Re Cecconi Luciano
Biografia Carriera
La giovinezza e i primi passi da calciatore

Luciano Re Cecconi, nasce a Nerviano (Mi) il 1 Dicembre 1948 in una famiglia numerosa e povera. Il padre Alfredo lavora come operaio, e la madre Cecilia è una casalinga che alleva con dignità i suoi quattro figli. Il suo cognome originario è Cecconi, e il "Re" davanti fu dono di Vittorio Emanuele II, che volle sdebitarsi con gli abitanti di Nerviano, che lo accolsero con tutti gli onori, e quindi concedette loro la possibilità di aggiungere al cognome proprio la parola reale per manifestare la fedeltà alla Corona. L'infanzia di Luciano è fatta di scuola, al mattino, e di lavoro al pomeriggio. Servono soldi in casa, e lui inizia presto a guadagnare come calzolaio prima, poi in un negozio di frutta e verdura come garzone, ed infine come meccanico. Con le macchine se la cava bene e si costruisce una Fiat 500 praticamente partendo dalla sola scocca. Ma il calcio è la sua vera passione e appena il tempo glielo concede va a giocare nell'Aurora Cantalupo, sua prima squadretta, in prima categoria. Si alza alle 4 del mattino per andare al lavoro, e alle 15.00 eccolo in campo. Viene notato da alcuni osservatori per la sua corsa senza mai fermarsi. Nel 1965 arriva un'offerta dalla Pro Patria, e Luciano accetta di giocare con la gloriosa squadra di Busto Arsizio, con la speranza che le porte del calcio si aprano anche per lui. Deve attendere la stagione 1967/68 per esordire in Serie C e in quella stagione colleziona solo 3 presenze, ma il suo contributo in campo è sempre di alto livello. La stagione seguente diventa titolare e ottiene 33 presenze su 38 e grazie al suo contributo riesce ad ottenere un decoroso 13° posto con la sua squadra. Conosce anche una ragazza, Cesarina, che diventerà sua moglie. La squadra di Busto Arsizio non se la passa economicamente bene, e deve vendere i suoi giocatori migliori, scontentando i suoi tifosi. Luciano è stato notato dal Foggia allenato da Maestrelli, e le due società si accordano per il trasferimento, che Re Cecconi accetta con non poche perplessità,anche se l'avventura in Serie B lo entusiasma.
Dalla Pro Patria al Foggia


Con molta umiltà, Re Cecconi si allena e con la maglia rossonera dei pugliesi colleziona 14 presenze nella stagione 1969/70 che vede la promozione in Serie A. Maestrelli lo sprona sempre a fare meglio e Luciano lo segue con fiducia. Si allena entrando in campo per primo e uscendo per ultimo. Maestrelli ogni tanto gli affida i suoi gemellini Massimo e Maurizio che lui porta al cinema o ad un vicino parco di divertimenti per bimbi. Per Luciano si aprono le porte della prima squadra da titolare ed in Serie A. Il 4 Ottobre 1970 avviene il suo esordio nella massima serie in Foggia-Milan 1-1. Re Cecconi colleziona 26 presenze ed una rete,segnata alla Lazio nella partita di andata vinta per 5-2, ma il Foggia pur giocando un ottimo calcio, retrocede in Serie B per differenza reti. Maestrelli, che lo aveva valorizzato, se ne va alla Lazio mentre lui rimane al Foggia per giocare la terza stagione in rossonero. Una stagione amara di soddisfazioni, perchè la squadra chiude al 9°posto, ma su di lui si sono posati gli occhi di diverse squadre tra cui il Torino e la Lazio che grazie al suo allenatore Maestrelli è tornata in A.
L'Arrivo alla Lazio

Per avere Re Cecconi alla Lazio, Maestrelli, costringe Lenzini a fare una superofferta, per sbaragliare la concorrenza e costringe un dirigente ad andare in Puglia per far firmare il contratto al presidente dei satanelli Fesce, che è ammalato. Dopo un anno di distanza Re Cecconi ritrova l'allenatore che più di tutti lo ha valorizzato ed apprezzato.

Luciano, prende alloggio alla pensione "Paisiello" ai Parioli, assieme a Pulici ed a altri giocatori appena acquistati. Nella Lazio ritrova anche un compagno d'armi, con cui aveva legato fortemente e con cui era rimasto in contatto: Martini; inevitabile la felicità di ritrovarsi nella stessa squadra. Gli inizi alla Lazio sono tutt'altro che facili, perchè la squadra non gira e lui stesso si trova spaesato con compagni dai caratteri difficili da contenere. In Coppa Italia la squadra naufraga, sconfitta da squadre di Serie B e addirittura dal [[Brindisi che militava 3 mesi prima nella Serie C. I tifosi rumoreggiavano prendendosela con lui, Pulici e altri neo acquisti non ritenuti all'altezza della massima serie, ma Maestrelli gli fece coraggio e gli consigliò di non preoccuparsi. Il calendario aveva riservato alla Lazio un inizio "impossibile", ma già alla prima giornata contro l'Inter, la musica cambiò e i nerazzurri furono molto fortunati a portare a casa un pareggio. Re Cecconi fu il migliore in campo, con le sue discese e sfiorando anche la rete. La Lazio era trasformata e Luciano pure; sfornava partite superbe e faceva volare la squadra in testa al campionato, cosa che non succedeva dal 1936/37. I tifosi cominciavano a chiamarlo Cecco o Cecconetzer, in onore del campione della Germania Ovest. La sua bionda chioma spaziava per tutto il campo e neanche gli infortuni sembravano fermarlo. La Lazio volava in campo e batteva gli avversari senza remore. A Centro Sportivo Tor di Quinto-Tommaso Maestrelli intanto si erano create delle rivalità e la squadra era spaccata in clan e Lui era con l'inseparabile Martini, che lo stava anche spingendo a fare del paracadutismo. Dall'altra parte Chinaglia e capitan Wilson che non si lasciavano scappare l'occasione per stuzzicarlo. Ma in campo si era un sol uomo e la Lazio a 90° minuti dalla fine lotta per vincere lo Scudetto. A Napoli però va tutto storto e all'ultimo minuto svaniscono i sogni di gloria. Luciano forse sente troppo la tensione e non gioca bene e negli spogliatoi ha una crisi di pianto.
Campione d'Italia


Dopo le vacanze estive, Re Cecconi si ritrova con tutta la squadra nel ritiro di Pievepelago per preparare la stagione 1973/74. La voglia di riscatto dalla cocente delusione della stagione appena conclusa è enorme e la squadra si compatta anche se rimangono i clan interni con le loro piccole ripicche e lotte intestine che la Domenica magicamente scompaiono. Stavolta la Coppa Italia è più tranquilla e la qualificazione al turno successivo avviene facilmente. Il campionato inizia alla grande per Re Cecconi che va a segno alla prima giornata a Vicenza in una gara vinta 3-0. Sembra un'altra cavalcata trionfale ma presto la squadra perde punti preziosi. Già a Natale, però, riprende la testa della classifica. Poi arriva la gara contro il Milan il 30 Dicembre 1973, attesa da oltre 80.000 tifosi bagnati ed infreddoliti in una giornata di pioggia battente. La Lazio attacca, gioca bene, ma non passa. Al 90° è proprio Re Cecconi su passaggio di Frustalupi a segnare e a correre pazzo di gioia sotto la tribuna Monte Mario, tra l'ovazione dei tifosi che lanciano persino alcuni ombrelli in campo in una bolgia indescrivibile. La Lazio vince e questa partita passerà alla storia come una delle più importanti di quella stagione.

Re Cecconi è sugli scudi, euforico e galvanizzato da questa importante rete, ma la sfortuna è li ad attenderlo. Infatti contro il Torino il 13 Gennaio 1974 s'infortuna gravemente al ginocchio e deve restare fermo 4 settimane. Purtroppo una nuova ricaduta lo tiene fuori per oltre 2 mesi e alla fine perderà 8 gare del campionato dove, però, la Lazio va bene, guadagna punti, e non soffre la sua assenza. Rientra in squadra a Milano, dove la squadra perde con l'Inter, e Chinaglia ne chiede l'esclusione, ma Maestrelli con fermezza dirime la situazione e Luciano torna a giocare ai suoi livelli contribuendo non poco alla conquista dello scudetto che avviene proprio contro la sua ex Squadra: il Foggia. La gara è spigolosa, ma alla fine la Lazio vince il suo primo Scudetto, e Luciano viene bloccato dall'invasione festosa dei tifosi. Rientra a fatica negli spogliatoi solo con le mutande, un calzettone e uno scarpino. Per Lui, la stagione trionfale continua con la convocazione per i Mondiali di Germania, ma con la Nazionale non avrà molta fortuna. I Laziali convocati sono solo 3, Oddi e Pulici vengono esclusi, Martini è fuorigioco per un infortunio. Luciano non le manda a dire e critica apertamente i "Senatori" che sono ostili nei riguardi dei cosidetti "meridionali". Pur facendo parte del "clan rivale" nella Lazio, non esita a difendere Chinaglia dopo il gestaccio a Valcareggi, e con Wilson e il napoletano Juliano, contesta le decisioni del C.T. della Nazionale. Soffre in panchina e vede l'eliminazione dell'Italia da parte della Polonia. Finiti i Mondiali torna a casa per godersi il meritato riposo dopo un campionato esaltante ma massacrante e dopo che la Lazio aveva rifiutato un'offerta del Torino che l'avrebbe ricoperta d'oro pur di averlo in granata.
Anni difficili

La stagione 1974/75 sembrava ricalcare quella precedente, con la Lazio in testa e a lottare per vincere un nuovo scudetto, ma ad un certo punto qualcosa s'inceppò e si cominciarono a perdere punti preziosi, fino ad allonatanarsi irrimediabilmente dalle posizioni di vertice. Per Re Cecconi, arriva comunque, l'esordio in Nazionale il 28 Settembre 1974 in una gara persa 1-0 a Belgrado contro la Jugoslavia. Lo aveva convocato il neo C.T. Bernardini che lo aveva sempre ammirato. Inoltre assieme all'inseparabile compagno Martini inizia a praticare il lancio con il paracadute.

E' un modo di mettersi alla prova e vincere le paure, ma Re Cecconi, anche se non lo dimostra, un pò di timore a lanciarsi da un aereo in quota ce l'ha. Un pomeriggio, assieme a Martini, si lanciano sopra Centro Sportivo Tor di Quinto-Tommaso Maestrelli e atterrano al centro campo, tra lo sguardo attonito di Maestrelli che non sa se piangere o chiamare il manicomio e farli rinchiudere. Nel Marzo 1975 arriva, intanto la doccia fredda della malattia di Maestrelli. Anche Re Cecconi viene messo al corrente delle condizioni estremamente gravi dell'allenatore e scoppia in un pianto dirotto. Non passa giorno che non vada in clinica a trovarlo o a prendersi cura dei gemellini. La stagione finisce con un onorevole 4° posto e con la colsapevolezza che senza l'amato allenatore non sarà più come prima. Neanche a lui piace il nuovo allenatore Corsini e guarda perplesso lo smembramento della squadra scudetto. Solo con il ritorno clamoroso di un Maestrelli sofferente in panchina, la Lazio riesce a salvarsi dopo un'annata disastrosa che coinvolge un pò tutti, Lui compreso. Maestrelli lascia,ormai provato dalla malattia che lo sta divorando e al suo posto arriva Vinicio e Re Cecconi sembra trovare nuovo entusiasmo, anche se la mente è sempre rivolta al suo vecchio allenatore. La nuova stagione sembra iniziare bene per Lui che segna una magnifica rete alla Juventus nella 1^ di campionato che vede i biancazzurri uscire sconfitti con onore per 3-2. Poi il 24 Ottobre il ginocchio cede durante la gara col Bologna e la diagnosi è di almeno 3 mesi di convalescenza. Un duro colpo per uno come Re Cecconi abituato a lottare in campo e non a guardare gli altri giocare. Passano i mesi ed inizia la rieducazione. A Febbraio dovrebbe essere di nuovo in campo, ma intanto il 2 Dicembre 1976 muore Maestrelli ed ai funerali è uno di quei ragazzi che lo portano a spalla fuori dalla chiesa davanti a oltre 20.000 tifosi e piange come un bambino.
L'assurda tragedia della sua morte

La sera del 18 Gennaio 1977 Re Cecconi, dopo l'allenamento, si trova in compagnia dei compagni di squadra Rossi e Ghedin nel quartiere Fleming, nel negozio di profumeria di un amico comune, Giorgio Fraticcioli. A un certo punto, come scriverà Il Messaggero nella cronaca dell'accaduto, Rossi saluta la compagnia per fare degli acquisti, mentre Fraticcioli comunica a Re Cecconi e Ghedin che deve portare due flaconi di profumo ad un amico gioielliere che si trova in Via Francesco Saverio Nitti.


I due si offrono di accompagnarlo e rimangono indietro mentre il profumiere si fa riconoscere dal gioielliere che gli apre la porta. A questo punto, Re Cecconi, che aveva avvisato Ghedin dello scherzo che stava per fare, esclama: Mani in alto, questa è una rapina! con il bavero del cappotto alzato a celare il volto. Il gioielliere, Bruno Tabocchini, non riconoscendolo, estrae una pistola e fa fuoco colpendo in pieno petto il biondo centrocampista biancoceleste. La prontezza di riflessi permette a Ghedin, che alza le mani, di fare la fine di Luciano. La tragedia è compiuta. Luciano cade a terra in una pozza d'acqua e viene trasportato in ospedale su una macchina di passaggio; ma non c'è più niente da fare: morirà intorno alle 20.00 E'il telegiornale della sera a dare per primo l ferale notizia che fa il giro della capitale in un attimo. Nel libro Lui era mio padre:Re Cecconi edito nel 2008, e scritto dal figlio Stefano, questa versione dei fatti viene ritenuta poco credibile da Martini e D'Amico che hanno sempre ritenuto che Re Cecconi, con gli estranei avesse sempre mantenuto le sue. I compagni di squadra, increduli, sono i primi ad accorrere in ospedale, ma solo Pulici riesce a vederlo nell'obitorio. Re Cecconi lascia a 29 anni una moglie e due figli in tenera età. Ai suoi funerali, accorreranno oltre 15.000 tifosi increduli di una tragedia figlia di quei tempi martoriati ma sopratutto per la morte assurda che portava via uno dei massimi campioni che abbiano mai indossato la maglia biancazzurra. Gli è stato intitolato lo stadio polifunzionale di Nerviano, sua città natale; un impianto dove fino alla metà degli anni 80' veniva disputato un torneo giovanile (cat. Allievi) a suo nome che aveva riscosso notevole successo in ambito Europeo; con Lazio e Pro Patria come squadre obbligatoriamente sempre presenti, oltre a Milan ed Inter, che richiamava sugli spalti migliaia di sportivi. Uno stadio in cui anche la Pro Patria ha giocato una gara ufficiale, quella del campionato di Eccellenza 1992/93.