Domenica 17 ottobre 2004 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Chievo 0-1

Da LazioWiki.

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17 ottobre 2004 - 3111 - Campionato di Serie A 2004/05 - VI giornata

LAZIO: Sereni, Oddo, Siviglia, Fernando Couto (60' Negro), Zauri, A.Filippini, Giannichedda (73' Liverani), E.Filippini, Di Canio, Rocchi, Muzzi (55' S.Inzaghi). A disposizione: Casazza, Seric, Talamonti, Dabo. Allenatore: Caso.

CHIEVO: Marchegiani, Malagò, Mandelli, D’Anna, Lanna, Semioli (65' Zanchetta), Brighi, Baronio, Franceschini (91' Pesaresi), Cossato (65' Amauri), Tiribocchi. A disposizione: Codognola, Mensah, Marchesetti, Pellissier. Allenatore: Beretta.

Arbitro: Sig. Tagliavento (Terni).

Marcatori: 72' Brighi.

Note: pomeriggio nuvoloso, terreno in buone condizioni. Espulso al 35' Tiribocchi per doppia ammonizione, entrambe per gioco scorretto. Ammoniti Malagò e Oddo per gioco scorretto. Calci d'angolo: 9-6. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t.

Spettatori: paganti 4.817 per un incasso di 101.557 euro, abbonati 28.295 per una quota di 379.967,74 euro.

Il biglietto della gara
Un'azione della gara
Paolo Di Canio in un momento della partita (Foto Liverani)
Luciano Zauri in azione

La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, non basta l'uomo in più. Espulso Tiribocchi, ma segna Brighi: Liverani entra troppo tardi".

Continua la "rosea": Il Chievo smaschera la Lazio. Alla quale la terza superiorità numerica stagionale non basta nemmeno per pareggiare. Decide Brighi, poco dopo la metà del secondo tempo, quando il Chievo è in dieci uomini per la giusta espulsione di Tiribocchi da ormai più di mezzora. A Marassi con la Samp l'uomo in più era bastato per conservare a fatica l'1-0, col Milan la Lazio passò dall'1-0 all'1-2 dopo l'espulsione di Ambrosini. Questa è la sentenza peggiore, per via della statura dell'avversario. Che è comunque straordinario terzo in classifica, nel solco tracciato da Delneri, che Beretta ripercorre con indiscutibili capacità proprie. Specifiche quelle di saper leggere la partita, al contrario di Caso, e di giocar bene le carte della panchina. Il match viene deciso infatti da un'azione verticale Zanchetta-Amauri-Brighi, quattro minuti dopo che i primi due hanno sostituito Semioli e Cossato, con relativo spostamento tattico di Brighi sulla corsia di destra. Proprio quella da cui parte per infilare come tordi i difensori della Lazio e battere Sereni in uscita. Tra i più colpevoli per un gol che grida vendetta, c'è Negro, che aveva rilevato Couto pochi minuti prima. Qui non ci sono responsabilità di Caso, visto che il portoghese aveva accusato un acciacco, al pari di quello che ha suggerito la staffetta tra Muzzi e Inzaghi dopo 55'. Ma in una squadra dalla cifra tecnica davvero modesta, il mancato utilizzo e poi l'ingresso troppo tardivo di un giocatore come Liverani risulta incomprensibile.

E più in generale il peso negativo delle scelte dell'allenatore si avverte sul fronte tattico e degli schemi, troppo complicati per una squadra che dovrebbe solo giocare semplice. Capace di muoversi benino per due terzi del campo, quando si tratta di lavorare il pallone negli ultimi venti metri la Lazio mostra deficit davvero imbarazzanti. Un'idiosincrasia verso la porta avversaria testimoniata dalla sola parata in tutta la partita compiuta da Marchegiani, bravo nel deviare il tiro al volo di Oddo. Caso, insistendo per tutto il match sul 4-2-3-1, ha finito con lo sfruttare poco o niente la superiorità numerica, costringendo Rocchi, che forse è quello che escluso Inzaghi ha maggiore confidenza col gol, a girare sempre alla larghissima, nel ruolo per lui poco consueto di esterno di sinistra. Finché la corsa l'assiste, la Lazio da ad intendere di poter mettere in difficoltà l'avversario, ma quando il ritmo cala e la squadra si allunga, le sue deficienze strutturali, i limiti dei Filippini, la scarsa incidenza di un Di Canio tanto generoso quanto coi metri contati, la vulnerabilità dei centrali difensivi, e la già citata mancanza di piedi buoni (Liverani 73' fuori, Cesar infortunato) emergono in modo crudele. Collocandola dove è fatale finisca molto presto col trovarsi: appena sopra la zona retrocessione.

Il Chievo, al contrario, si fa forte oltre ogni previsione (compresa la nostra) dell'aver mantenuto inalterata la propria fisionomia. Il quarto anno consecutivo insieme per molti dei suoi giocatori rappresenta anzi un valore aggiunto. Sono partiti elementi importanti come Perrotta e Barzagli ma i nuovi arrivati Brighi e Mandelli mostrano già di non farli rimpiangere. Il copione mandato a memoria, la condizione fisica eccellente, la capacità di essere sempre corti e una difesa quasi impenetrabile (con quattro reti al passivo è la seconda del campionato, sia pure in comproprietà), danno al Chievo l'opportunità di digerire meglio certe sbavature offensive. Beretta all'Olimpico aveva per esempio puntato molto su Tiribocchi al fianco di Cossato. Ne è stato ripagato malissimo al di là dell'espulsione, perché Tiribocchi si è mangiato due gol per niente complicati nei primi dieci minuti del match. Se aggiungete a questi anche i due colpi di testa vincenti dello stopper Mandelli (fuori bersaglio il primo, deviato miracolosamente da Sereni il secondo), e tirate le somme delle occasioni, capirete bene perché il Chievo, con pienissimo merito, si è portato via i tre punti.


La Repubblica titola: "Biancocelesti sconfitti per 1-0 dai veronesi che hanno giocato con un uomo in meno dal 34'. Gol-vittoria di Brighi. Lazio, ora è tabù Olimpico. A Roma il Chievo vince in 10. Per la squadra di Caso è la seconda battuta d'arresto in casa".

Continua il quotidiano: Seconda sconfitta interna della Lazio nella sesta di campionato. Dopo il Milan, passa all'Olimpico anche il Chievo, con una rete pesantissima di Matteo Brighi al 37' della ripresa che condanna i biancocelesti ad una battuta d'arresto che conferma l'esistenza, in questo scorcio di stagione, del tabù casalingo. Lazio mai padrona del gioco e spuntata in avanti, nonostante i veneti restino con l'uomo in meno dopo 34' del primo tempo per la doppia ammonizione di Tiribocchi. Forse il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto, ma il Chievo, che resta una rivelazione perenne della A anche dopo l'addio di Delneri, non ha rubato nulla. La Lazio, che all'Olimpico ha rimediato un solo punto (con la Reggina) in tre incontri, resta così a 8 punti in classifica mentre il Chievo sale a quota 12, confermandosi terza forza del torneo e superando anche il sorprendente Messina. Tanti gli ex in campo, a cominciare da Mimmo Caso, che da Campedelli fu anche esonerato, fino ai due "veronesi" Marchegiani e Baronio, che quando tornano all'Olimpico hanno sempre una bella razione di applausi. Caso, con Cesar e Peruzzi ancora in infermeria, preferisce Muzzi a Inzaghi, fa festeggiare con una maglia da titolare le duecento in A a Di Canio e, a centrocampo, inserisce Emanuele Filippini, bocciando sia Dabo che Liverani. Beretta, privo di Luciano e De Franceschi, conferma l'undici della vigilia, con Tiribocchi e Cossato di punta e Semioli e Franceschini sulle fasce.

La partita si infiamma sin dal pronti e via decretato da Tagliavento, perché Di Canio al 6' impegna Marchegiani in due tempi e Tiribocchi, al 9', crea di testa un pericolo vero a Sereni. Dispensa ammonizioni, l'arbitro ternano, mentre al 16' il Chievo sfiora il vantaggio con una inzuccata a schiacciare di Cossato che esce di un soffio e la Lazio, con una torsione al volo di Oddo dal limite, chiama Marchegiani al 18' al super intervento. C'è equilibrio in campo e, dopo un destro centrale di Rocchi al 26', il Chievo resta in dieci per il doppio cartellino che Tiribocchi rimedia al 34'. La Lazio ha dunque più di un parziale per far vacillare i veneti, che però anche nella ripresa tengono botta senza rinunciare ad offendere. Caso mette dentro quasi subito Inzaghi per uno spento Muzzi e poi Negro per l'infortunato Couto, Di Canio al 15' offre alla platea slalom più conclusione a lato ma è il Chievo a sfiorare davvero la marcatura. Al 17' Mandelli stacca in area a colpo sicuro ma Sereni evita il peggio con un balzo felino. Arrivano cambi anche per gli ospiti ed è proprio il neo entrato Amauri a dare il la all'azione del gol del Chievo: il brasiliano si invola sulla fascia, 'taglia' per l'accorrente Brighi che, a tu per tu con Sereni, gonfia comodamente la rete. La Lazio si innervosisce e tenta di trovare buchi nella difesa scaligera con Rocchi, che al 39', si vede intercettare poco prima della linea da Baronio la sua conclusione dopo un'uscita imperfetta di Marchegiani. La Lazio spinge ma senza idee, il Chievo controlla e si porta a casa tre punti d'oro.