Sabato 12 maggio 2001 - Napoli, stadio San Paolo - Napoli-Lazio 2-4

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12 maggio 2001 - 2950 - Campionato di Serie A 2000/01 - XXX giornata

NAPOLI: Fontana, Fresi, Quiroga, Baldini, Saber, Husain, Jankulovski (71' Tedesco), Matuzalem (66' Stellone), Baccin (76' Bocchetti), Amoruso, Edmundo. A disposizione: F.Mancini, Avolio, Magoni, Amauri. Allenatore: Mondonico.

LAZIO: Peruzzi, Pancaro, Nesta, Mihajlovic, Favalli, Poborsky (88' Stankovic), D.Baggio, Veron, Simeone, Crespo (76' Ravanelli), C.Lopez (58' Nedved). A disposizione: Marchegiani, Colonnese, Pesaresi, Salas. All. Zoff.

Arbitro: Sig. Borriello (Mantova).

Marcatori: 25' Amoruso, 32' Crespo, 47' Amoruso, 52' Crespo, 65' Nedved, 84' Ravanelli.

Note: espulso Veron al 57'. Ammoniti Fresi ed Edmundo. Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.

Spettatori: 40.000 circa.


Crespo e Simeone esultano

Comunque vada a finire, nessun rimpianto. La Lazio copia la Juve: vince a Napoli con due gol di scarto come hanno fatto venerdì sera i bianconeri a Firenze, e tiene la Roma sotto pressione. Di più non poteva fare, di meno avrebbe significato l'addio allo scudetto. Ma in questa squadra ci sono giocatori, come Pavel Nedved e Diego Simeone, che a quel pezzetto di stoffa tricolore sono attaccatissimi. Metaforicamente, perché non mollano mai. Fisicamente, perché lo difendono come fosse una trincea della Prima guerra mondiale. E ce ne sono altri, come Hernan Crespo, che quello scudetto non l'hanno vinto. Ma ne hanno talmente sentito parlare dai compagni che sognano di viverne subito l'emozione. La Lazio ha vinto perché ha tanta qualità individuale, perché da quando è arrivato Zoff trova la strada della porta sempre e comunque (solo tre volte non ha segnato, nelle trasferte perse con Milan e Bologna e nel pareggio casalingo contro l'Atalanta) e perché il Napoli assomiglia a una squadra di Mondonico come un cane a un gatto. Mai vista una formazione allenata dal tecnico di Rivolta d'Adda così svagata nella marcatura, così incerta nei tackle e così sventata tatticamente. Una crisi di rigetto dopo un trapianto non riuscito. Emblematici i due esterni, Saber e Baccin, sventrati un tempo ciascuno dalle incursioni di Poborsky, il migliore in campo, a cui è mancato soltanto il gol.

Imbarazzanti i centrali di difesa, Fresi e Baldini, colpevolissimi nell'1-1 di Crespo e nel 3-2 di Nedved. Frastornato il portiere Fontana, che, nell'azione del 4-2 di Ravanelli, si è fatto passare in mezzo alle gambe un tiro senza velleità. A tutto questo va aggiunta anche la proverbiale fortuna di Dino Zoff, che ieri è stato favorito nel più paradossale dei modi: l'espulsione di un suo giocatore. Juan Sebastian Veron, ormai in rottura con la società, con sé stesso e con il mondo, ha investito di proteste l'arbitro Borriello fino al cartellino rosso. Lì, sul 2-2, al 12' della ripresa, è diventato impellente sostituire Claudio Lopez, che si era autoescluso dalla partita fin dal primo minuto, simboleggiando la sua impotenza con un tiro che è finito addirittura in fallo laterale. E' entrato Pavel Nedved, tenuto in panchina per una caviglia in disordine. La Lazio ha disegnato un funzionale 4-4-1 in campo e proprio il ceko si è infilato centralmente nel presepe della difesa, segnando il 3-2 che ha deciso la partita. Tre punti per sperare ancora, anche se la Lazio ha dovuto spendere molto più del necessario. E' andata due volte in svantaggio. Sempre Amoruso: in anticipo al 24' sui centrali impacciati su assist di Jankulovski e libero al 47' di controllare a centro area e battere Peruzzi. E' stata due volte capace di riprendere subito l'avversario. Sempre Crespo: indecisione Baldini-Fresi al 31' punita con uno scatto bruciante fino a scartare Fontana e anticipo regale al volo, su cross di Poborsky, al 53'.

Così ha impedito al Napoli di sedimentare il vantaggio e cercare il contropiede. Sicura che, contro una difesa così, passare sarebbe stato solo questione di tempo. Come è successo. Il Napoli, distaccato di quattro punti da Lecce e Vicenza, scavalcato dalla Reggina, ora ha ben poche speranze di salvarsi. Le stesse del suo allenatore, che in settimana era stato messo in discussione dal kolkhoz dei giocatori che volevano autogestirsi. In settimana potrebbe tornare Zeman e chissà quante parole per Napoli-Roma, penultima giornata, il boemo contro Sensi e Capello. Ferlaino lo vuole e Corbelli no, nella commedia degli equivoci che prima poteva far sorridere ma ora pesa sulle sorti del Napoli come un sasso al collo. Oppure Mondonico potrebbe giocarsi l'ultima carta con Napoli-Verona, domenica prossima. Scontro di disperate, tra due tifoserie che si odiano e hanno un solo punto in comune: il ricordo di quando Verona-Napoli era Briegel contro Maradona, Elkjaer contro Careca, Tricella contro Renica e profumava di scudetto. Altri tempi. Dentro e fuori dal campo.

La scena più brutta del San Paolo non è quella di Fontana che incassa il quarto gol facendosi sfuggire malamente un tiro nel quale nemmeno Ravanelli credeva granché. La scena più brutta non è sul campo, non la recitano i giocatori. La scena più brutta la recitano quei teppisti che a fine partita vedono la loro squadra scivolare verso una retrocessione sempre più probabile, e non trovano di meglio che prendersela con la polizia. In curva A, quella dove sono successi gli incidenti e già ne erano accaduti in passato, c'è una minoranza di imbecilli che fa danni, e una maggioranza che sarà pure ultrà del tifo, ma non viene allo stadio per menare le mani o distruggere quello che trova. Lo si è capito proprio al quarto gol della Lazio, quando la curva si è rapidamente spopolata. Se ne sono andati quelli che, di fronte a una sconfitta che a questo punto può pregiudicare le ultime speranze, reagiscono con delusione, e protestano nel modo più civile: lasciando gli spalti. Quelli che rimangono, invece, saranno qualche centinaio, e per loro il discorso è diverso. Perché prima tentano di punire i non molti laziali assiepati in tribuna laterale, lanciando bottiglie e chissà cos'altro, poi passano ad affrontare la polizia intervenuta per fermarli.

Le forze dell'ordine vogliono evitare lo scontro sulle gradinate, con il rischio che qualcuno finisca male. Hanno l'ordine di fare uscire i teppisti dallo stadio, e in pochi minuti, anche usando qualche candelotto lacrimogeno, ce la fanno. Ma nemmeno questa è una soluzione. Perché, riorganizzatisi nel piazzale davanti all'ingresso della curva, i teppisti riescono a reggere per qualche minuto lo scontro con polizia e carabinieri. Devastano e bruciano i cassonetti della spazzatura, ci va di mezzo anche un'auto parcheggiata. Lanciano pietre e petardi contro le forze dell'ordine. Che fosse una giornata a rischio, quella di Napoli-Lazio, lo si era capito già prima della partita, quando la polizia aveva dovuto respingere con due cariche un tentativo di aggressione contro il corteo di tifosi laziali che dalla stazione di Campi Flegrei stava raggiungendo a piedi lo stadio. Alla fine è successo di peggio, e di mezzo ci stanno quei novanta minuti che fanno disperare i sostenitori del Napoli, ma non il tecnico Mondonico. "Chiedo di pazientare ancora: domenica affronteremo il Verona in uno scontro decisivo. Ma il calendario dice che non tutto è pregiudicato e noi abbiamo il dovere e la volontà di provarci fino in fondo".

Fonte: Corriere della Sera