Sabato 1 aprile 2000 - Torino, stadio Delle Alpi - Juventus-Lazio 0-1
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1 aprile 2000 - 2.893 - Campionato di Serie A 1999/00 - XXVIII giornata - calcio d'inizio ore 20.30
JUVENTUS: Van der Sar, Ferrara, Montero, Iuliano, A.Conte (77' Kovacevic), Tacchinardi (53' Zambrotta), Davids, Pessotto (76' Birindelli), Zidane, Del Piero, F.Inzaghi. A disposizione: Rampulla, Tudor, Bachini, Oliseh. Allenatore: Ancelotti.
LAZIO: Ballotta, Negro, Couto, Mihajlovic, Pancaro, Conceição, (56' Stankovic), Almeyda, Veron, Simeone, Nedved (77' Lombardo), S.Inzaghi (85' Ravanelli). A disposizione: Concetti, Gottardi, Sensini, Boksic. Allenatore: Eriksson.
Arbitro: Sig. Farina (Novi Ligure) - Guardalinee Sigg. Mazzei e Marano - Quarto uomo Sig. Farneti.
Marcatori: 66' Simeone.
Note: serata fresca, terreno in ottime condizioni. Espulso al 65' Ferrara per doppia ammonizione. Ammoniti: Almeyda, Davids, Zidane per gioco scorretto, Veron per comportamento non regolamentare. Angoli 8-5 per la Juventus. Recuperi: 2' p.t., 3' s.t.
Spettatori: circa 55 mila dei quali 20.208 paganti per un incasso di 1.229.651 ed abbonati 34.284 per una quota partita di 790.701.297.









La madre di tutte le partite della stagione 1999/00 inizia alle 20.30 del primo aprile con la Lazio intenzionata a fare uno scherzo alla Juventus per riaprire il Campionato. I biancazzurri scendono in campo con piglio aggressivo e mettono subito in difficoltà i difensori bianconeri con incursioni di Simone Inzaghi, ben servito da Nedved, e Conceição con la copertura di Veron. I bianconeri non stanno però a guardare e reagiscono con due buone azioni di Filippo Inzaghi e Del Piero che però trovano un grande Ballotta a sbarrare la strada. La partita è combattuta, con i giocatori di centrocampo che si scambiano colpi duri ma leali. Nel finale di tempo è Nedved ad avere una grande occasione, ma il suo tiro è rimpallato da Iuliano. La ripresa vede i bianconeri farsi più coraggiosi per cercare di sorprendere i biancazzurri. La prima occasione capita sui piedi di Zidane la cui conclusione insidiosa è messa però in corner dall'attento Pancaro. Poco dopo è Davids a provare la via della rete, ma Ballotta si supera e respinge l'insidia.
Al 65' la Juventus rimane in dieci a seguito dell'espulsione di Ferrara per doppia ammonizione. Un minuto dopo, un assist pennellato di Veron trova "El Cholo" Simeone che di testa insacca alle spalle del portiere bianconero. La gioia del giocatore e di tutta la squadra è pazzesca, così come quella dei tifosi biancazzurri presenti sugli spalti in gran numero. A questo punto Ancelotti corre ai ripari effettuando alcune sostituzioni a cui risponde Eriksson che addirittura manda in campo Lombardo e Ravanelli infischiandosene di inserire un difensore aggiunto visto il risultato che sta maturando. La Lazio non ha infatti paura e gioca a viso aperto ribattendo azione su azione ai più blasonati dirimpettai. Allo scadere è ancora protagonista Ballotta che si oppone da campione ad una punizione di Del Piero destinata in rete. Quando l'arbitro fischia la fine, i giocatori vanno a ricevere l'abbraccio dei supporters biancocelesti euforici. Simeone alza la mano destra formando con le dita un "3": i punti che ora separano la Lazio, a quota 56, dalla Juventus ferma a 59.
► La Gazzetta dello Sport titola: "Simeone riapre i giochi. La Juve resta in dieci per l'espulsione di Ferrara e un minuto dopo la Lazio segna il gol partita. Bella impresa della squadra di Eriksson, oltretutto in formazione incompleta, ma la Juve cade in piedi. I bianconeri restano in dieci e subiscono il gol proprio nel momento in cui stavano spingendo di più. Poi si gettano coraggiosamente all'attacco per rimontare, ma la difesa laziale resiste. E ora il duello diventa davvero emozionante".
Continua la "rosea": Un colpo di testa di Simeone riapre il campionato, riporta in corsa la Lazio, ma non affonda la Juve. La grande sfida del Delle Alpi ha inciso pesantemente sulla lotta per lo scudetto riavvicinando in modo sensibilissimo le due più forti protagoniste della stagione, tra le quali ora c'è un distacco di soli tre punti che pare esilissimo se si considera che due turni fa la Juve vantava 9 punti sui laziali. Una rimonta impressionante e rapidissima che ricorda molto da vicino quella operata dal Milan nei confronti proprio della Lazio un anno fa. Anche allora due sconfitte consecutive della capolista laziale (nel derby e contro la Juve) avevano riaperto i giochi. C'è da dire però che, se la Lazio appare pienamente rilanciata, la Juve non è crollata ma è caduta in piedi anche ieri sera, come a San Siro. Un'espulsione di Ferrara per doppia ammonizione ha prodotto un evidente sbandamento nella squadra bianconera proprio mentre si lanciava con sempre maggiore autorità in attacco: è stata bravissima la Lazio, e soprattutto Simeone in combinazione con Veron, a colpirla prima che potesse riorganizzarsi. Dopo, la Juve, sia pure in 10, si è gettata con coraggio in avanti, ma con Del Piero che non riusciva a essere incisivo, con Pippo Inzaghi intrappolato dai difensori biancoazzurri, era davvero dura riuscire a raggiungere il pareggio. I meriti della Lazio, ovviamente vanno oltre la tempestività con la quale ha atterrato un avversario ferito: Eriksson si era presentato a Torino con una formazione incompleta e con parecchi uomini reduci da impegni internazionali e trasvolate oceaniche. Proprio Veron, che non doveva neppure giocare, e Simeone sono stati gli artefici del successo. Adesso il duello tra le due rivali si fa davvero emozionante. La Lazio ha messo fuori la freccia per il sorpasso, ma non è detto che la Juve le lasci via libera.
Serata inconsueta di questi tempi: sembra davvero di essere in primavera. Un tramonto bellissimo dietro le montagne ha rallegrato perfino il "Delle Alpi" un'ora prima della gara, mentre lo stadio si riempiva fino ad una capienza da partita di grande cartello. C'è anche una nutrita rappresentanza di tifosi laziali e, soprattutto per Eriksson, è presente anche Veron, che ha avuto un fulmineo recupero. Ancelotti, superati i dubbi su Tacchinardi, schiera la solita formazione. Secondo copione e necessità, partono a razzo i biancazzurri che conquistano due angoli in poco più di un minuto. La Juve si chiude a riccio e riesce ad allontanare la prima minaccia. Non si ferma però la Lazio e al 3' conquista una seconda coppia di angoli su cross di Conceiçao deviato oltre il fondo di testa da Ferrara e su incursione di Nedved, arginato da Montero. La Juve si fa pericolosa improvvisamente al 5', quando Zidane inventa un pallonetto morbido che piove sotto la porta di Ballotta, Inzaghi in agguato sembra poter colpire, ma si aiuta con un braccio e Farina interviene. Risposta molto efficace dei biancazzurri: Simone Inzaghi viene lanciato in area juventina sulla destra, controllo, stop e tocco indietro a Negro completamente libero al tiro, ma il "piatto" destro è più un passaggio a Van der Sar che un tiro. La partita non ha ritmi forsennati. La Lazio, pur mostrando aggressività, non è molto veloce e la Juve non ha alcuna intenzione di agitare le acque. Con molta calma cerca di spostarsi sempre più in avanti e di tenere lontano dalla sua area gli avversari. A centrocampo Eriksson preferisce tenere i suoi uomini in posizione fissa; in questo modo Almeyda, che opera accanto a Conceiçao, prende in consegna Zidane solo se questi si sposta verso sinistra, altrimenti lo lascia a Simeone. Semmai è la Juve che cura con più attenzione Veron con Davids e Simeone con Tacchinardi. Sulle fasce i duelli tra Pessotto e Conceiçao, Conte e Nedved. Proprio quest'ultimo al 25' sfugge alla guardia dello juventino, accentra e spara una bordata in corsa, su invito di Simone Inzaghi, che sfiora il palo.
Ma al 26' è inconcepibile quello che riesce a fare Del Piero pur di non segnare: Filippo Inzaghi raccoglie un pallone sotto il naso di Ballotta, non riesce a girarsi a destra per il tiro e allora invita Zidane che invece di tirare subito, finta e poi si porta sul fondo da dove fa spiovere un pallonetto delizioso che scavalca l'intera difesa laziale e giunge a Del Piero, vicino all'altro palo, praticamente a un metro dalla linea di porta. Ebbene, il bianconero salta e di testa spedisce oltre la traversa. Incredibile, perché davanti a lui non c'era neanche Ballotta. Comunque in questo finale di tempo, la Juve è sempre più vicino all'area avversaria e sempre più pronta a tirare. Ancora un contropiede partito da Conte e da questi indirizzato su Del Piero, che riesce a vincere il contrasto su Mihajlovic, entra in area e poi tira debolmente tra le braccia di Ballotta. Risponde Simone Inzaghi al 40': tunnel a Montero per fare arrivare la palla a Nedved che tira in corsa da ottima posizione, Iuliano si oppone con il corpo e Van der Sar recupera la palla. Finisce in pratica qui un primo tempo combattuto ma senza costrutto su entrambi i fronti. Si riprende con gli stessi uomini in campo e con la Lazio di nuovo pronta a inserire la quarta. Risponde Zidane, lanciato sulla sinistra da Pessotto al 3', il francese finge il passaggio, poi scarta Couto e spara con violenza di sinistro ma Pancaro sulla traettoria riesce a deviare in angolo. Attacca ancora la Juve, Conte si è portato più avanti lasciando Nedved più spesso a Ferrara e Pancaro deve intervenire su di lui. All'8' Ancelotti decide che Tacchinardi non può dare di più, viste le sue imperfette condizioni fisiche, e lo sostituisce con Zambrotta. Questi si piazza sulla fascia destra e Conte stringe al centro. Anche Eriksson all'11' opera il suo primo cambio, toglie Conceiçao abbastanza in ombra e prova la carta Stankovic. Intanto due ammonizioni consecutive a Ferrara e Zidane (nel primo tempo cartellini gialli per Almeyda e Davids), ma la partita è corretta. Bell'allungo in verticale di Conte per Filippo Inzaghi che entrando in area anticipa Ballotta scavalcandolo con un pallonetto, ma la parabola è alta. Ci poteva scappare il gol. Al 16' punizione di Zidane da circa 25 metri, la palla piomba vicino al palo più lontano.
Ancora i bianconeri in avanti: Del Piero e Filippo Inzaghi cercano invano dei varchi al limite dell'area avversaria, arriva allora Davids e cannoneggia da lontano, Ballotta è bravissimo nella deviazione in corner. Al 20' un episodio che peserà sulla partita: Veron lancia in corsa Simone Inzaghi, lo scatto dell'attaccante sorprende Ferrara che lo aggancia facendolo cadere. Farina non ha esitazioni a tirare fuori il cartellino giallo e quindi a espellere il difensore per doppia ammonizione. E non passa neanche un minuto che la Lazio riesce ad approfittare dello sbandamento della difesa juventina: Veron pesca benissimo in mezzo all'area della Juve Simeone che gira perfettamente di testa nell'angolino basso alla destra di Van der Sar impietrito. La Juve si getta in massa in avanti costringendo gli avversari tutti sulla propria area, al 24' Filippo Inzaghi rincorre un pallone lunghissimo e sull'uscita di Ballotta tenta la deviazione volante ma non riesce a centrare la porta. Ancelotti prova a scambiare le posizioni di Zambrotta e Pessotto, poi toglie dal campo quest'ultimo al 31' e prova con Birindelli. Al 32' Zidane su punizione costringe Ballotta a deviare in angolo. Eriksson al 32' fa uscire un Nedved acciaccato e lo sostituisce con Lombardo, mentre la Juve punta su Kovacevic che prende il posto di Conte. I bianconeri attaccano con la forza della disperazione, si accendono mischie in area laziale e quando Del Piero cannoneggia da fuori la palla sbatte sul corpo di Simeone. Ultimo cambio della serata: Ravanelli al 40' rileva Simone Inzaghi e si prende una bordata di fischi dai suoi ex tifosi. Sono sostituzioni che servono solo a spezzare il ritmo dell'avversario. Ma la Juve appare anche stanca e poco lucida e le sue ultime speranze si infrangono sulla decisiva deviazione di Ballotta su punizione di Del Piero.
► Il Messaggero titola: “Lazio magica”. Continua il quotidiano romano: “Simeone gela la Juve: biancocelesti a meno tre dal primato. La squadra di Eriksson passa a Torino e si ricandida per lo scudetto: recuperati sei punti in due partite! Magistrale prova difensiva e gran gol dell’argentino, servito dal connazionale Veron. Eccezionali i sostituti Ballotta e Couto. Bianconeri discontinui e demoralizzati dall’espulsione di Ferrara”.
Torino - La tribuna laziale impazzisce. La Lazio c'è, ha espugnato, ed è la prima che ci riesce quest'anno, il Delle Alpi e ha riaperto il campionato. Ora sono tre soltanto i punti di distacco, si può sognare l'impresa. Grazie ad una magistrale prova difensiva e al pregevole gol di Simeone, sull'asse argentino costruito con Veron. Già, c'è molto di argentino in questa vittoria maramalda: proprio Simeone aveva guidato i compagni nel riscaldamento pre-partita, sentendosi a pelle i gradi di condottiero, mentre Mancini si accomodava in blazer in tribuna, immerso nel suo nuovo ruolo tecnico. Ma grandi sono stati soprattutto i sostituti: Ballotta e Fernando Couto si sono rivelati autentici baluardi per una Juve un po' discontinua. Forse stanca, di certo atterrata dall'espulsione di Ferrara, un minuto prima del gol. E un applauso va allora anche a Farina, autorevole direttore di gara dai rarissimi cedimenti tecnici. Ad onta della difficoltà psicologica di un match comunque molto cavalleresco. Il casco in testa ci sarebbe voluto davvero, come nello spot di giornata, perché nessuno ha mai tirato indietro la gamba, anche a costo di spaventosi crash.
Ma il primo tempo è stato un lungo assaggio di emozioni, costellato di ben nove angoli, con la Juve più vicina a Ballotta e la Lazio altrettanto ficcante ma mai effettivamente pungente sotto porta. Per Van der Sar solo un piattone di Negro, troppo moscio per piegare le ali al portierone olandese, mentre un paio di conclusioni di Nedved sono filate oltre i pali o contrate in extremis. In veste di assist-man sempre Simone Inzaghi, che non avrà la falcata e la capacità di smarcarsi del fratello maggiore, ma riesce sempre ad appoggiare il compagno meglio piazzato. Di rimessa il gioco bianconero: Ancelotti ha sopperito all'uomo in meno a centrocampo avanzando Ferrara quasi alle costole di Nedved, lasciando spesso Montero nell'uno contro uno contro Simoncino. Almeyda ha tampinato Zidane, non disdegnando i duelli maschi con Davids. Veron si è appostato sulla trequarti regalando sprazzi di classe a dispetto dell'evidente jet lag, ma nel complesso ha retto bene soprattutto la difesa, con Fernando Couto particolarmente attento e Mihajlovic impegnato da Pippo Inzaghi in qualche recupero di puro mestiere. Rassicurante il fair-play in campo, laziali bersagliati dai razzi della Nord sugli spalti, alla faccia della prevenzione. Inzaghi e Del Piero solite spine nel fianco dell'opposta difesa, ma mai realmente spietati al cospetto di un Ballotta sempre ben piazzato. Meglio Zidane, quando, in avvio di ripresa, si è presentato sulla sinistra con una progressione delle sue e una conclusione perentoria miracolosamente alzata in angolo da Pancaro.
Cambio d'ali poco dopo: dentro Zambrotta e Stankovic per dar corpo a manovre troppo asfittiche. Meglio la Juve adesso, ma per poco: in serie una punizione di Zidane fuori di un niente. Una staffilata di Davids e una deviazione un po' così di Simone Inzaghi che hanno trovato pronto Ballotta. Ma proprio mentre si avvertiva la crescita del francese, i suoi compagni hanno commesso una doppia fatale ingenuità: Ferrara si è fatto espellere, raddoppiando l'ammonizione con uno sciocco placcaggio di Inzaghino e subito Veron ha pescato con una delizia lo smarcatissimo Simeone, perfetto nell'angolare il tuffo di testa. Primo gol in campionato per l'argentino, che aveva punito i bianconeri anche in coppa Italia. Ancelotti ha provato con Birindelli e Kovacevic, Eriksson, che ha azzeccato tutto sul piano tattico, si è cautelato con Lombardo. Ma la Juventus non è mai apparsa in dieci e i biancocelesti si sono rattrappiti eccessivamente a difesa della propria area, con Ravanelli al posto del generosissimo Simone Inzaghi. Quanto è bastato comunque per reggere fino alla fine. Un'impresa tutto sommato da incorniciare. Che mezza Italia applaude convinta.
► Il Tempo titola: “La Lazio vede lo scudetto”. Continua il quotidiano romano: “Ferrara espulso al 20’ della ripresa. Dopo un minuto Veron inventa l’assist vincente. Un colpo di testa di Simeone decide la supersfida con la Juventus e porta i biancocelesti a meno tre”.
Torino – La Lazio batte una Juve che in casa non perdeva dal 9 maggio scorso (0-2 contro il Milan) e tiene in vita il campionato e lo riapre quando ormai più nessuno ci avrebbe scommesso nemmeno un soldo bucato. Troppo importante la posta in palio per concedersi il lusso di qualche divagazione: Juventus e Lazio si son affrontate al massimo della concentrazione, squadre corte e massima attenzione da parte di tutti i ventidue gladiatori, hanno consegnato ad uno stadio Delle Alpi gremito come da tempo non si vedeva una partita gagliarda, giocata senza risparmio di energie su entrambi i fronti e cercando di sfruttare le caratteristiche peculiari dei rispettivi attacchi. Eriksson ha sciolto il dubbio Veron con l’unica soluzione possibile: con Juan Sebastian regolarmente in campo dopo un tour de force aereo per raggiungere i compagni a Torino. Per il resto tutto secondo copione, anche la lettura tattica della partita. La Lazio, d’altronde, aveva un solo risultato utile da poter conseguire: la vittoria. E infatti la squadra biancoceleste ha cercato di interpretare una gara il più possibile votata all’attacco, tenendo conto del modulo orami caro ad Eriksson (il 4-5-1) che ha forse lasciato un po' troppo in balia della retroguardia a tre juventina il povero Inzaghino. Squadre corte, dicevamo, e la Juve ben consapevole della maggiore agilità e velocità di Del Piero e Filippo Inzaghi spesso e volentieri cercati dai lanci in profondità di Davids e Conte oppure dalle solite magistrali giocate di Zidane.
I biancocelesti fanno subito capire le loro intenzioni e partono cercando di pressare la squadra di Ancelotti dalla cintola in su. Nel primo quarto d’ora si fa ammirare un ottimo Veron, le cui sventagliate verso Nedved e Inzaghino procurano alla Lazio la bellezza di quattro calci d’angolo in pochissimi minuti, senza, però, che la porta di Van der Sar subisca seri pericoli. La Juve, però, e non potrebbe essere altrimenti, c’è. Del Piero e Zidane regalano lampi di puro genio calcistico. Il primo con deliziose serpentine e il secondo con la sua immensa visione di gioco che gli consente sempre di pescare il compagno meglio piazzato al momento giusto. Sono proprio loro e il guizzante Inzaghi senior a mettere in crisi la retroguardia laziale. Couto e Mihajlovic soffrono la freschezza e la tecnica della coppia Del Piero-Inzaghi ed in più di un’occasione è bravo Ballotta, che non ha fatto assolutamente rimpiangere Marchegiani, a farsi trovare ben piazzato sulle conclusioni a rete dei due azzurri. Come detto, la Lazio cerca Inzaghino. E se sulla fascia destra Conceicao non è certo in una serata tipo quella del 5-1 al Marsiglia, sul versante sinistro, invece, Nedved si prodiga nel mettere in difficoltà un certo Ciro Ferrara. Il ceko arriva anche in qualche occasione al tiro (bello un suo tiro al volo su sciabolata del solito Veron) ma senza mai impensierire il portierone olandese dei bianconeri.
Ma ecco un po’ di cronaca. Al 9’ Inzaghi junior libera bene Negro che, però, tira debolmente. Al 22’ Inzaghi senior, liberato sul filo del fuorigioco si fa parare il tiro dall’ottimo Ballotta. Al 27’ Zidane si porta a spasso l’intera retroguardia biancoceleste e crossa, ma Del Piero a due passi dalla porta spedisce alto di testa. Al 37’ bel numero di Del Piero che, però, trova Ballotta sulla sua strada e al 40’ un geniale colpo di tacco di Inzaghino libera Nedved che spara su Van der Sar. Nella ripresa Eriksson toglie un ininfluente Conceicao e manda in campo Stankovic. La mossa dà i suoi frutti, anche se è ancora la Juve a farsi pericolosa con Zidane al 3’ e con un gran tiro di Davids ben deviato dal bravo Ballotta al 17’. Al 20’ c’è forse la svolta della partita. Farina manda anzitempo negli spogliatori Ferrara per doppia ammonizione e un minuto più tardi arriva il lampo biancoceleste. Simeone si fa trovare puntuale all’inserimento al centro dell’area e raccoglie di testa un invito di Veron, mettendo nell’angolino alle spalle di Van de Sar. La Juve, colpita in un momento di pressione, reagisce da grande squadra (grande Ballotta sulla punizione di Del Piero al 45’) e la Lazio, pur con un uomo in più, soffre ma torna a Roma dopo aver riacceso la fiammella della speranza tricolore.
► Il Corriere della Sera titola: “La Lazio sbanca la Juve in un minuto”. Continua il quotidiano: “Ai biancocelesti riesce il colpo grosso: passano a Torino e riaprono il campionato. Veron in campo, ottimo l’arbitro Farina. Ferrara espulso e subito dopo il gol di Simeone: il vantaggio bianconero scende a 3 punti”.
Torino - Un minuto per cambiare il campionato (gol vincente di Simeone un attimo dopo l'espulsione di Ferrara nel cuore della ripresa), un minuto per ridiscutere tutto, a partire da sé stessi e dalle certezze altrui. La Juve che infila la seconda sconfitta consecutiva, la prima in casa, è forse un gruppo troppo logoro per tentare l'ennesima rimonta. Infatti stavolta non gli riesce e, più che mettere sotto accusa il collettivo e chi lo dirige, converrebbe chiedersi qualcosa a proposito dell'utilità di Del Piero e Filippo Inzaghi, ieri i due uomini in più della Lazio, soprattutto nel primo tempo, quando con la partita si sarebbe potuto chiudere ogni discorso sullo scudetto. Invece il discorso adesso è spalancato a tutti i venti e la Juve dovrà guardarsi da un calendario infido, pieno di trappole e trabocchetti, a cominciare dalla trasferta di domenica a Bologna, per proseguire con la successiva di Milano contro l'Inter. Il successo della Lazio è legittimo, anche se oggettivamente abbondante per quanto si è visto in campo e per le occasioni procurate. Però va anche detto che la squadra di Eriksson non aveva troppe alternative: con giocatori stanchi e provati dalle trasvolate intercontinentali avrebbe dovuto sfruttare al massimo la opportunità che si sarebbe costruita, affidandosi poi ad una difesa attiva. Così è stato, anche se la prestazione del portiere Ballotta è stata per efficacia pari a quelle di Veron e di Simeone. A proposito, quest'ultimo è stato il protagonista, insieme a Batistuta, del pomeriggio di anticipi: tre gol in due per dire che, forse, passare la settimana dall'altra parte del mondo non fa poi troppo male. Purché non si esageri.
La Lazio ha avuto un avvio per nulla timido (quattro calci d'angolo e l'iniziativa quasi in pugno fino al 15'), prima che la Juve saltasse in groppa alla partita, peraltro senza capacità di domarla. Non ci riusciva Filippo Inzaghi, la cui capacità di sciogliersi dai nodi della marcatura avversaria era opposta alla precisione sotto porta: almeno quattro opportunità da gol e tutte vanificate con tocchi eccessivi o maldestri. Non molto meglio di lui, anzi, il primo tempo di Del Piero, le cui conclusioni sembravano contenere l'esito di una pesantezza fin troppo usuale. Tra l'altro a Del Piero era capitata, di testa, l'occasione più prossima alla linea di porta avversaria, ma il suo tentativo era risultato goffo almeno quanto quelli di piede. In un contesto che, dunque, ha imposto la Juve come squadra guida del confronto, la Lazio è stata la formazione ad andare ad un passo dal vantaggio sul finire del tempo: solo un salvataggio disperato di Iuliano ha impedito a Nedved di trasformare in gol il migliore assist di Simone (di tacco, e con tunnel, ai danni di Montero).
Tra Veron, in campo nonostante le complicazioni per il rientro dal Sudamerica, e Zidane, recuperato dall'infortunio al ginocchio patito a San Siro, certo più brillante è sembrato il francese (superlativo l'assist a Del Piero). Però, a nostro avviso, l'argentino è stato più essenziale e più utile alla squadra. In particolare, con gli attesi cambi di fronte: da destra a sinistra dove attaccava Nedved. Non a caso è stato quest'ultimo il più pericoloso attaccante della Lazio. La partita ha avuto il suo snodo cruciale tra il 20' e 11 21': cioè nel secondi che sono transitati tra l'espulsione di Ferrara per doppia ammonizione (giusta) e il gol di Simeone, di testa e in anticipo, su cross di Veron. A quel punto, la Juve che sembrava in grado di sfondare, si è afflosciata su se stessa. Non che abbia rinunciato ad attaccare con determinazione (salvataggio di Ballotta e Simeone su conclusione dl Del Piero), non che non abbia stretto d'assedio l'avversario. Ma stavolta con una lucidità sempre più fioca, da squadra normale e declinante.
► La Stampa titola: “Juve al tappeto: la Lazio balza a -3”. Continua il quotidiano: “Nella sfida del Delle Alpi i bianconeri, generosi ma imprecisi, incassano il secondo ko consecutivo. Espulso Ferrara, decide Simeone. È maturato in un minuto l’episodio che riapre il campionato: dopo il rosso al difensore, l’argentino ha battuto di testa Van der Sar”.
Tutto in un minuto, tra il 21' e il 22' della ripresa. Quando si scriverà la storia di questo campionato, il momento che comincia con l'espulsione di Ferrara per doppia ammonizione e si conclude con la rete di testa del liberissimo Simeone, spuntato dal nulla di una prestazione fino ad allora insignificante, avrà un capitolo a sé. La Lazio, che ora si tuffa in Champions League con il morale alto, ha riaperto il proprio campionato, quasi l'ha ghermito. La Juve, che aveva in pugno lo scudetto al punto che non avremmo immaginato una conclusione diversa, ora trema, il tarlo la sta rodendo come fece a quella del '76, rimontata dal Toro dopo aver avuto un vantaggio paragonabile a questo. Non è crisi profonda. La squadra è stanca però il suo gioco regge e lo si è visto ieri sera come nella sconfitta di San Siro: ai punti la Juve non avrebbe perso ma nel calcio i punti che contano sono quelli in classifica e se non riprende a segnare i guai di oggi sono nulla rispetto ai prossimi. Nelle ultime tre partite i bianconeri hanno vissuto solo sulle due autoreti del Toro e su rigore. La quantità di gioco con la Lazio non ha prodotto danni e l'intervento più difficile di Ballotta è stato sull'ultima, quasi straziante punizione di Del Piero, al 46'. In più la brezza tira nel senso contrario: Farina ha diretto discretamente, ma più che per un rigore piuttosto dubbio a 16' non fischiato a Filippo Inzaghi, la Juve può lamentarsi per la prima ammonizione a Ferrara su Inzaghino, diventata poi decisiva.
Di solito, quando le partite si caricano di troppi significati, ristagnano nella mediocrità. Juve e Lazio, invece, l'hanno giocata come in un western a chi sparava prima: i romani all'assalto nei primi dieci minuti in cui sono stati padroni, gli sceriffi bianconeri, con mezza stella dello scudetto sul gilè, hanno risposto al fuoco per il resto del primo tempo. Poche le palle gol, ma giuste. E sempre l'impressione che la svolta fosse dietro l'angolo, in un polpaccio di uno qualunque dei due Inzaghi, in un tiro finalmente centrato di Del Piero o in un'incursione di Nedved. Buono il ritmo, migliorabile la precisione, comunque un confronto a viso aperto: il casco da motociclista l'avevano lasciato gli uni e gli altri nel borsone, subito dopo l'entrata in campo che i laziali effettuavano con quel coso in testa e gli juventini in mano. Eriksson, testardo come uno svedese, metteva una sola punta anche se Simone Inzaghi non riceveva un appoggio sufficiente né da Nedved, né da Veron, ben presente dopo il “giallo” del ritorno dall'Argentina. Veron si muoveva molto, Ancelotti lo affidava a Tacchinardi, ripescato nonostante il dolore al tendine, e più raramente a Davids. Il jet-lag non appesantiva neppure le palpebre di Montero, forse il migliore della Juve, che scintillava nella lotta.
La Lazio era subito velenosa. In 200 secondi raccoglieva 4 calci d'angolo, finché al 10' Inzaghino offriva un assist a Negro che calciava debolmente su Van der Sar. Si vedevano, gli Inzaghi. Il giovane laziale sarebbe poi stata la sponda preziosa per le altre due conclusioni del primo tempo: di Nedved, con un gran tiro fuori al 26', e al 41', quando il suo colpo di tacco sorprendeva Montero e Iuliano doveva immolarsi a ribattere il tiro ravvicinato di Nedved, liberato da quella prodezza. Ma anche il fratello juventino era attivo: il meglio lo dava con il movimento e la velocità, il peggio nelle conclusioni, non facili. La Juve alzava il ritmo e la pressione, recuperava fette di campo e spesso i rinvii della difesa laziale, che non ama il palleggio, finivano ai bianconeri per una nuova offensiva. Nonostante l'intelligenza di attaccare con palle che scavalcavano Mihajlovic e Couto e mettevano le punte davanti alla porta, né Del Piero (tiro respinto da Ballotta all’8'), né Filippo Inzaghi coglievano nel segno. L'occasione più importante, al 27' vedeva i due a un passo dalla conclusione, però Del Piero sul cross finale di Zidane non saltava abbastanza.
Zidane, molle in avvio, cresceva senza incantare. Davids ringhiava e la Juve del secondo tempo si riavviava con lo stesso piglio. Inzaghino quasi l'aiutava nell'impresa, lisciando una palla da autogol. Ma tra il 21' e il 22', la partita e il campionato cambiavano direzione. Simeone, come in Coppa Italia, colpiva duro sul cross di Veron, mentre la difesa bianconera stava ancora variando i meccanismi senza Ferrara. Il disperato attacco della Juve in dieci si esauriva sui pugni di Ballotta che respingevano la punizione finalmente assassina di Del Piero al 46'. Ballotta fu il portiere della promozione della Reggiana di Ancelotti. Chissà che con quella parata, al Carletto non resti altro nel palmares.
► L'Unità titola: “Lazio, “colpo grosso”. La Juve ora è nel mirino. Esce Ferrara (espulso), Simeone va in gol”.
Torino - Vince la Lazio (1-0), si porta a tre punti dalla Juve, che incamera la seconda sconfitta consecutiva, butta al vento buona parte della sua dote, permettendo ai biancocelesti di avvicinarsi pericolosamente ed ora di sognare la grande rimonta. È la partita della grande occasione. Per la Juve e per la Lazio. Entrambe sanno che gli obiettivi da scudetto passano per la stessa via, anche se le situazioni sono diverse. La Juve cerca il suggello per vivere il resto del campionato senza dover soffrire; la Lazio sa che questa è l’ultima occasione per avvicinarsi al colosso bianconero e vivere di speranze fino al termine del torneo, sperando chissà in un altro scivolone dei bianconeri per completare la rimonta. Idee bellicose che il campo trasforma in una sfida elettrica, ricca di suspense e in alcuni momenti di calcio godibile.
Non ci sono esasperazioni tattiche, Juve e Lazio giocano dando fondo ad energie smisurate, mettendo in campo tutto il meglio del loro repertorio, che è di alta qualità. Niente alchimie tattiche, ma uno scontro intenso, dove ognuno cerca di mettere a profitto il proprio bagaglio tecnico. La Juve si presenta con la formazione annunciata. Tacchinardi, in forse alla vigilia recupera in fretta, così come Veron, guarito dal malore che lo ha colpito al ritorno dell’Argentina. Cosa che permette ad Eriksson di puntare sul modulo del 4-5-1, che ha dato nelle ultime esibizioni buoni frutti. Certo, con una difesa di granito come quella juventina, affidare il compito di guastatore ad un uomo soltanto, Inzaghi Simone, è un’idea un po’ velleitaria. Ma modulo che vince non si cambia. Comunque, nel primo quarto d’ora la Lazio sembra più concentrata della Juve. I biancocelesti cercano di sorprendere con alcune sortite velocissime la retroguardia bianconera, senza però perforarla. Ci prova Negro al 10’ ma la sua conclusione è debole. Para Van der Sar. Nel frattempo si sveglia la Juve. Comprende che non può concedere troppo spazio al suo avversario, accelera i ritmi del suo gioco, grazie al gran movimento di Davids, un vero moto perpetuo, ad un Del Piero ritrovato, che in un paio di occasioni fa vedere i sorci verdi ai difensori biancocelesti. Però Alex non ha il tiro di una volta. Prima ci pensa Ballotta a respingere con i pugni una sua conclusione al 18’, mentre va alto il colpo di testa al 27’ dopo un perfetto assist di Zidane. A proposito del francese, non è nelle migliori condizioni. Si muove molto, ma non affonda come sa fare lui. E la Juve ne risente. La fantasia del francese è una componente importante nell’economia di gioco della Juve. Prima del riposo, Nedved ha sui piedi un buon pallone al 41’: Simone Inzaghi lo serve alla perfezione, il suo tiro viene fortunosamente rimpallato da un difensore bianconero.
Quando si torna in campo, la partita non cambia di molto. C’è sempre un grande equilibrio. Si gioca molto a centrocampo, per i portieri non c’è molto da soffrire. Ancelotti ed Eriksson operano i primi due cambi. Fuori Tacchinardi, malconcio, e Conceicao, dentro Zambrotta e Stankovic. Più profondità per i bianconeri, più muscoli per i biancocelesti. Al 18’ Ballotta è bravissimo a respingere un missile da fuori area di Davids. Al 21’ Ferrara sgambetta Inzaghi in fuga. Nuova ammonizione per il difensore ed espulsione. È un segnale negativo, perché sulla conseguente punizione, la palla arriva a Veron, servizio per Simeone, che di testa fa secco Van der Sar. La Juve è colpita al cuore. Tenta una reazione disperata. Ma la Lazio resiste e si porta a casa tre punti d’oro. Lo scudetto non è più così lontano