Sabato 26 giugno 1976 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Genoa 1-0
Coppa Italia - Girone Semifinale A - gara 6
LAZIO: Pulici, Ghedin, Martini, Wilson, Polentes, Badiani, Garlaschelli, Re Cecconi (81' Masuzzo), Ferrari G.C., Lopez (61' Brignani), Giordano. A disp. Moriggi, Di Chiara, Manfredonia. All. Maestrelli.
GENOA: Lonardi, Rossetti, Ciampoli, A.Favaro, Rosato, Croci, Arcoleo, Catania, P.Mariani, Rizzo, Chiappara. A disp. Girardi, Favari, Basso, Torre, Campidonico. All. Simoni.
Arbitro: Tonolini (Milano).
Marcatori: 36' Re Cecconi.
Note: Serata umida e terreno scivoloso per il violento acquazzone abbattutosi in serata fino a poco prima della gara. Angoli 6-3 (3-2) per la Lazio. Al 56' Ferrari G.C. fallisce un calcio di rigore.
Spettatori: 1.855 paganti per un incasso di 3.955.000 lire.


► Dal Corriere dello Sport “Re Cecconi grande gol” nella cronaca della partita. Continua il quotidiano romano: “La Lazio si congeda dai suoi fedelissimi con una platonica vittoria sul Genoa (1-0 gol di Re Cecconi”.
La Lazio si è imposta come era nelle previsioni al Genoa, ma non con la lucidità e l’autorevolezza che era lecito aspettarsi sulla base della netta vittoria nell’incontro di andata. Evidentemente la partita di chiusura del girone di semifinale di Coppa Italia non rappresenta uno stimolo accettabile sul piano agonistico, essendo ormai la Lazio esclusa da ogni pronostico per la finalissima. Sotto il profilo diciamo sentimentale poteva essere l’occasione per un commiato festoso, un arrivederci al prossimo campionato, un impegno d’onore per tutti: per Tommaso Maestrelli che resta nell’ambito della società con incarichi di prestigio, per i giocatori che avrebbero potuto strappare la conferma, se fosse necessario, proprio nelle partite di scarso rimarco tecnico, ma adatte a far emergere pregi o difetti di temperamento. Non c’è dubbio che l’accordo raggiunto tra Maestrelli e la società per un’intesa che ancora continua, ha un po’ svuotato di grinta e di entusiasmo i giocatori laziali. Quella vista contro il Genoa non era la Lazio vera, ben lontana da quella di emergenza che tanto orgogliosamente aveva saputo battersi a San Siro contro l’Inter. Ha sfoggiato scarso impegno, quasi da allenamento. A svegliarla ci ha pensato spesso il Genoa con azioni ben congegnate che non si sono concluse in rete o per errore degli attaccanti o per le prodezze di Pulici, finalmente disinvolto anche nelle uscite più ardite, ma soprattutto attento, lucido in ogni circostanza, anche nelle più trascurabili. Il punteggio minimo è la sintesi fedele di ciò che le due squadre hanno avuto la forza di offrire a capo di un campionato e di una Coppa Italia che li hanno costretti a giocare, con la nausea sotto il naso, fino a giugno inoltrato.
La Lazio dopo un’annata avara di soddisfazioni ha concluso la Coppa con un certo rammarico: le solite cose che potevano essere (vedi il pareggio contro l’Inter a San Siro e mancata vittoria all’Olimpico con il Verona) e che non sono state (vedi la possibilità, dopo il risultato di Verona-Inter, di disputare la finalissima contro il Napoli). Eppure alla Coppa Italia la Lazio si era dedicata con una puntigliosità mai espressa negli altri anni. Sembrava che ad un certo momento la Coppa Italia potesse ripagarla delle tante delusioni del campionato e invece ora si morde le mani per l’occasione perduta, per un successo che poteva rilanciarla nel giro internazionale, dopo la sconcertante esperienza in Coppa Uefa con il Chernomoretz prima e il Barcellona dopo. Il Genoa, liberato dalle preoccupazioni del campionato, ha giocato con brio, disinvoltura, e in alcuni momenti con autentica bravura. Arcoleo, Rizzo, Rosato, Catania sono gli elementi che troveranno adeguata collocazione anche nel difficilissimo campionato di serie A. L’incompletezza ha inciso in modo evidente sul rendimento delle due squadre: con Pruzzo e Bonci il Genoa avrebbe ottenuto certamente di più in fase risolutiva, la Lazio avrebbe tratto indiscutibile vantaggio dalla presenza di D'Amico e di Ammoniaci. Anche il livello del gioco sarebbe stato più nobile, più piacevole la manovra, più moderni i temi tattici. Un giudizio sui singoli ci sembra inutile, anche perché sia i laziali, sia i genoani hanno giocato in venti, pensando soprattutto alle vacanze. Subito dopo la partita infatti i due mister, Simoni e Maestrelli, hanno dato l’arrivederci a tutti al prossimo campionato.
Il temporale che, da quattro giorni puntuale e non certo gradito omaggio meteorologico per i romani, ha ridotto al minimo, nel senso più letterale della parola, il numero degli spettatori per l’ultima partita del girone di Coppa Italia tra Lazio e Genoa. Si calcola, e non certo in senso paradossale, che ci sia più forza pubblica in campo che spettatori sulle tribune. Le squadre fanno la loro apparizione in campo solo qualche minuto prima dell’inizio. Preliminari brevissimi, scarni, essenziali. Fischio d’inizio in perfetto orario. Per quanto riguarda le formazioni, solo la Lazio è quella annunciata; il Genoa invece ha cambiato tutto, presentando una formazione del tutto inedita. Tuttavia, al fischio d’inizio è il Genoa che scatta e impegna la difesa laziale. Pulici in uscita, infatti, interrompe un’azione condotta da Arcoleo.
La Lazio stenta a ritrovare il passo, ma poi, a mano a mano che il gioco si sviluppa, assume lentamente l’iniziativa del gioco. Nonostante la buona volontà delle due squadre, di gioco, quello vero, se ne vede poco. Il Genoa, che schiera molti giocatori probabilmente sotto osservazione per una eventuale conferma per il prossimo anno appare più vivace rendendo così più affannosa l’azione della Lazio. Al 13’ Croci commette fallo su Garlaschelli. Punizione dal limite, tira Ferrari G.C. che costringe Lonardi in tuffo. Subito dopo è il Genoa che sfiora il gol a conclusione di un serrato scambio Arcoleo-Corradi. Sul tiro del primo, Pulici respinge in tuffo, recupera prontamente Corradi che tenta il pallonetto, il pezzo maestro, ma colpisce goffamente la palla ed il tiro si perde sul fondo. Al 23’ la Lazio si distende all’attacco, Garlaschelli entra in area e tira fortissimo; il rasoterra costringe in tuffo Lunardi il quale però non trattiene la palla. Scatta Ferrari G.C., tiro in cosa; Lonardi è battuto, ma Ciampoli salva miracolosamente sulla linea. Al 26’ Giordano a Polentes, cross dello stopper al centro, Ciampoli salta più in alto di tutti, respinge di testa, ma proprio sui piedi di Garlaschelli; il tiro dell’ala laziale è rapidissimo, ma Lonardi respinge ancora una volta in tuffo. Un minuto dopo, pericoloso contropiede del Genoa; Rizzo che è giunto a 25 metri dalla porta laziale, opera un gran tiro costringendo Pulici ad una bellissima parata. Il Genoa ha reazioni rapidissime, ed in diverse occasioni mette davvero in difficoltà la lazio, come del resto avviene al 32’ quando Wilson perde sfortunatamente un contrasto con Rizzo, il quale da metà campo lancia prontissimamente e con precisione sulla destra verso Mariani. Il centravanti genoano, liberissimo, entra in area, ma forse non controlla convenientemente la palla anche perché disturbato da Pulici in uscita, e quindi tira, ma lo fa con mira sbagliata e la palla si perde sul fondo.
La Lazio non è al meglio della condizione, e cerca di adattarsi alle circostanze, vale a dire anche al gioco duro dei genoani, in particolare di Arcoleo, autore di numerosi falli, ma che l’arbitro tuttavia non ritiene di censurare neppure con una ammonizione. Al 35’ azione di Polentes che giunto nella trequarti avversaria lancia verso Re Cecconi. Il centrocampista controlla la palla, opera qualche passo e poi tira da fuori area. Un tiro insidioso che mette in difficoltà Lonardi. Infatti la palla, a due metri dalla linea di porta, tocca terra e schizza via rendendo inutile il tuffo del portiere genoano. È l’1-0. La Lazio, dopo il vantaggio, appare più disinvolta, ma è il Genoa a farli minaccioso. Al 41’, infatti, su punizione-fionda di Rizzo, Pulici salva il risultato con una difficile respinta. Negli ultimi minuti la Lazio insiste, ma il Genoa stringe di più ancora le maglie difensive e i tentativi laziali si perdono ora sui piedi dei genoani, ora sul fondo. Una Lazio non certo al massimo della condizione e che solo a tratti riesce a ritrovare l’estro e il passo delle giornate migliori. L’arbitro Tonolini, piuttosto impacciato in alcune decisioni, fischia la sospensione del primo tempo con 15’’ di anticipo. È l’occasione per i fedelissimi della Lazio di applaudire e di osannare a gran voce Maestrelli mentre si avvia agli spogliatoi. Evidentemente non sanno ancora della riconferma di Maestrelli, sia pure con compiti diversi da quelli di tecnico.
Avvio deciso della Lazio nella ripresa, Ferrari G.C. scende sulla sinistra e crossa al centro. Di testa Garlaschelli scatta benissimo e mette all’incrocio dei pali. Sembra rete, ma Lonardi si distende e con la mano riesce a deviare in angolo. Al 10’ Badiani toglie una palla-gol ad Arcoleo e sulla rimessa di Pulici la Lazio scatta in contropiede con Giordano. Azione impetuosa del baby laziale che si libera di due avversari e si porta sulla linea di fondo. Giordano crossa al centro, ma Rosato devia la palla con il braccio: rigore nettissimo. Calcia Ferrari G.C., ma con tiro centrale rasoterra che permette a Lonardi di distendersi in tuffo e di respingere. La Lazio accusa leggermente il colpo e il Genoa si presenta con maggiore decisione in area laziale alla ricerca del pareggio. Intanto al 16’ Brignani sostituisce Lopez apparso piuttosto lento nei riflessi questa sera. Al 18’, altra azione di Giordano sulla sinistra. Il ragazzo opera un cross bene calibrato per Ferrari G.C. che però colpisce male; la palla tuttavia rimane in campo, recuperato in corsa da Giordano che tira senza indugi: la palla, violenta, finisce contro la facciata esterna del palo e poi sul fondo.
La Lazio insiste all’attacco con maggiore decisione; rispetto al primo tempo appare più disinvolta e più convinta nel gioco. Le sue azioni si susseguono con bella frequenza. Al 20’ fraseggio Re Cecconi-Badiani, il quale offre una palla d’oro alle punte a due passi da Lonardi, ma nessuna delle tre riesce a sfruttarla adeguatamente per il raddoppio. Decisa reazione del Genoa: Arcoleo rifinisce un pallonetto magnifico per rizzo che scatta bene in area, ma al momento del tiro è preceduto da Pulici in uscita. Al 34’ azione di Garlaschelli che è fermato fallosamente al limite dell’area. Punizione operata da Ferrari G.C., questa volta con un tiro sibilante che costringe Lonardi a distendersi per deviare la palla in angolo. Subito dopo la sostituzione di Re Cecconi con Masuzzo. Le due squadre sembrano accusare il peso della fatica, siamo praticamente agli sgoccioli della stagione ed il ritmo accenna ben presto a diminuire. È una chiusura a motori spenti. Una vittoria che non aggiunge niente all’annata piuttosto sconcertante della Lazio. Gli sparuti gruppi di tifoi applaudono alla squadra, ma soprattutto a Maestrelli.
► Il Messaggero titola: “L’addio di Maestrelli alla panchina con un successo sul Genoa: 1-0, gol di Re Cecconi”.
L’addio di Maestrelli diventa un arrivederci, un semplice divorzio dalla panchina, ma mille tifosi lo acclamano ugualmente prima, durante e dopo uno squallido Lazio-Genoa di Coppa Italia. La partita, rovinata dalla pioggia e da una formula che si rivela sempre più fallimentare, finisce con i biancoazzurri vittoriosi di misura su un avversario ridotto ai minimi termini e schierato in campo solo per correre e far fiato. Decide tutto un gol di Re Cecconi, una violenta sberla da venticinque metri, con Lonardi imbranato e battuto per colpa di Ciampoli, che lo copre in mezzo all'area. L'ultima uscita laziale non meriterebbe altri commenti; un saluto e tutti al mare. Ma Lazio-Genoa, nella sua strana dimensione, ha rappresentato un capitolo interessante del fine stagione: si sapeva del raggiunto accordo tra Maestrelli e la società, si attendeva, comunque, la reazione dei tifosi. C'è stata, con gruppetti di ragazzi a strillare dietro la panchina per mezzo incontro, senza filarsi il terreno di gioco, incuranti delle “prodezze” di Coppa, ormai buone solo per l'archivio. È stato bello!
La serata era iniziata in un clima di sagra paesana: tabelloni spenti, tribune deserte, Pulici a scoparsi la porta con le squadre già in “moto”, i panchinari tutti in piedi per l'impraticabilità della loro postazione. La palla viaggiava da un'area all'altra. Toccava una volta al Genoa, una alla Lazio, poi ancora il Genoa arrivava a un soffio dal gol. Rizzo pescava Mariani che puntava dritto su Pulici per poi sparargli il pallone tra le gambe. Il pericolo bastava a scuotere appena un po' la Lazio e a portarla di conseguenza in vantaggio: un paio di spinte poi la botta di Re Cecconi e la papera di Lonardi. Doveva essere il via per una piacevole corsa al gol, ma è stato solo un falso allarme. I ventidue giocatori, tutti in odor di ferie, avevano altri problemi. Solo Rizzo caracollava senza tregua e inutilmente, mentre la Lazio controllava il campo alla meno peggio, forzando a tratti, in tutta amicizia.
La ripresa ha avuto una sola fiammata, due episodi, poi si è spenta stancamente: un rigore di Ferrari G.C., sprecato, e un palo di Giordano, hanno movimentato l’ambiente per illuderlo fino al termine. Il rigore è nato da un tuffo di Favaro su cross di Giordano dalla sinistra: il libero rossoblù ha toccato involontariamente la palla col braccio mettendo in corner, ma il signor Tonolini ha scelto il calcio dal dischetto, rendendosi conto di dover sollecitare qualcosa di valido per lo spettacolo. Tonolini, purtroppo, non ha ricevuto collaborazione: Ferrari G.C. ha piazzato il pallone sugli stinchi di Lonardi, salvando l’interesse (!). Più tardi, al 18’, la grande occasione di Giordano, su tiro nettamente sbagliato di Ferrari G.C., con violento scontro palla-palo e nulla di fatto. Poi gli applausi a Maestrelli e il rompete le righe.
- Rassegna stampa
Da Il Tempo
Da Paese Sera
Da L'Unità