Domenica 23 dicembre 1973 - Verona, stadio Marc'Antonio Bentegodi - H. Verona-Lazio 0-1

Da LazioWiki.

Stagione

Turno precedente - Turno successivo

23 dicembre 1973 - 1.794 - Campionato di Serie A 1973/74 - X giornata

HELLAS VERONA: Belli, F.Nanni, Sirena, Zaccarelli, Bet, Mascalaito, Franzot, Maddè, Fagni, Mazzanti, Pace (46' Castronovo). A disposizione: 12 Porrino, 13 Ranghino. Allenatore: Cadè.

LAZIO: F.Pulici, Petrelli, L.Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli (80' Franzoni), Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D'Amico. A disposizione: 12 Moriggi, 13 Facco. Allenatore: Maestrelli.

Arbitro: Sig. Gonella (Torino).

Marcatori: 36' Garlaschelli.

Note: giornata piovosa, terreno in ottime condizioni. Correttezza esemplare, nessun grave incidente di gioco. Ammonito Mascalaito per proteste.

Spettatori: 21.995 di cui abbonati 10.944 per un incasso di £. 28.050.000.

I biancazzurri ci provano su punizione
Franco Nanni in azione
La rete di Renzo Garlaschelli
Un altro fotogramma della marcatura biancoceleste
Giorgio Chinaglia, autentica spina nel fianco degli scaligeri
Il titolo de l'Unità del 24 dicembre 1973
Il Corriere dello Sport del 24 dicembre 1973

La Lazio sbanca Verona e si porta in testa alla classifica in solitaria. Potrebbe essere questa la sintesi di una giornata favorevole alla squadra romana che soffre più del lecito ma riesce a portare a casa i 2 punti e a festeggiare un Natale da capolista. L'inizio è tutto per i biancocelesti che, intorno al 20', si portano in avanti con Frustalupi il quale crossa in area per Garlaschelli che manda alto alla destra di Belli. Al 36' la svolta dell'incontro: Garlaschelli si invola in area e, dopo aver seminato due avversari, insacca alle spalle del portiere scaligero. Passata in vantaggio, la Lazio si chiude inspiegabilmente in difesa soffrendo le incursioni dei gialloblù. Prima una punizione di Maddè impensierisce Pulici che devia il tiro, poi sia Fagni che Pace, cercano la rete sparando a lato. Secondo tempo noioso e privo di grandi azioni a parte una in area biancoceleste con il nuovo entrato Castronovo che non aggancia un rimpallo. I biancazzurri vincono e si portano così in testa a 15 punti, staccando Juventus e Napoli sconfitte, e Fiorentina (pareggio allo Stadio Olimpico contro la Roma) tutte ferme a 13 punti. Anche i giornali del giorno dopo esaltano i biancocelesti in fuga verso un sogno.


l'Unità titola: "La squadra di Maestrelli festeggia il Natale in splendido isolamento al vertice. La Lazio è in testa, risorge il Milan. Più accorti i laziali, più generoso il Verona (1-0). Sulla vittoria l'ombra del braccio di Petrelli".

L'articolo così prosegue: II generoso forcing gialloblù, a tratti persino patetico nel suo affannato quanto vacuo trepestare, s'è spento a due minuti dal termine su un braccio di Petrelli arroccato in area a difendere il suo portiere. L'arbitro non ha visto, o ha giudicato l'infrazione involontaria e, al di là dei punti che fanno classifica e non lasciano dunque spazio ai pietismi, gli stessi giocatori laziali devono essersene, dentro dentro, per primi dispiaciuti. Quel forcing infatti, durato in pratica tutta la ripresa, il premio di un golletto, il golletto dello sfuggito pareggio, se lo sarebbe in fondo meritato. Non che, sarà meglio a questo punto precisare, la Lazio abbia rubato niente, ma il suo successo, più che legittimo se rapportato al primo tempo, in cui anzi avrebbe potuto assumere proporzioni più vistose, s'è vestito nel secondo di panni ben più dimessi. Il gioco degli uomini di Maestrelli, per intenderci, aperto, abile, pretenzioso nella prima metà gara, si è gradatamente fatto in seguito chiuso, controllato, a volte persino rinunciatario. Si capisce che il gol di vantaggio e la partita come si dice "in mano", considerata la pochezza tecnica dei primi 45' gialloblù, debbano aver avuto la gran parte di influenza su quella per molti versi sorprendente metamorfosi, ma resta un fatto che più di un biancoazzurro, segnatamente a centrocampo, ha accusato debiti di tenuta alla distanza che, in altre circostanze, avrebbero anche potuto rivelarsi determinanti. La Lazio va dunque giudicata da quel che ha fatto, e soprattutto da quel che ha mostrato di poter fare, nel primo tempo. Sin dall'inizio si è infatti distesa in un gioco arioso, tipicamente "suo", a tratti elaborato e gigione e a tratti rapido e praticissimo, secondo schemi che tutti interpretano a memoria. Manca, forse, all'economia di questa manovra, il suo miglior Nanni, ma l'andirivieni instancabile di Re Cecconi e la sagacia tattica di Frustalupi riescono in bella disinvoltura a mascherarne l'handicap. Il bravo D'Amico tra l'altro, pur senza mai dare particolarmente nell'occhio, non lesina il suo apporto giusto in quella zona ed in quelle fasi in cui manca la spinta consueta di Nanni.

Padrona dunque del centrocampo, in cui inutilmente ha cercato di sdoppiarsi Maddè (troppo preoccupato di sostenere le punte, Zaccarelli ed eccessivamente ancorato a ritroso, in una posizione spuria di libero aggiunto, Mazzanti) la Lazio non ha in fondo faticato ad imporre pian piano la sua legge, che era indubbiamente quella del più forte, una legge che Chinaglia, davvero in felicissime condizioni di forma, interpretava da par suo esaltandosi in un duello tutto scintille con l'irriducibile Bet. Questi, pur dicevamo bravissimo, non si è fatto in qualche frangente scrupolo di ricorrere ai mezzi spicci, e tuttavia Long John ha spesso trovato modo di distendere la sua furente falcata, di sparare le sue bordate. Non è riuscito a centrare, è vero, ma non per questo la sua prestazione va considerata di un sol tono sotto. Chiaro che con una Lazio su questi pregevolissimi livelli, e con un Verona (un Verona, non si dimentichi, privo ad un tempo di Zigoni, Luppi e Busatta) costretto dunque ad abbozzare, diventava spontaneo attendersi, nella ripresa... il seguito. Nella ripresa succedeva invece che la partita mostrasse d'improvviso un'altra faccia. Come il Verona infatti, non foss'altro che per obblighi di ordine morale, accennava una reazione, alle sue origini sicuramente più forviale che sostanziale, la Lazio si faceva d'acchito più del lecito cauta, si tirava nelle sue con la inconfessata ma chiara intenzione di bivaccare nella sua trequarti, rinunciava insomma, e in modo subito vistoso, ad osare per vivere di rendita sul gol di Garlaschelli e sulla forza collaudata della sua difesa. Così stando le cose, il Verona non poteva che insistere e prenderci man mano gusto. Mazzanti spostava in avanti il suo raggio d'azione e dava il là al forcing gialloblù. Un forcing, dicevamo, generoso e praticamente ininterrotto in cui si esaltavano le belle doti di tiratore del giovane Zaccarelli, la buona stoffa del centravanti Fagni e la fresca vena di Castronovo entrato nella ripresa a rilevare l'ormai spento Pace. Un forcing però, pur nella sfortunata circostanza di un paio di palle-gol clamorosamente sbagliate, o proprio anzi per questa circostanza, che tradiva tutti i vistosi limiti tecnici di chi l'aveva impostato e condotto. Il resto, ovviamente, non potevano che farlo Wilson, Pulici e soci. Giusto come può dire la cronaca brevissima del match.

Dopo un avvio di tinta gialloblù, con tiri senza molte pretese di Maddè al 5' e di Fagni al 9' sale man mano alla ribalta la Lazio: incornata di Garlaschelli al 16' alta di poco, cross di Chinaglia due minuti dopo su cui ancora Garlaschelli fallisce l'aggancio, un magnifico lancio di D'Amico per Long John fermato senza molti complimenti da Bet al 23' e maturissimo, al 35' il gol: errore di Mazzanti che sbaglia in modo clamoroso uno stop, palla a Nanni, servizio "filtrante" per Garlaschelli, tiro immediato, secco e preciso, Belli si stende in tuffo ma arriva solo a toccare la palla che si insacca sulla sua destra. La reazione veronese si compendia in due gran tiri di Fagni, entrambi a lato, al 36' e al 38'. Per il resto, fino al riposo, è ancora e tutto Lazio. In apertura di ripresa prende subito corpo il forcing gialloblù. E' una serie praticamente ininterrotta di tiri fuori bersaglio o in tutto comodo neutralizzati da Pulici. In tanto trepestare, di palle-gol autentiche gli attaccanti veronesi ne costruiscono tre: una la spreca Sirena (acrobatica rovesciata in area di Castronovo a propiziarla) al 18', la seconda se la mangia lo stesso Castronovo al 24', l'altra infine un minuto dopo, la manda incredibilmente a lato di testa Zaccarelli, trovatosi solo come e più di un orfano a raccogliere un cross di Fagni. Poi, al 43' il "fattaccio" che dicevamo: gran ressa, una delle tante, in area laziale, tiro di Franzot, braccio netto di Petrelli sulla traiettoria. Rigore? Il signor Gonella dice di no, e Mascalaito, che protesta, rimedia pure una punizione. E' Natale, comunque; e il pubblico neanche se la prende troppo.


In un altro articolo è riportato: "Spogliatoi del 'Bentegodi'. Cadè perentorio: "C'era il rigore"".

Le dichiarazioni degli allenatori, le recriminazioni del dopopartita, le accuse alla sfortuna o le lodi alla bravura premiata, hanno il contrappunto delle sassate dei teppisti alla ricerca puntigliosa dall'arbitro da linciare in omaggio allo "sport" e delle cariche della polizia contro la folla ammassata davanti all'uscita degli spogliatoi. Tutto ciò mentre i giocatori della Lazio lasciano lo stadio mimetizzati nel pullman del Verona. Maestrelli, l'allenatore della Lazio, si sente tanto contento da concedere un po' di gloria anche all'avversario: "Il primo tempo è stato buono per tutte e due le squadre, giocato con attenzione e agonismo e con discreti schemi tattici; il secondo tempo invece ha visto emergere il Verona che ha condotto il gioco e che meritava il pareggio, anche perché la mia squadra si è fatta coinvolgere nell'orgasmo che aveva preso i gialloblù ed è rimasta incastrata nella sua metà campo. Il fallo su Mascalaito? Non ho potuto vederlo perché ero troppo lontano. Si, ora siamo primi in classifica e questo è un onore e una responsabilità. Ma queste sono ancora banalità; l'importante è che domenica c'è il Milan". Garonzi, presidente del Verona, è nero: "Tutto, tutto per un unico sbaglio in una intera partita; perdere una partita per un solo sbaglio, questa è scalogna. Una squadra che invece ha una fortuna sfacciata è la Lazio; non ha fatto niente ed ha vinto. Altro che pareggio ci voleva, ci sono 25.000 testimoni". Garonzi avrebbe parlato anche con l'arbitro il quale avrebbe detto che il fallo c'era, l'aveva visto, ma era involontario. Con Cadè, l'allenatore dei veronesi, i giudizi diventano ancora più perentori: "C'era il rigore, questo è sicuro. Se avessimo pareggiato, io direi lo stesso che il Verona ha perso un punto perché noi oggi ci siamo meritati il punteggio pieno. E come al solito le assenze di Zigoni e Luppi sono state determinanti; vorrei vedere un'altra squadra con gli attaccanti immobilizzati per mesi. Comunque, anche con queste assenze il Verona ha dominato su tutti i campi, qui come a Milano e altrove, e non è mai riuscito a vincere. Come si può chiamare questa, se non sfortuna? Vince chi non fa niente, come la Lazio".