Martedì 12 settembre 2000 - Donetsk, RSC Olympiyskiy Stadium - FC Shakhtar Donetsk-Lazio 0-3

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12 settembre 2000 - 2905 - Champions League 2000/01 - Prima fase gruppo B - I giornata - inizio ore 20.45

SHAKHTAR DONETSK: Virt, Chmarko, Gleveckas, Shevchuk, Tymoschuk, Popov, Zubov, Bakharev, Abramov (76' Bielik), Atelkin, Vorobyey. A disposizione: Shutkoy, Kryventson, Savu, Gai, Adamov. All. Prokopenko.

LAZIO: Peruzzi, Pancaro, Nesta, Mihajlovic (53' Fernando Couto), Favalli, Stankovic (81' Lombardo), Veron, Simeone (83' Sensini), Nedved, S.Inzaghi, C.Lopez. A disposizione: Marchegiani, Colonnese, Gottardi, Ravanelli. All. Eriksson.

Arbitro: Sig. Piraux (Belgio).

Marcatori: 27' C.Lopez, 67' Nedved, 78' S.Inzaghi.

Note: ammoniti Nedved, Atelkin e Lopez. Recuperi: 1' più 2'.

Spettatori: 30.000 circa.

Il biglietto della partita
Pavel Nedved abbracciato do Simone Inzaghi
Una delle reti biancocelesti
Una marcatura laziale
Claudio Lopez

Primo viaggio, primi tre punti. È partita bene la corsa della Lazio all'oro della Champions League. Tre a zero ai lottatori ucraini e via andare. Magari con qualche affanno, ma con il turbo-Lopez (e con il carattere dei forti) si vola. Non era facilissimo, nel catino arroventato dello Shakhtar: una bolgia, un'eruzione di tifo nello stadio Centrale. L'impianto è nuovo di zecca, ma non doveva essere troppo diversa l'atmosfera l'8 dicembre '76, quando qui lasciò clamorosamente le penne la Juventus. Quasi trentamila assatanati in tribuna, poliziotti-ultrà compresi, almeno il doppio in piazza Lenin, davanti ai due maxischermi montati sotto l'immensa statua dell'ex simbolo dell'Unione Sovietica. La città dei minatori s'è stretta in ogni modo attorno alla sua squadra, al battesimo tra le grandi del continente: chi non ha potuto pagare il biglietto d'ingresso, prezzo da uno a dieci dollari, ha seguito la partita in strada, incoraggiato dal clima mite. Per un po', l'entusiasmo della folla ha fatto da carburante alla generosità dello Shakhtar, vivace quanto tecnicamente modesto. Grande Peruzzi sulla botta di Bakharov (12'), che rimarrà l'unico tiro nello specchio dei bianconeri per tutto il primo tempo, immediata la risposta di Lopez: diagonale mancino bloccato da Virt. Ucraini a folate, spinti da due decorosi esterni (Zubov e Abramov), Lazio ispirata da Veron e micidiale nei rilanci a cercare lo sprint di Lopez. Un altro brivido al 14': di poco fuori l'incornata di Abramov sull'uscita imperfetta del portiere biancoceleste. Immancabile la replica di Lopez: fuori di pochissimo il suo pallonetto obliquo al 19'.

Non sbaglierà più tardi lo Speedy Gonzales di Eriksson: perfetto il lungo lancio di Nedved, da dimenticare l'uscita di Virt sul guizzo dell'argentino. Comodo tocco nella porta spalancata e Lazio in vantaggio al 27'. E qui lo Shakhtar è come sceso in miniera: ancora tanta buona volontà nelle sue disperate corse verso Peruzzi, ma rischi continui sui contropiede laziali, vanificati dall'imprecisione e dalla serata-no di Inzaghi. Al 45', a impedire al vice Crespo di volare a rete, anche la sgradevole collaborazione dell'arbitro: netta la cintura dell'ultimo uomo, Gleveckas, ineffabile l'indifferenza assoluta del belga Piraux. Ripresa. Partenza rabbiosa degli ucraini, Lazio contratta, qualche mischia di troppo davanti a Peruzzi: i bomber di casa, Vorobyey e l'ex leccese Atelkin sgomitano rissosi. Fuori Mihajlovic (7') per un colpo al volto (frattura dello zigomo), largo a Fernando Couto; bravo Peruzzi su Zubov e Tymoschuk subito dopo. Ha ballato sorprendentemente la Lazio, prima di ritrovare il filo del gioco con un'elegantissima combinazione: doppio scambio Favalli-Nedved, fulminante il destro del boemo ad aggirare Virt: 2-0 al 22'. Un'altra fiammata di Lopez (27'), 3-0 sventato dall'uscita bassa del portiere ucraino. Il tris è rinviato di poco: grande apertura di Stankovic per Nedved, cross radente, piatto di Inzaghi nella porta dello Shakhtar (32'). Gol numero 10 in Champions League per il centravanti, in cima ad una partita per lui complicata. E anche questo nella notte ucraina sarà sembrato allo scaramantico Eriksson quasi un segno del destino.


La Gazzetta dello Sport titola: "E' una Lazio travolgente. Comincia fulmine-Lopez, poi le stoccate di Nedved e Inzaghi. La Lazio domina fin dall'avvio ma deve aspettare il 27' per segnare: Lopez fugge in contropiede e deposita in rete dopo aver scartato anche il portiere. Lo Shakhtar reagisce nel primo quarto d'ora della ripresa, ma crea solo qualche mischia. Dopo il raddoppio di Nedved non c'è più storia".

Continua la "rosea": Tac-un palleggio qua, toc-un palleggio là, «segna tu», «non sia mai, tocca a te», e senza quasi che te ne accorgi la Lazio piazza tre meloni nella porta dello Shakhtar Donetsk, inaugura col botto la sua Champions League e lascia a bocca aperta trentamila ucraini. «Si può giocare così?» chiedono, un po' tristi per la bastonata ma anche contenti di avere assistito a cotanta meraviglia. La risposta è un «sì» fin troppo squillante: in una sera, infatti, la Lazio dà una spettacolare dimostrazione della sua forza - che è impressionante - ma anche qualche cenno di presunzione. Non si può pretendere tanta umiltà di chi gioca così, non scherziamo, ma siccome l' avversario non sarà sempre lo Shakhtar qualche veronica in meno è consigliata. Durante la partita ed anche prima, quando la prepari. La prima mossa da segnalare è infatti un gesto di grandissima sportività da parte di Sven Goran Eriksson. Essendo chiaro a tutti che un Lopez schierato a sinistra ucciderebbe la gara nel giro di dieci minuti, lo svedese lo piazza a destra: c' è un sacco di gente entusiasta allo stadio, mica giusto rispedirla subito a casa. L' argentino - in condizioni di forma sensazionali - è infatti il classico giocatore con un solo piede: detto così parrebbe un difetto, mentre invece dovrebbe suonare come se criticassimo Michelle Pfeiffer per un sopracciglio lievemente troppo arcuato. Insomma, va benissimo così, caro Lopez: però a sinistra, dove può sfruttare quello strumento di alta precisione che soltanto un osservatore distratto potrebbe volgarmente definire «piede». A destra, invece, l'argentino deve appena girarsi, passarsi la palla sull' estremità giusta e lì dipingere ciò che gli detta l' istinto. Una sola volta, nel primo tempo, Lopez svicola sulla sua fascia vera (19') e ne esce un pallonetto al volo che per fortuna sfiora soltanto il palo opposto (a portiere più che battuto: sta già applaudendo).

Finisse dentro, la corsa al titolo di rete più bella della Champions League sarebbe già conclusa il 12 settembre, sai la noia. Lo stesso gol, che arriva al 27' , se vogliamo ha qualcosa d' inutilmente complesso. La Lazio è in porta con tre passaggi, è vero, Favalli di testa blocca un' offensiva ucraina servendo Nedved, che prolunga al volo per lo scatto supersonico di Lopez: portiere dribblato, porta spalancata, tabellone pronto allo 0-1, e l' argentino sta lì, in area, a toccarsela sul sinistro prima di sbatterla in rete per il sospirato vantaggio. Sospirato, sì, perché già cinque volte la Lazio era arrivata a guardare il gol in faccia, ma aveva sempre distolto lo sguardo: due volte con Inzaghi, due con Lopez, una subito perché Stankovic non s' era accorto che la difesa ucraina aveva bucato la marcatura di Nedved, supersolo a sinistra in attesa d' un pallone che non arriva. Sull' altro versante da segnalare soltanto una violenta conclusione di Pakharev dalla distanza, ben deviata sul fondo da Peruzzi. Lo Shakhtar è piuttosto monotono: grandi corse sino a 25 metri dalla porta e lì botte alla «come viene, viene». La produzione offensiva della Lazio vive essenzialmente delle ispirazioni di Veron, a tratti semplicemente supremo per come, con un tocco solo, riesca ad interrompere l' azione avversaria e lanciare negli spazi aperti Lopez ed Inzaghi. Esce in palleggio dalle situazioni più complicate, la Lazio, con una scioltezza persino eccessiva. Ottiene parecchio dai due terzini, pronti a scendere come se sulle loro fasce ci fossero degli ascensori, e tra un cross dal fondo, un lancio volante ed un rinvio diretto dalla difesa, le punte ricevono una tale quantità di materiale grezzo (leggi palloni invitanti) da far ammattire il guardalinee De Meulenaere, che deve fare i conti con il fuorigioco altissimo (troppo) dello Shakhtar. Su dieci non ne centrerà più di metà, povero lui e povero Inzaghi, che se ne sta lì in mezzo a beccar le botte. E quando potrebbe scattare in porta trova lo sbandieratore a rompere.

Il culmine della confusione De-come-sichiama lo raggiunge al 43' , quando Chmarko placca Inzaghino da uomo disperato, oltre che ultimo: a termine di regolamento l' espulsione non basterebbe, ci vorrebbe pure uno schiaffo (accademico, sia chiaro), ma l' arbitro non vede, come può succedere, ed il guardalinee nemmeno, come non può succedere perché se ne sta proprio lì, perfettamente in linea. Sull' episodio, obiettivamente enorme, si mastica inquieti nel primo quarto d' ora della ripresa, quando il pressing dello Shakhtar crea un paio di seccanti mischioni davanti a Peruzzi. Per fortuna la deviazione sfigata non arriva ed al 22' una percussione Favalli-Nedved consente all' aereo di accendere i motori, si parte con tre punti nella stiva. Giusta, oltre che bella, la pervicacia con la quale i compagni cercano di far segnare Inzaghino. Il premio arriva al 33' , su assist di Nedved, ed è la sigla ad una serata che conferma le previsioni dei bookmakers. Di questa Champions League la Lazio è la prima favorita.


Il Messaggero titola: "Trionfo nell’esordio di Champions in Ucraina".

Continua il quotidiano romano: Tre gol come souvenir dall'Ucraina. Vittoria, spettacolo ed applausi contro il modesto Shakhtar, costretto a pagare un enorme gap tecnico. La Lazio comincia così, alla grande, sulle rive del Don, la nuova avventura in Champions League contro avversari al debutto tra le stelle d'Europa. Entusiasmo e tifo alle stelle: esauriti i 28 mila posti dello stadio, almeno il doppio i sostenitori che si riversano nella piazza principale della città per seguire la partita attraverso un megaschermo, dopo aver assistito ad un concerto rock. Un happening iniziato già nel primo pomeriggio per le vie di Donetsk. La festa in campo, però, dura appena una mezz'ora, fino a quando Lopez, lanciato da Nedved, e favorito da una topica del portiere, firma la rete del vantaggio. Eriksson si affida al 4-4-2, collocando Lopez sulla fascia destra, qualche metro più avanti rispetto a Stankovic che gioca più da centrale che da esterno. Il tecnico ucraino Prokopenko, invece, presenta uno schieramento inedito: un 3-2-2-1-2 che propone una costante spinta sulle fasce, velocità e tanta aggressività. Però lo Shakhtar, a parte la buona volontà e la determinazIone, mostra limiti tecnici evidenti e nel primo tempo riesce ad impensierire Peruzzi solo con un tiro dalla distanza di Bakharev sul quale il portiere si distende in tuffo.

La Lazio invece c'è: concentrata, reattiva, decisa a fare la partita. Veron è ispirato e ben disposto anche a qualche sacririficio tattico, Simeone costruisce una cerniera a centrocampo, ben assencodato sia da Nedved che da Stankovic. E quando Lopez accorcia le distanze con il compagno di reparto Inzaghi, fioccano le occasioni. L'argentino è sempre pronto a conquistare campo ed a svariare su tutto il fronto offensivo diventando l'elemento chiave della serata: spreca una buona intuizione di Inzaghi, segna una rete, ne sbaglia un'altra e pecca di altruismo quando (35'), invece di battere con decisione in porta e chiudere il conto, preferisce l'assist per Inzaghi. Accelerazioni, spunti, dribbling, conclusioni: un repertorio da campione. E merita l'applauso della platea quando (18') conclude al volo, con un pallonetto di rara bellezza, un lancio millimetrico di 60 metri di Mihajlovic. Lopez, quando aggredisce gli spazi in velocità, diventa un'arma micidiale e la squadra cerca di sfruttarne al meglio le caratteristiche. Sul piano del gioco e delle opportunità non c'è match: la Lazio, infatti, avrebbe dovuto chiudere il primo tempo con almeno 3 reti di scarto ma la cifra di gioco e di personalità espressa dai biancocelesti è comunque rassicurante.

Nella ripresa la Lazio si ripresenta in campo con eccessivo sussiego e lo Shakhtar prende condifenza e diventa minaccioso con un paio di mischie davanti a Peruzzi che deve fermare anche un rasoterra di Zubov. Eriksson e Mancini si alzano in panchina, chiedono maggiore determinazione e più cattiveria ad una squadra che commette l'errore di indietreggiare troppo. Gli ucraini, più avanti nella condizione fisica, riescono spesso a cambiare ritmo ed i biancocelesti appaiono in difficoltà. Un quarto d'ora di sofferenza fino raddoppio di Nedved che finalizza una perentoria incursione di Favalli con un destro molto angolato. Nel finale la Lazio torna padrona del campo: Lopez si mangia il terzo ggol, Simeone lo sfiora di testa, ed Inzaghi lo troca sfruttando un intelligente suggerimento di Nedved che chiude alla grande il match. Un 3-0 netto ed inequivocabile che regala alla Lazio i primi punti in Champions League. Missione compiuta senza eccessivi patemi, la Lazio conferma di essere una corazzata che può puntare con grandissimi ambizioni all'Europa.


Tratte da La Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

«Siamo usciti in maniera fragorosa dalla Champions League, in aprile, e siamo rientrati in maniera ugualmente fragorosa. Speriamo che sia di buon auspicio, di poter fare più strada dell' anno scorso, di arrivare in fondo, di vincere». Sven Göran Eriksson non si nasconde, sa di avere in mano uno squadrone e dall' Ucraina lancia la sua sfida all' Europa. «Sono molto soddisfatto della prestazione. La squadra ha giocato bene. Abbiamo fatto un buon lavoro di gruppo e questo risultato è molto buono, perché ci dà ulteriore entusiasmo». In una serata quasi perfetta, un solo neo: «Peccato per l' infortunio a Sinisa Mihajlovic. Con l' intervento allo zigomo rischia venti giorni di stop, non è una bella cosa. Spero anche che la gomitata che ha subito sia stata involontaria. Purtroppo, dobbiamo abituarci a fare i conti con queste eventualità. Venerdì si è fermato Crespo, ora Mihajlovic, dobbiamo pensare ad andare avanti senza risentire delle assenze. Abbiamo la rosa e dunque i mezzi tecnici per farlo». Ancora una volta l' arma decisiva è risultata Claudio Lopez, proprio come aveva detto alla vigilia Eriksson: «Sono stato fortunato in questa previsione. Ma era anche un discorso logico, e non sarà l' ultima volta che succederà. Claudio è velocissimo e fuori casa può essere molto più utile proprio per la sua capacità di attaccare gli spazi, quando magari la squadra si ritrova pressata. Oggi ho voluto schierarlo sulla destra per lasciare spazio a sinistra a Nedved, che ha giocato molto largo. Mi pare che anche Pavel abbia fatto molto bene da quella posizione, arrivando anche lui al gol».

Con Veron sempre su livelli di eccellenza e Simeone che è una garanzia, ecco che il peso argentino si fa sentire eccome nella Lazio. «Credo che loro siano più in forma degli altri perché questa estate con la loro nazionale hanno giocato diverse partite. Sicuramente nelle gambe hanno più ritmo dei compagni. Questo non può che essere un aspetto positivo». Raggiante Sebastian Veron: «Si vede che miglioriamo, stasera è andata meglio che con l' Inter, almeno come gioco, al di là del valore dell' avversario. Non si può che essere fiduciosi sul futuro». Ha toccato il cielo con un dito anche Simone Inzaghi, che ha realizzato il 3-0: «Questo gol fa molto bene al mio morale, adesso ho ancora più stimoli per andare avanti. Questa Champions League mi è particolarmente cara, ricominciare segnando è proprio una bella soddisfazione. E mi ha fatto molto piacere che i compagni mi abbiano cercato molto, perché sanno che per un attaccante il gol è particolarmente importante». Nella gioia dei più, spicca la faccia triste e rotta di Sinisa Mihajlovic. Si vede a occhio nudo che il suo zigomo è fuori posto. Oggi a Roma subito l' intervento chirurgico per ricomporre la frattura. «Sto male, e sono molto dispiaciuto. Ho ricevuto una gomitata fortissima da Atelkin. Sinceramente, non ho potuto vedere se lo ha fatto apposta o meno. Ho subito sentito un gran dolore. Chissà ora quando potrò tornare in campo». L' augurio è che possa essere al più presto. Auguri Sinisa.


Da Il Messaggero:

Dopo le polemiche della vigilia, il limpido successo nel debutto di Champions League che conferma le potenzialità e le ambizioni di biancocelesti. Un 3-0 che soddisfa Eriksson, pronto ad elogiare il comportamento della squadra. «I ragazzi hanno giocato una buona partita, soprattutto a centrocampo dove hanno dominato, però bisogna migliorare ancora». Il tecnico fissa una data per presentare la migliore Lazio. «Diciamo che siamo cresciuti rispetti all'Inter, ma saremo in piena forma per l'inizio del campionato, anche se la condizione attuale è già apprezzabile, altrimenti non avremmo costruito tante palle-gol contro avversari decisamente più avanti nella condizione fisica e che hanno già giocato diversi turni di campionato». L'allenatore entra nei dettagli della sfida contro lo Shakhtar. «Gli ucraini hanno applicato bene la tattica del fuori gioco, dove noi siamo caduti spesso, però va pure detto che hanno rischiato molto, specialmente nel secondo tempo. Noi abbiamo sofferto soltanto in avvio di ripresa quando lo Shakhtar si è gettato all'attacco nel tentativo di recuperare il risultato. Ci può anche stare. Superato quel periodo difficile, la Lazio è tornata a fare la partita chiudendo all'attacco con altre occasioni e con altri gol. Senza dubbio una serata positiva. Complimenti a Lopez, davvero un grande acquisto».

Uniche note stonate della trasferta, le ammonizioni rimediate, un po' ingenuamente, da Nedved e Lopez e l'infortunio occorso a Mihajlovic, che va ad aggiungersi a quello di Crespo. Eriksson allarga le braccia. «Purtroppo il calcio di oggi è così: veloce e duro e gli infortuni capitano spesso». Si torna sul tema Salas, che ha infiammato la vigilia della trasferta in terra ucraina. «Marcelo è ancora un calciatore della Lazio: da Roma non ho avuto notizie diverse...» E sull'argomento mercato lo svedese spiega. «Non posso sempre chiedere al presidente di acquistare calciatori senza mai vendere: sarebbe una follia».

Sebastian Veron ha ritrovato una Lazio ancora migliore. «Pochissime squadre al mondo riescono a far gol con la facilità della Lazio e questo rappresenta una qualità straordinaria. Abbiamo segnato quando serviva dimostrando di essere una formazione con personalità e grande voglia di vincere. Ci portiamo a casa i tre punti che volevamo». E gli argentini? «Alla grande ed anche l'ultimo arrivato, Lopez, si sta inserendo benissimo». Contento Inzaghi per la decima rete in Champions League. «Con Lopez mi trovo benissimo, i compagni mi cercano ed io mi faccio trovare pronto». Per Couto si profila un periodo da titolare. «Mi dispiace per l'infortunio a Sinisa, spero di far bene. Questa è una Lazio che può segnare in qualsiasi momento perché ha elementi come Lopez, Crespo, Nedved ed Inzaghi. Ci servivano i tre punti e li abbiamo conquistati. Il successo dell'Arsenal potrebbe far capire che noi e gli inglesi siamo le squadre più forti anche se dobbiamo pensare a noi». Nesta applaude la prestazione. «Una Lazio che mi piace sempre più, figuriamioni quando sarà al top. Solo un quarto d'ora di difficoltà perché il divario era ampio».