Mercoledì 4 giugno 2014 - Santarcangelo di Romagna, Stadio Comunale Valentino Mazzola - Lazio-Roma 3-2

Da LazioWiki.

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4 giugno 2014 - Campionato Primavera - Final Eight, Quarti di finale - inizio ore 17.00

LAZIO: Strakosha, Pollace, Serpieri (52' Fiore, 69' Pace), Ilari, Filippini, Minala, Elez (46' Palombi), Murgia, Lombardi, Tounkara, Crecco. A disposizione: Guerrieri, De Angelis, Mattia, Perocchi, Silvagni, Antic, Paterni, Oikonomidis, Milani. Allenatore: S. Inzaghi.

ROMA: Proietti Gaffi, Balasa, Somma (46' Boldor), Capradossi, Sammartino, Adamo, Calabresi (80' Vestenicky), Mazzitelli, Ferri, Taviani (61' Tchoutou), Ricci. A disposizione: Zonfrilli, Rosato, Battaglia, Marin, Masciangelo, Tibolla, Shahinas, Di Mariano, Ricozzi, Berisha. Allenatore: De Rossi.

Arbitro: Sig. Sacchi (Macerata) - Assistenti Sigg. Villa e Colì - Quarto uomo Sig. Baroni.

Marcatori: 10' Adamo, 29' Taviani, 37' Elez (rig), 58' Minala, 79' Murgia.

Note: espulsi al 42' Lombardi per comportamento violento e Minala dopo la segnalazione del quarto uomo. Ammoniti: Sammartino, Serpieri, Calabresi, Filippini. Angoli 6-2. Recuperi: 1' p.t., 5' s.t.

Spettatori: 2.000 spettatori (700 paganti per 9.000 euro di incasso).


Un momento di gioco
Joseph Minala contrasta un avversario
Una fase della partita
Luca Crecco in azione
Un momento dell'incontro
Mamadou Tounkara
Il tecnico biancoceleste Simone Inzaghi con i suoi ragazzi
Il calcio di rigore trasformato da Josip Elez
Foto LaPresse
Esultanza biancoceleste
I giovani aquilotti festeggiano la vittoria nel derby e il passaggio del turno
Foto LaPresse
I calciatori biancocelesti sotto la tribuna dei tifosi
Foto LaPresse

La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, rimontona da derby. Follia Minala: gol e rosso".

Continua la "rosea": Con il cuore e con i denti. Ma anche con un pizzico di fortuna, fattore decisivo pure per le grandi squadre. La Lazio vince in rimonta e in dieci il derby con la Roma, esaltando il carattere da campioni d’Italia, di chi non ha alcuna intenzione di scucirsi lo scudetto dal petto. Il match di Santarcangelo mette a nudo pregi e difetti delle due romane. La Lazio parte molle, come se nella testa non ci fosse alcun dubbio su chi la spunterà. Ma la troppa autostima – per carità anche giustificata dagli ultimi due anni vissuti ad altissima quota, con due finali scudetto centrate, un tricolore e una Coppa Italia conquistati – è il peggiore dei nemici per chi ha nel mirino il secondo scudetto. Specie se poi si sbaglia l’approccio in un derby. In parte si spiega così il 2-0 con cui la Roma, in 29’, costringe la Lazio allo spettro dell’eliminazione. Roma organizzata, cinica, che De Rossi mette benissimo in campo, piazzando Calabresi (un difensore) in mediana a protezione della difesa. Poi il blackout quasi inspiegabile, nonostante la follia di Lombardi, che decide di lasciare i suoi in dieci poco dopo l’1-2 firmato da Elez su rigore: un colpo al volto a Calabresi costa il rosso diretto. Follia pura di uno dei più talentuosi, che già al Viareggio aveva perso la personale battaglia con i nervi: per essere campioni, non basta dare del tu al pallone.

Nella ripresa, avanti di un gol e di un uomo, la Roma non si affaccia mai nella metà campo avversaria a cercare il colpo del k.o., dando fiato alle speranze biancocelesti di rimonta, che alla fine Simone Inzaghi è bravissimo ad acciuffare azzeccando tutti i cambi. All’intervallo inserisce Palombi (alla fine il migliore) per lo spento Elez, passando al 4-4-1. Perso capitan Serpieri (difensore centrale), mette dentro un centravanti come Fiore, formando la catena di sinistra con Crecco terzino e Tounkara esterno. Il pari di Minala (che dopo il fischio finale perde la testa andando a cercare la rissa con la panchina giallorossa, beccandosi un’espulsione che gli costerà almeno la semifinale) arriva al 13’. E quando tutti sembrano esausti e col pensiero ai supplementari, Palombi inventa il lob che spiana a Murgia la strada per la gloria. Lazio ancora viva, ma visibilmente ferita. In semifinale la Lazio troverà il Torino di Longo, che ha piegato, sempre in rimonta, l’Atalanta di Bonacina. Gara equilibrata, come prevedibile – tra due ottime squadre, decisa dal un siluro in diagonale a 4’ dal termine di Gyasi. Il Toro ha fatto il suo solito calcio: 4-3-3 palla a terra a esaltare le qualità di Barreca, terzino di grande corsa e piede educato. Impressionante il numero dei corner a favore dei granata, sempre pericolosi dalla bandierina col sinistro di Aramu. L’Atalanta, trovato il vantaggio con Cavagna e il 2-1 col solito Varano subito dopo il pari di Coccolo, ha assaporato a lungo la possibilità della rivincita con la Lazio. Ma dopo il pari di Ientile il Toro ci ha creduto di più e Gyasi ha trovato il punto esclamativo.


Il Corriere dello Sport titola: "Rimonta Lazio, ciao Roma. Show nel derby Primavera: sotto 2-0, i biancocelesti (in dieci!) ribaltano il risultato. Nel primo tempo Adamo e Taviani illudono De Rossi. Poi però la partita cambia padrone dopo il rosso a Lombardi (a gara finita fuori anche Minala)".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: Battaglia e gol, grande rimonta della Lazio che vola in semifinale a difendere il suo scudetto. E Roma che deve recriminare tanto con se stessa per come ha smesso di giocare quando i biancocelesti si sono ritrovati in dieci. Il cliché tattico di Inzaghi non deroga al 4-3-3. Il problema è che lo zoccolo duro carbura in ritardo. De Rossi arriva al 4-3-3, ma lo fa partendo dal 4-1-4-1, con Calabresi a protezione della difesa, pronto ad avanzare e a comporre la linea a tre con Mazzitelli e Adamo quando gli esterni della mediana Ricci e Ferri salgono ad accompagnare Taviani. La Roma costruisce il 2-0 in mezzora: Adamo lanciato in profondità chiude con il destro di prima intenzione. Taviani si mangia il raddoppio ma lo realizza al 29’ girando di testa sotto al sette una palla che Adamo aveva calciato da angolo. Al 37’ Lombardi si incunea in area romanista, Sammartino prende il pallone in faccia e si ferma, Somma chiude in affanno e Sacchi fischia il rigore "suggerito" dal primo collaboratore Villa. Elez fa 2-1. La Lazio arriva a questa partita tirata e con il peso di dover difendere lo scudetto. E il fatto di trovarsi a rincorrere il 2-0 peggiora lo stato d’animo dei ragazzi di Inzaghi. Serpieri discute animatamente con il suo allenatore che lo richiama sulla posizione da tenere in campo, Lombardi si fa espellere per una brutta reazione su un intervento di Mazzitelli a metà campo: sberla a Calabresi che arriva per difendere il compagno. Rosso diretto per l’ala biancoceleste e giallo al difensore romanista.

Inizia la ripresa e la Lazio fa le cose migliori. Inzaghi disegna la linea di centrocampo a 4 con Palombi e Crecco esterni e Tounkara unica punta. Si fa male Serpieri e il tecnico mette una punta arretrando Crecco terzino sinistro e Filippini centrale. Sono segnali alla squadra che i ragazzi biancocelesti raccolgono. Tounkara si costruisce l’angolo che Murgia batte e su cui si catapulta Minala dopo che tutta la linea difensiva giallorossa ha dormito. E’ il 2-2, che la Roma subisce anche psicologicamente. Ricci chiede un rigore che Sacchi non dà. Si fa male anche Fiore (seriamente, al ginocchio) ed esce piangendo. La Lazio perde pezzi e forze: Minala si innervosisce, zoppica, discute anche lui con Inzaghi. Ma si capisce che continua ad avere qualcosa in più: e così Pace innesca Palombi, delizioso il suo lancio a Murgia e il 3-2. De Rossi prova a dare la scossa con Vestenicky. E’ tardi. Finisce con la Lazio in visibilio e Minala che discute tra i giocatori della Roma (verrà espulso su segnalazione del quarto uomo). Tounkara lo porta via: meglio far festa.


Il Messaggero titola: "Da 0-2 a 3-2: il derby va ai biancocelesti in 10."

Prosegue il quotidiano romano: La Roma si suicida, la Lazio vola alle semifinali al culmine di una rimonta regale, dettata dalla forza, indirizzata dal cuore, firmata da Murgia. È anche la vittoria di Inzaghi che, in un mare in tempesta, quando tutto sembra perso, ha l’abilità e il coraggio di ridisegnare l’assetto tattico, sopperendo all’espulsione di Lombardi, avvenuta alla fine del primo tempo. Un successo dal valore specifico notevole, che avvicina Inzaghino alla panchina di Reja. Derby pazzesco, spettacolare, nervoso, incredibile nella sequela delle emozioni, in bilico fino all’ultimo. La squadra giallorossa gioca una prima mezzora senza sbavature, in virtù di un centrocampo che assicura filtro e alimenta le ripartenze, e alla velocità degli esterni, ai guizzi di Adamo e Taviani. Due reti meritate, che danno la sensazione di una netta superiorità collettiva e che lascia pensare a una mattanza, perché la Lazio in difesa manifesta amnesie inamissibili.

La pazzia di Lombardi (schiaffo a Calabresi), complica ulteriormente la situazione per i biancocelesti però la Roma, nella ripresa, rientra scarica mentalmente, forse convinta di avere già la partita in pugno. La gestione, cambi compresi, da parte di De Rossi, è molto discutibile e la squadra mostra la corda fisicamente contro avversari più tosti. Nel secondo tempo, infatti, la Roma non sfrutta mai le ripartenze e nessuno si accorge che gioca in undici contro dieci. Troppo molle, poco convinta e mai determinata, va spesso in balìa di una Lazio che non molla. Gli uomini più importanti della squadra biancoceleste, che stentano a entrare nel match: Crecco, Minala, Tounkara, sono quelli che, insieme a Palombi, la trascinano nella rincorsa. La nuova idea tattica di Inzaghi: il 4-4-1, restituisce aggressività ai suoi anche perché i giallorossi, che perdono il controllo del centrocampo, concedono troppo spazio a Murgia e Minala, le fonti del gioco. La Roma non si scuote dal torpore nemmeno dopo il due pari e si arrende al gol di Murgia. Solo nel finale dà vita a una piccola reazione, che non porta frutti perché Strakosha è sempre attento. Terzo derby stagionale e terzo successo della Lazio: in semifinale affronterà Atalanta o Torino, senza gli squalificati Lombardi e Minala.


Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

Il ds Tare è rimasto dieci minuti a chiacchierare con Simone Inzaghi a fine gara. Si è complimentato per il risultato ed ha tirato su l’allenatore, che tra gli infortuni e le espulsioni ha ammesso di essersi vista rovinare la festa per questo passaggio in semifinale. Nel frattempo sono arrivati anche i complimenti del presidente Claudio Lotito che segue sempre da vicino le vicende dei suoi ragazzi e di fronte a un risultato del genere non poteva non far arrivare il suo messaggio. "Siamo contenti – ha detto il direttore sportivo biancoceleste – il risultato ottenuto è importante e rende merito al lavoro del nostro tecnico. Poi, certo, bisogna dire che certe espulsioni una squadra come la Lazio non deve prenderle. Puntiamo al vivaio, vogliamo che questo percorso che parte dal basso arrivi fino al vertice della società. La nostra intenzione è portare tanti giocatori del settore giovanile in prima squadra. Chi? Nomi non è giusto farne, tre o quattro di questi partiranno in ritiro con il gruppo dei più grandi questa estate".

Simone Inzaghi non se la è goduta fino in fondo: "Posso accettare di perdere un giocatore come Fiore che dà tutto in campo e si fa male, non due ragazzi esperti come Lombardi e Minala che si fanno espellere, uno a gara finita. Lì diciamo che mi ha fatto un bel regalo il quarto uomo, non so chi sia, non dovrò essergli simpatico. Comunque non dovevano farsi espellere". Sulla partita: "Abbiamo fatto qualcosa di straordinario ripeto, avrei voluto godermela fino in fondo". C’è questa rincorsa a distanza con Pippo, prima ad allenare i ragazzi, poi a vincere. Ora per lui è arrivato il Milan... "No, non riesco a pensare ad altro adesso, penso a queste finali e basta. Il futuro mio? Si vedrà dopo...". Per la semifinale andrà valutato anche Serpieri che ha preso un colpo al ginocchio. Fiore è out. De Rossi è molto provato. Ma lui lo è perché con questa Lazio i suoi ragazzi non riescono a vincere, nemmeno prendendosi un vantaggio di due gol: "Non so capire, avevamo preparato un’altra gara, dovevamo fare la partita gestendola, invece li abbiamo rimessi in corsa noi. Bruttissimo il primo quarto d’ora del secondo tempo, lì ci siamo persino impauriti". Forse era lecito aspettarsi qualcosa in più dal cambio di Cedric con Taviani, e invece è mancata la spinta che il tecnico si aspettava: "Indubbiamente mi aspettavo un altro tipo di apporto da Cedric, avrebbe dovuto aprirli, erano stanchi. Pazienza. Ci fa male, ci avrebbe fatto male con chiunque avessimo perso".



Galleria di immagini sulle reti della gara
Il vantaggio romanista
Il raddoppio dei giallorossi
Josip Elez, su calcio di rigore, accorcia le distanze
Joseph Minala sigla il pareggio biancoceleste
Il gol-vittoria di Alessandro Murgia




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