Domenica 29 aprile 2012 - Udine, stadio Friuli - Udinese-Lazio 2-0

Da LazioWiki.

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29 aprile 2012 - 3.470 - Campionato di Serie A 2011/12 - XXXV giornata - inizio ore 20.45

UDINESE: Handanovic, Benatia, Danilo, Domizzi, Basta, Pinzi, Asamoah, Abdi (59' Pereyra), Pasquale, Fabbrini (72' Fernandes), Di Natale (78' Torje). A disposizione: Padelli, Coda, Pazienza, Barreto. Allenatore: Guidolin.

LAZIO: Marchetti, Konko, Biava (43' Diakite), Dias, Scaloni, A.Gonzalez, Ledesma, Matuzalem (37' Cana), Garrido (70' Kozak), Mauri, Rocchi. A disposizione: Bizzarri, Zauri, Zampa, Alfaro. Allenatore: Reja.

Arbitro: Sig. Bergonzi (Genova) - Assistenti Sigg. Tonolini e Di Liberatore - Quarto uomo Sig. Giannoccaro.

Marcatori: 59' Di Natale, 94' Pereyra.

Note: espulso Dias al 95' per proteste. Ammoniti Matuzalem, Abdi, Fabbrini, Pinzi, Cana, Benatia per gioco scorretto, Di Natale per simulazione, Scaloni per proteste. Calci d'angolo: 4-3. Recuperi: 3' p.t., 4' s.t.

Spettatori: 20.000 circa con 4.889 paganti (incasso euro 73.127) e 14.871 abbonati.


Il saluto tra i due tecnici
Edoardo Reja
Un momento della gara
Abdoulay Konko
Javier Garrido
Un fotogramma dell'incontro
Abdoulay Konko ed Alvaro Gonzalez
Una fase di gioco
Un'immagine della partita
Tommaso Rocchi
Il capitano biancoceleste in azione
Alla caccia del pallone
Un momento del parapiglia finale
Un altro fotogramma dei concitati momenti finali
Cristian Ledesma trattiene Lionel Scaloni

I calciatori convocati per la partita odierna

La Gazzetta dello Sport titola: "Udinese-Lazio finisce in rissa. Sono terze con Inter e Napoli. Il gol di Di Natale nella ripresa premia il coraggio di Guidolin e punisce il catenaccio di Reja. Il 2-0, con i biancocelesti fermi per un fischio dalla tribuna, scatena il parapiglia: espulso Dias. La lotta per la Champions è sempre più incandescente: ora quattro squadre a quota 55 a tre giornate dal termine".

Continua la "rosea": Un gol per l'Udinese e per sé stesso. Ma anche per l'Inter e per il Napoli. Un gol per tutti, il ventunesimo di Di Natale. Un gol bello, innanzitutto: destro in spaccata, al volo. E poi importante, forse decisivo: la Lazio viene battuta, subisce anche il 2-0 nel finale e si lascia andare a una rabbia ingiustificata. Si erano fermati tutti per un triplice fischio. Ma non era dell'arbitro. Anche senza la rete di Pereyra, in ogni caso, non sarebbe cambiato nulla. Ora ci sono quattro squadre a quota 55. Tutte al terzo posto anche se la classifica avulsa al momento premierebbe Mazzarri. Il risultato del Friuli premia soprattutto Guidolin, che ha avuto più coraggio, e punisce Reja, che voleva il punto e non ne prende nessuno. Il catenaccio stile Chelsea in Italia non funziona, evidentemente. E così, esattamente come l'anno scorso, i biancocelesti perdono lo scontro diretto con i bianconeri e rischiano di buttare all'aria un sogno coltivato per tutta la stagione. Senza Isla e Armero, ma con la necessità di vincere la partita per restare aggrappato al treno Champions, Guidolin gioca la carta della qualità affiancando Fabbrini a Di Natale e soprattutto schierando Abdi mezzala nel consueto centrocampo a cinque. Né questa mossa, né il recupero in extremis di Basta, tuttavia, danno alla manovra dell'Udinese il brio necessario per scompaginare il bunker avversario. Quando al 19' Di Natale prova il tiro di prima intenzione sull'assist di Abdi ma cilecca in malo modo il pallone, capisci che i friulani sono in difficoltà. A parte qualche cross al centro di Pasquale, gli unici pericoli arrivano dalla distanza, ma Marchetti è bravo sulla punizione di Di Natale (4'), mentre Pinzi non è fortunato in altre due circostanze.

La Lazio arriva al Friuli conscia di potersi accontentare anche di un punto e così Reja opta per il 4-4-1-1 anziché per la speculare difesa a tre, in modo da serrare le linee di difesa e centrocampo a protezione della propria metà campo. Il risultato è che Mauri e Rocchi sono praticamente abbandonati al proprio destino e a parte qualche rara sortita offensiva, i biancocelesti restano bloccati limitando le incursioni degi esterni, soprattutto a sinistra dove Scaloni e Garrido tengono a bada Basta. Su una delle poche avanzate di un ispirato Konko, Rocchi crea l'unica occasione del primo tempo, ma Handanovic vola sul suo colpo di testa (44'). Costretto a due cambi nel primo tempo (fuori Matuzalem e Biava che fanno salire a 39 il numero degli infortunati stagionali della Lazio), Reja resta immobile nell'intervallo. La sua squadra, invece, commette il gravissimo errore di arretrare sempre di più il baricentro con il passare dei minuti. Senza strafare, ma semplicemente continuando a spingere, l'Udinese trova pian piano dei varchi e dopo il cambio Pereyra-Abdi sblocca il risultato: cross di Domizzi, Di Natale calcia al volo e supera Marchetti. Poi porta l'indice della mano destra al naso e zittisce anche i suoi stessi tifosi. Del resto criticare quest'Udinese e il suo capocannoniere è davvero troppo. Si è visto quando mancava e chissà se si vedrà prossimamente: il bomber napoletano si è fatto male ai flessori e quasi certamente salterà Cesena, chissà se rientrerà per le ultime due giornate.

Criticare l'assurda rabbia della Lazio a fine partita, invece, è abbastanza scontato. Al 94' arriva un triplice fischio dalla tribuna: Gonzalez si ferma, Marchetti si butta a terra, Pereyra continua e segna a porta vuota. Il gol è valido. Ma i biancocelesti si infuriano. Ne segue una rissa con Tare che viene alle mani con un dirigente dell'Udinese negli spogliatoi. Dias si fa espellere, Scaloni si fa ammonire, Marchetti spinge Bergonzi che non prende provvedimenti nei suoi confronti. Ma perdere 1-0 o 2-0 non cambia nulla. La lotta per un posto in Champions continua. Anche quella della Lazio. Che perde per la quinta volta consecutiva in trasferta, per la settima volta di fila lontano dall'Olimpico. Resta solo Bergamo da qui alla fine. Ma un solo altro passo falso potrebbe essere deleterio.


Dal sito "Sussidiario.net", il resoconto della gara:

Dopo un primo tempo di noia e paura, l'Udinese si sblocca nella ripresa e confeziona il 2-0 che accende la lotta Champions. Finale thrilling con gol contestato di Pereyra e biancocelesti che perdono testa e uomini. La rincorsa al terzo posto si complica per la formazione di Reja. Con il ritorno prepotente di Napoli ed Inter, la sfida del Friuli assume un valore fondamentale nella corsa al terzo posto. Per l'Udinese, reduce da una striscia negativa impressionante, lo scontro diretto contro i biancocelesti ha il sapore dell'ultima chiamata per il treno Champions League. La Lazio, invece, in formazione ampiamente rimaneggiata, si presenta al Friuli con l'obiettivo di smuovere la classifica e provare a mantenere il terzo posto solitario. Poche le novità rispetto alle indiscrezioni della vigilia, i friulani confermano il consueto 3-5-1-1 con Fabbrini a sostegno di capitan Di Natale. Biancocelesti che rispondono con il 4-4-1-1. Rocchi unica punta e Mauri alle sue spalle. Il primo tempo è però lo specchio del periodo che vivono le due compagini. Passo compassato e poche idee, a vincere è solo la paura. Di Natale prova a caricarsi la squadra sulle spalle, ma prima trova Marchetti a dirgli di no su calcio piazzato (4'), poi cicca la conclusione di prima intenzione dal limite dell'area (19'). Non fa comunque meglio la Lazio, il cui unico merito sta nella capacità di riorganizzare le proprie barricate e ridurre al minimo i rischi, pur perdendo per la sua strada altri due pezzi: Biava e Matuzalem (usciti entrambi per infortunio). Per avere tracce dei biancocelesti dalle parti di Handanovic bisogna attendere sino al 44esimo. Konko scende bene sulla destra e pennella al centro, incornata ottima di Rocchi ed il portiere sloveno si supera con un colpo di reni tanto plastico quanto importante.

Conscia della possibilità di speculare sul pareggio, la formazione di Edy Reja torna sul terreno di gioco ancora contratta. Le sortite offensive diventano sempre più rare e con il passare dei minuti i padroni di casa guadagnano metri e convinzioni. A mancare è solo la stoccata decisiva. Ci provano Asamoah e Basta, le loro conclusioni sono l'aperitivo al vantaggio. Guidolin si arma di coraggio e lancia Pereyra al posto di uno spento Abdi. I friulani guadagnano brio e dopo pochi minuti passano, come per incanto. Domizzi osa sino alla trequarti e pennella sul secondo palo; Di Natale entra in mezza rovesciata sul suo digiuno facendo urlare tre città: Udine, Milano e Napoli. Reja spende la sua ultima mossa lanciando nella mischia Kozak e legittimando i suoi al lancio lungo e sperare. I risultati sono praticamente nulli e la partita scivola senza brividi sino al finale thrilling. Mancano una ventina di secondi al 94esimo, termine ultimo della partita, quando Pereyra si invola in campo aperto. Dagli spalti piove un fischio che inganna Gonzalez e Marchetti, l'esterno friulano è l'unico a non fermarsi e d'esterno infila nella rete lasciata sguarnita. Nella rissa finale la Lazio perde la testa e probabilmente anche le possibilità di agguantare il terzo posto. Scaloni rimedia un giallo, Dias viene espulso; non fa meglio Tare che viene alle mani con un dirigente friulano. Per Marchetti, protagonista di diversi spintoni a Bergonzi, bisognerà invece aspettare il referto e la decisione del giudice sportivo.


Il Messaggero titola: "Udinese-Lazio, follia biancoceleste. Rabbia per il 2-0: scene da far west. I giocatori si fermano perché sentono il triplice fischio. Ma non è quello di Bergonzi: Pereyra segna, poi il caos".

Continua il quotidiano romano: Nemmeno le scaramanzie funzionano con la Lazio, inesistente e senza identità, di questo periodo. Lo spareggio verità regala un'altra scialba prova dei biancocelesti che, in tutta la partita, effettuano un solo tiro in porta mostrando mediocrità tecnica, pochezza di idee e carente condizione fisica. Nella serata più attesa arriva così la settima sconfitta esterna consecutiva che mette seriamente a repentaglio la qualificazione Champions. Con 4 squadre a 55 punti, adesso, la situazione si è maledettamente complicata anche perché i segnali sono tutti negativi. Reja fa riscaldare 12 calciatori, prima di decidere la formazione, pretattica inconsueta e sorprendente, poi opta per Garrido e spedisce Diakite in panchina. Mosse con non garantiscono alcun effetto. L'Udinese prende subito al guinzaglio la gara, agitandola con una punizione di Di Natale, deviata da Marchetti. La Lazio è attenta a chiudere i varchi, gioca corta, a tratti anche aggressiva, ma sempre troppo sotto palla. Difende basso e lascia ai bianconeri l'iniziativa e, quando può ripartire, appare lenta, macchinosa e senza la velocità per alimentare l'azione con i centrocampisti. I friulani marcano una costante supremazia territoriale, grazie alla spinta sulle fasce di Basta e Pasquale, che giocano molto larghi, e al movimento dell'agile Fabbrini, abile a galleggiare tra le linee senza concedere punti di riferimento. Pinzi sfiora la traversa dalla distanza, difesa in affanno con Marchetti chiamato a sbrogliare qualche mischia e non sempre con la dovuta sicurezza.

Lazio poco propositiva e troppo rinunciataria, in una sfida da vincere. Un atteggiamento difensivo e di sofferenza anche perché i bianconeri fanno girare bene la palla e piantano le tende nella metà campo biancoceleste, mai in grado di ripartire attaccando la profondità. Matuzalem, vittima di un ennesimo problema muscolare, è costretto a uscire. Per vedere il primo e unico vero sussulto laziale bisogna aspettare il 44' quando Rocchi devia di testa un buon cross di Konko, ma trova Handanovic pronto ad alzare in angolo. Un solo guizzo offensivo degno di tale nome, davvero poco per una squadra ambiziosa che, proprio nello scontro diretto, vuole legittimare sul campo le ambizioni di Champions League. In chiusura di tempo Reja perde anche Biava, toccato duro in un contrasto da Fabbrini. Lo schema tattico dell'incontro resta identico nella ripresa, con la Lazio sempre chiusa a protezione della propria metà campo, e con Rocchi lasciato malinconicamente solo a lottare nel cuore della retroguardia friulana e sempre accerchiato. L'opaco Mauri, troppo preso a presidiare i valichi, non riesce a supportarlo così è sempre l'Udinese a comandare le operazioni. La difesa biancoceleste, protetta dai centrocampisti che giocano basso, tiene botta. I pericoli per Marchetti arrivano con tiri dalla distanza, di Asamoah e Basta. Solo Di Natale ha la palla buona da distanza ravvicinata, ma alza la mira sulla traversa. L'attaccante napoletano, però, non spreca la seconda occasione quando, su cross di Pasquale, con una prodezza volante, firma il gol del successo.

Il nervosissimo Reja, vista la situazione, getta nella mischia anche Kozak per dare maggior peso all'attacco spuntato. La squadra si scuote, esce dal torpore e diventa un poco più aggressiva ma non riesce a cambiare ritmo. E gli sforzi producono un tiro di Ledesma da 30 metri e qualche cross davanti ad Handanovic. Nel finale attimi di paura per Marchetti che, uscito una decina di metri fuori dall'area, per rinviare la palla di testa, subisce fallo da Torje e cade pesantemente. Stordito e dolorante riprende posto tra i pali ma, in chiusura, ne combina una grossa. Convinto di aver sentito il triplice fischio si getta a terra e viene battuto da Pereyra. Il fischio c'è ed arriva dalla tribuna, traendo in inganno pure Gonzalez. Un episodio che scatena una rissa collettiva a colpi di schiaffi, pugni, spintoni. Dias espulso, con l'arbitro che si lascia sballottare da Scaloni e Marchetti senza reagire. Un finale increscioso, destinato ad avere pesanti conseguenze disciplinari.


Dal Corriere dello Sport:

Un gioiello di Di Natale e un gol "avvelenato" di Pereyra in pieno recupero condannano una Lazio sfortunata e con i nervi tesi rilanciando le speranze Champions dell'Udinese. Incredibile l'episodio nel finale che scatena sul campo una rissa da saloon: un fischio dagli spalti confonde i giocatori biancocelesti che si fermano pensando sia finita la partita, mentre i bianconeri continuano a giocare segnando il 2-0 nella porta lasciata vuota da Marchetti. In campo scoppia il finimondo, la Lazio protesta vivacemente, volano spintoni e parole grosse. A farne le spese sono Dias, espulso, e probabilmente Marchetti che spintona l'arbitro a partita finita. A tre giornate dalla fine del campionato, al terzo posto sono ora appaiate ben quattro squadre: Napoli, Udinese, Inter e Lazio in ordine di classifica avulsa (punti negli scontri diretti). Per la squadra di Reja, che fuori casa ormai non fa più risultato (al Friuli quinta sconfiita esterna consecutiva), continua anche la maledizione degli infortuni. Nel primo tempo, infatti, Matuzalem e Biava lasciano il campo zoppicando.

Accantonato Diakite dopo il riscaldamento, Reja schiera un 4-4-2 con Konko e Scaloni terzini, Garrido a centrocampo e Mauri in appoggio a Rocchi. Dall'altra parte Guidolin scommette su Fabbrini alle spalle di Di Natale. In difesa recupera in extremis Domizzi. L'Udinese parte forte e al 4' sfiora il vantaggio. La punizione di Di Natale è angolata ma piuttosto lenta e permette a Marchetti di allungarsi e deviare il pallone. Molto attenta alla fase difensiva, la Lazio preferisce aspettare per poi ripartire sfruttando i tagli di Rocchi. La pressione bianconera produce un gran destro di Pinzi da venti metri che sfiora la traversa e poco altro. Di Natale è ben controllato da Biava e Dias, mentre Fabbrini si muove molto ma spesso risulta inconsistente. Reja è soddisfatto ma al 37' allarga le braccia sconsolato per l'ennesimo infortunio. Matuzalem è costretto a lasciare il campo, al suo posto Cana. Passano pochi minuti e anche Biava si blocca: entra Diakite. La Lazio non si abbatte e al 44' crea la più nitida occasione da gol del primo tempo. Konko affonda sulla destra e mette in mezzo per Rocchi che di testa impegna Handanovic in un grande intervento.

In avvio di ripresa la gara è più tattica e fallosa. L'Udinese, troppo imprecisa, sbaglia sempre l'ultimo passaggio mentre la Lazio è schiacciata in difesa. Le occasioni arrivano quando le squadre iniziano ad allungarsi. Al 12' Pasquale scende sulla sinistra e pesca sul secondo palo Di Natale, ma il tiro al volo del capitano bianconera finisce alto sopra la traversa. Guidolin non è soddisfatto e cambia: fuori Abdi, dentro Pereira. Al 17' ci prova Basta con un destro insidioso che sfiora il palo alla destra di Marchetti. L'Udinese preme e al 24' passa in vantaggio: Di Natale si coordina e con un bel destro al volo supera il portiere biancoceleste. Entrano anche Kozak per Garrido, Fernandes per Fabbrini e Torje per Di Natale. Nel finale la Lazio prova a farsi pericolosa in attacco, ma al 49' arriva l'episodio che chiude la gara tra risse e polemiche. Un epilogo triste per una gara corretta e leale per tutti i 90'.


Dal Corriere della Sera:

Udinese-Lazio, finale con rissa. Al 94' Pereyra segna il raddoppio friulano, i biancocelesti si erano fermati per un fischio. Ma non era quello dell'arbitro. Finale con rissa in Udinese-Lazio, terminata 2-0 per i friulani. Al 94', laziali tutti in avanti per cercare di pareggiare la rete di Di Natale. Ma perdono la palla e i bianconeri partono in contropiede. Sulla destra scatta Pereyra, ma i laziali improvvisamente si fermano. L'argentino prosegue e segna il 2-0 a porta vuota. A questo punto si scatena il parapiglia. I biancocelesti dicono di essersi fermati perché hanno sentito un fischio e pensavano che l'arbitro Bergonzi avesse decretato la fine della partita. Ma le immagini televisive mostrano chiaramente che il direttore di gara fa segno di non avere fischiato e di proseguire il gioco. La panchina laziale "scatta" contro quella friulana e i giocatori se la prendono con l'arbitro finché questi fa vedere il cartellino rosso a Dias e quello giallo a Scaloni. L'arbitro ha poi fatto riprendere il gioco e poco dopo ha fischiato la fine del match. Ma le proteste non sono finite e si è visto il portiere laziale Marchetti strattonare Bergonzi.


Tratto dal Corriere della Sera:

"Si è sentito un fischio, io sono stato uno dei pochi a non averlo sentito", ha detto il tecnico dei friulani Francesco Guidolin. "Mancavano tredici secondi alla fine della partita. Anche se l'arbitro interrompeva, la palla sarebbe stata scodellava e avremmo vinto noi lo stesso. Mi dispiace per il parapiglia incredibile. Qualcuno della Lazio mi è venuto a dire che dovevo dire di aver sentito il fischio. Anche i miei hanno detto che si è sentito il fischio, ma non sarebbe cambiato nulla". Nessun tesserato della Lazio parlerà con gli organi di stampa, ha fatto sapere la società romana. Ora l'arbitro stenderà il suo referto e probabilmente il giudice sportivo sarà chiamato a occuparsi della questione.


Nota: in seguito ai fatti sopra riportati, il Giudice Sportivo ha squalificato Federico Marchetti per quattro giornate (per aver "spinto con veemenza il direttore di gara") ed André Dias per tre (per "aver tenuto un atteggiamento intimidatorio nei confronti del quarto uomo") e comminato alla S.S. Lazio una multa di 20.000 euro.



Galleria di immagini sulle reti della gara
Il vantaggio bianconero
Il discutissimo raddoppio friulano




► Per questa partita il Mister biancoceleste Edoardo Reja ha convocato i seguenti calciatori:




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