Domenica 28 febbraio 1999 - Vicenza, stadio Romeo Menti - Vicenza-Lazio 1-2

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28 febbraio 1999 Campionato di Serie A 1998/99 - XXIII giornata

VICENZA: Brivio, Stovini, Marco Aurelio, Di Cara, Schenardi, Di Carlo, Dabo, Cardone (85' Morabito), Otero, Negri (61' Scarlato), Ambrosetti (61' Zauli). A disp. Bettoni, M.Conte, Viviani, Tisci. All. Reja.

LAZIO: Marchegiani, Negro, Nesta, Mihajlovic, Favalli (29' Pancaro), Sergio Conceicao (86' Lombardo), R.Mancini, Stankovic, Nedved, Vieri, Salas (90' Fernando Couto). A disp. Ballotta, Baronio, Okon, Gottardi. All. Spinosi - DT Eriksson.

Arbitro: Racalbuto (Gallarate).

Marcatori: 48' Sergio Conceicao, 67' Cardone, 90' Di Cara (aut).

Note: espulso Stankovic 37' s.t. per proteste. Ammoniti: Negro, Stovini, Di Cara, Schenardi, Pancaro, Nesta, Salas, Zauli. Calci d'angolo: 6 -4. Recuperi: 2' e 4'.

Spettatori: 20.000 circa.

Il titolo de Il Messaggero

Se la strada dello scudetto è la rinuncia, la Lazio la percorre spedita. In questo pomeriggio vicentino di fine inverno, la capolista addiziona tre punti alla classifica, ma alla fine di alcune sottrazioni: quella solita di Roberto Mancini dal suo ruolo naturale, quello di atipico attaccante ora autorelegatosi, per il bene della causa, in un rettangolo centrale in cui passa le sue domeniche in maniera quasi anonima; quella di un rigore ottenuto da Marcelo Salas (fallo abbastanza ingenuo di Marco Aurelio, fino a quel momento inappuntabile) e sbagliato dal "matador" con un'esecuzione sul palo (29' s.t.); quella di un gol di Pancaro, apparso regolare con l'osservazione naturale (senza ausilio di marchingegni elettronici); quella di Stankovic, espulso probabilmente per una parola di troppo dall'arbitro Racalbuto, imperfetto nella sua direzione fatta di decisioni tremebonde o errate (come certi sbandieramenti dei guardalinee); infine, quella importante del gioco, che resta astruso, senza linee portanti, che procede per scatti, per invenzioni, per accelerazioni, e spesso s'affievolisce, zavorrato da una condizione fisica non eccezionale. La partita della Lazio, come una telenovela, trascorre lenta, impennandosi in prossimità di alcuni episodi fondamentali. Esempi. L'infortunio di Favalli (scontro violento con Stovini: ferita all'arcata sopraccigliare destra, sette punti e visita di controllo all'ospedale), fino alla mezz'ora del primo tempo sofferente su Schenardi, permette a Eriksson di inserire Pancaro, il cui rendimento sarà elevato e coronato da un gol misteriosamente annullato. Il vantaggio di Sergio Conceicao, decisivo come domenica scorsa con l'Inter, se non strepitoso nella partecipazione alla manovra: bella intuizione di Vieri, che cambia prospettiva all'azione, e colpo di testa smarcante di Stankovic (3' s.t.) per il destro del portoghese. L'appannamento della parte centrale del secondo tempo, quando il Vicenza aumenta il ritmo del pressing e della corsa e stringe la Lazio attorno a Marchegiani, salvato prima da Nedved sul palo (deviazione di Dicara), ma poi battuto dalla bella elevazione di Cardone (22'): entrambe le situazioni su angolo. E' questo il momento migliore della squadra che Reja ha sicuramente trasformato rispetto a una settimana fa: più omogeneità tra difesa e centrocampo, ma attacco spuntato, con lo "scozzese" Marco Negri ancora corpo estraneo. Meglio, ma non abbastanza, per Edoardo Reja, allenatore di complemento a cui i tifosi dedicano uno striscione parafrasando uno dei film culto della stagione cinematografica: "Salvaci, soldato Reja". Impresa quasi disperata se non impossibile senza una maggiore partecipazione alla causa del reparto offensivo. Però, se in generale la prova della prima della classe non è esaltante, la vittoria non è spropositata: nel conto degli episodi, quelli favorevoli alla creatura di Sergio Cragnotti sono più numerosi di quelli degli avversari. Il rigore fallito da Salas, il gol annullato a Pancaro - derivato, con l'uomo in meno, da una bella difesa della palla con giravolta e conclusione di sinistro di Vieri -, infine la punizione di Mihajlovic che carambola su Dicara per il definitivo punteggio, proprio mentre il quarto uomo Nicoletti alza il display col recupero. Insomma, proprio nei 10' con l'uomo in meno, la Lazio riesce comunque a trovare spazio per segnare con Pancaro, per tirare con Vieri, per conquistare una punizione dal limite su cui, questa volta, lo specialista Mihajlovic gioca di sponda con la collaborazione di Dicara. Tanto basta a legittimare il successo, a mantenere il vantaggio sul Parma e ad aumentarlo sulla Fiorentina. Dal pareggio-sconfitta nel derby (era in vantaggio per 3-1 sulla Roma) la Lazio ha vinto 11 partite su 12. "Siamo stati bravi a crederci: ora il calendario è favorevole, ma giocare contro queste squadre può risultare più difficile" racconta Sven, il gestore di questa orchestra che non suona melodie indimenticabili, ma da tempo non stecca più.

Fonte: Corriere della Sera

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