Domenica 2 ottobre 1983 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 0-1
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2 ottobre 1983 - 2179 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1983/84 - IV giornata
LAZIO: Cacciatori, Miele (57' D'Amico), Vinazzani, Manfredonia, Batista, Spinozzi, Cupini (78' Meluso), Marini, Giordano, Laudrup, Piraccini. A disp. Ielpo, Piscedda, Vella. All. Morrone.
JUVENTUS: S.Tacconi, C.Gentile, Cabrini, Caricola II, Brio, Scirea, Penzo (54' Bonini), Tardelli, P.Rossi, Platini, Boniek. A disp. Bodini, Prandelli, Furino, Vignola. All. Trapattoni.
Arbitro: Bergamo di Livorno.
Marcatori: 42' Platini.
Note: giornata estiva, terreno ottimo. Esordio in serie A per Mauro Meluso classe 1965. Ammoniti Rossi e Spinozzi.
Spettatori: 60.000 circa.
I bianconeri impongono all'Olimpico i diritti della classe e della maggiore esperienza. Prodezza di Platini che castiga la Lazio. Il francese ha concluso da par suo un'azione avviata da Rossi e proseguita da Boniek, che gli ha restituito il pallone di testa, in mezzo all'area. La squadra di Trapattoni, alla prima vittoria esterna, ha costruito una decina di palle gol contro le sette degli avversari. Eppure, proprio all'89', la Lazio ha avuto un ultimo sussulto mancando il pareggio di un soffio su un'azione promossa da Laudrup, sfuggito a Brio, con un centro basso che il debuttante diciottenne Meluso (subentrato dal 78' a Cupini) in spaccata non è riuscito a deviare ad un passo dalla porta. Un grosso brivido per Tacconi: era la settima palla-gol per la Lazio contro le dieci complessivamente costruite dalla Juventus.
Se il pareggio poteva benissimo rappresentare il giusto epilogo, non si può certo dire che i bianconeri abbiano rubato i due punti. La Lazio, in casa, è compagine assai pericolosa, eppure la Juventus l'aveva messa in soggezione per 45 minuti. Trapattoni temeva Giordano e Laudrup, specie dopo la «bambola» di Coppa Italia. E con una mossa a sorpresa escludeva Bonini, per aggiungere un difensore in più. Su Giordano piazzava Caricola (un'altra validissima prova per l'ex barese), mentre Brio stava su Laudrup e Gentile proteggeva la fascia destra obbligando Piraccini a preoccuparsi delle sue incursioni offensive. Laudrup portava Brio a spasso per il campo ma il giovane talento danese era imbrigliato nella «gabbia» preparatagli da Trapattoni. Quando Giordano e Laudrup si liberavano c'era un grande Scirea, tornato sul livelli del Mundial, a sbarrare loro il passo. Ma se la Lazio non trovava sbocchi, ciò si doveva alla mole di gioco di Tardelli e Platini che mettevano alla frusta il bravo Marini e il tecnico Batista, ai ripiegamenti di Boniek che si sacrificava con un lavoro oscuro, tallonato da Vinazzani.
Anche Rossi si prodigava con il suo movimento per risucchiare Manfredonia (nella ripresa Morrone gli ha piazzato alle costole Spinozzi, con Manfredonia libero) e creare spazi per i compagni. Lo stesso faceva Penzo nei confronti di Miele ma con meno profitto e con scarsa precisione per la frenesia nelle conclusioni. Sulla fascia sinistra, Cabrini controllava Cupini e al momento opportuno si sganciava. Di fronte a questa Juventus, ben disposta tatticamente e animata da volontà vincente, la Lazio non riusciva a dare il meglio. Le notizie provenienti da Torino caricavano i bianconeri che al 13' sfioravano il gol. Rossi lanciava Penzo la cui giravolta finiva di poco a lato. Ancora Penzo (17') da felice posizione tentava il pallonetto ma Cacciatori bloccava. Al 23' Penzo la faceva grossa togliendo di testa un invitante pallone, crossato da Gentile per Platini che non avrebbe sicuramente graziato Cacciatori. Ancora Platini con una pennellata serviva Boniek che di testa sprecava la favorevole occasione (37'). Solo al 38’ la Lazio riusciva ad impensierire Tacconi con violento sinistro dal limite di Giordano che il portiere dirottava sul palo e poi abbrancava.
Ancora Giordano, servito da Batista, si presentava davanti a Tacconi ma Caricola, in extremis, deviava in corner. E su capovolgimento di fronte, il gol-capolavoro di Platini. Faceva tutto Rossi servendo Platini sul limite dell'area: scambio volante con Boniek e tiro basso, imparabile, nell'angolo. Un gol da incorniciare. Un'azione sudamericana, che a qualcuno ha ricordato il miglior Sivori. Ripresa a tinte biancazzurre. Spinozzi diventava stopper e litigava con Rossi: entrambi finivano sul cartellino giallo. Manfredonia fungeva da libero fluidificante e al 53' s'iniziava il «forcing» laziale. A dare il «la» involontario era Rossi con un tocco all'indietro che si trasformava in «assist» per Giordano. Il centravanti smistava su Laudrup il cui tiro era respinto di piede da Tacconi: sul rimpallo, di testa in tuffo, Giordano mancava di una spanna il bersaglio. Anche la Lazio, dopo un'occasione fallita da Laudrup, reclamava un rigore (58') per una spinta di Bonini su Manfredonia. Bergamo non ravvisava gli estremi della massima punizione. Sotto l'incalzante offensiva laziale, condotta ad un ritmo elevatissimo, la Juventus appariva in affanno. La Lazio, che aveva già inserito D'Amico (57') al posto di Miele, gettava in mischia Meluso in luogo di Cupini. Pur con due forze fresche, rifiatava e la Juventus sciupava prima con Boniek (parata di Cacciatori), poi con Platini (uscita di Cacciatori e disturbo di Spinozzi che aveva un diverbio con il francese).
All'Olimpico, per «scoprire» la Juve, c'era una folta delegazione del Paris Saint-Germain, prossima avversaria della squadra bianconera in Coppa delle Coppe. Oltre al vicepresidente, c'erano anche il direttore sportivo e l'allenatore della formazione francese. «Questa non può essere la vera Juve — hanno commentato al termine — sarebbe troppo bello». Amarezza e disappunto fra i laziali, che non riescono ad accettare la sconfitta, considerandola una vera ingiustizia del calcio. Giorgio Chinaglia ha l'aria quasi furibonda quando si presenta al giornalisti. "Abbiamo fallito sette palle goal in maniera incredibile" — commenta con voce appena percettibile — "i miei giocatori hanno fatto il loro dovere, non ho nulla da rimproverare. A me non piace parlare di sfortuna. Ma stavolta la sorte ci ha proprio voltato le spalle. La Juventus ha effettuato un paio di tiri in porta e fatto goal." L'allenatore Morrone ha dichiarato: "il francese si è gettato a piedi uniti su Spinozzi. Era un fallo da espulsione." "Forse Platini si è innervosito perché aveva perduto banalmente la palla e una bella occasione per segnare" — aggiunge il portiere Cacciatori — "un giocatore del suo calibro avrebbe dovuto comportarsi in altra maniera. Ma ci siamo spiegati da professionisti. Tutto è finito lì."
Oltre al rammarico per i calci di rigore non concessi, che tuttavia non sconfina nell'eccesso, questo è l'unico episodio che genera qualche reazione nervosa nello spogliatoio biancoceleste. Il motivo dominante è la delusione per aver giocato una bella partita, senza poter raccogliere i frutti meritati. "E' vero" — ammette Giordano — "proprio non riesco a mandare giù il risultato. La Juventus ha segnato un gol fantastico. Ma la Lazio ha dimostrato di non essere seconda a nessuno, compresi i bianconeri". Stessi giudizi, ma aggiunge qualcosa in più che deve aver generato un certo nervosismo nei biancocelesti, contenuto, tuttavia, entro i limiti, in sintonia con la nuova immagine che sta cercando di darsi la società. "L'arbitro ci ha negato un paio di rigori in falli su Giordano e Manfredonia" — dice rassegnato il tecnico - "ci rimane la magra consolazione di aver giocato ad armi pari con la Juventus. Abbiamo tentato in tutte le maniere di andare in gol. Non ci siamo riusciti, molto per cattiva sorte, ma anche per qualche nostro errore." Prima della partita Lazio-Juventus è stato consegnato al centravanti della Lazio Giordano il premio «Chevron sportman» dell'anno quale capocannoniere del campionato di Serie B della scorsa stagione con 18 gol in 38 partite. Sempre a Giordano l'assessore allo sport della Regione, Raniero Benedetto, ha consegnato una targa d'argento.
Fonte: La Stampa