Giovedì 8 aprile 1999 - Mosca, Stadio Lokomotiv - FC Lokomotiv Moskva-Lazio 1-1

Da LazioWiki.

Stagione

Incontro precedente - Incontro successivo

8 aprile 1999 - Coppa delle Coppe 1998/99 - Semifinali

LOKOMOTIV MOSKVA: Nigmatullin, Arifullin, Chugainov, Cherevchenko, Gourenko (84' Borodiuk), Lavrik (85' Maminov), Smertin (46' Loskov), Drozdov, Karlachev, Dzanashia, Bulikin. A disp. Poliakov, Pachinine, Sarkissian, Ryndyouk All. Syomin.

LAZIO: Marchegiani, Pancaro, Negro, Mihajlovic, Favalli, Stankovic, Almeyda, De La Peña, Lombardo, Vieri (63' Boksic), Salas (73' R.Mancini). A disp. Ballotta, Lombardi, Gottardi, Nedved, Baronio. All. Eriksson.

Arbitro: Veissiere (Francia).

Marcatori: 61' Dzhanashia, 77' Boksic.

Note: ammoniti Mihajlovic, Arifullin, Salas, De La Peña e Boksic.

Spettatori: 20 mila circa.

Il tocco vincente per il vantaggio della Lokomotiv
Un altro fotogramma della rete dei padroni di casa
Alen Boksic sigla la rete del pareggio biancoceleste
Un altro fotogramma dell'azione del pareggio laziale
L'esultanza del calciatore croato
Il biglietto della gara

Dalla Gazzetta dello Sport:

Alen Boksic rinasce un anno dopo l'infortunio, che l'ha tenuto spento per tutta la stagione, e tiene in pista la Lazio. Il croato gioca l'ultima mezz'ora al posto di Christian Vieri. Basta e avanza per spegnere le velleità della Lokomotiv che continuava a spingere sul vantaggio di un gol. Basta e avanza perché con la decisiva complicità di Roberto Mancini, che entra nel finale e rivolta la partita come un guanto, Boksic ritrova se stesso e anche il gol. Un gol pesante, quello dell'1-1, che in trasferta vale doppio. Adesso Eriksson ha un asso in più da spendere nel finale di stagione, per fare davvero il pigliatutto. Vedremo. Qui la Lazio, imbottita di riserve, soffre, all'inizio, per dieci minuti. Questione di velocità e supremazia a centrocampo. I cinque russi (Lavrik, Smertin, Drozov, Kharlachev, Gurenko) prendono d'infilata l'inedito quartetto laziale che manca di tre titolari (Conceicao, Mancini, Nedved). In particolare Ivan De la Peña soffre il ritmo e il pressing imposti da Smertin e Kharlachev che lo mettono fuorigioco. Almeyda corre e gioca per tre ma non basta per tenere in piedi la diga. Tuttavia, pur dominando il gioco, la Lokomotiv non riesce a creare veri pericoli. Anche perché non entra mai nell'area laziale. Al massimo, i russi cercano la porta con conclusioni da lontano. Ci prova Bulykin, nei primi minuti. Ma non fa male. Poi la Lazio comincia a rialzare la testa. Elimina il problema della superiorità russa a centrocampo, nell'unico modo possibile, in queste condizioni: scavalcandolo. I rilanci partono da Pancaro e Mihajlovic e puntano su un terminale abbastanza solido: i piedi di Vieri.

Appena i servizi diretti al centravanti azzurro non lo colgono con le spalle alla porta, è facile che Vieri trasformi l'azione in una palla gol. Succede al minuto 13, per dire. Corner da destra di Mihajlovic, botta di testa del centravanti, palla sulla traversa. Sulla respinta, il riflesso più veloce è ancora di Vieri, ma è sbagliata la mira: palla sul fondo. Il grande pericolo corso fa abbassare la cresta ai russi. Che pedalano veloci come prima, ma un pelo più prudenti e preoccupati. Anche perché Vieri, appena può, continua a cercare la porta col sinistro. E, più tardi, ci prova Mihajlovic, con una punizione delle sue, da posizione molto decentrata sulla destra: il bolide a effetto trova pronto il portiere Nigmatullin, che blocca a terra. Per contro, la Lokomotiv punge soltanto con Janashia, attaccante piccolo di statura ma veloce e concreto. Almeno due volte, nel primo tempo, Janashia lascia di stucco Negro e compagnia. Un paio di buone occasioni, annullate da Marchegiani o dalla mira leggermente imprecisa. Dopo mezz'ora, la Lazio ha una seconda grande occasione per ipotecare la partita. Assist di Salas (finora piuttosto in ombra) per Vieri che non ci pensa un attimo: scarica il sinistro, ma Nigmatullin è bravo a intercettare. Stop. Nella ripresa tutto si complica. Abbastanza presto. Con Janashia che ricomincia il tiro al bersaglio senza che nessuno lo riesca a tamponare. Al primo minuto, un destro del georgiano deviato da Lombardo mette in difficoltà Marchegiani. Corner senza esito. Stankovic prova (botta di destro) a spezzare l'assedio, ma la Lokomotiv cresce. Prima Marchegiani si supera, respingendo a terra una conclusione ravvicinata da Kharlachev, poi al quarto d'ora deve capitolare davanti allo spunto di Janashia, che brucia sullo scatto Mihajlovic, salta il portiere laziale in uscita e mette in rete.

Tutto si complica perché i russi riprendono verve e morale mentre la Lazio si allunga e si sfilaccia. Il centrocampo è di nuovo dominio della Lokomotiv. Chiude davanti alla difesa e riparte a razzo. De la Peña continua a correre molto a vuoto. E i russi rischiano di sfondare, con Bulykin che marcia per quaranta metri in direzione di Marchegiani senza problemi. E' una brutta Lazio dentro alla sfida che prende una brutta piega. Ma appena Sven Goran Eriksson gioca le sue carte preziose, quando mette dentro Alen Boksic e Roberto Mancini, la partita diventa un' altra cosa. Torna a mostrare gli equilibri che ci aspettavamo. Mancini, con poche mosse e qualche tocco giusto, rimette subito assieme i cocci e manda in gol il croato. Tutto parte da Boksic, passa attraverso i piedi di Stankovic e il tacco di Mancini per liberare lo stesso Boksic davanti a Nigmatullin. Scacco matto. E tutto più facile, tra due settimane all'Olimpico, lungo la strada che porta dritto alla finale di Birmingham e, forse, al derby contro Gianluca Vialli.


Da La Repubblica:

A raddrizzare la partita sono stati due venuti dopo, Mancini e Boksic. Il primo ha avuto un colpo di genio, l'altro, venendo da lontano, non solo nel campo, ma da cinque mesi di assenza, ha appoggiato in rete. La Lazio ha salvato così l'imbattibilità in Coppa delle Coppe e la sua magia di squadra infrangibile, a tre giorni dal derby fa morale, una sconfitta sarebbe stata comunque un allarme: un esito non scontato dopo alcune difficoltà del secondo tempo che hanno spinto il Lokomotiv vicino a un'impresa. "E' stata una prova di personalità", diceva Eriksson. "E Boksic un'arma in più. Già per il derby devo riflettere: per la prima volta ho il dilemma dei 4 extracomunitari". Ma Boksic anche domenica dovrebbe partire in panchina. Torna a casa comunque da Mosca la Lazio con un punteggio comodo, la finale di Birmingham non è lontana. Ma anche con alcune certezze, non tutte positive, pur nella giornata in cui alla fine carattere e classe hanno messo a posto tutto. L'assenza di Nesta è stata pagata con alcune incertezze difensive, a centrocampo non tutti sono uguali e Mancini è davvero il più differente di tutti. Il numero dieci, quando è entrato oltre la metà del secondo tempo, a partita persa, con addirittura il rischio di un raddoppio dei russi, si è ripreso il suo vecchio posto da seconda punta, mentre dietro restava De la Peña. Ha ridato un senso alla squadra con pochi tocchi, mentre l'esperimento dello spagnolo è decisamente fallito, trascinando con sé anche Almeyda, costretto a vagare per il campo per turare falle. La squadra è apparsa anche in lieve ambascia fisica, esaltata dalla frenesia dei russi, freschi di un campionato appena ricominciato.

Il Lokomotiv ha giocato con la sua manovra di tocchi rapidi rasoterra: qualcuno alla vigilia l'aveva sbeffeggiato, ma per un'ora ha messo il panico alla squadra di Eriksson. E' arrivato in gol solo nella ripresa, con un'azione travolgente di Janashia, un centravanti tracagnotto, resistente, trascinatore. Ha ricevuto un lancio lungo dal centrocampo, ha infranto la resistenza di Mihajlovic, ha superato Marchegiani in uscita: poi in giravolta ha trovato lo specchio della porta. Era il 15' del secondo tempo, nel momento in cui la Lazio più ha sofferto l'iniziativa avversaria. L'inizio era stato brillante: al 13' su angolo di Mihajlovic c'era stato il colpo di testa di Vieri che aveva incocciato la traversa. Poi la Lazio si era persa, infastidita dall'aggressività dei russi, alla quale rispondeva con lunghi lanci per le punte. Una mania non nuova, suggerita spesso da Eriksson per raggiungere più in fretta Vieri e Salas davanti. Tattica che alla fine riduce il gioco a un ping pong e fa perdere a tutti le misure e i tempi. Non è stata una serata felice per i due attaccanti: il pareggio è venuto da chi li ha sostituiti. Ma Salas per tutta la partita, si è sfinito in un gioco di copertura a centrocampo, facendo pressing sull'inizio dell'azione avversaria, naturale che poi perdesse lucidità avvicinandosi all'area. Ma le preoccupazioni nascevano dall'assetto del centrocampo, dove solo Stankovic a destra, e naturalmente Almeyda, riuscivano a fare barriera. De la Peña e Lombardo erano spesso saltati dalla rapidità di Smertin e Drodzov. E dietro Negro assisteva imbambolato in un paio di circostanze alle percussioni di Janashia.

Mihajlovic ha alternato momenti di buoni recuperi ad altri di distrazione, come nel gol. Aveva la fascia del lutto al braccio, insieme a Stankovic: tra il pubblico alcuni ragazzi esibivano il simbolo del "Target", dell'essere bersaglio della Nato. Ma da Mihajlovic sono venute le due azioni migliori della Lazio, la traversa di Vieri e poi, al 17 della ripresa, una violenta punizione che Nigmatullin ha deviato con prontezza, il primo segnale di risveglio dopo il vantaggio del Lokomotiv. Qui la Lazio ha rischiato di subire il secondo gol, sbagliava Bulikin al 23' della ripresa. Come le era successo per tutta la partita fino all'apparire di Mancini, appariva incerta nei suoi sentimenti: non sapeva se accontentarsi di quella sconfitta non terribile o di richiamarsi all'orgoglio della grande, se rallentare il ritmo o riaccelerarlo. Una gara senza intenzioni, davvero rara per questa Lazio. E' difficile ricominciare a giocare quando non lo si è fatto quasi mai, dovranno cambiare le linee, fuori Vieri-Salas, dentro Mancini-Boksic, per ritrovare un filo logico. Che è stato palla a terra e profonda sulle fasce: alla prima occasione è arrivato l'1-1 al 32'. Cross di Stankovic, cross per Mancini e l'idea luminosa per Boksic, un tocco di tacco che lo mandava solo davanti a Nigmatullin.


Tratte dal Messaggero alcune dichiarazioni post-gara:

«Che paura. Abbiamo rischiato il crollo. Il Lokomotiv si è esaltato ed ha sfiorato il 2-0. Per noi sarebbe stata certamente la fine. Abbiamo perso la testa. Io strillavo: ”Non è successo niente, state calmi”. Ma non era facile, lo capivo bene dalla panchina». Eriksson tira il fiato e si lancia a testa bassa nel derby. «Adesso dobbiamo battere la Roma. Mi rendo conto che loro vogliono vincere per salvare la stagione. Ma noi dobbiamo pensare allo scudetto, non possiamo fallire proprio adesso». Passata la paura, Sven ritrova la grinta e l'entusiasmo dei giorni felici. Una domanda galeotta: e se fosse la Lazio a perdere il derby? La replica sorprende: «Non prendo mai in considerazione le cose che non potrebbero succedere». Ma, poi, corregge il tiro e strizza l'occhio ai rivali: «La Roma ha fatto una bella partita a Bari, un grosso risultato. Adesso può ritrovare la fiducia. Non dico che può vincere lo scudetto, ma è vero che può scalare la classifica». Ancora il Lokomotiv. Sven esalta Alen: «Lo vedevo che era in forma. L'ho mandato in campo proprio al momento giusto e il suo gol ci consente di affrontare la partita di ritorno con grande serenità. Non sarà facile, intendiamoci; ma adesso mi sento più tranquillo. Fare un gol in trasferta e pareggiare a Mosca non è davvero cosa di poco conto. Il Lokomotiv me lo aspettavo proprio così, veloce e aggressivo. Ci ha messo in difficoltà, soprattutto nel primo tempo. Poi, nella ripresa, siamo riusciti a mettere le cose a posto». I giornalisti di Mosca si meravigliano che «due grandi campioni come Boksic e Mancini siano entrati solo nella ripresa». Sven spiega la sua mossa data la lunga assenza del croato dai campi di gioco e la necessità di dover fare ”girare” la rosa per tenere in piedi tutta la squadra sino alla fine della stagione.

Lo svedese analizza l'azione che ha consentito ai russi di passare in vantaggio e lo fa alla sua maniera, con il solito garbo: «Una disattenzione di Mihajlovic. E' apparso in ritardo. Ma anche qualche altro ha sbagliato l'intervento. Ma, poi, si sono tutti riscattati ampiamente». Torna ancora su quei dieci minuti di follia che hanno messo le ali al Lokomotiv: «Abbiamo rischiato di capitolare, ho avuto veramente paura. Non volevo perdere alla vigilia del derby». Già, il derby. La Roma tiene sveglio Sven? Qualcuno azzarda: la partita più importante dell'anno? E lui cosa ne pensa: «Io spero di arrivare alla finalissima di coppa. Ecco, quella dovrebbe essere per noi la partita più importante. Ma anche un'altra, quella che potrebbe decidere lo scudetto». E il derby allora? «Ci dà solo i tre punti, proprio come tutte le altre partite». Ricordate Zeman? «E' una partita come le altre»: ma lo svedese non teme di provocare lo stesso pandemonio che sollevò il boemo. Eriksson vuole solo far sapere che la Lazio ha altro per la testa. Ma forse è anche un modo per allentare la tensione e sdrammatizzare il clima. Potrebbe essere proprio Alen l’uomo-derby a sorpresa. Ma Eriksson frena e ricorda che per la prima volta in questo campionato si trova a dover risolvere il problema dei quattro extracomunitari: «Giuro che non ho ancora deciso chi lasciar fuori». Difficile che possa restare fuori proprio il croato, dopo questo gol di coppa.