Domenica 15 maggio 1977 - Roma, stadio Olimpico – Lazio-Cesena 3-0

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Stagione

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1930. Campionato di Serie A 1976/77 - XXIX giornata

LAZIO: Pulici F., Ammoniaci, Martini L., Wilson, Pighin, Cordova, Rossi R., Agostinelli A., Giordano, Viola (46' D'amico), Badiani. (12° Garella, 14° Ghedin). All. Vinicio.

CESENA: Boranga, Lombardo, Beatrice, Pepe, Oddi, Zaniboni, Bittolo, Frustalupi, Lucchi (60' Benedetti), Valentini, Palese. (12° Martini P., 14° Batistoni). All. Ferrario (in panchina Marcello Neri).

Arbitro: Sig. Celli di Trieste.

Marcatori: 33' Cordova, 75' Beatrice (aut), 77' Rossi R.

Note: giornata primaverile, terreno in perfette condizioni.

Spettatori: 45.000 circa.

Per dare rotondità alla vittoria della Lazio nella partita di congedo all'Olimpico contro il già condannato Cesena, ci sono voluti i primi tentativi di invasione di campo da parte dei giovanissimi sostenitori della squadra biancazzurra, che intendevano festeggiare, al termine della gara i propri beniamini. Così la Lazio, che aveva rimediato il vantaggio di un solo gol nel primo tempo, proprio con il peggior uomo in campo, Cordova, trovava poi la spinta necessaria per andare altre due volte a segno (la prima grazie ad un autogol di Beatrice e poi con Rossi), mentre un migliaio di giovani, usando una scala a mo' di ponte levatoio per superare il fosso di protezione si erano portati sul margini del terreno di gioco, sotto la curva sud, tenuti a bada dal poliziotti con l'aiuto dei cani. Nel clima di guerriglia urbana di questi giorni, per la polizia era come controllare una vera festa popolare. Così la gara ha avuto regolarmente termine e, con il tacito accordo con i giocatori delle due squadre, l'esordiente arbitro Celli ha dato il fischio di chiusura quando quasi tutti i giocatori delle due squadre erano nelle prossimità del tunnel che conduce agli spogliatoi. L'unico tagliato fuori dalla «ritirata» è stato il portiere Boranga, la cui maglia rosso fuoco era appetita doppiamente dai delusi sostenitori laziali, i quali avevano dovuto rinunciare alle amate maglie azzurre. Boranga non mollava l'indumento e solo dopo lunghe traversie, protetto da qualche dirigente laziale, fra spintoni e gomitate, riusciva a raggiungere il rifugio degli spogliatoi dopo aver subito una doppia doccia, gli venivano infatti versati in testa due secchi d'acqua del massaggiatore. Nel primo tempo la Lazio ha parecchio deluso costringendo Vinicio a sbracciarsi per invitare i giocatori a non attaccare ad imbuto, ma sfruttando le fasce laterali. Il Cesena presentava delle novità, ma il migliore risultava Frustalupi che a centrocampo sovrastava Cordova. Ma proprio Cordova al 33', interrompendo una melina avversaria su errato passaggio del diretto avversario, indugiava palla al piede, proprio al limite della area di rigore del Cesena, aspettando che un compagno gli dettasse il passaggio; poi, visto Boranga leggermente fuori dai pali, lo superava con un tiro parabolico di eccezionale precisione. Nella ripresa Vinicio lasciava negli spogliatoi Viola, troppo personalista, e lo sostituiva con D'Amico. Il gioco della Lazio viveva ora sui guizzi del rientrante centrocampista, sulla consueta spinta di Martini e Badiani. Ma solo quando i primi "ultras" entravano sul terreno di gioco, al 71' Giordano, servito da D'Amico, si trovava solo in area, saltava Boranga uscito dai pali e da posizione angolata calciava in rete. Irrompeva in spaccata Beatrice che deviava nella porta incustodita, negando la rete al giovane centravanti biancoceleste. Quattro minuti dopo il terzo gol: cross di Agostinelli dalla destra; saltavano in diversi a vuoto sul dischetto del rigore e Rossi, rimasto fermo, batteva di precisione in rete. Poi solo i preparativi della grande fuga finale.





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