Mercoledì 20 settembre 2000 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-AC Sparta Praha 3-0

Da LazioWiki.

Stagione

Turno precedente - Turno successivo

20 settembre 2000 - Roma, stadio Olimpico - Champions League - Prima fase gruppo B, II giornata - inizio ore 20.45

LAZIO: Marchegiani, Pancaro, Nesta, Fernando Couto, Favalli (79' Colonnese), Stankovic, Veron, Simeone, Nedved (79' Sensini), Salas, S.Inzaghi (73' Lombardo). A disposizione: Orlandoni, Negro, Gottardi, Ravanelli. All. Eriksson.

SPARTA PRAHA: Postulka, Hornak, J.Novotny, Bolf, Grygera, Mynar (46' Labant), Svoboda (77' Kolousek), Jarosik, Rosicky, Kincl (82' Siegl), Obajdin. A disposizione: Blazek, P.Novotny, Papousek, Prohaszka. All. Hasek.

Arbitro: Sig. Vassaras (GRE) - Assistenti Sigg. Mavropoulos (GRE) e Taprantzis (GRE) - Quarto arbitro Sig. Fassolis (GRE).

Marcatori: 35' S.Inzaghi, 57' Simeone, 70' S.Inzaghi.

Note: ammoniti Simeone e Siegl. Recuperi: 2' p.t., 3' s.t.

Spettatori 45.100 paganti.

La formazione laziale
Simone Inzaghi abbraccia Juan Sebastian Veron
Il programma della gara
Il biglietto della gara
Juan Sebastian Veron in azione
I preliminari del match

Dal Corriere dello Sport:

Il tecnico svedese deve rinunciare a Chiesa e Crespo, infortunati. Per il resto, Eriksson si affida sostanzialmente all'undici tipo che qualche mese prim ha vinto lo scudetto. In casa Sparta Praga, Hasek, rispetto alla sfida di una settimana prima contro l'Arsenal, lascia in panchina Papousek e Pavel Novotny. Al loro posto, dal primo minuto, ci sono Hornak e Jarosik. Partenza super della Lazio che dopo otto minuti sfiora la rete con una stupenda conclusione dalla distanza di Stankovic. Partita sempre in mano ai biancocelesti che vogliono confermare quanto di buono fatto vedere una settimana prima a Donetsk. Lo Sparta Praga si rende pericoloso solamente in contropiede con una conclusione di Harnak che mette i brividi a Marchegiani. Il rischio subìto, però, non ferma la ricerca del vantaggio della Lazio e solo uno strepitoso Postulka riesce a dire no prima a Inzaghi e poi a Salas. Il match, nonostante le varie occasioni, continua ad essere equilibrato ma al 35' arriva la giocata del campione che sblocca il risultato: Inzaghi, servito da Nedved, riesce a battere con un diagonale perfetto il portiere avversario che ha qualche responsabilità. Rete importantissima per l'attaccante biancoceleste che raggiunge quota 11 nelle coppe europee (tutti siglati in Champions League) con la maglia dei capitolini affiancando in questa speciale classifica nientemeno che Giorgio Chinaglia. Dopo lo svantaggio, lo Sparta Praga prova un minimo di reazione ma Marchegiani si oppone con un grande intervento a Obajdin.

Nella ripresa il leitmotivi è lo stesso. La Lazio va alla ricerca del raddoppio mentre lo Sparta Praga prova a pungere in contropiede ma il 2-0, che arriva dopo pochi minuti dal fischio dell'arbitro greco Vassaras, spenge le speranze della squadra di Hasek. Splendida punizione di Veron in area di rigore, Simeone la sfiora beffando il portiere avversario. Con il risultato al sicuro, la Lazio cerca di far sbloccare in Europa Marcelo Salas. Al 17' il cileno supera Postulka, ma la palla termina sull'esterno della rete. La reazione d'orgoglio dello Sparta Praga arriva con un'incornata di Jarosik: Marchegiani, con l'ennesimo guizzo, riesce a salvare il risultato. Tre minuti dopo, arriva la rete che chiude definitivamente i giochi: è ancora Veron a imbeccare in maniera perfetta Simone Inzaghi che controlla e con il destro batte l'incolpevole portiere avversario superando così Chinaglia. Vittoria importante per la Lazio che bissa le tre reti segnate segnate anche a Donetsk, ma soprattutto conferma la solidità difensiva visto il numero zero nella casella dei gol subiti.


Dal Corriere della Sera:

Lo scirocco soffoca la città ma gonfia le vele del vichingo Eriksson. Altri tre gol europei, a zero, dopo quelli di Donetsk. Altri arrancano, la Lazio fila più veloce di Black Magic a dispetto delle assenze eccellenti, visto che Lopez e Crespo, infortunati, assistono all'incontro dalla tribuna. E sì che non è parsa una passeggiata, neanche quando Stankovic, attorno all'8', ha scosso l'Olimpico con un il missile obliquo appena a lato. Nonostante schierassero in pratica la formazione dello scudetto, i romani hanno ribadito la sensazione di devastante potenza già espressa la settimana scorsa in Ucraina. Stava stretto in un pugno, lo Sparta Praga, pronto a pungere in contropiede: brividi per Marchegiani, al 16', sul destro di Harnak liberato dal gigante Kincl. Ma tremava di più Postulka, subito dopo costretto a superarsi per alzare lo smash a botta sicura di Inzaghi e quindi a intercettare di piede l'intesa Nedved-Salas. Sembrava un funambolo, almeno in avvio, il ventiseienne portiere ceko: illusione ottica. Era la Lazio a stuzzicarlo poco: Hasek aveva saggiamente intasato le corsie esterne, nelle quali Eriksson peraltro non può più lanciare autentici specialisti del cross. E, negli spazi stretti, i muscoli dei ceki diventavano catenacci. Non a caso risultavano più pericolosi loro, a cavallo tra 25' e 33': insidiose, pur se fuori centro, le conclusioni di Jarosik e Obajdin. Match delicato, da sbloccare con una prodezza.

Che arrivava improvvisa, al minuto 35, con Inzaghi, per nulla scosso dagli ultimi sussurri (Alessia Marcuzzi sarebbe infatti incinta, secondo il re del gossip D'Agostino): da applausi il suo destro diagonale su assist di Nedved, da fischi - nell'occasione - il piazzamento di Postulka. Gol numero 11 in Champions League per il più giovane degli Inzaghi Brothers, arrivato così ad affiancare addirittura Chinaglia nella hit-parade dei gol laziali in Europa. Non c'era tempo per far festa: allo scadere, prontissimo Marchegiani a chiudere sul sinistro vincente di Obajdin smarcatosi con un gran guizzo. Ripresa. Lazio sempre avanti, Sparta chiuso ma via via meno sicuro. E più cattivo. A farne le spese Nedved, forse non proprio simpatico ai suoi fratelli ceki: una gomitata di Jarosik e il naso cominciava a sanguinargli copiosamente. Niente paura: i compagni biancocelesti lo vendicavano a modo loro: punizione splendidamente arcuata da Veron dalla sinistra, che Simeone, nonostante l'eccesso di esultanza e le dichiarazioni post-partita ("Il gol è mio"), neppure toccava. La difesa addormentata degli ospiti prendeva semplicemente atto: era così il raddoppio al 13'. Portava invece male il 17, sempre nel senso di minuto, al figliol prodigo-Marcelo Salas, invano a caccia del primo brindisi europeo: tutto perfetto, sul solito lancio smarcante di Veron, tranne il destro che il Matador, dopo aver saltato Postulka, scaricava sull'esterno della rete. Finita? Macché: Marchegiani era ancora fantastico al 22' nel fermare l'incornata-gol di Jarosik. E tre minuti dopo Inzaghino scavalcava pure il mito-Chinaglia: imprendibile il destro spedito a sibilare nel "sette" dello Sparta, su ennesima magica imbeccata di Veron.