Sabato 15 aprile 2006 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Livorno 3-1

Da LazioWiki.

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15 aprile 2006 - 3.191 - Campionato di Serie A 2005/06 - XXXIV giornata

LAZIO: Peruzzi, Oddo, Cribari, Stendardo, Zauri, Behrami, Dabo, Liverani (62' Mudingayi), Mauri (78' Manfredini), Pandev (87' Tare), Rocchi. A disposizione: Ballotta, Piccolo, Belleri, Bonanni. Allenatore: D.Rossi.

LIVORNO: Amelia, Grandoni (71' Fanucci), Vargas, Galante, Cesar Prates, Morrone, Argilli (61' Bakayoko), De Ascentis (67' Ruotolo), Pfertzel, G.Colucci, C.Lucarelli. A disposizione: Acerbis, Passoni, Palladino, Paulinho. Allenatore: Mazzone.

Arbitro: Sig. Trefoloni (Siena).

Marcatori: 20' Oddo (rig), 52' G.Colucci, 56' Pandev, 71' Pandev.

Note: pomeriggio di sole, terreno in ottime condizioni. Espulso all'82' Vargas per doppia ammonizione (gioco scorretto). Ammoniti: C.Lucarelli, Argilli, Stendardo e Manfredini tutti per gioco scorretto. Recuperi: 3' p.t., 5' s.t.

Spettatori: paganti 7.014 per un incasso di 129.820 euro, abbonati 18.648 per una quota di 230.348 euro.

Massimo Oddo festeggiato dopo la rete
Una delle reti di Goran Pandev

La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio e Uefa più vicine con Pandev. Il macedone affonda il Livorno. Ora il Palermo è a meno sei".

Continua la "rosea": Venti le reti in serie A di Massimo Oddo, di cui 14 sono arrivate dal dischetto. Sei i centri stagionali, record personale, come per Pandev (10). Il capocannoniere resta Rocchi (12). Carlo Mazzone vive con dignità la panchina numero 788, record dei record per la serie A, che arriva insieme alla settima sconfitta consecutiva del Livorno improvvidamente consegnatogli dal presidente Spinelli. Anche questo dei sette k.o. è un record: a Mazzone non era mai capitato in trentadue anni di carriera, e dunque si spiega la voglia dichiarata di dimissioni. "Se Donadoni fosse disponibile a tornare per queste quattro giornate gli lascerei subito il posto", dice. E se aggiungesse una telefonata al diretto interessato sarebbe meglio per tutti. La Lazio cammina sulle macerie del Livorno senza nemmeno prendersi la briga di accelerare il passo. Fa caldo e di correre non se ne parla. Ma per vincere 3-1 basta e avanza la qualità di Pandev, che realizza la sua prima doppietta in carriera, e Oddo, che arriva dal dischetto alle 20 reti (14 rigori) in serie A, 6 in questa stagione e anche qui è un record. L'Uefa è ormai ipotecata, perché i punti di vantaggio sul Palermo passano da quattro a sei. Si tratta di un'autentica impresa, perché la Lazio non era da sesto posto. Onore a Delio Rossi e, checché ne pensi la curva, anche al presidente Lotito.

Per fare una bella partita bisogna essere in due. Ieri all'Olimpico si faceva fatica a trovare anche uno solo dei contendenti disposto a tanto. Mazzone, in piena depressione, proponeva il più rinunciatario dei Livorno: un 5-4-1 che mortificava la voglia di Cristiano Lucarelli, abbandonato a sé stesso da una squadra imbottita di difensori. I pochi tifosi, che in un pomeriggio privo di tensioni politiche si sarebbero solo esibiti in innocui strip-tease collettivi, sono arrivati allo stadio al 46' del primo tempo, causa accidenti vari. Non si sono persi niente. La Lazio a quel punto era in vantaggio per 1-0. Il rigore trasformato da Oddo per un plateale sgambetto di Pfertzel ai danni di Zauri, bene innescato da un Liverani per il resto quasi assente, era infatti l'unica cosa degna di nota del match. Con Di Canio sobriamente accomodato in tribuna (il recupero lampo era tramontato all'atto del provino), Rossi ha puntato sull'accoppiata Rocchi-Pandev e anche se il primo non è più quello del girone d'andata i fatti gli hanno dato ragione, rivelando tutto il talento di Pandev. L'effetto tifosi, o forse gli appelli di Mazzone, hanno prodotto all'inizio della ripresa un risveglio del Livorno, complice la perdurante passività della Lazio. Lucarelli si è messo a fare a sportellate con Stendardo e Cribari, presso il quale ha reclamato un rigore per un mani apparso involontario. Sul prosieguo dell'azione il Livorno ha acciuffato l'1-1. Il tiro di Cesar Prates è stato respinto goffamente da Peruzzi, consentendo a Colucci il facile tap-in. Sull'1-1 la Lazio ha finalmente deciso di scendere in campo. Un po' di impegno, un paio di accelerazioni, e Pandev ci ha messo poco a fare due volte centro. La prima con un elegante colpo di testa, sul cross del solito Oddo, con Argilli contemplativo.

La seconda di tocco, sul quasi involontario passaggio di Mudingayi, con Pandev malizioso nel liberarsi con uno strattone del molle Vargas. Questi si sarebbe poi fatto buttare fuori a otto minuti dalla fine, e il Livorno avrebbe chiuso addirittura in nove per l'infortunio a Colucci, arrivato dopo il viavai di sostituzioni, tutte piuttosto inutili. Mazzone sarebbe passato al 4-4-2 (Bakayoko per Argilli) sull'1-2, ma visto l'ivoriano ci si domanda che fine abbia fatto Palladino, lasciato a languire in panchina. Rossi si è limitato ad amministrare il vantaggio coprendosi con Mudingayi e Manfredini per Liverani e Mauri. Senza più rischiare. La regola del 3 dell'ultima Lazio (tre gol a Empoli, Siena e Livorno) deve ora preoccupare la bollitissima Juventus, che la ospiterà sabato prossimo. L'ultimo capitolo del campionato forse deve essere ancora scritto.


Il Corriere della Sera così racconta la gara:

Sei punti di vantaggio sul Palermo, che proiettano sempre di più la Lazio in zona Uefa. E settima sconfitta consecutiva per il Livorno di Carlo Mazzone, che festeggia nel peggiore dei modi il nuovo record delle 788 panchine in serie A (una in più del mitico Nereo Rocco). In mezzo, le solite provocazioni a sfondo politico tra le due tifoserie: la parte laziale protagonista col grido "Duce, duce" rivolto a capitan Lucarelli e coi "buuh" razzisti all'indirizzo di Cesar Prates; quella livornese con una scritta inneggiante a piazzale Loreto e con i fondoschiena mostrati in segno di sfida dopo il terzo gol biancoceleste siglato da Pandev. Paolo Di Canio, in tribuna per un infortunio muscolare, alla fine ha commentato così: "I nostri tifosi hanno sventolato i simboli della patria e non sono caduti in strumentalizzazioni". La partita, non certo brillante è finita appunto 3-1 per i padroni di casa, ha messo la Lazio in una condizione invidiabile per agguantare l'Uefa. Mentre il Livorno rimane a galleggiare in un'anonima posizione di classifica, dopo avere assaporato, con Donadoni in panchina, il sogno di un traguardo europeo. Mazzone non riesce a dare una spiegazione alle sette sconfitte consecutive, incredibile striscia negativa che mai aveva conosciuto nella sua lunga carriera. Il presidente Aldo Spinelli sembra voler dare ancora fiducia al tecnico di Trastevere, ma Mazzone sta medita sulla decisione da prendere.

"Avrei voglia di dare le dimissioni - ha dichiarato ieri negli spogliatoi -. Mi auguro che questo momento finisca ma sono sincero: se Donadoni fosse disposto a tornare, io sarei felice e mi farei subito da parte". È stata una partita dai due volti. Primo tempo fin troppo sonnolento, anche perché il Livorno ha fatto davvero poco per creare problemi alla Lazio, cercando principalmente di limitare i danni. I biancocelesti di Delio Rossi hanno sofferto la ragnatela degli amaranto e non a caso per sbloccare la situazione hanno dovuto approfittare di un calcio di rigore, giustamente concesso da Trefoloni per un fallo di Pfertzel su Zauri e trasformato al 20' da Oddo. Ripresa invece più divertente, grazie a un Livorno più spigliato e propositivo, mentre la Lazio cadeva nei suoi soliti cinque minuti di black out. Così Colucci riportava la gara in parità, bravo a raccogliere una respinta di Peruzzi su tiro di Cesar Prates. Poi si svegliava Pandev: riportava la Lazio in vantaggio girando di testa un cross di Oddo e poi chiudeva la partita poco prima della mezz'ora sfruttando un assist quasi casuale di Mudingayi.