Calleri Gian Marco: differenze tra le versioni

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Centrocampista e Presidente, nato a Busalla (GE) nel [[1945]].
Centrocampista e Presidente, nato a Busalla (GE) nel [[1945]].


Acquistato dal Simmenthal Monza nel novembre [[1962]], fa parte della De Martino nel [[1962/63]]. Prende parte ad alcune amichevoli della Prima Squadra, segnando anche il gol della vittoria nella partita [[Mercoledì 27 marzo 1963 - Roma, stadio Flaminio - Lazio-Inter 2-1|Lazio-Inter 2-1]] del [[27 marzo]] [[1963]].
Acquistato dal Simmenthal Monza nel novembre [[1962]], fa parte della [[Campionato Italiano De Martino|De Martino]] nel [[1962/63]]. Prende parte ad alcune amichevoli della Prima Squadra, segnando anche [[Mercoledì 27 marzo 1963 - Roma, stadio Flaminio - Lazio-Inter 2-1|il gol della vittoria]] nella partita Lazio-[[Inter]] 2-1 del [[27 marzo]] [[1963]]. Insieme al fratello [[Calleri Giorgio|Giorgio]] prese la Lazio nel [[1986]] dal gruppo finanziario di [[Chimenti Franco|Franco Chimenti]]. Proprietario di diverse imprese tra cui la più importante era la Mondialpol, entrò nel mondo del calcio nel [[1983]] con l'acquisto dell'[[Alessandria]].

Insieme al fratello [[Calleri Giorgio|Giorgio]] prese la Lazio nel [[1986]] dal gruppo finanziario di [[Chimenti Franco|Franco Chimenti]]. Proprietario di diverse imprese tra cui la più importante era la Mondialpol, entrò nel mondo del calcio nel [[1983]] con l'acquisto dell'Alessandria.

I Calleri avevano un'esposizione di 200 milioni con il gruppo di [[Chimenti Franco|Franco Chimenti]] ma, in dissidio con esso, si dimisero per passare all'opposizione. Il loro intento era quello di acquisire la maggioranza del pacchetto azionario.

La squadra nel frattempo si salvava a stento dalla [[Serie C]] ma si trovò coinvolta in cinque casi di illecito sportivo messi in atto dall'ex napoletano [[Vinazzani Claudio|Vinazzani]]. Nonostante tutto, consapevoli di non poter comprare la Lazio da soli, trovarono un accordo con il finanziere [[Bocchi Renato|Renato Bocchi]] e nell'assemblea del [[25 luglio]] [[1986]] l'onere venne suddiviso con il 51% a [[Bocchi Renato|Bocchi]] e il 49% ai Calleri.

Nel frattempo la giustizia sportiva aveva condannato la Lazio per responsabilità oggettiva a 9 punti di penalizzazione da scontare nel campionato di [[Serie B]] [[1986/87]]. Dopo drammatiche vicende sportive che videro la Lazio salvarsi dalla [[Serie C]] negli spareggi di Napoli per poi tornare trionfalmente in [[Serie A]] nel [[1987/88]], la Società, grazie all'opera risanatrice ed agli ottimi incassi fatti registrare al botteghino, venne definitivamente acquisita da Calleri (premio ''Guerin d'Oro'' per la stagione [[1987/88]]), pur se una quota minoritaria restava a [[Bocchi Renato|Bocchi]].

L'assemblea del [[31 ottobre]] [[1989]] fece registrare un utile economico e ciò non avveniva da decenni. Il pubblico laziale però non era contento perchè i risultati sportivi non erano paralleli a quelli economici a causa di campagne di rafforzamento sempre condizionate dalle esigenze di bilancio. Soprattutto i tifosi di curva nord non perdevano occasione per contestare Calleri, arrivando persino a proclamare anacronistici scioperi del tifo e ad organizzare iniziative di forte contrapposizione.


I Calleri avevano un'esposizione di 200 milioni con il gruppo di [[Chimenti Franco|Franco Chimenti]] ma, in dissidio con esso, si dimisero per passare all'opposizione. Il loro intento era quello di acquisire la maggioranza del pacchetto azionario. La squadra nel frattempo si salvava a stento dalla [[Serie C]] ma si trovò coinvolta in cinque casi di illecito sportivo messi in atto dall'ex napoletano [[Vinazzani Claudio|Claudio Vinazzani]]. Nonostante tutto, consapevoli di non poter comprare la Lazio da soli, trovarono un accordo con il finanziere [[Bocchi Renato|Renato Bocchi]] e nell'assemblea del [[25 luglio]] [[1986]] l'onere venne suddiviso con il 51% a [[Bocchi Renato|Bocchi]] e il 49% ai Calleri. Nel frattempo la giustizia sportiva aveva condannato la Lazio per responsabilità oggettiva a 9 punti di penalizzazione da scontare nel [[campionato]] di [[Serie B]] [[1986/87]]. Dopo drammatiche vicende sportive che videro la Lazio salvarsi dalla retrocessione negli spareggi di Napoli per poi tornare trionfalmente in [[Serie A]] nel [[1987/88]], la Società, grazie all'opera risanatrice ed agli ottimi incassi fatti registrare al botteghino, venne definitivamente acquisita da Calleri (premio ''Guerin d'Oro'' per la stagione [[1987/88]]), pur se una quota minoritaria restava a [[Bocchi Renato|Bocchi]].
Intanto in un [[3 marzo 1991 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 1-0|Lazio-Juventus]] del [[3 marzo]] [[1991]], fece la sua comparsa in tribuna, ospite di Calleri, un rampante finanziere romano e laziale di nome [[Cragnotti Sergio|Sergio Cragnotti]]. Contemporaneamente veniva creato il [[Centro Sportivo di Formello]] e veniva diramata dai media una notizia clamorosa: "[[Gascoigne Paul|Paul "Gazza" Gascoigne]] alla Lazio per 15 miliardi".


L'assemblea del [[31 ottobre]] [[1989]] fece registrare un utile economico e ciò non avveniva da decenni. Il pubblico laziale però non era contento perchè i risultati sportivi non erano paralleli a quelli economici a causa di campagne di rafforzamento sempre condizionate dalle esigenze di bilancio. Soprattutto i tifosi della curva nord non perdevano occasione per contestare Calleri, arrivando persino a proclamare anacronistici scioperi del tifo e ad organizzare iniziative di forte contrapposizione. Intanto [[Domenica 3 marzo 1991 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 1-0|nella gara]] Lazio-[[Juventus]] del [[3 marzo]] [[1991]], fece la sua comparsa in tribuna, ospite di Calleri, un rampante finanziere romano e laziale di nome [[Cragnotti Sergio|Sergio Cragnotti]]. Contemporaneamente veniva creato il [[Centro Sportivo di Formello]] e veniva diramata dai media una notizia clamorosa: "[[Gascoigne Paul|Paul "Gazza" Gascoigne]] alla Lazio per 15 miliardi".
Il processo di acquisizione della Lazio da parte di [[Cragnotti Sergio|Cragnotti]] era ormai avviato. Inizialmente Calleri cedette il 10% e, dopo aver respinto un tentativo di [[Bocchi Renato|Bocchi]] di rientrare nella trattativa, il [[20 febbraio]] del [[1992]] vendette la Lazio per 25 miliardi al finanziere di Porta Metronia.


Uscito dalla Lazio, Calleri comprò il Torino e ne fu il Presidente dal [[1994]] al [[1997]] (premio ''Guerin d'Oro'' per la stagione [[1994/95]]). Dal [[1998]] al [[2001]] fu al vertice della società svizzera del Bellinzona ma senza minimamente avvicinare i risultati conseguiti con la Lazio.
Il processo di acquisizione della Lazio da parte di [[Cragnotti Sergio|Cragnotti]] era ormai avviato. Inizialmente Calleri cedette il 10% e, dopo aver respinto un tentativo di [[Bocchi Renato|Bocchi]] di rientrare nella trattativa, il [[20 febbraio]] del [[1992]] vendette la Lazio per 25 miliardi al finanziere di Porta Metronia. Uscito dalla Lazio, Calleri comprò il [[Torino]] e ne fu il Presidente dal [[1994]] al [[1997]] (premio ''Guerin d'Oro'' per la stagione [[1994/95]]). Dal [[1998]] al [[2001]] fu al vertice della società svizzera del Bellinzona ma senza minimamente avvicinare i risultati conseguiti con la Lazio.


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[[Categoria:Biografie|Calleri Gian Marco]]
[[Categoria:Biografie|Calleri Gian Marco]]

Versione delle 19:15, 8 dic 2011

Gian Marco Calleri
Giorgio e Gian Marco Calleri
Gian Marco Calleri portato in trionfo
Gian Marco e Giorgio Calleri

Centrocampista e Presidente, nato a Busalla (GE) nel 1945.

Acquistato dal Simmenthal Monza nel novembre 1962, fa parte della De Martino nel 1962/63. Prende parte ad alcune amichevoli della Prima Squadra, segnando anche il gol della vittoria nella partita Lazio-Internazionale FC 2-1 del 27 marzo 1963. Insieme al fratello Giorgio prese la Lazio nel 1986 dal gruppo finanziario di Franco Chimenti. Proprietario di diverse imprese tra cui la più importante era la Mondialpol, entrò nel mondo del calcio nel 1983 con l'acquisto dell'Alessandria US.

I Calleri avevano un'esposizione di 200 milioni con il gruppo di Franco Chimenti ma, in dissidio con esso, si dimisero per passare all'opposizione. Il loro intento era quello di acquisire la maggioranza del pacchetto azionario. La squadra nel frattempo si salvava a stento dalla Serie C ma si trovò coinvolta in cinque casi di illecito sportivo messi in atto dall'ex napoletano Claudio Vinazzani. Nonostante tutto, consapevoli di non poter comprare la Lazio da soli, trovarono un accordo con il finanziere Renato Bocchi e nell'assemblea del 25 luglio 1986 l'onere venne suddiviso con il 51% a Bocchi e il 49% ai Calleri. Nel frattempo la giustizia sportiva aveva condannato la Lazio per responsabilità oggettiva a 9 punti di penalizzazione da scontare nel campionato di Serie B 1986/87. Dopo drammatiche vicende sportive che videro la Lazio salvarsi dalla retrocessione negli spareggi di Napoli per poi tornare trionfalmente in Serie A nel 1987/88, la Società, grazie all'opera risanatrice ed agli ottimi incassi fatti registrare al botteghino, venne definitivamente acquisita da Calleri (premio Guerin d'Oro per la stagione 1987/88), pur se una quota minoritaria restava a Bocchi.

L'assemblea del 31 ottobre 1989 fece registrare un utile economico e ciò non avveniva da decenni. Il pubblico laziale però non era contento perchè i risultati sportivi non erano paralleli a quelli economici a causa di campagne di rafforzamento sempre condizionate dalle esigenze di bilancio. Soprattutto i tifosi della curva nord non perdevano occasione per contestare Calleri, arrivando persino a proclamare anacronistici scioperi del tifo e ad organizzare iniziative di forte contrapposizione. Intanto nella gara Lazio-Juventus del 3 marzo 1991, fece la sua comparsa in tribuna, ospite di Calleri, un rampante finanziere romano e laziale di nome Sergio Cragnotti. Contemporaneamente veniva creato il Centro Sportivo di Formello e veniva diramata dai media una notizia clamorosa: "Paul "Gazza" Gascoigne alla Lazio per 15 miliardi".

Il processo di acquisizione della Lazio da parte di Cragnotti era ormai avviato. Inizialmente Calleri cedette il 10% e, dopo aver respinto un tentativo di Bocchi di rientrare nella trattativa, il 20 febbraio del 1992 vendette la Lazio per 25 miliardi al finanziere di Porta Metronia. Uscito dalla Lazio, Calleri comprò il Torino AC e ne fu il Presidente dal 1994 al 1997 (premio Guerin d'Oro per la stagione 1994/95). Dal 1998 al 2001 fu al vertice della società svizzera del Bellinzona ma senza minimamente avvicinare i risultati conseguiti con la Lazio.



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