva ad attaccare anche a destra, non solo sul versante sinistro coperto da Lulic. Il Parma ci metteva attenzione difensiva e lavorava bene sporcando le linee di passaggio, Di Gaudio e Siligardi aiutavano con i rientri sulle fasce: 4-5-1, altro che 4-3-3. Conservando il controllo del gioco e senza concedere il contropiede, la Lazio ha alzato il ritmo nella ripresa. Decisivi i cambi, soprattutto Berisha ha dato un impulso nervoso e dinamico alla linea mediana, sino a quel momento pachidermica, prima di guadagnare il rigore. Parolo in regia è cresciuto di tono, Milinkovic è salito con Correa in appoggio a Immobile. L’argentino, in combinazione con Berisha, ha innescato l’azione da cui è nato il penalty, provocato da Gagliolo che già in precedenza aveva rischiato per un fallo di mani in area e per un intervento sul bomber della Lazio, a segno per la quinta partita di fila (sesto gol in campionato, settimo stagionale). D’Aversa aveva tolto Inglese (appena recuperato) per Ceravolo e non ha avuto risposte adeguate da Biabiany, entrato al posto di Di Gaudio. Il campo si è aperto come un’autostrada americana, Correa e Immobile sono andati a nozze, cercandosi e trovandosi per la gioia dei quattromila tifosi laziali, in delirio al Tardini.


Il Messaggero titola: "Lazio, super Ciro sbanca Parma. Immobile dà spettacolo: rete su calcio di rigore e assist per il raddoppio di Correa. I biancocelesti infilano la sesta vittoria e consolidano un posto in zona Champions".

Prosegue il quotidiano romano: Tre punti che valgono doppio. La Lazio non brilla ma vince a Parma grazie a un rigore di Immobile e a un diagonale di Correa allo scadere. Un successo che la conferma in zona Champions e le fa scavare un piccolo solco con le inseguitrici: più quattro sulla Roma. Faticano tanto i biancocelesti che al Tardini non si esprimono al meglio sotto il profilo della qualità: molto possesso palla ma spesso fine a se stesso perché Immobile lì davanti è solo e non trova mai la giusta sponda. Ma alla fine dei conti è sempre Ciro il trascinatore dei biancocelesti. Dopo una settimana antipatica vissuta sulla panchina della Nazionale si riprende il palcoscenico. Gol e assist recita il messaggio spedito al ct Roberto Mancini. Seconda gara consecutiva con la porta inviolata per Strakosha che non rischia quasi nulla contro un Parma ostico sì, ma inconcludente. L’assenza di Gervinho in avanti si è fatta sentire. I gialloblù hanno provato a far uscire la Lazio giocando di ripartenza ma senza mai riuscirci. Poi, si è difesa in modo ordinato sfruttando le chance che ha avuto.

La differenza l’ha fatta la rabbia. Ci hanno creduto di più i biancocelesti. Bravo soprattutto Inzaghi a correggere in corsa la sua formazione. Berisha e Correa i cambi che hanno deciso la partita: il primo è entrato in campo con la giusta cattiveria procurandosi il rigore decisivo e l’argentino, che ha decisamente vinto il duello con Luis Alberto, ha dato più qualità in avanti e ha siglato la rete, la sua seconda con la maglia della Lazio, che ha chiuso i conti. Una squadra dai due volti quella di Inzaghi: spenta nel primo tempo e rabbiosa nel secondo. E proprio questa differenza di atteggiamento che ha permesso ai biancocelesti di strappare tre punti fondamentali. Poteva essere la domenica dei rimpianti e invece è quella dei sorrisi. Il più grande è del tecnico laziale che sa di poter contare finalmente su una panchina in grado di dare i giusti cambi. E soprattutto ora ha la consapevolezza che la sua squadra non molla mai. Eppure la partita non si era messa proprio nel verso giusto: tanto fraseggio ma poche occasioni. Basti pensare che la prima è arrivata con Patric quasi al quarantesimo.

Il discorso nello spogliatoio, pacato nei toni (le urla che gli hanno tolto la voce per l’ennesima volta le ha usate in campo), ha sortito gli effetti sperati. Non a caso i suoi hanno chiuso il Parma nella sua metà campo concedendo pochissimo. Qualche errore di troppo ma non si può pretendere la luna da una squadra ancora non al top della condizione fisica. Alla fine conta il risultato. Serviva una vittoria per confermarsi dopo il successo contro la Fiorentina e così è stato. E poco importa che la vittoria sia stata più sofferta del dovuto perché a questa squadra servono i successi per ritrovare lo spirito e la convinzione della passata stagione. Dal punto di vista mentale i biancocelesti devono sciogliersi ancora un po’ perché la Champions è un obiettivo decisamente alla portata ma, come già successo l’anno scorso, ogni distrazione può essere fatale.


► Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

Una festa senza fine. I quattromila laziali del Tardini cantavano il suo nome come e più di sempre, quasi non volevano lasciarlo rientrare negli spogliatoi dopo il gol di Immobile su rigore e il raddoppio di Correa. Chiedevano il terzo tempo per celebrare sul campo la Lazio, in piena corsa Champions, felice e vincente nella prima domenica di svolta della stagione. Simone Inzaghi ha guardato e si è girato verso il settore ospiti, ha applaudito e ringraziato la gente laziale, batteva le mani, stringeva i pugni. Era di nuovo senza voce, ha strillato per ottanta minuti in attesa che i suoi giocatori trovassero il gol per sbloccare la partita, condotta all’assalto dall’inizio alla fine. Un lunghissimo monologo biancoceleste, risolto alla distanza con i cambi. Inzaghi se l’era giocata di attesa. "Sapevamo che non era una partita semplice ma i ragazzi sono stati fantastici. Il Parma cuce gli spazi, siamo stati bravi ad aspettare il secondo tempo. Ho la fortuna di avere bravi giocatori in panchina". Logica l’ammissione. Gli ingressi di Berisha e Correa hanno provocato la svolta, determinante l’allungo firmato da Immobile. La Lazio ha sfruttato la sua rabbia dopo l’esclusione in Polonia. Simone ha smorzato le polemiche. "Ho già detto che il ct della Nazionale è un grande allenatore, ci sono delle gerarchie e possono cambiare. Ciro deve far bene alla Lazio e si toglierà delle soddisfazioni anche in azzurro".

Il centrocampista ex Salisburgo invece lo aiuterà a rinnovare e cambiare la squadra, è come se la Lazio lo avesse acquistato ieri. Inzaghi non lo ha potuto impiegare per due mesi. "E’ un giocatore che unisce le due fasi nel migliore dei modi, unisce qualità e quantità. Quando Tare mi ha parlato del suo possibile acquisto, ero euforico perché sapevo quanto poteva far bene. Adesso si sta riprendendo, è un giocatore su cui punto parecchio e ci potrà aiutare molto". Davanti è apparsa azzardata la decisione di puntare su Luis Alberto, fuori forma, difeso ancora da Inzaghi. "In attacco ho l’opportunità di scegliere e lo farò di volta in volta. Questa settimana ho preferito Luis Alberto perché aveva lavorato bene durante la settimana, poi si sono allargati gli spazi e ho inserito Correa, sapevo che sarebbe stato utile nella ripresa. Sono stati bravi i ragazzi entrati dalla panchina, ma anche Luis Alberto e Leiva. Erano ammoniti, nelle ripartenze del Parma rischiavano di prendere un altro cartellino in più. Sapevamo di affrontare una partita difficile". Inzaghi dovrà rivedere certe posizioni nel gruppo. Complicato tenere fuori dal blocco dei titolari un asso come Joaquin Correa. "L'ho detto anche per Immobile in Nazionale: le gerarchie possono cambiare spesso. Privilegio il bene della squadra. Pensavo di poterla iniziare così. Pensavo soprattutto che Correa, con ampi spazi, ci avrebbe aiutato nella ripresa. Sono determinanti i giocatori che cominciano, ma anche chi entra in corsa. Si gioca e si vince in 14".

Sesta vittoria in campionato, terza fuori casa e difesa imbattuta. "La Lazio mi è piaciuta moltissimo. Non era facile trovare gli spazi. L'anno scorso andavamo in trasferta e vincevamo con 3-4 gol di scarto. Quest'anno il campionato è più difficile, ad un livello superiore. Noi abbiamo vinto sei partite nelle ultime sette giornate". Mica facile imporsi al Tardini. "Il Parma è squadra forte e organizzata. Mancava Gervinho ma ci sono altri giocatori bravi come Inglese, Ceravolo, Di Gaudio. Complimenti a D'Aversa". E’ l’anno in cui capitan Simone, vero trascinatore, rischia le corde vocali. "Ho perso la voce, mi ci vorrebbe tempo per recuperarla ma non ne abbiamo perché giovedì affronteremo il Marsiglia". Dovrà strillare anche al Velodrome. Si gioca mezza Europa League prima di pensare all’Inter.


È il coreografo della Lazio. È l’uomo che disegna azioni d’attacco, che inventa, che finalizza. Da artista trasforma il campo in passerella. Dribbling, passaggi al bacio e un altro gol. Il Tucu Correa sta scomodo in panchina quanto Immobile in Nazionale. Aggiunge perle alla collezione, i numeri si fanno interessantissimi, grandi: "Tutti vorrebbero giocare sempre, anche io. Cerco di avere più spazio, con il lavoro posso riuscirci". Rinunciare all’argentino oggi come oggi non è conveniente. Ha cambiato la Lazio con Berisha, appena ha messo piede in campo son fioccate occasioni, sono stati serviti palloni smarcanti, è nata la vittoria. Il Tucu Correa è in forma smagliante, regala colpi abbaglianti: "Mi sento bene da quando sono arrivato. Aspetto sempre il mio turno, attendo di avere il mio spazio. Tutti i giorni faccio il massimo per arrivare al meglio, cerco sempre di migliorare. L’intesa con Immobile funziona, è stato un grande compagno di squadra fin da quando sono arrivato a Roma. Mi ha parlato, mi ha detto alcune cose sulla città, è un bravissimo ragazzo, si fa apprezzare anche fuori dal campo". Il feeling con Immobile cresce e la rivalità con Luis Alberto, amico e non solo compagno di squadra, è sana. Il Tucu Correa è un ragazzo magico per i colpi che regala, è un ragazzo d’oro per come vive il gruppo, per come fa concorrenza: Luis Alberto è un gran giocatore, in avanti siamo in 4. Anche Felipe Caicedo lavora bene, siamo tutti concentrati. È un bene per la rosa, per il gruppo, siamo tutti pronti".

Correa è entrato carico, sapeva cosa fare e l’ha fatto. Ha eseguito gli ordini di Inzaghi, ha dato luce e verve all’attacco, ha acceso anche Immobile, fino a quel momento spento: "Era una partita difficile - ha detto l’argentino - da giocare in uno stadio caldo. Il Parma veniva da un ottimo momento, nelle ultime giornate aveva fatto bene. Vincere è stata veramente una bella soddisfazione". Correa ha messo in mostra il suo stile, ha colpito di nuovo in trasferta, ci era riuscito a Udine: "A Parma c’era da lottare, c’era bisogno di fare qualcosa in più rispetto a quello che stavamo già facendo. Siamo stati all’altezza rispetto a ciò che richiedeva la partita, per questo siamo tutti contenti". Il suo gol ha chiuso la partita. Prim’ancora il Tucu aveva lanciato in porta Immobile, il 2-0 poteva servirlo Ciro, se l’è mangiato. Correa è rimasto estasiato dallo show regalato dai tifosi, dalla carica trasmessa alla squadra, dall’amore sconfinato che i laziali sanno offrire: "Prima della partita abbiamo visto tutta la gente biancoceleste fuori dall’albergo e lo stesso è accaduto quando siamo arrivati allo stadio. È stato veramente bello ammirare i nostri tifosi, ci hanno seguito in tantissimi. Speriamo di renderli sempre più felici e di continuare a vincere". È una Lazio che va alla ricerca del meglio, che cerca di risolvere alcuni difetti: "C’è ancora qualcosa da migliorare, la rosa della Lazio è forte, ha un’ottima qualità. Abbiamo perso qualche partita immeritatamente. Dobbiamo essere umili e continuare a lavorare. Arrivano settimane complicate, partite difficili, giocheremo contro squadre molto forti, dobbiamo essere tutti sul pezzo e rimanerci".



Galleria di immagini sulle reti della gara
Ciro Immobile sblocca la gara su calcio di rigore
Il raddoppio di Joaquin Correa



La formazione biancoceleste:
Strakosha, Immobile, Acerbi, Milinkovic, Luis Alberto;
Lulic, Parolo, Leiva, Radu, Patric, Luiz Felipe
La formazione iniziale biancoceleste in grafica





► Per questa partita il tecnico biancoceleste Simone Inzaghi ha convocato i seguenti calciatori:

I convocati in grafica




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