Giovedì 20 agosto 1987 - Roma, stadio Flaminio - Lazio-Milan 1-2

Da LazioWiki.

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20 agosto 1987 - Amichevoli pre-campionato stagione 1987/88 - IV amichevole

LAZIO: Martina, Brunetti, Beruatto (63' Rizzolo), Acerbis, Gregucci, Piscedda (18' Caso), Savino (46' Esposito), Pin (46' Camolese), Galderisi (76' Fiorini), Muro, Monelli (76' Nigro). A disp. Salafia. All. Fascetti.

MILAN: Nuciari (46' Galli G.), Mussi, Bianchi, Colombo (46' Tassotti), F.Galli, Baresi, Massaro (46' Bartolazzi), Ancelotti (76' Verga), Van Basten, Zanoncelli (46' Gullit), Cappellini (46' Donadoni). A disp. Porrini. All. Sacchi.

Arbitro: Nicchi (Arezzo).

Marcatori: 24' Van Basten, 29' Massaro, 51' Monelli.

Note: Spettatori paganti 27.820 per un incasso di 400 milioni di lire


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L'articolo de Il Messaggero

Il Messaggero esalta la prova della Lazio “La Lazio già brilla – Al Flaminio il Milan stellare batte solo di misura i biancoazzurri (2-1) – Un tempo per uno, spettacolo e gol – Un olandese solo basta ai rossoneri. Van Basten subito, poi raddoppio di Massaro. Nella ripresa la squadra di Fascetti tira fuori l’orgoglio e dimezza lo svantaggio con Monelli”.

Grande con i grandi. Senza punto interrogativo, a dispetto del risultato: la Lazio in anteprima stagionale è piaciuta ai suoi tifosi, per i quali non esistevano dubbi circa le “dimensioni” tecniche, dopo la grande paura di luglio. Grande con un Milan che grande lo è già e potrà diventarlo ancora di più, quando avrà ben oliato certi meccanismi e magari eliminato quei tourbillon che in questa fase di stagione sono più doverosi che inevitabili.

Un ritorno al passato che sa di futuro. Il revival di ieri sera al Flaminio, prima ancora di essere ammantato di nostalgia, puntellava le speranze di gloria, scadenza giugno 1988: lo stadio esaurito (con i botteghini delle curve chiusi con due ore di anticipo e taluni bagarini bloccati dalla polizia), l’avversario così beatificato in sede di campagna acquisti, l’entusiasmo a dir poco dilagante per la nuova Lazio, rinnovata persino nel look della divisa. Premese delle quali aveva diffidato il solo Fascetti, tirando in ballo il calcio fuorviante delle notturne, e in qualche modo anche Sacchi che aveva tolto ai tifosi romani un Gullit da novanta minuti, per inserire nella formazione iniziale gli inattesi Bianchi e Zanoncelli, oltre allo sconosciuto Cappellini.

Grandi attese, insomma, ripagate da due partite nette e distinte, così diversi i due tempi negli uomini e nel gioco. Recitando ormai a memoria le dottrine del suo nuovo maestro, il Milan si muove condensandosi in venti metri: tutti avanti e tutti indietro, senza soste, esasperando al massimo la tattica del fuorigioco che, si sa, disinnesca qualsiasi manovra altrui se ha il conforto del tempismo. Dunque qualche problema in più per la Lazio, costretta a ragionaere oltre il dovuto; ma con Muro già potenziale catalizzatore del gioco, Pin in splendide condizioni, Acerbis in crescita, nessuno sfigurava più di tanto, a dispetto del differente potenziale tecnico.

Si diceva dei due tempi e delle due partite. Il primo match imponeva a Fascetti le marcature di Van Basten e Cappellini con Gregucci e Brunetti, il quale ultimo si ritrovava spesso in zona Beruatto, su una fascia cioè che il Milan aveva affidato alle sole iniziative di Mussi. Alle spalle di tutti, Piscedda, capitano per diciotto minuti, fino cioè alla contrattura che anticipava l’ingresso di Caso. In mezzo al campo, Savino-Pin-Acerbis-Muro, con dirimpettai a variare di secondo in secondo. Una scacchiera che, vista dall’alto, suggeriva consensi, regalando poche emozioni ma molto equilibrio, interrotto (al 25’) dal gol di Van Basten: velocissima fuga di Mussi sulla destra, assist per Massaro, smarcato dalla parte opposta, gran tiro e palo pieno. Lestissimo Van Basten nella replica, a difesa biancazzurra ormai lacerata. Una distrazione bissata due minuti dopo, con il solito inarrestabile (e sempre liberissimo) Massaro, capace di arrivare al tiro sempre da sinistra: stavolta la palla infilava l’angolino basso, lontano dalle braccia protese di Martina. Le repliche laziali si affidavano ad un colpo di testa di Galderisi, poco dopo la mezz’ora: palla alta sulla traversa e lento tran-tran verso l’intervallo.

Il secondo incontro veniva introdotto dai cambi. Sacchi, come promesso, dava spazio ai panchinari (si fa per dire), proponendo tutto d’un colpo Gullit (fischiatissimo: perché?), Donadoni, Tassotti, Bortolazzi e Galli portiere. Fascetti replicava con Esposito e Camolese: due sole mosse per mettere riparo agli errori della prima fase. Nemmeno il tempo per prendere nota dei rivoluzionati assetti (Brunetti da Cappellini a Gullit però non sfuggiva…) ed ecco la Lazio decollare; un pasticciaccio brutto di Franco Baresi sulla linea di fondo permetteva a Galderisi di rubare palla e smarcare Monelli. Abile tocco e gol, con la collina dei Parioli squassata dall’urlo dei quarantacinquemila. Quanto riuscisse difficile catturare quella sgusciante preda rossonera, i biancazzurri cominciavano a… mordicchiare. Non più deferente ossequio, ma iniziative a testa alta. Ultimi lampi rossoneri nel secondo tempo biancazzurro, per il popolo laziale c’è di che stare allegri.

La Gazzetta dello Sport titola “Riecco il Milan di Van Basten – Il centravanti e Massaro in 4 minuti stendono la Lazio – Poi Monelli spaventa i nuovi entrati Gullit e Donadoni – Un palo del centrocampista ha messo in condizione l’olandese di andare a segno – Il raddoppio di Massaro su lancio di Ancelotti con un rasoterra da quindici metri – Ottima la prova del giovane Mussi – Non brilla Gullit e il centravanti della Lazio accorcia le distanze – La squadra di Sacchi deve sfoderare le unghie per evitare di capitolare nuovamente”.

Roma - C’è Liedholm in tribuna a studiare il calcio di Sacchi nella “prima” della Lazio al Flaminio. Si tratta, in verità, di una lezione assai interessante. Il Milan applica la tattica del fuorigioco in difesa — cinque volte l’arbitro ferma i laziali nel primo quarto d’ora – e un pressing aggressivo ed asfissiante in tutte le zone del campo. Il gioco non è di livello altissimo. Sacchi lascia In panchina parecchi titolari, schiera la difesa con Mussi, Filippo Galli, Baresi e Bianchi, a centrocampo Colombo e Zanoncelli affiancano Ancelotti e Massaro, mentre In attacco Van Basten viene fiancheggiato dal giovanissimo Cappellini. La Lazio gioca a uomo in difesa con Piscedda libero, Gregucci su Van Basten e Brunetti su Cappellini.

Non ci sono emozioni nei primi venti minuti di gioco. Il primo tiro in porta è di Baresi che vince fortunosamente un rimpallo sulla tre quarti e calcia forte, ma centrale, da venti metri. Quasi all'improvviso il Milan passa in vantaggio al termine di un'azione magnifica. Mussi conquista la palla nella sua metà campo e si lancia subito in contrattacco veloce, tocca al centro rasoterra benissimo per Van Basten che gira sulla sinistra a Massaro liberissimo: controllo e sinistro secco che si infrange sul palo, riprende Van Basten e segna.

Il Milan raddoppia quattro minuti dopo. Un lancio stupendo di Ancelotti fa scattare Massaro. Caso viene saltato in dribbling. Il numero sette stringe al centro e tira di destro rasoterra da quindici metri, infilando l’angolino alla destra di Martina.

La Lazio ha una buona reazione per ridurre lo svantaggio al 34': su cross di Brunetti, Muro, che si era liberato di Mussi con una spinta, porrebbe beffare Nuciari, ma sbaglia il facile tocco difeso da posizione ottima. Al 35' Beruatto brutalizza Mussi sotto gli occhi dell’arbitro. E subito dopo assistiamo ad un vergognoso lancio dì lattine contro il dottor Monti – il medico milanista – da parte della teppaglia laziale, che si compiace del tiro a segno. Anche Nuciari diventa bersaglio di bottiglie e di altri oggetti. Due uomini spiccano su tutti in questo Milan coerente, moderno, anche se non bellissimo sotto il profilo estetico; l'elegante Mussi, difensore pronto nelle accelerazioni e dotato di bella visione di gioco, e Ancelotti, che è il dominatore del centrocampo. Ma tutta la difesa si dimostra saldissima ed anche Massaro appare ben disposto ed è efficace nelle sue puntate in avanti.

Nella ripresa Sacchi schiera I pezzi forti che aveva tenuto in panchina. Inserisce Tassotti in difesa avanzando a centrocampo Filippo Galli, che commette però subito parecchi errori d'appoggio. Fa giocare anche Bortolazzi e naturalmente Gullit, che opera come punta sul settore destro dell’attacco.

Accade un fatto sorprendente, il Milan “vero” subisce una Lazio pugnace che ha subito nell'intervallo l'energica strigliata da Fascetti.

La Lazio addirittura accorcia le distanze per un peccato di leggerezza di Baresi. L'azione d’attacco Caso-Camolese-Galderisi era praticamente conclusa, sulla palla Baresi appostato sulla linea di fondo sorvegliava il pallone aspettando il fischio dell'arbitro, quando Galderisi con una zampata felina riusciva a mettere al centro per Monelli assolutamente solo, che poteva segnare a porta sguarnita. Un'altra insidia per il Milan veniva per una punizione di Muro che Galli parava bene a terra. Poi portiere rossonero si segnalava ancora per una bella respinta in tuffo su tiro cross insidioso di Acerbis.

In campo si combatteva aspramente, senza esclusione di colpi. La Lazio premeva sull’acceleratore con grinta rinnovata. Il Milan doveva sfoderare le unghie e nel finale di partita riprendeva il controllo del gioco ed andava vicino al gol con Donadoni. Poi a cinque minuti dalla fine era Gullit a fallire una facile palla-gol, mancando completamente il sinistro da ottima posizione. La vittoria, tuttavia, non era mai in pericolo. È un Milan in buona salute, forte in difesa, aggressivo, che incute già sin d'ora rispetto. Ieri sono mancati i colpi di genio di Gullit, ma il potenziale della squadra è rimasto elevato.

La Lazio ha giocato una buona partita, con molta grinta e volontà, la squadra di Fascetti ha tuttavia manifestato incertezze in difesa e in attacco Monelli e Galderisi sono stati controllati assai bene dai difensori rossoneri. Nel lavoro a centrocampo è emerso Muro: l'ex napoletano ha sbagliato molto, ma si è prodigato esprimendosi in campo con alcuni pezzi da manuale.