Domenica 21 aprile 1974 - Milano, stadio San Siro - Milan-Lazio 0-0

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21 aprile 1974 - 1.814 - Campionato di Serie A 1973/74 - XXVI giornata - inizio ore 15.30.

MILAN: Pizzaballa, Anquilletti, Sabadini, Lanzi, Turone (78' De Vecchi), Maldera III, Bergamaschi, Biasiolo, Tresoldi, Bianchi, Chiarugi. A disposizione: 12 Cafaro, 14 Vincenzi. Allenatore: Trapattoni.

LAZIO: F.Pulici, Petrelli, L.Martini, Wilson, Oddi, Nanni (77' Inselvini), Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D'Amico. A disposizione: 12 Moriggi, 13 Polentes. Allenatore Maestrelli.

Arbitro: Sig. Picasso (Chiavari).

Note: giornata primaverile, campo in ottime condizioni. Nessun ammonito. Incidente a Turone (strappo muscolare). Calci d'angolo 5-2 per la Lazio. Sorteggio antidoping negativo. Lazio con il lutto al braccio per commemorare la scomparsa dell'ex presidente Massimo Giovannini. Esordio in serie A per De Vecchi.

Spettatori: 62.994, di cui 21.848 abbonati. Circa 18.000 i tifosi laziali stipati in tribuna. Incasso £. 129.482.000.

Tra la Lazio e lo scudetto c'è lo scoglio Milan; la squadra rossonera, delusa da un campionato mediocre che ha visto l'esonero di Rocco, ha in panchina il giovane Trapattoni che schiera alcuni giovani di talento. Dal canto suo Maestrelli manda in campo la formazione tipo. Per l'occasione numerosi tifosi biancocelesti sono giunti a Milano in macchina, pullman e treni speciali messi a disposizione delle FF.SS. Si calcola che non meno di 18.000 sostenitori biancazzurri abbiano preso posto allo stadio. Affari d'oro, quindi, per i bagarini. Un minuto di silenzio è effettuato per onorare la morte dell'ex presidente biancoceleste Massimo Giovannini e per questo la Lazio gioca con il lutto al braccio. La partita inizia al piccolo trotto e devono passare diversi minuti prima di vedere un tiro in porta, allorquando Chinaglia si fa parare in tuffo una punizione dal limite. Verso la metà del tempo è Chiarugi, dopo una discesa, a impegnare l'estremo difensore capitolino con un tiro in mezza rovesciata parato facilmente.

Verso lo scadere del primo tempo è Bergamaschi, con un tiro dal limite, a provare la via della rete ma il portiere laziale para in tuffo. Il primo tempo finisce qui, senza altre azioni degne di nota. La ripresa inizia con una discesa di Tresoldi che salta tre avversari e passa a Biasiolo al centro dell'area ma Pulici sventa di piede in calcio d'angolo. La Lazio reagisce e da una triangolazione Nanni-Garlaschelli, quest'ultimo tira addosso a Pizzaballa in uscita disperata. L'ala biancazzurra riprende la palla e, invece di passarla a Chinaglia piazzato a centro area con la porta vuota, tira sull'esterno della rete, facendo infuriare Long John. Il Milan ci riprova con Tresoldi che trova in area Bergamaschi che tira al volo ma Pulici, miracolosamente, blocca la palla. Poi è la volta di Chiarugi che rovescia al volo ma si vede parare in angolo un tiro destinato in rete. I rossoneri si scoraggiano e la Lazio controlla la gara paga del risultato. Finisce perciò a reti inviolate e il punto conquistato permette alla Lazio di portarsi a 38 punti, 3 in più della Juventus che, vincendo, si porta a 35. La strada è ancora lunga, ma il traguardo sembra più alla portata.


l'Unità titola: "La Juventus sembra stanca e destinata quindi a lasciar via libera ai biancoazzurri. Lazio: ormai questione di minuti. La capolista ha dovuto sfoderare tutto il suo carattere, e un grande portiere, per uscire indenne dalla "decisiva" prova di San Siro. Milan orgoglioso: uno 0-0 che gli va stretto. Timorosi in partenza per la grossa responsabilità che sentivano di avere, i rossoner hanno presto dimenticato Dusseldorf e il Borussia e, nella ripresa, hanno aggredito l'avversario. I biancoazzurri, pur sorpresi e qualche volta in affanno, non hanno però ceduto. Due clamorose parate-partita di Pulici al 69' e all'86'.

L'articolo così prosegue: Il Milan, diciamo subito, ha onorato il suo nome e il suo prestigio. Questo Milan maltrattato dalla sorte, e tenuto in scarsa considerazione dal pronostico della vigilia, che indulgeva addirittura a sottintesi di dubbio gusto, ha sfoderato, pur nei limiti tecnici che gli sono attualmente consentiti, tutto il suo vecchio orgoglio e a Dusseldorf non ha sicuramente pensato più di tanto. Ci ha anzi pensato così poco che la Lazio, la Lazio dichiaratamente scesa a San Siro per discutere la sua tesi, per salvarsi ha dovuto rivolgersi al felicissimo intuito e alla indubbia classe del suo portiere che in due occasioni almeno si è eretto ad assoluto protagonista. Certo, da questa Lazio brillantissima capolista, meritatamente avviata a conquistarsi il suo bravo scudetto, si avevano mille e una ragioni di aspettarsi qualcosa di meglio e di più; ma il rilievo, pur doveroso, non basta in alcun modo a togliere meriti alla prova, per molti versi inattesa, del bistrattato Milan, a condizionare dunque gli applausi che s'è alla fine guadagnato. Erano per la verità partiti, i rossoneri, come intimoriti dalla parte, d'alta responsabilità in fondo che erano chiamati a sostenere, dalla curiosità che li circondava e che sentivano forse pesare addosso pungente e inquisitrice. E il loro gioco, in effetti, già condannato a livelli men che mediocri dall'attuale travaglio tecnico e dalle tante assenze, giusto ne interpretava il non poco disagio. Era, per lo più, un trotticchiare a vuoto, volenteroso ma senza idee e dunque senza passabile geometria: in genere, a raccogliere il disimpegno della difesa, attenta e precisa anche per essere mai severamente impegnata, era a turno o secondo circostanze uno del poker dei centrocampisti (Bianchi-Biasiolo-Bergamaschi-Maldera), poker che poi avanzava al piccolo passo in perfetta linea orizzontale senza puntualmente sapere cosa fare o come liberarsi della palla. Le due punte intanto, Chiarugi e Tresoldi ovviamente, venivano regolarmente impacchettate, e quando finalmente qualcuno si decideva a raggiungerli, erano di norma palloni marci o avventurosi e dunque difficilmente sfruttabili anche da uomini di lunga esperienza e di provata classe. Figuriamoci da tipi come Tresoldi che, pur con tutta la loro buona volontà, a dar del tu alla palla non riusciranno sicuramente mai.

Per ovviare all'inconveniente, e gli va quanto meno riconosciuto il merito d'averlo rilevato, Chiarugi tornava spesso sui suoi passi nel tentativo, per la verità lodevole, di fare da trait-d'union tra i centro campisti e Tresoldi o di cimentarsi, partendo da lontano, nell'affondo in dribbling. Nel primo caso perà sbagliava puntualmente l'ultimo tocco di rifinitura, nel secondo, vinta magari la battuta d'avvio, finiva inevitabilmente con l'incespicare nel secondo o nel terzo avversario che gli si opponeva. Un fallimento insomma, e una gran noia. La Lazio, dal canto suo, al tran tran, ovviamente, e di buon grado, si assoggettava. Il pari in fondo era giusto nei suoi programmi, e quello era sicuramente l'andazzo per arrivare con non molta fatica. L'impressione quindi era a questo punto di una Lazio attenta, sicura dei suoi mezzi e della partita, furbescamente impegnata a non svegliare il... can che dorme. Azioni più che altro dimostrative, con Frustalupi in cattedra, a volte dottorale e a volte gigione, Re Cecconi a far da cursore sulla fascia destra e Martini su quella sinistra; gli schemi dunque quelli risaputi, ma senza nerbo e senza determinazione, giusto come se non ce ne fosse bisogno. Garlaschelli e Chinaglia quindi (soprattutto il rumoreggiatissimo Chinaglia a mezza pensione all'ombra del ringiovanito Anquilletti l'uno e del sempre più sorprendente Lanzi l'altro. Improvvisamente, in apertura di ripresa, questa impressione si dimostrava però mendace. O quanto meno non del tutto e non perfettamente veritiera. Era infatti successo che il Milan, vinto sulle risultanze del primo tempo quel timore e quel disagio che si era detto, s'era messo, rimboccate le maniche e forzato il ritmo, a giocar d'intuito, a darci dentro insomma, non importava magari come. Circa il livello tecnico il match non ci guadagnava, o ci guadagnava poco, ma sicuramente si scaldava e ad accusare disagio, adesso, era la Lazio. Il Milan s'era fatto garibaldino, il pubblico si era presto alzato tutto ad incitarlo, e lei, la Lazio, si era dovuta far piccina e star dunque cauta, e spesso affannata, sulle sue.

Era pur sempre in grado di connettere, va pur precisato, e con sufficiente raziocinio, ma, aggredita a quel modo e alla distanza sul ritmo, non le riusciva qua e là di nascondere le smagliature che la fatica, il caldo e la paura che andava man mano prendendo corpo, mettevano a nudo. Se si salvava, in queste condizioni, era giusto perché al carattere e alla riconosciuta capacità di soffrire si aggiungeva per la circostanza il suo grande portiere. Come s'è detto, e come la cronaca, pur breve a sufficienza spiega. Note marginali e dettagli di nessun peso per l'intero primo tempo. Dai fogli maltrattati del taccuino si possono spulciare un bel cross di Re Cecconi, al 7', su cui Chinaglia non trova l'ispirazione, e il tempo, per lo stacco, una possibile palla-gol malamente calciata a lato da Lanzi (!) al 12', un calcio piazzato di Long John al 26' su cui si accartoccia Pizzaballa, un bel tiro al volo di Malderino, al 32', su invito smarcante di Chiarugi, e una fucilata improvvisa di Bergamaschi, al 43', che obbliga Pulici al suo primo serio intervento. Pulici, invece, subito alla ribalta in apertura di ripresa: Tresoldi infatti vince un dribbling con Petrelli e lancia alla perfezione Biasiolo, esce il portierone e la prima palla-gol del Milan è sventata. Un bel fraseggio Chinaglia-Garlaschelli, con errore finale di Pizzaballa e palla sull'esterno della rete al 19', poi di nuovo Pulici protagonista al 24': Bergamaschi (bravissimo stavolta, forse l'unica) entra in area e serve magistralmente l'accorrente Biasiolo: tiro al volo da 6-7 metri, ma lui, Pulici, perfetto per intuizione e prontezza, blocca in tuffo sulla linea. Nuova parata-partita, infine, al 41': Tresoldi "scende" sulla sinistra e crossa al centro; sul dischetto del rigore aggancia Chiarugi e, al volo, gira a rete: San Siro è in piedi e grida al gol, quando Pulici balza felinamente di reni e arriva a metterci i pugni; palla in corner e match, per la Lazio, salvo. Per il Milan la soddisfazione, nient'affatto magra, di aver fatto tutto, e fino in fondo, il suo dovere.


In un altro articolo le dichiarazioni post-gara:

Chinaglia: "Pagano? Mi fischino pure". Il portiere laziale ammette: "Sono stato anche fortunato". Soddisfazione per il risultato decisamente meno per il gioco. Questo il parere unanime dei laziali. Emblematico a proposito l'intervento di Maestrelli: "Il nostro obiettivo era il pari e perciò il risultato mi sta bene; certo non riusciamo mai ad esprimerci proprio là dove teniamo molto a fare bella figura anche per quanto riguarda il gioco". E prosegue un po' deluso dopo che ha saputo della vittoria della Juve: "Questo Milan mi ha abbastanza sorpreso, soprattutto la grinta con cui si è espresso, gli auguro di portarsela intatta in Germania, perché ne avrà bisogno". E conclude assicurando che per arrivare allo scudetto la sua Lazio dovrà battersi fino all'ultima partita. "San Siro non le porta fortuna" diciamo a Giorgione Chinaglia. "E poi tutti quei fischi...". "Il pubblico paga il biglietto e ha diritto a fare ciò che più gli aggrada, anche di fischiarmi" è la simpatica risposta del cannoniere, rimasto oggi all'asciutto.

"Merito di Lanzi la sua opaca prestazione o primi sintomi di stanchezza?". "Lanzi è indubbiamente un ragazzo di sicuro avvenire e soprattutto corretto, però non mi pare di essere stato l'unico laziale ad avere giocato male, tutta la squadra mi è parsa oggi in sordina..." Come dare torto a Long John? Catturiamo Pulici, protagonista di almeno due parate strepitose per farci raccontare le sue imprese. "Se il pallone calciato da Chiarugi a quattro minuti dalla fine non avesse picchiato in terra, smorzandosi leggermente, forse non mi sarebbe riuscita la deviazione e prosegue: Anche sul tiro di Biasiolo sono intervenuto d'istinto. Comunque nel primo tempo un pallone da fuori di Bergamaschi mi ha particolarmente impensierito in quanto non l'avevo proprio visto e me lo sono ritrovato tra le braccia senza volerlo". "Si rende conto di aver fatto degli interventi probabilmente decisivi oltre per il risultato odierno anche per lo scudetto?". "Grazie, evidentemente sono stato bravo ma la dea bendata mi ha dato una mano e spero che ciò sia di buon auspicio". Auguri.

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