Domenica 25 novembre 1973 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Inter 1-1

Da LazioWiki.

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25 novembre 1973 - 1.789 - Campionato di Serie A 1973/74 - VI giornata - inizio ore 14,30

LAZIO: F.Pulici, Petrelli, L.Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D'Amico. A disposizione: 12 Moriggi, 13 Facco, 14 Franzoni). Allenatore: Maestrelli.

INTER: L.Vieri, Giubertoni, Facchetti, Oriali, Bellugi, Burgnich, Massa (52' A.Moro), Fedele, Boninsegna, Mazzola (I), Bedin. A disposizione: 12 I.Bordon, 13 Bini. All. Helenio Herrera.

Arbitro: Sig. Panzino (Catanzaro).

Marcatori: 28' Chinaglia, 75' Bedin.

Note: cielo semicoperto, temperatura rigida, terreno in buone condizioni. Antidoping negativo. Ammonito Petrelli. Calci d'angolo 10-5 per la Lazio.

Spettatori: 56.645 di cui 18.315 abbonati per un incasso di £. 189.930.300

Martini contro Facchetti
Dalla rivista Inter FC, il commento della gara


La Lazio non riesce più a vincere e centra il terzo pareggio consecutivo. Stavolta sono i biancocelesti a recriminare per aver dominato l'incontro e non aver centrato la vittoria. Maestrelli sorprende tutti schierando il giovane D'Amico dal primo minuto. Ed è proprio dai piedi vellutati del giovane di Latina che partono le migliori azioni biancocelesti. Al 28' Chinaglia trafigge Vieri alla sua sinistra con un tiro angolato, tra il tripudio dei tifosi biancocelesti. Il primo tempo si esaurisce con altre azioni poco fortunate dell'undici laziale. Anche la ripresa inizia con il pressing dei padroni di casa, che però si esaurisce col passare dei minuti per via del campo pesante, dando modo all'Inter di raddrizzare la partita con il gol di Bedin al 75'. Il finale di gara con le squadre allungate è caotico e poco costruttivo. La vetta si allontana: il Napoli è primo in classifica con 9 punti, 2 punti in più dei biancocelesti terzi a 7 punti.


l'Unità titola: "All'Olimpico Lazio-Inter 1-1: partita avvincente, giocata a ritmo infernale. Chinaglia e Bedin a sorpresa. Il pareggio accontenta tutti. Dominano i nerazzurri e segna il "Long John" della nazionale - Poi quando tutti si aspettano il raddoppio la finta ala interista mette nel sacco Wilson e soci - Opaca prova di Mazzola - Bella partita del " baby" D'Amico - La Lazio non è assolutamente in crisi".

L'articolo così prosegue: La Lazio, con in testa Maestrelli, reagendo epidermicamente al risultato scaturito al termine dell'incontro all'Olimpico con l'Inter, si è abbandonata all'amarezza. I biancazzurri, nella ripresa, stavano largamente dominando, legittimavano il gol di Chinaglia (venuto al 29' del primo tempo), chiudendo in una morsa i nerazzurri, vincevano tutti i duelli con i diretti avversari e al 25' avevano sfiorato il raddoppio con D'Amico (Vieri aveva alzato in area e un difensore si era incaricato di salvare sulla linea, prevenendo l'accorrere di Nanni). Ma tanta furia offensiva portava la squadra a sbilanciarsi troppo in avanti, alla ricerca del gol che avrebbe chiuso definitivamente il conto. E puntuale è arrivato il castigo, per molti versi immeritato, ma che non fa altro che ribadire l'altalena di "genio e sregolatezza" che contraddistingue questa Lazio che a tratti incanta e a tratti fa percorrere brividi lungo la schiena. II gol di Bedin - forse mal contrastato a sufficienza tanto da Re Cecconi che da Frustalupi — è stata la classica rete che la difesa biancazzurra è, da un po' di tempo a questa parte, solita subire, dato l'inadeguato stacco di testa degli uomini di retroguardia. Ma oltre il risultato di 1-1, l'incontro ha detto assai di più, sia sul piano tecnico tattico e di gioco di squadra e non poteva essere altrimenti, vista la possanza dell'avversario, in vetta alla classifica, con il migliore attacco del campionato, e un Boninsegna che aveva annichilito il Foggia — domenica scorsa — staffilando in rete ben quattro palloni. Eppoi dove lo mettete il richiamo del "mago" HH che, nel bene e nel male, galvanizza sempre l'attenzione? Da questo confronto dovevano scaturire indicazioni illuminanti: era legittimo che Wilson avanzasse la sua candidatura quale migliore erede di Burgnich nel ruolo di "libero"? Chinaglia aveva ragione di sostenere che ormai il suo esame di laurea si era concluso a Wembley, e come non vi fosse bisogno di una nuova sfida con Boninsegna? A Maestrelli poteva essere data credibilità, quando sosteneva che la Lazio non era affatto in crisi?

E dall'altra parte, si poteva credere al lavoro di ricostruzione operato da Helenio Herrera, tornato alla guida della "sua" Inter? E per entrambe un motivo dominava su ogni altra considerazione: quale era il ruolo che, in prospettiva Lazio e Inter potevano recitare ai fini della stabile permanenza nell'olimpo delle "grandi"? Dunque, quando alla vigilia, avevamo definito questo 37' confronto romano tra biancazzurri e nerazzurri, una "gatta sul tetto che scotta", non ci eravamo affatto sbagliati, perché sia Maestrelli che Herrera (e di conseguenza i 22 in campo), hanno veramente rischiato di rimaner bruciati, ma il pareggio ha per fortuna, prodotto soltanto delle ustioni di lieve entità facilmente rimarginabili e tutto sommato, il risultato di parità può ritenersi giusto. Per più di 20' i biancazzurri hanno "ballato" sui carboni ardenti. L'Inter si è lanciata subito in avanti e il "Bonimba" castigator si è presentato al 9' con un colpo di testa che è uscito di poco fuori sulla destra di Pulici, per ripetersi poi al 20' con un gran tiro, ancora sibilante fuori sulla destra. Ma la più grossa occasione l'ha avuta Massa (un Massa rigenerato dalla "cura" Herrera), quando al 23' ha scavalcato con un tiro assassino Pulici e che Oddi è riuscito a respingere proprio sulla linea. Bedin ribadiva la supremazia nerazzurra spedendo, al 26', di poco fuori sulla sinistra un pallone che aveva fatto secchi difesa e portiere. Tutti aspettavano il gol nerazzurro da un momento all'altro, quasi con rassegnazione, ma è accaduto l'incredibile. La Lazio si scuote, si autofustiga e monta a cassetta. Al 37' Garlaschelli, su cross di Frustalupi, gira di testa e Vieri si produce nel primo difficile intervento. Ma i "burini" - come li ama chiamare Giovanni Arpino — fanno di più, si galvanizzano e al 29' Chinaglia beffa Vieri, facendosi assolvere per l'unica occasione mancata al 21' durante il predominio nerazzurro. Cross dell'"ex" Frustalupi, pasticciano in due in difesa, Chinaglia raccoglie, si sposta sulla destra e lascia partire una vera e propria "bomba" con leggero effetto. E Vieri ci prova, ma la sfera gli fa "marameo" a pochi centimetri dalle dita: esplode l'Olimpico.

Ora è la Lazio a dominare e al 44', dopo che la palla rimpalla su un nerazzurro che intercetta un tiro di Chinaglia, è Nanni che mette... paura al "mago". Nella ripresa la fisionomia del match non cambia. E' sempre la Lazio ad imporre il suo gioco, con il "baby" D'Amico che ha completamente frastornato il pur tenace Oriali e Chinaglia che duella bravamente col suo amico "azzurro" Bellugi. Ma HH corre ai ripari. Immette Moro e fa uscire Massa (e qui sbaglia, perché il meno produttivo appare invece Mazzola, ma Mazzola non si.. tocca). La furia biancazzurra non si placa, eppure un po' più di giudizio non guasterebbe, ma il "cervello" Frustalupi è in fase di calo atletico, mentre Re Cecconi lamenta qualche pausa, ma Martini rimedia a tutto. D'Amico non viene premiato dal gol (siamo al 25'). perché prima è Vieri ad alzargli il pallone e poi è un difensore a salvare sulla linea. E' il momento più bello di questa partita che è stata sempre avvincente, giocata a ritmo infernale. La Lazio si esprime a livelli che sopperiscono persino al calo di alcuni suoi uomini. Tutti si aspettano il raddoppio, ma i "marpioni" di HH approfittano di un errore di Frustalupi. Un suo passaggio sbagliato favorisce Mazzola che smista subito a Moro, gran galoppata sulla fascia laterale destra e cross in corsa, la difesa biancazzurra non si avvede di Bedin completamente smarcato e la falsa-ala gira di testa, con Pulici che abbozza soltanto un tentativo. Per la Lazio è una vera e propria mazzata. Da questo momento, fino alla fine, gioca a sprazzi rischiando perfino di vedersi castigata più di quanto meriti. Ma Boninsegna e Oriali non hanno buona mira. Quasi allo scadere vi son due pericoli da entrambe le parti: Chinaglia, solo davanti a Vieri, non riesce ad agganciare un pallone (gli aveva picchiato sul viso) e Moro arriva stanco davanti a Pulici, spedendo fuori. L'incontro è finito, ma le indicazioni son venute. Wilson è meritevole di Monaco; Chinaglia non deve sostenere alcun nuovo esame; la Lazio non è affatto in crisi, ma in grande salute; le scelte di D'Amico e Petrelli vanno confermate. Herrera ha saputo tirar fuori da questa Inter, non ancora al meglio, una più razionale manovra, ma tra le due ci è apparsa più squadra la Lazio.