Domenica 22 ottobre 1995 - Milano, stadio Giuseppe Meazza – Inter-Lazio 0-0

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22 ottobre 1995 - 2668 - Campionato di Serie A 1995/96 - VII giornata

INTER: Pagliuca, Bergomi, Festa, Paganin, Roberto Carlos, Zanetti, Fresi (78' Manicone), Ince, Bianchi (75' Centofanti), Carbone, Ganz (78' Orlandini). A disp.: Landucci, Pedroni. All. Suarez.

LAZIO: Marchegiani, Nesta, Favalli, Fuser, Negro, Chamot, Rambaudi, Di Matteo, Casiraghi, Winter (80' Marcolin), Signori (46' Boksic). A disp.: Orsi, Romano, Piovanelli. All. Zeman.

Arbitro: Ceccarini (Livorno).

Note: ammoniti Carbone, Bergomi, Ince e Negro. Calci d'angolo: 9-18.

Spettatori: 42.000.

Una fase della gara
Una fase della gara
Una fase della gara
Duello tra Signori e Carbone
Il biglietto della gara

Un po' di retorica, l'entusiasmo di quando decidi di voltare pagina, gli assestamenti della prima volta. Lo 0-0 dell'Inter made in England è una miscela di sensazioni e di situazioni che, nella loro contraddittorietà, caratterizzano una partita comunque ad alto indice di gradimento. Il popolo nerazzurro mostra infatti di apprezzare mister Hodgson per quello che mister Hodgson rappresenta (il dopo Bianchi) o dovrebbe rappresentare (il tentativo di bonifica del gioco), gli applausi piovono generosi e fragorosi e forse sono più generosi che fragorosi. Al popolo poco importa che la Lazio, attorcigliata attorno ai suoi schemi ossidati dal tempo, contribuisca in larga misura alla domenica di festa. Non morde, la Lazio. Nei suoi cromosomi sembra essersi annacquata la matrice di Zemanlandia, assopite spinte e motivazioni. Beppe Signori, surrogato da Boksic dopo un malinconico primo tempo, ne è la nitida fotografia. Fosse stata la squadra capace di far male che conosciamo, verosimilmente la Lazio avrebbe complicato l'approccio di mister Hodgson al nostro campionato, denudando le imperfezioni di un 4 4 2 che evidentemente perfetto non poteva essere. Invece, il suo è stato il calcio delle ipotesi, del vorrei ma non posso, tante scuse, sarà per un'altra volta. Retorica, si diceva. "Mr. Hodgson il tuo genio ci illumini d'immenso" recitava uno striscione in bella vista. Concordiamo: da mister Hodgson ci si attende una vera e propria illuminazione a giorno, e non soltanto sulla via della rigenerazione tecnico tattica. Su di lui Massimo Moratti ha investito pesante avendo già a libro paga musone Bianchi (950 milioni netti che sulle casse sociali incidono per il doppio): un milione di franchi svizzeri che, tradotti in lire, fanno poco meno di un miliardo e 400 milioni (ovviamente, moltiplicati per due). Lo stipendio coprirà pure la residua attività di mister Hodgson con la rappresentativa elvetica (cinque amichevoli e la spedizione inglese), tanto che a Berna appaiono felicissimi di considerare Moratti come il principale sponsor in chiave Euro '96. L'entusiasmo. Forte, palpabile, motivato. Così che l'ingresso in campo di mister Hodgson, impermeabile chiaro come quello di Giacinto Facchetti forse per rendere più credibile il suo ruolo (ovviamente, tutt'altro che credibile) di dirigente accompagnatore, ha dato la stura a una megaressa di fotografi. Il signor Roy, educazione anglosassone, ha poi salutato con un misurato gesto del braccio la tribuna che lo applaudiva, il tutto mentre Luis Suarez, impermeabile blu, andava a imbucarsi in panchina nel disinteresse generale. Il gioco delle finzioni richiedeva il suo sacrificio. Ma che tristezza, Luis! E a volte la voglia di entusiasmo a tutti i costi è scivolata nel grottesco, vedi (22' p.t.) l'ovazione che ha sottolineato il sinistro volante di Carlos, alto e sghembo sulle gradinate. Gli assestamenti. Prevedibili in riferimento al "credo" calcistico di mister Hodgson ma non tutti condivisibili. Difesa in linea con, da destra a sinistra, Bergomi, Festa, Paganin e Carlos. Prima osservazione: a Carlos è stata imposta la museruola, meno anarchia e più rigore tattico. Seconda osservazione: il vero limite di una retroguardia siffatta sta nella carenza di piedi morbidi e, pertanto, nella inesistente capacità propositiva. Mai come stavolta s'è avvertita la necessità di Fresi, tra l'altro il solo difensore cresciuto a pallone e a zona. Ma l'ex della Salernitana è stato dirottato a centrocampo, centrale accanto al ruvido Ince, avendo Zanetti a destra e Bianchi (altra stranezza) a sinistra. Intuibili i suoi disagi. Riflessioni. "Fresi verrà utilizzato stabilmente in mezzo al campo. Ha inventiva, può garantire qualità" è la versione di Suarez in nome e per conto di mister Roy. "L'Inter mi è sembrata leggera in avanti ma attenta in difesa" è invece l'analisi di Zeman in nome e per conto di se stesso. "Certo - osserva ancora Suarez -, se in campo i ragazzi fossero affiatati come il sottoscritto e Hodgson, l'Inter vincerebbe tutte le partite". Elementare, Hodgson.

Fonte: Corriere della Sera