Stadio Rondinella - Roma: differenze tra le versioni
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| [[Immagine:Rondinella1919.jpg|thumb|left|400px|La partenza della gara podistica sui 100 metri sul campo della Rondinella nel novembre [[1919]]. Questa foto è molto importante perchè mostra il campo della Rondinella prima della sua ristrutturazione]] |
| [[Immagine:Rondinella1919.jpg|thumb|left|400px|La partenza della gara podistica sui 100 metri sul campo della Rondinella nel novembre [[1919]]. Questa foto è molto importante perchè mostra il campo della Rondinella prima della sua ristrutturazione]] |
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| [[Immagine:Piano Regolatore 1931.jpg|thumb|left|400px|La pianta del Piano Regolatore del 1931 con La Rondinella e lo Stadio del P.N.F.]] |
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Versione delle 09:10, 15 mar 2013










Nell'area alberata compresa tra l'attuale curva nord dello Stadio Flaminio e la calotta del Palazzetto dello Sport, sorgeva lo Stadio della Rondinella. Il nome di Rondinella deriva dal nome ottocentesco (Vicolo della Rondinella) di un'antichissima strada romana che metteva in comunicazione la grande fattoria venuta alla luce durante la costruzione dell'Auditorium e, forse, il bosco sacro di Anna Perenna. Durante una partita tra Lazio e Audace disputata al Parco dei Daini nel 1913, un tiro di Fernando Saraceni mandò il pallone a colpire, involontariamente, il volto della moglie del Prefetto di Roma Annaratone che era in una carrozza. Il giorno seguente, inesorabile, arrivò l'ordine di sfratto dal campo di gioco della Lazio. La società si ritrovò quindi priva di un luogo dove giocare e allenarsi.
Il presidente Fortunato Ballerini si mise subito in moto per ovviare al problema e in breve tempo il Sindaco di Roma Ernesto Nathan concesse dei terreni demaniali nell'erigendo quartiere Flaminio per un esborso di 30 lire mensili. Con altre 30 lire aggiuntive, la Lazio ebbe anche a disposizione un'area golenale sulla riva sinistra del Tevere dove poter praticare il nuoto ed il canottaggio. Quando i soci andarono a visitare l'area del futuro campo di gioco, rimasero delusi in quanto la zona era completamente da sistemare e da recintare. Per fortuna un benefattore, Goffredo Magistrelli, socio della Lazio che aveva fatto fortuna in America, pagò le spese di sistemazione e di recinzione ammontanti a 300 lire. Nacque in questo modo il campo che più è radicato nella tradizione biancoceleste. Il 1° novembre 1914 la Lazio inaugurò il suo stadio battendo per 3-2 l'Audace. Il 24 maggio 1915 l'Italia entrò però in guerra. Tutte le attività sportive furono sospese o ridotte e molti calciatori partirono per il fronte. Con squisita signorilità e sotto l'egida della sezione femminile, la Lazio mise a disposizione il suo campo per trasformarlo in orto di guerra.
Il conflitto vide la morte di molti atleti laziali: Chiesa (Francesco ?), Rodolfo De Mori, Giovanni De Rinaldis, Orazio Gaggiotti, Alberto Canalini, Kustermann Luigi, Rivalta Pier Antonio, Valerio Mengarini, Florio Marsili, Arnaldo Ausenda, Pietro Nazzari e Lorenzo Gaslini non torneranno più, mentre altri come Mario Levi, Leonardo e Mario Di Napoli riporteranno gravi ferite. Corrado Corelli ebbe una medaglia d'argento al V.M., come pure Orazio Gaggiotti a cui fu concessa alla memoria. Finito il conflitto e superata una diatriba con la sezione femminile che voleva usare l'area per altri scopi, i soci laziali si misero al lavoro per risistemare lo stadio in nome del caduto Alberto Canalini al quale venne intitolato un torneo. Lo stadio risorse più funzionale e confortevole di prima. Grazie ad un sotterfugio, applicando cioè una firma falsa sotto una cauzione, una quantità di materiale donato dalla Croce Rossa americana per costruire alloggiamenti, venne furtivamente trasferito alla Rondinella e utilizzato per la sua ristrutturazione. Dal 1919 la Rondinella fu quindi utilizzata per gli allenamenti e le partite della Lazio. La Rondinella era usata anche come cinodromo e pertanto per allenarsi la squadra doveva rispettare dei turni. Nel 1924 si resero necessari un ulteriore ampliamento e un diverso orientamento del terreno di gioco e delle tribune.
Per sostenere economicamente l'investimento, i principali azionisti decisero di creare una società anonima alla quale numerosi soci aderirono donando ciascuno un'azione da cento lire. I lavori furono poi eseguiti dalla Ditta Di Zitto. In sostanza, nel 1929, la Lazio poté disporre completamente dell'impianto, sebbene il terreno restasse di proprietà comunale fino a quando le azioni furono donate alla società in cambio di una tessera di socio vitalizio per ogni blocchetto di cinque azioni. Lo stadio era di linea semplice ma elegante. La tribuna centrale era in legno ed era coperta da un vasto tetto a falde inclinate. Anche gli spalti erano lignei ed erano costituiti da ripiani a tavolato. Il perimetro del terreno di gioco e il coronamento sommitale erano recintati da parapetti a crociata romana. Nel 1927 l'architetto Marcello Piacentini eseguì il progetto di ricostruzione dello Stadio Nazionale, edificato nel 1911 e, con il nome di Stadio Nazionale del Partito Fascista, cominciò ad essere usato dalla Nazionale di calcio e dalle società Lazio e Roma AS per le partite di cartello a partire dal campionato 1930/31.
La Lazio si allenò alla Rondinella fino al 1957. In una notte d'autunno di quell'anno un incendio distrusse buona parte dell'impianto ed il custode Giulio Sciò che svolgeva quel ruolo dal 1932, si sottrasse a stento dalle fiamme con la sua famiglia. In previsione delle Olimpiadi del 1960 lo Stadio Nazionale, che dopo la tragedia di Superga fu chiamato Stadio Torino, fu abbattuto e ricostruito su progetto dell'ingegner Nervi con il nome di Stadio Flaminio. Anche quel che restava dello stadio della Rondinella fu abbattuto e trasformato in parcheggio. Con tale atto scomparve un luogo della memoria laziale, tra i più significativi, che aveva visto le imprese di innumerevoli fuoriclasse come Silvio Piola, Ezio Sclavi, Fulvio Bernardini, Fernando Saraceni e tanti altri. Nel 1958 la Lazio si trasferì sui campi di allenamento di Viale di Tor di Quinto.
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