Domenica 6 dicembre 1998 - Torino, stadio Delle Alpi - Juventus-Lazio 0-1

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Stagione

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6 dicembre 1998 - 1804. Campionato di Serie A 1998/99 - XII giornata

JUVENTUS: De Sanctis, Birindelli, Ferrara (46' Iuliano), Montero, Pessotto, Blanchard (61' Amoruso), Conte, Deschamps, Di Livio, Inzaghi (75' Fonseca), Zidane. A disp. Peruzzi, Tudor, Tacchinardi, Perrotta. All. Lippi.

LAZIO: Marchegiani, Pancaro, Nesta, Negro, Favalli, Sergio Conceicao, Stankovic (93' Venturin), Almeyda, Nedved (69' Gottardi), Salas, R.Mancini (66' De La Peña). A disp. Ballotta, Baronio, Iannuzzi, Lombardi. All. Spinosi - DT Eriksson.

Arbitro: Borriello (Mantova).

Marcatori: 81' Salas.

Note: ammoniti Favalli, Ferrara, Marchegiani, Zidane. Calci d'angolo: 5-1. Recuperi: 1' p.t. - 5' s.t. Esordio in serie A per De Sanctis.

Spettatori: 47.000 circa.

Dal Guerin Sportivo: La rete di Salas e la gioia a fine gara
Il titolo del Messaggero

Dalla patetica sconfitta di Bologna alla disarmante resa interna con la Lazio, il crepuscolo della Juve ci appare inesorabile. Mercoledì, nell'ultimo disperato assalto alla Champions League, la squadra di Lippi tenterà di sfuggire le tenebre di una stagione piena di agguati e fughe da fermo: l'inversione di rotta è ancora possibile anche se, come l'anno scorso, servirà di nuovo l'aiuto degli altri, stavolta i baschi dell'Athletic Bilbao. Juve-Lazio è stata, senza possibilità di equivoco, la più brutta partita cui abbiamo avuto la ventura di assistere dall'inizio di questo campionato. Sottolineando come la Lazio l'abbia vinta con l'unica conclusione nello specchio della porta della sua ruminante prestazione non vogliamo certo togliere meriti alla formazione di Eriksson. Casomai accentuare i demeriti della difesa bianconera e, in particolare, di Mark Iuliano, entrato al posto di Ferrara. L'errore dell'ex salernitano è stato addirittura doppio: prima ha mancato l'intervento aereo sul passaggio di Sergio Conceicao; poi, ormai sbilanciato, si è fatto irridere dall'abilissimo controllo di Salas. E' la quinta volta in tre partite (Bologna, Galatasaray e Lazio) che gli uomini della retroguardia juventina si rendono responsabili di errori letali: Ferrara due volte (domenica); Tudor due volte (domenica e mercoledì); Iuliano una volta (ieri). I limiti individuali emergono nel momento in cui l'organizzazione viene subordinata alle capacità personali. Se gli uomini non sono al massimo, ogni possibilità si riduce drasticamente. La Lazio non è più organizzata della Juve. Piuttosto possiede degli elementi che, nello specifico, hanno saputo essere più decisivi: Nesta, Sergio Conceicao, Salas. Ma dal sistema di gioco alla produzione della qualità, Eriksson è ancora in mezzo al guado e la prova la si è avuta dall'inconsistenza totale del primo tempo biancazzurro. Guardando alle occasioni da gol, al possesso della palla, alla ricerca della manovra e della profondità, la Juve non avrebbe meritato la sconfitta. Ma, se leggiamo la partita al di là della mera empiria, scopriamo le mancanze dell'allenatore. Lippi, tanto per cominciare, ha schierato Zidane in un ruolo e con dei compiti che non gli appartengono. Perché un conto è essere di sostegno alle punte, sfruttando la sorpresa degli inserimenti, e un altro è affiancare Inzaghi in qualità di seconda punta. Ma, anche ammesso che Zidane ci riesca, a vantaggio di chi si muoverebbe? Forse dell'inconsistente Blanchard, distintosi per due tiracci, uno dei quali talmente sballato da colpire Inzaghi? Quanto a quest'ultimo, è necessario spiegare la differenza di contesto nel quale è chiamato ad agire. Il centravanti rende al massimo se lo si mette nelle condizioni di intervenire in movimento nello spazio. Se, al contrario, lo si consegna alla marcatura individuale e collettiva (anzi, spesso, al raddoppio), perde la specificità. Troppo fragile per sopportare da solo la forza dell'attacco, troppo evidente come riferimento dei difensori avversari. Lippi ha cercato tardi improbabili correzioni in corsa. Solo dal quarto d'ora della ripresa - fuori Blanchard e dentro Amoruso - ha ripristinato la Juve a due punte, più Zidane. E infatti, al 34', un colpo di testa del francese ha chiamato Marchegiani alla migliore respinta della giornata, dopo due colossali incertezze. Ma a quel punto era evaporata la lucidità che proveniva dalla freschezza, mentre avanzavano la fatica e lo scoramento. Avesse la Juve giocato con il 4-3-3 dall'inizio, secondo noi ne avrebbero tratto beneficio sia Inzaghi (sostituito da Fonseca), sia Zidane, oltre che la squadra tutta. La Juve, infatti, aveva cominciato bene: palla bassa, conversioni di gioco, allargamento di manovra, discreto pressing (Deschamps e Conte su tutti). E la Lazio aveva corso almeno un paio di pericoli: 26', Montero per Inzaghi; 41', Inzaghi per Zidane. La Lazio ha capito che avrebbe rischiato di meno in difesa (dove Nesta ha offerto il meglio di sé nonostante fosse alla prima partita intera a cinque mesi e mezzo dall'infortunio) se solo avesse provato ad attaccare. Non era facile dopo l'uscita di Nedved (probabile menisco) e l'entrata di De la Peña, un'ombra rispetto al giocatore che sarebbe potuto diventare. Eppure, a volte, basta poco: Sergio Conceicao, che aveva sfiorato il vantaggio al 17' (tiro fuori), la sventatezza di Iuliano, la destrezza di Salas. A Torino, la Lazio aveva conquistato la Supercoppa italiana il 29 agosto. Allora sembrava una grande. Oggi un'ex piccola.

Eriksson felice: "Con Nesta non prendiamo più gol". Un altro incidente si aggiunge all'infinito elenco dei guai fisici della Lazio, proprio nel giorno in cui Alessandro Nesta gioca i primi 90' a cinque mesi e mezzo dall'infortunio subito ai Mondiali contro l'Austria: Pavel Nedved si procura una sospetta lesione al menisco del ginocchio destro, il timore è che il centrocampista ceko debba stare fuori almeno un mese. E' la nota negativa di una giornata felice per il risultato, anche se non entusiasmante per il gioco. Eriksson ammette: "Ho visto due Lazio completamente diverse, una per tempo. La prima non mi è piaciuta per niente, perché non ha provato a fare nulla, la seconda invece è andata bene, l'ho apprezzata parecchio. La prima non avrebbe meritato il successo, la seconda mi pare proprio di sì. Diciamo che sono servite le parole che ci siamo detti negli spogliatoi, quando ho chiesto ai ragazzi i motivi di quel comportamento inspiegabile e rinunciatario. Ora abbiamo due partite in casa prima di Natale (con Sampdoria e Udinese, n.d.r.), bisognerà sfruttarle". L'elogio di Eriksson raggiunge anche un singolo, ed è quasi inevitabile che accada: "Nesta per noi è determinante, anche se ancora è soltanto al 70 per cento. Può pure essere un caso, se non prendiamo gol da quando lui è rientrato, ma io credo proprio che non lo sia". A vedere la Lazio, e a sorridere per il successo della squadra di Eriksson, c'è in tribuna anche Christian Vieri, che saluta tanti amici lasciati a Torino e guarda la partita assieme a Michelangelo Rampulla (il ritorno del centravanti è previsto a gennaio). Forse anche Vieri si è stupito della brutta Juventus battuta dalla Lazio. Eriksson, comunque, conforta Lippi: "Io ho i miei problemi e non ho certo tempo di sottolineare i suoi. Posso dire, però, che di sicuro i bianconeri non andranno in serie B. Anzi, sono convinto che mercoledì supereranno il Rosenborg e si qualificheranno per i quarti di finale della Champions League". E' il periodo delle scommesse, per il tecnico della Lazio: dopo il milione di lire giocato dai bookmakers di Londra sullo scudetto alla sua Lazio, ecco un altro azzardo.

Fonte: Corriere della Sera