Sabato 26 giugno 2021 - Londra, Wembley Stadium - Italia-Austria 2-1 (dts)

Da LazioWiki.

Stagione

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16° Campionato europeo - Ottavi di finale, ore 21,00

ITALIA: Donnarumma; Di Lorenzo, Bonucci, Acerbi, Spinazzola; Barella (68′ Pessina), Jorginho, Verratti (68′ Locatelli); Berardi (84’ Chiesa), Immobile (84’ Belotti), Insigne (110' Cristante). All. Mancini.

AUSTRIA: Bachmann; Lainer (115' Trimmel), Dragovic, Hinteregger, Alaba; Schlager, Grillitsch; Laimer (114' Ilsanker), Sabitzer, Baumgartner (89’ Schopf); Arnautovic (97′ Kalajdzic). All. Foda.

Arbitro: Taylor (Inghilterra).

Marcatori: 95′ Chiesa, 106' Pessina, 116' Kalajdzic.

Note: ammoniti Arnautovic, Hinteregger, Dragovic, Di Lorenzo, Barella.

Ciro Immobile in azione
Ciro Immobile in azione

Dal: Corriere della Sera

Dalla paura alla gioia sfrenata. L’Italia si rialza un momento prima di cadere, risorgendo nel primo tempo supplementare di una partita piena di sofferenza, quando l’Austria sembrava pronta a saltarci addosso. I ragazzi del Mancio la sfangano grazie all’orgoglio, alla capacità di rimanere attaccati alla partita nei tanti momenti brutti e ai cambi. Ci pensano due riservisti a mandarci nei quarti di questo Europeo che stavamo per buttare via: Federico Chiesa, che sino adesso aveva segnato solo nella goleada all’Armenia e Matteo Pessina, per la gioia dell’allenatore che sostiene di avere tutti titolari. Il primo dentro o fuori però è una notte stramba, prima buia e poi piena di luce: mai gli azzurri sono stati così incerti e timorosi. Una squadra slegata, incapace di sfondare il bunker austriaco sino all’intervallo, in confusione nella ripresa e salvata dalla Var sul gol di Arnautovic.

Il trentunesimo risultato di fila permette a Mancini di staccare Pozzo. Ma gli ultimi sei minuti sono sofferenza liquida: Kalajdzic riapre la partita interrompendo l’imbattibilità azzurra a 1169’. Sufficienti però per staccare Zoff e mettere in bacheca un altro record. Gli azzurri hanno molto da brindare, ma anche tanto da riflettere. Il 2 luglio, a Monaco di Baviera, contro il Belgio di Lukaku o il Portogallo di Ronaldo servirà un’altra Italia.

Quella di Wembley è una partita dura. Contro le squadre che badano solo a non prenderle e chiudono tutti gli spazi facciamo fatica. Non è la solita Italia. Gli austriaci montano una guardia spietata su Verratti, Jorginho non trova i tempi di gioco e Barella non riesce a sorprendere gli austriaci con le solite percussioni. La manovra ne risente. Il gioco è più lento, i passaggi spesso fuori misura e la buona volontà non basta per sorprendere l’ostica banda di Foda, che occupa bene il campo ma bada soprattutto a non prenderle, provando a ripartire in contropiede. Servirebbe più freddezza e meno frenesia. Servirebbe, soprattutto, un guizzo per cambiare la partita, ma Insigne non è ispirato e Berardi vive ai margini. Le giocate pericolose nascono solo dalle percussioni di Spinazzola a sinistra: suo il cross da cui nasce il tiro di Barella deviato da Bachmann, l’occasione migliore degli azzurri a parte il tiro di Immobile da fuori area che si stampa poco sotto l’incrocio dei pali. Troppo poco per sperare di vincere.

Il secondo tempo è peggio del primo, quasi un disastro: minore fluidità e maggiore confusione. L’Austria capisce in fretta che può approfittarne e pressa gli azzurri sin davanti all’area di Donnarumma, rubandoci l’idea e metri di campo. Ci salva la Var sull’incornata beffarda di Arnautovic, per nostra fortuna in fuori gioco dopo l’assist di Alaba. Mancini tenta di correre ai ripari cambiando due terzi del centrocampo con Locatelli e Pessina, per Verratti e Barella. Poi tocca a Belotti e Chiesa.

L’obiettivo è anche una maggiore fisicità. Ma sino al novantesimo l’Italia è piatta, spenta, impaurita. Pessina rischia il rigore. I supplementari sono inevitabili e ci trasformano. Una benedizione. Una bellezza. Ci pensa Chiesa, dopo cinque minuti del primo, a scacciare i fantasmi e la paura con un diagonale che taglia a fette la difesa austriaca (l’assist tanto per cambiare è di Spinazzola), Pessina chiude i conti. Una goduria dopo la paura.