Domenica 30 aprile 2006 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Lecce 1-0

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30 aprile 2006 - 3.193 - Campionato di Serie A 2005/06 - XXXVI giornata

LAZIO: Peruzzi, Oddo, Stendardo, Siviglia, Belleri, Behrami, Zauri, Liverani (78' Manfredini), Mauri, Rocchi, Di Canio (55' Pandev). A disposizione: Ballotta, Cribari, Giallombardo, Bonanni, Tare. Allenatore: D.Rossi.

LECCE: Sicignano, Esposito, Saidi, Diamoutene, Rullo, Marianini, Delvecchio, Giacomazzi, Konan (28' Babù), Pinardi (75' Valdes), Vucinic (67' Cozzolino). A disposizione: Benussi, Camisa, Giorgino, Camorani. Allenatore: Paleari-Rizzo.

Arbitro: Sig. G.Gava (Conegliano).

Marcatori: 57' Rocchi.

Note: giornata soleggiata, terreno in buone condizioni. Espulso all'82' Babú per fallo di reazione. Ammoniti: Belleri, Saidi, Rullo, Delvecchio, Diamoutene ed Esposito per gioco scorretto. Calci d'angolo: 7-3. Recuperi: 2' p.t., 4' s.t. Osservato un minuto di silenzio in ricordo delle vittime di Nassyria.

Spettatori: paganti 8.185 per un incasso di 119.529,00 euro, abbonati 18.648 per una quota di 230.348,04 euro.

Il minuto di raccoglimento in ricordo delle vittime di Nassyria
Un'azione della gara
Goran Pandev in azione
Tommaso Rocchi festeggiato da Paolo Di Canio
L'esultanza del Mister Delio Rossi
Dal Corsport dell'1/5/2006
Il titolo del Corsport
Un fotogramma della gara
Il goal decisivo di Rocchi

La Gazzetta dello Sport titola: "EuroLazio, timbra Rocchi. Entra Pandev e inventa l'assist per il gol della vittoria sul Lecce. La squadra di Rossi così è aritmeticamente sicura del posto Uefa".

Continua la "rosea": La Lazio può riaprire il cassetto in cui aveva lasciato i passaporti. Dopo un anno di assenza la squadra biancoceleste tornerà infatti a calcare i palcoscenici europei. Saranno quelli della coppa Uefa, meno luccicanti e, soprattutto, meno remunerativi della Champions League, ma per la creatura di Lotito e Rossi è comunque un risultato straordinario. E sul quale pochi avrebbero scommesso all'inizio del campionato. Un piccolo miracolo attorno al quale il club romano potrà adesso edificare un futuro più promettente delle ristrettezze del recente passato. La certezza aritmetica dell'approdo europeo, peraltro, è giunta al termine di una delle recite meno convincenti della banda di Rossi. Un po' per colpa della sindrome del "braccino" del tennista, molto per merito di un Lecce che, pur già retrocesso, ha onorato l'impegno come se si stesse giocando ancora qualcosa di concreto. Ventidue falli, un espulso e cinque ammoniti sono la dimostrazione che la squadra salentina non aveva alcuna intenzione di svolgere il ruolo di ospite discreto alla festa della Lazio. La formazione guidata da Paleari e Rizzo è insomma uscita a testa alta dall'Olimpico. E avrebbe potuto creare grattacapi ancora maggiori ai biancocelesti se l'arbitro Gava, sul finire del primo tempo, le avesse assegnato un rigore apparso netto dalle immagini televisive per l'intervento di Behrami ai danni di Pinardi. Graziata dal direttore di gara, e dopo un primo tempo sonnacchioso (con l'eccezione di due invitanti palle-gol sciupate da Di Canio e Rocchi), la Lazio ha finalmente dato segni di vita nella ripresa. E tanto è bastato a mettere in cassaforte i tre punti-Uefa.

Decisivo l'ingresso di Pandev al posto di un Di Canio che, comunque, non ha demeritato (e per il quale la curva Nord ha chiesto a gran voce la conferma). E' nata infatti da un'iniziativa del macedone l'azione che ha portato al gol-partita di Rocchi. Per il veneziano è il 14° centro in questo campionato (record personale). E potevano diventare 15, se qualche minuto più tardi la punta avesse tirato invece che tentare di restituire il favore a Pandev. Ottenuto il massimo con il minimo sforzo, la Lazio ha pensato bene di far partecipare alla festa europea anche gli uomini della retroguardia. E in particolare Peruzzi che, a dieci minuti dalla fine, ha salvato il risultato sul colpo di testa di Valdes. Il portierone ha così timbrato il cartellino nel giorno della sua partita numero 450 in serie A. Per come stava pericolosamente tirando i remi in barca la Lazio (l'uscita a un quarto d'ora dalla fine di Liverani, peraltro poco ispirato, aveva privato i padroni di casa di una delle pochi fonti di gioco), Peruzzi temeva di doverci mettere qualche altra pezza. Invece ci ha pensato Babù a togliere pathos al finale di gara. A otto minuti dal termine il brasiliano (la cui uscita è stata accompagnata da qualche buu razzista) si è fatto cacciare per un inspiegabile fallo di reazione nei confronti di Siviglia. E, in dieci, si è arreso pure il Lecce.


Il Corriere della Sera racconta così la gara:

Un bel gol di Rocchi contro un Lecce già retrocesso dà alla Lazio il visto per la Coppa Uefa. Una qualificazione "storica", se si pensa a quelli che erano i giudizi di inizio stagione sulla squadra biancoceleste. Gran merito di questo traguardo europeo è da attribuire a Delio Rossi, il tecnico che ha tra le altre cose, ha saputo correggere in corsa alcuni errori di valutazione (aveva preferito inizialmente Sereni a Peruzzi), ha gestito un personaggio scomodo come Di Canio e ha valorizzato l'estro di Pandev. Alla bravura di Rossi si devono aggiungere la grande stagione di Liverani e Rocchi, la voglia azzurra di Oddo, la duttilità tattica e l'affidabilità di Zauri e l'abilità di un gruppo bravissimo a isolarsi da un ambiente in continua ebollizione per le vicende societarie. Domenica trionfale, dunque, quella di ieri. E sesto posto in classifica ormai abbastanza consolidato, motivo di soddisfazione in più per il presidente Claudio Lotito, che ha saputo battere sul campo i suoi contestatori e pronto più che mai a rilanciare le ambizioni della società. La Lazio ha giocato il primo tempo, ieri, con troppa sufficienza, apparendo esageratamente contratta, forse condizionata dall'approssimarsi del traguardo Uefa. Il Lecce, da parte sua, sebbene già retrocesso in serie B, non si è calato nel ruolo di semplice comparsa, tanto da creare, sempre nei primi 45 minuti, la migliore occasione da gol del match (tentativo di Pinardi).

La svolta della partita è arrivata nella ripresa, quando Rossi ha azzeccato il cambio: fuori Di Canio e dentro Pandev. Pochi minuti dopo, infatti, la Lazio ha trovato il gol decisivo. Assist del giovane macedone per Tommaso Rocchi che di sinistro, in scivolata su Sicignano in uscita, realizzava il quattordicesimo gol stagionale, suo record personale, e scacciava definitivamente tutte le ansie, regalando alla squadra l'aritmetica certezza del ritorno in Europa dalla porta principale. Unico rammarico forse, in un giorno di festa come quello di ieri, l'atteggiamento del pubblico della curva Nord biancoceleste, sempre in linea con quella che è stata la tendenza degli ultimi otto mesi: contestazione feroce al presidente Lotito invitato a gran voce, per l'ennesima volta, a farsi da parte. La coreografia di inizio gara è stata invece dedicata a Di Canio, che spera ancora in una conferma che resta molto difficile (ha il contratto in scadenza e in settimana dovrebbe incontrarsi con il presidente).