Domenica 26 novembre 1989 - Roma, stadio Flaminio - Lazio-Genoa 0-0

Da LazioWiki.

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26 novembre 1989 - 2432 - Campionato di Serie A 1989/90 - XIII giornata

LAZIO: Fiori, Bergodi, Sergio, Pin G., Gregucci, Soldà, Di Canio (87' Beruatto), Icardi, Bertoni, F. Marchegiani (78' Troglio), Sosa. A disp. Orsi, Nardecchia. All. Materazzi.

GENOA: Gregori, Torrente, Ferroni (II), Ruotolo, Caricola, Signorini, Eranio, Fiorin, D.Fontolan, Paz, Aguilera. A disp. Braglia, Fasce, Collovati, Urban, Rotella. All. Scoglio.

Arbitro: Sguizzato (Verona).

Note: ammoniti Caricola, Torrente, Sergio, Di Canio, Ruotolo, Soldà, Signorini.

Spettatori: 9.185 più 8.716 abbonati.

Di Canio in azione marcato a vista
Un tiro di Sergio
Il biglietto della gara

Se una squadra meritava di vincere, quella era il Genoa. Lo hanno detto tutti, persino i giocatori della Lazio. Se c'era un modo sbagliato di spendere male i proprio soldi e la domenica pomeriggio, quello era l'idea di assistere a Lazio-Genoa. Questo lo diciamo noi, e vi preghiamo di crederci. Come giudichereste, infatti, una partita in cui viene effettuato un unico tiro in porta e non si vede da parte della squadra di casa lo straccio di un'azione da gol? Il Genoa ha la sola colpa di non aver prima voluto e poi saputo approfittare della nullaggine degli avversari. Quando la squadra di Scoglio ha capito di avere a che fare con dei fantasmi, si è avventata in attacco e ha costruito una splendida occasione con Aguilera. Troppo poco, ma sempre molto di più di quanto hanno combinato i laziali, guidati con mano malferma e idee confuse da Pippo Materazzi. Pippo, del quale la tifoseria continua invano a invocare il licenziamento, ieri ne ha combinata un'altra delle sue, lasciando in panchina il nazionale argentino Troglio per schierare il modesto Marchegiani. «Mi serviva un incontrista», si è difeso il grand'uomo negli spogliatoi, quasi che avesse di fronte la nazionale brasiliana e dovesse quindi impostare la partita sulla difensiva. Scoglio, che tornava dopo un mese di squalifica, ha riproposto gli antichi schemi, basati su pressing ossessivo e veloci giocate di prima intenzione che meriterebbero di essere affidate a veri campioni, non a quelli che lo stesso Professore ha definito «i miei proletari». C'è da chiedersi cosa combinerebbe Scoglio se avesse a disposizione i Di Canio e i Ruben Sosa che Materazzi costringe invece a languire nelle retrovie, in omaggio a un calcio catenacciaro che ormai non viene più applicato neppure in Albania.

Reduce da un periodo difficile, che lo aveva visto scivolare verso i bassifondi della serie A, il Genoa aveva un bisogno disperato di quello che i cronisti di «Novantesimo minuto» chiamano «muovere la classifica». Vi è riuscito con il minimo sforzo, palesando vecchie virtù e limiti altrettanto stagionati. Difficile puntare alla zona Uefa quando non hai centrocampisti di classe certa e hai forse sbagliato due stranieri su tre. Promosso Aguilera e rimandando il giudizio su Perdomo, ieri assente, non si può non osservare con preoccupazione il fumoso agitarsi di Ruben Paz, che pare un corpo estraneo alla squadra. E' altrettanto vero che, se non è ancora da Uefa come azzardava Scoglio in estate, questo Genoa è però più che mai da serie A.

Merita la salvezza e a nostro avviso la otterrà, perché ha uomini coraggiosi e determinati. Le ambizioni di Scoglio hanno fatto dimenticare un po' a tutti che i rossoblu sono appena rientrati nel paradiso del calcio e quindi, come tutte le squadre neo-promosse, devono improntare la loro prima stagione in A ad un unico obiettivo: la salvezza. Ci sarà tempo di pensare alla zona-Uefa: magari già dal prossimo anno, se Spinelli terrà Scoglio e gli metterà a disposizione un paio di talenti veri a centrocampo. L'attacco, invece, è già a posto, con l'agile Aguilera e il bravissimo Fontolan, prototipo dell'attaccante moderno: lo abbiamo visto in ogni zona del campo, sempre lucido, sempre essenziale. Prima o poi anche Vicini dovrà decidersi a convocarlo, inserendolo nei «ventidue» del Mondiale. La difesa, infine: spesso criticata per il gioco pesante, ieri non ha quasi mai dovuto ricorrervi, grazie alla latitanza degli attaccanti laziali. In ogni caso non vorremmo che qualcuno confondesse gli interventi da codice penale con il pressing grintoso dei terzini genoani, che non indulgono mai a falli carogneschi, ma si limitano ad aggredire l'avversario in possesso di palla con «entrate» vigorose, mai violente. Insomma, sarà anche un punto perso, come sostengono Scoglio o i suoi, ma il pareggio del «Flaminio» restituisce al campionato un Genoa di nuovo vivo.

Fonte: La Stampa