Mercoledì 8 marzo 2000 - Rotterdam, De Kuip stadium - Feyenoord-Lazio 0-0

Da LazioWiki.

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8 marzo 2000 - 2887 - Champions League - Seconda fase a gironi gruppo "D" - gara 4 - inizio ore 20.45

FEYENOORD: Dudek, Van Gobbel, Konterman, Van Wonderen, Rzasa, Bosvelt, Van Gastel, Paauwe (66' Kalou), De Visser, Tomasson, Cruz. A disp.: Graafland, Gyan, Samardzic, De Haan, Van Vossen, Korneev. All. Beenhakker.

LAZIO: Marchegiani, Negro, Mihajlovic, Nesta, Pancaro, Conceição, Sensini, Veron, Nedved, Salas, Mancini (66' S.Inzaghi). A disp.: Ballotta, Fernando Couto, Gottardi, Stankovic, Simeone, Lombardo. All. Eriksson.

Arbitro: Sig. Benko (Austria).

Note: ammoniti Nesta, Veron, Konterman, Mihajlovic. Recuperi: 3' più 2'.

Spettatori: 45.000 circa.


Sergio Conceiçao in azione
Nestor Sensini attento in difesa
Un'azione d'attacco biancoceleste
Marcelo Salas al tiro
Una fase di gioco
Sinisa Mihajlovic
Marcelo Salas e Pavel Nedved

Dal Corriere della Sera:

La Lazio complica il suo futuro in Champions League non andando oltre lo 0-0 contro una formazione di ordinaria mediocrità qual'è apparso il Feyenoord, centrando l'incrocio dei pali con il terrificante sinistro di Nedved ed esportando calcio di preoccupante modestia oltre ad una inqualificabile rappresentanza della propria tifoseria, addirittura zittita da tutto lo stadio dopo gli ululati indirizzati a Van Gobbel, un avversario colpevole di avere la pelle nera. Nella valutazione complessiva dell'esibizione biancoceleste pesano ovviamente le scelte di Eriksson. Si è fatta parecchia filosofia, di recente a Roma, attorno all'essenza del turnover. Che è turnazione, rotazione e dunque ricambio, così da garantire la (teoricamente) migliore efficienza di una squadra sfruttandone appieno le potenzialità. In più di una occasione Cragnotti ha invocato la "squadra migliore" ricavandone in cambio la pubblica riflessione dell'allenatore svedese. "Ma qual'è in realtà la squadra migliore?". Di certo la squadra migliore non può essere quella vista ieri allo stadio "De Kuip", palcoscenico, il 2 luglio prossimo, della finalissima di Euro 2000. Quasi nullo, nella circostanza, il turnover della discordia, trattandosi, nella sostanza, dell'identica Lazio di Lecce, con il recupero-record di Mihajlovic al posto di Couto e la forzata esclusione di Ravanelli, inabile alla Champions League.

Piuttosto, tribuna per Boksic a parte (punizione per il croato insofferente alla panchina o piccola rivincita nei confronti del "cocco" di Cragnotti?), ci si domanda che senso abbia affrontare una serata decisiva per il proprio avvenire europeo con il trentacinquenne Mancini, appesantito da una gloriosa carriera ma terribilmente statico (sprecato sull'esterno della rete un delizioso assist di Mihajlovic) e pure permaloso: rivedere, per credere, la sua imbarazzante scenata al momento della sacrosanta sostituzione con Simone Inzaghi. Dovendo governare una partita caratterizzata dal vento forte, i romani hanno colpevolmente abbondato in imprendibili palloni aerei cui si è sommato lo scarso movimento offensivo. Azzerata pure l'ispirazione di Veron, tenace ma impreciso Salas (gravi errori di mira subito al 1' e al 26' della ripresa), l'impalcatura biancoceleste è stata puntellata soprattutto dallo spirito di sacrificio di Sensini e dal dinamismo di Nedved (clamoroso l'incrocio dei pali colto al 24' del secondo tempo). Al resto ha provveduto la Maginot difensiva organizzata da un siderale Nesta. Resta comunque la sensazione dell'ennesima opportunità sprecata.


La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, occasione sprecata. Mette alle corde il Feyenoord, colpisce un palo con Nedved, ma non trova il gol. La Lazio è colpevole perché spreca troppo. E oltretutto non convince la scelta di Eriksson, che rinuncia a Simone Inzaghi per Mancini, riducendo così il potenziale offensivo".

Continua la "rosea": E adesso l'Europa della Lazio si fa dura, molto dura, se non ancora impossibile. Perché non basta colpire un palo con Nedved e mettere il Feyenoord alle corde nella sua temutissima tana olandese, se alla fine una montagna di occasioni da rete partorisce soltanto il dispettoso topolino di un beffardo e ingiusto 0-0. Sfortuna a parte, e soprattutto arbitraggio a parte visto che almeno stavolta nessuno può e deve lamentarsi, quando si attacca tanto e non si segna mai si è soprattutto colpevoli. E questo, dopo il «suicidio» della settimana scorsa all' Olimpico, quando in appena 6 minuti fu data via libera al Feyenoord, è il secondo peccato ravvicinato della truppa di Eriksson. Con una considerazione particolare, che non ha lo scontato e provocatorio sapore del «senno di poi», perché in una gara da vincere «col coltello tra i denti» come ha ricordato il tecnico svedese alla vigilia, sarebbe stato molto più utile inserire subito un uomo gol come Simone Inzaghi al posto di Mancini, possibilmente col supporto in mezzo al campo di un combattente come Simeone, un altro uomo tra l' altro capace di andare a rete coi suoi colpi di testa. I misteri della vigilia, invece, nascondevano (anche ai giocatori) una formazione che nessuno osava immaginare, e stavolta il turnover non c' entra. Rispetto alla vittoriosa trasferta di domenica scorsa a Lecce, infatti, i cambi sono soltanto due. Ma a parte lo scontato rientro di Mihajlovic che rileva Couto, stupisce l' inserimento di Mancini in attacco al posto di Ravanelli, inutilizzabile in coppa. Ancora panchina, quindi, almeno all' inizio, per Simone Inzaghi che in una gara da vincere garantirebbe più incisività sotto porta, e addirittura tribuna per Boksic, mentre viene confermato in blocco l' ultimo quartetto di centrocampo, con la doppia rinuncia a Stankovic e Simeone, a beneficio di Sensini.

La sensazione che Eriksson abbia optato per una squadra sicuramente compatta, ma dal ridotto potenziale offensivo, viene puntualmente confermata da quanto avviene in campo. Capaci di tenere il Feyenoord più fuori che dentro la propria area di rigore, Nesta e compagni riescono a mostrare una confortante personalità, senza però riuscire a concretizzare la loro pressoché costante superiorità. E se non si può chiedere a Mancini di trasformarsi in uno spietato goleador a 35 anni, è lecito domandarsi se quello che gioca al suo fianco è Salas, non a caso soprannominato «matador». Proprio il cileno, infatti, brucia subito una clamorosa palla gol, offertagli da un rinvio svirgolato del portiere, con l' immediata restituzione del regalo allo stesso numero uno avversario. L' episodio, dopo meno di 2' , non basta alla Lazio per portarsi in vantaggio, ma a quanto pare serve per far capire al Feyenoord le bellicose intenzioni della truppa di Eriksson. Presidiate bene le fasce laterali con Negro e Pancaro, la Lazio rischia poco in mezzo grazie alla grinta di capitan Nesta, rinfrancato dalla presenza di Mihajlovic. Ma soprattutto Sensini e Veron costituiscono in mezzo al campo una diga robusta ed elegante al tempo stesso, malgrado il pressing di Van Gastel e Paauwe. E così gli olandesi sono costretti a restare in posizione d' attesa, cercando invano di sfruttare le fasce laterali, perché Bosvelt e De Visser sono troppo preoccupati di ripiegare su Nedved e Conceiçao. Non basta, però, comandare il gioco se poi Nedved e Mancini, per ben due volte, calciano a lato da buona posizione. Né servono le insidiose punizioni di Mihajlovic, che prima sfiora la traversa e poi impegna il portiere. Perché il Feyeenord, come ha dimostrato all' Olimpico, non è uno squadrone, ma davanti ha Cruz e Tomasson, due attaccanti che farebbero molto comodo a chiunque, a patto di non restare a loro volta vittime del turnover.

E così saremmo sfacciatamente di parte se in mezzo a tanta Lazio non ricordassimo le due grandi parate di Marchegiani su Tomasson, al 16' e al 21', seguite da una deviazione ancora più difficile, al 24' , su punizione di Paauwe, dopo un fallo da ammonizione di Nesta sul solito Tomasson. Partita aperta, quindi, con rarissimi attimi di tregua, che segue lo stesso emozionante copione nella ripresa. La Lazio continua a spingere, andando più volte vicino al gol con un paio di punizioni di Veron e Mihajlovic, e con una girata bassa di Sensini, sempre bloccate dal portiere. Il Feyenoord non rinuncia a graffiare in contropiede, trovando però un grande Nesta capace di anticipare in acrobazia Cruz. E allora visto che il tempo vola, al 22' Eriksson si decide a inserire Simone Inzaghi al posto di Mancini. L' occasione più grossa, però, capita a Nedved, che al 25' , in corsa, su allungo di Pancaro, centra in pieno il palo alla destra del portiere. I 45.000 del «De Kuip» sono ammutoliti di fronte allo strapotere della Lazio, che cerca di forzare i tempi. Al tiro al bersaglio fallito si iscrivono Inzaghi, che devia di testa sopra la traversa, e soprattutto Salas che fallisce il pallonetto dalla distanza col portiere fuori causa, invece di piazzare un tiro secco. In questi casi il rischio della beffa finale è sempre in agguato. Stavolta, però, la Lazio riesce almeno a difendere la propria porta. E anzi fino all' ultimo va alla ricerca del gol che le renda giustizia, con l' ennesimo tentativo di Nedved, ancora fuori misura purtroppo. E così alla fine fanno festa soltanto i tifosi olandesi. Mentre Nesta e compagni si devono preparare a vincere le prossime due partite contro il Marsiglia in casa e il Chelsea fuori, se non vogliono dire subito addio all'Europa.


Il Messaggero titola: "Champions League: a Rotterdam solo un pari. I biancocelesti sprecano: adesso sono condannati a vincere. Lazio, tutto da rifare. Domina ma non segna col Feyenoord: l’Europa si allontana".

Continua il quotidiano romano: Non è bastato il gran cuore. La sfortuna e la grande serata del portiere polacco Dudek hanno negato alla Lazio una vittoria strameritata che avrebbe cambiato le carte in tavola del complesso girone di Champions. Ora bisognerà battere il Marsiglia e il Chelsea per passare ai quarti, a meno di un crollo del Feyenoord, che non ha ripetuto la buona prova dell'Olimpico ma si è dimostrata squadra molto concreta nel perseguire il risultato più utile. Ai biancocelesti è mancato il gol, che pure nei presupposti hanno creato a più riprese, specie in un secondo tempo giocato tutto nella metà campo avversaria. Un po' sottotono Veron e Mancini, Salas ha mancato di precisione, ma gli uomini di Eriksson si sono mossi con autorità, difesi alle spalle da uno stratosferico Nesta. La partita si è mantenuta vibrante fin dai primi minuti, scandita e disturbata da vortici di vento, che rendevano proibitivo il gioco a palla alta. Ne è uscita la miglior tecnica dei biancocelesti, più incisivi negli scambi, e capaci di procurarsi nella prima parte della gara già tre nitide palle gol. Più compassato il Feyenoord, bravo ad approfittare solo dello schieramento, a tratti troppo alto, della difesa laziale, con lanci improvvisi sullo scattante Tomasson, autentica spina nel fianco, sospeso fra centrocampo e attacco e bravo ad infilarsi in ogni varco libero: una volta Nesta è stato costretto ad arrangiarsi con una vistosa trattenuta che gli è costata l'ammonizione.

Cartellino pesante (sarà squalificato) anche per Veron, che si lamentava con l'arbitro per il tempo perduto a causa della mancanza di raccattapalle, un assurdo scandalo a livello internazionale. Gli olandesi, del resto, hanno fatto di tutto per innervosire gli avversari: una lattina di birra piena ha sfiorato Marchegiani, si sarebbe potuto ripetere un caso Moenchengladbach. Migliori le occasioni create dalla Lazio, due nitide capitate sul piede di Mancini (imbeccato da Mihajlovic e Salas): l'ex doriano è stato schierato un po' a sorpresa da Eriksson (inattesa l'esclusione anche dalla panchina di Boksic, in tribuna al fianco di Cragnotti), che ha rinunciato al turn-over schierando la stessa formazione di Lecce, col rientro di Mihajlovic e la necessaria sostituzione di Ravanelli che in Champions non può giocare. Ha avuto ragione Beenhakker che aveva previsto la conferma di Sensini a centrocampo. Salas ha avuto un'occasione chiara dopo appena un minuto, per un rinvio maldestro del portiere Dudek, bravo poi a riscattarsi in uscita. E anche Negro è arrivato solo, seppur defilato, davanti alla porta olandese, sprecando a lato. Dudek è stato impegnato da Nedved, Marchegiani ha dovuto compiere un autentico miracolo, volando in controtempo su una punizione bomba di Paauwe.

Mihajlovic ha provato su punizione in avvio di ripresa trovando il portiere in tuffo e la stessa sorte è toccata a una girata bassa di Sensini. La pressione della Lazio è diventata via via più arrembante e Nesta è rimasto a lottare come un leone contro chiunque del Feyenoord cercasse di ripartire, sospinto dal tifo caldo dei cinquantamila del De Kuip. Beenhakker ha giocato la carta del contropiedista Kalou, Eriksson ha sostituito un arrabbiatissimo Mancini con Inzaghi. Solo il palo ha fermato il sinistro di Nedved, ispirato da un break di Pancaro, che poi ha offerto a Salas un cross nitido sprecato oltre la traversa. E ancora il cileno ha mancato col pallonetto la porta sguarnita. Si è lamentato Negro, spintonato in area avversaria ma il buon arbitro Benko è apparso sicuro nella sua decisione. Il Feyenoord, forte del risultato favorevole, ha ripreso fiato, arrivando qualche volta dalle parti di Marchegiani, approfittando del finale scollamento degli ospiti. Ma l'ultima prodezza è stata ancora di Dudek, autentico protagonista, su Nedved. Alla Lazio, questo il succo, è mancato solo il gol.


Tratte da La Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

Un po' arrabbiato, ma ottimista. Il presidente Sergio Cragnotti ha visto la partita dalla tribuna, con a fianco il suo "pupillo" Alen Boksic, lasciato a sorpresa in tribuna da Sven Goran Eriksson. Il pari contro il Feyenoord lascia l' amaro in bocca. «Abbiamo dominato l' intera gara, sprecando tante belle occasioni, gol che sembravano fatti. Peccato davvero, ma se c' è da recriminare dobbiamo farlo sulla partita d' andata all' Olimpico, quando eravamo in vantaggio e abbiamo perso una partita che avevamo in pugno. Ma non dispero, questa Lazio può ancora qualificarsi. Deve farlo». Alla vigilia, prima di partire per Rotterdam, il presidente aveva detto di sentirsi sicuro che in Olanda Alen Boksic avrebbe giocato una grande partita. Invece l' attaccante croato è rimasto spettatore accanto al presidente. «Queste sono scelte tecniche che spettano a Eriksson». Si limita a dire diplomaticamente Cragnotti. Ma possibile che il finanziere che ha puntato più di tutti proprio su Boksic, per il dopo-Vieri, non sia rimasto sorpreso da questa scelta? «Credo che Eriksson lo abbia fatto per caricare a dovere Alen per sabato, quando affronteremo l' Inter. Anch'io ho cercato di spronarlo psicologicamente, sapete che con lui ho un ottimo rapporto e resto convinto che Boksic tornerà molto utile alla Lazio nelle prossime gare. E poi Eriksson ha scelto la squadra più in forma. Forse c'è stata presunzione all'Olimpico la settimana prima».

Una speranza o un altro messaggio per Eriksson? Lo sapremo nei prossimi giorni. Cragnotti comunque elogia la squadra: «I ragazzi hanno dato davvero tutto in campo. Credo che dentro sia rimasta tanta rabbia per com' è andata la gara. Ho visto un Feyenoord pauroso dinanzi a una squadra così decisa. Gli olandesi hanno pensato solo a difendere lo 0-0, cercando di perdere tempo in ogni maniera». Cragnotti è rimasto anche stupito dall' atmosfera dello stadio De Quip. «Un impianto molto bello, pieno di gente, con un tifo positivo. Proprio come avremmo bisogno noi a Roma, invece anche qui pochissimi tifosi. E' deplorevole. Se penso agli spalti semi vuoti dell' Olimpico... Ma speriamo che almeno sabato contro l' Inter la gente venga». Ed a proposito di tifo, i pochi laziali presenti sugli spalti sono stati capaci di distinguersi ancora una volta per imbecillità per i loro "bu-bu" a Van Gobbel, per fortuna subito stroncati dal boato del pubblico locale. Cragnotti guarda avanti con fiducia: «Pensiamo all' Inter. Mi aspetto una grande prova contro i nerazzurri, perché i giocatori hanno tanta rabbia, da sfogare positivamente in campo. La squadra vista a Rotterdam può essere vincente su tutti i fronti. E non c' è nessun rimpianto per Vieri, abbiamo ottimi attaccanti». Dalle certezze del presidente al rammarico di Pavel Nedved: «Su quella palla avuta da Pancaro ho tirato bene, ma sono stato sfortunato perché ho preso il palo. Sì, avrei potuto anche passare il pallone, ma sono sicuro di aver fatto la cosa giusta e la rifarei. Piuttosto il vento ci ha condizionati parecchio, penalizzandoci. Peccato, ma sono convinto che vinceremo le altre due partite e ci qualificheremo».


Deluso, delusissimo. Le parole di Sven Goran Eriksson tradiscono un'imbattibile impotenza perché questo pareggio ha il sapore della sconfitta soprattutto dopo tutti i momenti nei quali la Lazio ha sfiorato la vittoria: «Sono molto dispiaciuto perché volevo vincere a tutti i costi questa partita e perché abbiamo giocato molto bene, creando tante occasioni. Ora la situazione è molto difficile, dobbiamo vincere le due partite che ci restano, ma io ci credo, la nostra vita in Champions League continua». E si sforza di sorridere, stavolta facendo una gran fatica rispetto però ai copioni tradizionali dei suoi dopo partita. Lo svedese aveva sorpreso tutti all' inizio con la doppia scelta Sensini-Mancini che pochi pronostici avevano intuito: «Non dovrebbe essere considerata una sorpresa. Ho scelto vedendo le ultime partite e puntando su chi era più in forma». Tra l' altro proprio Mancini è uscito dal campo senza salutarlo, dimostrando di non aver affatto gradito la sostituzione. Anche Boksic in tribuna non rientrava nel novero delle possibilità più probabili: «Anche qui ho scelto guardando gli ultimi allenamenti e andando sui giocatori maggiormente in condizione».

Parla anche del vento, Eriksson. «Ci ha creato qualche problema soprattutto nei lanci lunghi, ma il vento era uguale per tutti e due e non abbiamo certo mancato la vittoria per questo». Il salto polemico l' allenatore della Lazio lo consuma invece spiegando i retroscena di un suo poco sereno confabulare con il delegato Uefa pochi minuti dopo l' inizio della partita. La questione riguarda palloni e raccatapalle e qui Eriksson si arrabbia con il solito equilibrio, però s' arrabbia come aveva già fatto a partita appena cominciata. «Penso che il regolamento parli molto chiaro, devono esserci dieci palloni ai bordi del campo ed essere immediatamente disponibili, cosa che non si è verificata. Abbiamo protestato, ha protestato anche Veron e si è preso un' ammonizione, perderà la prossima partita per questo. Se è colpa di qualcuno non lo so, certo che ci si aspetta qualcosa di più per una partita così importante». Risentito, questa è la parola giusta per spiegare lo stato d' animo di Eriksson. Per la verità raramente l' avevamo visto così. Se ne accorge anche il cerimoniere della conferenza stampa che interviene per precisare che l' arbitro ha decretato un recupero extra proprio rendendosi conto della situazione: «Però noi abbiamo Veron squalificato per averlo fatto notare», ribadisce ancora lo svedese impaziente di mettersi alle spalle questa serata.


Da Il Messaggero:

La sfida contro il Feyenoord scatena una litania di rimpianti in casa biancoceleste. Una vittoria gettata alle ortiche, punti persi che avrebbero potuto ribaltare la qualificazione. Adesso per qualificarsi la Lazio dovrà vincere le prossime 2 partite, la prima in casa con il Marsiglia, la seconda a Londra con il Chelsea. La strada per l'Europa si è fatta ancora più impegnativa per i biancocelesti. Eriksson, però, tiene alta la tensione e non molla. «Io ci credo, vedrete che alla fine ci qualificheremo. Dobbiamo fare sei punti ma ne abbiamo le possibilità. Di certo non ci arrendiamo anche se il cammino è duro». Il tecnico elogia il comportamento della squadra in Olanda. «La Lazio ha giocato una gran partita dimostrando di essere superiore al Feyenoord, i ragazzi hanno lavorato tanto e dimostrato di voler conquistare la vittotria, purtroppo è mancato quel gol che ci avrebbe regalato il meritato successo. Sono soltanto deluso per le occasioni sprecate. Siamo stati messi più in difficoltà dal vento che dagli avversari».

Eriksson se la prende con gli olandesi per il ritardo con il quale tornavano in campo i palloni. «Il regolamento Uefa dice chiaramente che devono esserci dieci palloni a disposizione, ma questo non si è verificato, né ho visto i raccatapalle. Abbiamo protestato tutti dalla panchina e Veron è stato addirittura ammonito, un'ammonizione pesante che gli costerà un turno di squalifica. Non è una scusa però è la verità perché tutto questo non deve verificarsi in una partita così importante, perciò ci siamo arrabbiati». Le dichiarazioni dell'allenatore aprono una rovente polemica tanto che sull'argomento interviene un dirigente Uefa. «E' vero quello che dice il signor Eriksson però l'arbitro ha concesso tre minuti di recupero per questa situazione». Veniamo alle scelte: Mancini e Sensini in campo, Boksic addirittura in tribuna. Spiega Eriksson. «Dopo aver osservato gli ultimi allenamenti ho deciso di mandare in campo ed in panchina quelli che mi sono sembrati più in forma. Volevo vincere ad ogni costo questa gara ed ho agito di conseguenza».

L'escluso eccellente ha seguito la gara seduto al fianco di Cragnotti. Un Boksic chiaramente deluso e ferito nel morale da una decisione pesante: sapeva che non sarebbe sceso in campo dall'inizio ma non immaginava di certo di finire in tribuna. Il croato comunque è pronto a reagire per tornare al più presto in formazione e dare il suo contributo in questo finale di stagione anche se per lui si profila un'altra esclusione contro l'Inter. Come può, infatti, un calciatore tornare in forma dopo 3 giorni? Nello spogliatoio i biancocelesti recriminano tutti sulle occasioni mancate. Dice Nedved. «Abbiamo sbagliato troppi gol anche se in alcune circostanze è stato molto bravo il portiere. Quel tiro finito sul palo lo avevo già visto dentro, purtroppo abbiamo compromesso tutto nell'incontro di andata. Ora tutto è più difficile, ma siamo pronti a lottare». Sensini pensa già al match di Londra. «Sarà una grande partita che noi dovremo assolutamete vincere, peccato per le occasioni sciupate: tutto è più complicato ma non impossibile».



La formazione iniziale: Sensini, Negro, Mihajlovic, Nesta, Pancaro, Marchegiani; Conceicao, Nedved, Mancini, Salas, Veron