Domenica 13 dicembre 1992 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Inter 3-1

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13 dicembre 1992 - 2544 - Campionato di Serie A 1992/93 - XIII giornata - calcio d'inizio ore 15.00

LAZIO: Orsi, Corino, Favalli, Sclosa (59' Marcolin), Luzardi, Cravero, Fuser, Doll (90' Stroppa), Riedle, Winter, Signori. A disp.: Roma, Bergodi, Neri. All. Zoff.

INTER: Abate, Bergomi, De Agostini, Berti, Ferri, Battistini, Bianchi, Shalimov, Pancev, Sammer, Fontolan. A disp.: Fortin, Paganin (I), Tramezzani, Orlando, Manicone. All. Bagnoli.

Arbitro: Sig. Cesari (Genova).

Marcatori: 60' Fuser, 73' Winter, 76' Fontolan (I), 84' Signori.

Note: ammonito Corino. Antidoping: Riedle, Doll, Berti, Paganin. Calci d'angolo: 12-10.

Spettatori: paganti 20.698, incasso L. 831.400.000, abbonati 30.279, quota L. 789.467.000.

Dal Guerin Sportivo: il goal di Fuser
Dal Guerin Sportivo: la rete di Fontolan
Abate anticipa Riedle
Signori contro Berti
Il biglietto (marrone) in "Curva Nord"
Il biglietto (azzurro) in "Curva Sud"
Il raddoppio di Winter

Decomposta in difesa e dannata in attacco, l'Inter è rimasta appesa a una partita sfatta con l'esitazione tipica di chi si sorprende persino di scamparla. A galvanizzarla era una Lazio a sua volta perforata da un nevrotico senso di incompiutezza, mesta e masochista. Ma appena fuori da questo confronto psicanalitico, le diversità e le lontananze si sono espresse con la pienezza dei numeri: 3-1 il risultato, 3-0 (almeno) le occasioni, tutto a vantaggio della Lazio che nella partita ha cercato il coro per fare un'orchestra, mentre l'Inter al massimo cercava un mediocre che non steccasse in una banda di dopolavoristi sfiatati e sgomenti. Per un tempo, il primo, calcio modesto, senza odori e senza sapori, unico colore, comunque, quello della Lazio: al 6' , Riedle reperito da un cross di Doll, colpiva di testa centrando Abate a palme aperte in mezzo alla porta (metà errore dell'attaccante, prodezza intera del portiere); al 37', ancora Riedle (in scivolata) e ancora su cross di Fuser costringeva Abate all'opposizione di piede; al 39', sempre Riedle, solo e favorito da una deviazione sporca e sballata di Doll, falliva il gol con Abate di nuovo reattivo all'intercettazione di corpo. Le tre opportunità delineavano un concetto di squadra: Doll dietro due punte che incrociavano il movimento, Fuser che si procacciava lo spazio lungo la fascia per traversoni in mezzo all'area, latitava forse il fraseggio stretto, la capacità di superare l'Inter sul piano puramente tecnico, il dai e vai a triangolare che apre spesso le difese immobili. Con un buon centrocampo (da destra, Fuser incontrollato da De Agostini, Winter ignoto a Sammer, Sclosa puntuale davanti allo scapestrato Berti e Favalli più costante di Bianchi), la Lazio finiva per patire solo i sussulti interisti a causa di una difesa mai consapevole di sé (tutti sufficienti, solo Luzardi eccellente per due interventi decisivi su Fontolan e Pancev). Il gol di Fuser al 15' della ripresa, su punizione bella anche se originata da un involontario fallo di mani di Bergomi, ha scardinato l'equilibrio simulato: l'Inter provando a rialzarsi ha increspato le acque e la Lazio illogicamente ha temuto di finire inghiottita. Prima di arretrare del tutto assieme alle proprie angosce (rischio corso per dieci minuti esatti), la Lazio ha trovato la lucidità per il raddoppio in contropiede classico: ispirato da Signori con finezza d'esterno, interpretato con gaia forza da Fuser che ha traversato l'area dove Winter ha eseguito il tocco lieve oltre l'immobile Bergomi e l'innocente Abate. Quindi Fontolan (32', doppio assist con la testa di Pancev e Sammer) ha riesumato la finzione a uso e consumo di un confronto squilibrato. Ma sette minuti dopo, Signori ha piantato la sua classe briosa planando tra Bergomi e Ferri in una prodigiosa accelerazione, imbastita di finte e rapide conversioni. Gol del giusto, il giusto nel risultato.

Non sa vincere sul campo, centrifugata dall'orgoglio laziale, e dimostra di non saper perdere adesso che c'è da raccontare il secondo consecutivo k.o. L'ultima domenica interista nell'anno di grazia 1992 è un distillato di figure mortificanti, caratterizzata da silenzi e fughe poco molto onorevoli. Ad affrontare il giudizio della pubblica opinione è soltanto Beniamino Abate, un comprimario, personaggio da riflettori spenti. Per scovare altre tracce di nerazzurro nel labirinto dello stadio Olimpico servono appostamenti, serve appoggiarsi al fattore sorpresa. Il pullman pronto per Fiumicino è un provvidenziale rifugio blindato, una sorta di fuga dalle responsabilità. "Facile scaricare sulla difesa le colpe di quanto sta accadendo, puntualizza Abate, il vice Zenga. Non vorrei abusare dei luoghi comuni, spiegando che si vince e si perde in undici, però affermo che, a volte, ci si può difendere anche in undici". E questo è già un primo messaggio, neppure troppo cifrato, spedito ai colleghi. "Per quanto mi riguarda - aggiunge il secondo portiere nerazzurro - ho un piccolo rammarico e riguarda la punizione di Fuser. Lui l'ha calciata benissimo, ma io non ho visto partire il pallone". Bravo e coraggioso Beniamino, ma il resto degli sconfitti dov'è ? Ecco Battistini presso un'uscita laterale. Circondato, non può esimersi da un'analisi superficiale. "Abbiamo preso quel gol su punizione - racconta - e poi, nel tentativo di rimontare, abbiamo rischiato troppo". Discorsi da provinciale, giustificazioni in fondo avvilenti per chi, nonostante tutto, guida ancora la classifica del campionato delle inseguitrici. "Vero - commenta a voce bassa il libero interista -, loro nel primo tempo hanno avuto tante occasioni ed è stato bravo Abate a rimediare. La Lazio ha governato il pallone a centrocampo ed è pure riuscita a sistemarsi in maniera da non subire il nostro contropiede. Signori? Bel gol il suo, ma noi abbiamo fatto poco per impedirglielo. A questo punto sia benedetta la sosta". Al volo anche una riflessione di Sosa, ex Lazio. "Signori merita di indossare la maglia che avevo io. Gol come il suo ne ho visti pochi. Non soltanto in Italia, ma pure nel mondo". Sai che allegria per i tifosi nerazzurri?

I biancazzurri continuano il silenzio.stampa. E nemmeno il successo sull'Inter li convince a cambiare idea, ad avere maggior rispetto per i tifosi. "Ci sarebbero molte cose da dire e, allora, è meglio lasciarlo da parte, il rispetto", dice Zoff lasciando capire di essere d'accordo con i suoi ragazzi. E la giornata delle parole mancate, dei "musi lunghi". Il tecnico laziale viene contestato ancora una volta, i primi cori arrivano addirittura quando Fuser ha appena fatto secco Abate. Cragnotti lo difende, chiedendo alla frangia più ostile dei tifosi di dimostrare di avere la stessa serietà della società, e lo stesso fanno i sostenitori meno "duri". Tanto che a un certo punto tra curva e "distinti" c'è un battibecco. Lui, l'allenatore, dice: "I cori li hanno messi a tacere altri tifosi? Non sono queste le soddisfazioni. L'importante è che la squadra si batta e vinca. Il resto non ha alcuna importanza". Zoff si sofferma sull'incontro. "Passeremo un bel Natale perché è stata un'ottima vittoria. Abbiamo gli stessi punti della Juventus? Gli altri li guarderemo alla fine del campionato. Adesso l'importante è aver superato brillantemente questo scoglio". C'è chi azzarda che la squadra possa aver giocato meglio per l'assenza di Gascoigne. Il tecnico replica seccamente: "Non è cambiato assolutamente nulla". Insomma, la Lazio è nella parte alta del gruppone che disputa il torneo "normale", senza il Milan, e Zoff è consapevole che la sua compagine può finalmente cominciare a recitare un ruolo da protagonista: "La classifica è molto "corta", c'è tanto equilibrio. I risultati dimostrano che qualsiasi squadra può mettere in difficoltà un'altra: noi abbiamo avuto qualche battuta d'arresto, da un po' di tempo a questa parte collezioniamo risultati buoni, ma non ci possiamo cullare sugli allori", aggiunge in un momento d'enfasi. Cragnotti ripropone la Lazio come la formazione candidata a diventare l'anti-Baresi e C. e sottolinea come obiettivo gratificatore possa essere la vittoria nella classifica-cannonieri di Signori. "Sì, è importante. Ma lo è ancor di più centrare il posto in Coppa Uefa", incalza Zoff. Che ribadisce: "Se i giocatori si esprimono ad alto livello, è meglio per tutti".

Fonte: Corriere della Sera