Lenzini Umberto: differenze tra le versioni
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==Biografia== |
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[[Image:Lenzini1.jpg|thumb|left|200px|Umberto Lenzini]] |
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[[File:lenz.jpg|thumb|left|200px|Umberto Lenzini, il primo a sinistra, vittorioso. E' il 14 giugno 1931]] |
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[[Image:00290lenz.jpg|thumb|left|200px|Lenzini impegnato nel G.P. delle Regioni di Atletica sui 100 e nel lungo (4 ottobre 1931)]] |
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[[File:lenzini vince i cento m ai fasci giovanili del 1933 agosto.jpg|thumb|left|200px|Umberto Lenzini vittorioso nei cento metri piani ai Fasci giovanili dell'agosto 1933]] |
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[[File:15ott31.jpg|thumb|left|200px|In questa partita amichevole del 15 ottobre 1931 nella Juventus Romana giocava Umberto Lenzini]] |
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[[File:Lenzini atletica 33.jpg|200px|left|thumb|Campione Giovani Fascisti nel 1933]] |
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[[File:Lenz33.jpg|200px|left|thumb|Umberto Lenzini nel 1933]] |
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[[Immagine:wals.jpg|thumb|left|200px|Uno scorcio di Walsenburg, località di nascita di Umberto Lenzini]] |
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[[Immagine:len3.jpg|thumb|left|200px|Con Bernardini e Maestrelli a Pievepelago]] |
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[[Immagine:Esempio.jpg|left|200px|thumb|Lenzini con l'allenatore Renato Gei]] |
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[[Immagine:wals_garage.jpg|200px|right|thumb|La planimetria di un garage della famiglia Lenzini a Walsenburg (1927)]] |
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[[Immagine:U. Lenzini e T. Maestrelli.jpg|thumb|left|200px|Umberto Lenzini e Tommaso Maestrelli]] |
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[[Immagine:Cassia.jpg|thumb|200px|right|Palazzine sulla Cassia costruite dai Lenzini]] |
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[[Immagine:Lenz1.jpg|left|200px|thumb|Assieme a Pino Wilson]] |
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[[Immagine:len4.jpg|right|200px|thumb|Durante un giro d'onore]] |
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[[File:lenumberto.jpg|thumb|right|200px|Lenzini assiste ad un allenamento della Lazio]] |
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[[Image:Lenzini3.jpg|thumb|left|200px|Un giro d'onore di Lenzini]] |
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[[Immagine:pievepelago78.jpg|200px|right|thumb|Le grane estive dei reingaggi]] |
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[[Image:vinicio_Maestrelli_Lenzini.jpg|thumb|right|200px|Tommaso Maestrelli, Umberto Lenzini e Luis Vinicio]] |
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[[Immagine:Lenzini e Chinaglia.jpg|thumb|left|200px|Insieme a Giorgio Chinaglia]] |
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[[Immagine:Lenzini a Grottaferrata.jpg|thumb|right|200px|Lenzini ad una manifestazione]] |
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[[Image:Lenzini2.jpg|thumb|left|200px|Il giorno dello scudetto]] |
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[[Immagine:ULenzini.jpg|thumb|right|200px|Un'immagine del Presidente biancoceleste]] |
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[[Image:Lenzini_sedia.jpg|thumb|left|200px|Lenzini in un momento di relax <BR> (gent.conc. sig. Andrea Lenzini)]] |
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[[immagine:lenzini1973.jpg|thumb|right|200px|Lenzini e Re Cecconi nel 1973]] |
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===Biografia=== |
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Presidente, nato a Walsenburg (Colorado - U.S.A.) il [[20 luglio]] [[1912]] e deceduto a Roma il [[22 febbraio]] [[1987]]. |
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Era figlio di emigranti originari di un paesino ai piedi dell'[[Abetone]], andati in cerca di fortuna negli Stati Uniti dove, vicino a Colorado Springs, a Huerfano, gestivano un classico emporio dove si poteva trovare dalla farina alla pistola Colt. L'attività fruttò bene e la famiglia rientrò in patria: Umberto aveva 15 anni e conservò il passaporto statunitense. Mentre i suoi genitori investivano i dollari guadagnati col duro lavoro in America acquistando diversi terreni nella zona alle spalle dell'attuale Piazzale degli Eroi fino alla Valle dell'Inferno, Umberto Lenzini terminava con ottimo profitto i suoi studi di Ragioneria presso l'istituto "Duca degli Abruzzi" a piazza Indipendenza. Nella sua permanenza negli States, da piccolo cadde in un fiume e fu salvato per miracolo da un indiano che lo riportò a riva. Di quella brutta esperienza porterà sempre il ricordo con una vistosa cicatrice in testa. |
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===Amante dello sport=== |
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Amante dello sport e del calcio in particolare, cercò di praticare il suo sport preferito, ma a causa del suo status di cittadino americano non poteva essere tesserato. Finalmente venne aggregato dalla Pistoiese come libero e inizia a giocare vere partite. In questa squadra militavano ottimi giocatori come Ferrero e Nekadoma. Passò poi alla Rondinella, alla [[Fortitudo]] ed infine alla Juventus Roma, dove nel [[1931]] incontrò in una gara la Lazio che vince 5-1. E fu proprio Lenzini a segnare la rete della bandiera della sua squadra. Dopo un provino negativo sostenuto con la Lazio dove fu scartato da [[Canestri Dino|Dino Canestri]], su pressante invito della sua famiglia si trasformò da discreta ala sinistra in un ottimo atleta centometrista, conquistando il titolo italiano dei giovani fascisti e militando per nove anni nella società Borgo Prati Trionfale. |
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Amava ricordare che sui 100 metri aveva un personale di 11 secondi; ottenne discreti risultati anche nel salto in lungo. Finita la guerra, la famiglia Lenzini si dedicò alle costruzioni e pian piano, grazie ad accurati investimenti, Umberto, insieme ai fratelli [[Lenzini Aldo|Aldo]] ed [[Lenzini Angelo|Angelo]], iniziò ad accrescere il patrimonio familiare. La famiglia Lenzini edificò molte zone di Roma nord, dalla Balduina alla Pineta Sacchetti, fino alla Tomba di Nerone, costruendo un impero finanziario non indifferente che le aprì le porte dell'alta finanza romana. |
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===Lo zio d'America=== |
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[[Immagine:wals.jpg|thumb|left|150px|uno scorcio di Walsenburg]] |
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[[Immagine:28ott31.jpg|thumb|right|120px|In questa cronaca del [[28 ottobre]] [[1931]] che riporta un incontro del Campionato di 2^ Divisione tra Lazio II (rinforzata da alcuni titolari) e Juventus Romana, Lenzini, attaccante di quest'ultima squadra, è giudicato in maniera lusinghiera]] |
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[[Immagine:wals_garage.jpg|200px|right|thumb|La planimetria di un garage della famiglia Lenzini a Walsenburg 1927]]Umberto Lenzini nacque a Walsenburg (Colorado - U.S.A.) il [[20 luglio]] [[1912]]. |
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Era figlio di emigranti originari di un paesino ai piedi dell'Abetone, andati in cerca di fortuna negli Stati Uniti dove, vicino a Colorado Springs, a Huerfano, gestivano un classico emporio dove si poteva trovare dalla farina alla pistola colt. L'attività fruttò bene e la famiglia rientrò in patria: Umberto aveva 15 anni e conservò il passaporto statunitense. |
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Mentre i suoi genitori investivano i dollari guadagnati col duro lavoro in America, acquistando diversi terreni nella zona alle spalle dell'attuale Piazzale degli Eroi fino alla Valle dell'Inferno, Umberto Lenzini terminava con ottimo profitto i suoi studi di Ragioneria presso l'istituto "Duca degli Abruzzi" a piazza Indipendenza. |
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Amante dello sport e del calcio in particolare, cercò di praticare il suo sport preferito, ma a causa del suo status di cittadino americano non poteva essere tesserato. |
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Finalmente venne aggregato dalla [[Pistoiese]] come libero e inizia a giocare vere partite. In questa squadra militavano ottimi giocatori come Ferrero e Nekadoma. Passò poi alla [[Rondinella]], alla [[Fortitudo]] ed infine alla [[Juventus Roma]], dove nel [[1931]] incontrò in una gara la Lazio che vince 5-1. E fu proprio Lenzini a segnare la rete della bandiera della sua squadra. Dopo un provino negativo sostenuto con la Lazio dove fu scartato da Dino Canestri, su pressante invito della sua famiglia si trasformò da discreta ala sinistra in un ottimo atleta centometrista, conquistando il titolo italiano dei giovani fascisti e militando per nove anni nella società Borgoprati. Amava ricordare che sui 100 metri aveva un personale di 11 secondi. Questo tempo non è però verificato perchè non presente su alcuna fonte . |
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Finita la guerra, la famiglia Lenzini si dedicò alle costruzioni e pian piano, grazie ad accurati investimenti, Umberto Lenzini, insieme ai fratelli [[Lenzini Aldo | Aldo]] e [[Lenzini Angelo | Angelo]], iniziò ad accrescere il patrimonio familiare. |
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La famiglia Lenzini edificò molte zone di Roma nord, dalla Balduina alla Pineta Sacchetti, fino alla Tomba di Nerone, costruendo un impero finanziario non indifferente che le aprì le porte dell'alta finanza romana. |
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===Presidente della Lazio=== |
===Presidente della Lazio=== |
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La passione per il calcio però non era stata dimenticata da Umberto che, il [[29 ottobre]] [[1964]] entra nel Consiglio di Amministrazione della Lazio con la carica di Vicepresidente assieme ad [[Miceli Angelo|Angelo Miceli]] e con il Generale [[Vaccaro Giorgio|Giorgio Vaccaro]] come Presidente. Venne formato un ampio consiglio in cui, oltre a lui, vi erano ben 17 persone: [[Fabiani Luciano|Fabiani]], [[Miceli Angelo|Angelo Miceli]], [[Covelli Alfredo|Alfredo Covelli]], [[Gilardoni Giovanni|Giovanni Gilardoni]], [[Vaccaro Giorgio|Giorgio Vaccaro]], Casoni, [[Ercoli Andrea|Ercoli]], il Marchese [[Gerini Antonio|Antonio Gerini]], [[Liberatori Italo|Italo Liberatori]], [[Ciolfi Luciano|Luciano Ciolfi]], Tamilia, [[Antonelli Roberto|Roberto Antonelli]], De Santis, De Acutis, Tribiori, [[Minciaroni Aladino|Aladino Minciaroni]] ed [[Agostini Gerardo|Gerardo Agostini]]. |
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[[Image:Lenzini1.jpg|thumb|left|200px|Il neo vicepresidente]] |
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[[Immagine:Cassia.jpg|thumb|200px|right|Palazzine sulla Cassia costruite dai Lenzini]]La passione per il calcio però non era stata dimenticata da Umberto Lenzini, che il [[29 ottobre]] [[1964]] entra nel consiglio di amministrazione della Lazio con la carica di Vicepresidente assieme a [[Miceli Angelo | Miceli]] e con il Gen. [[Vaccaro Giorgio | Vaccaro]] come Presidente. Venne formato un ampio consiglio in cui, oltre a lui, vi erano ben 17 persone: Fabiani, Miceli, Covelli, Gilardoni, Vaccaro, Casoni, Ercoli, il Marchese Gerini, Liberatori, Ciolfi, Tamilia, Antonelli, De Santis, De Acutis, Tribiori, Minciaroni ed Agostini. |
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Per le esigue casse della Lazio fu una boccata di ossigeno ed infatti appena un anno dopo, il [[18 novembre]] [[1965]], Umberto Lenzini venne eletto dall'assemblea dei soci nuovo Presidente della Lazio Calcio, ricevendo la guida della società dal reggente [[Casoni Gian Chiarion|Gian Chiarion Casoni]]. Lenzini non entrò in un momento felice per la gloriosa società biancazzurra che si dibatteva nelle parti basse della classifica e che nel [[1967]] retrocesse per la seconda volta in [[Serie B]]. Intanto il [[27 aprile]] [[1967]] la Lazio, su indicazione della [[F.I.G.C.]], si trasformò in società per azioni, elevando il capitale sociale da 1 milione a 400 milioni di Lire. Lenzini liquidò tutti e promosse segretario [[Vona Fernando|Fernando Vona]], un fedele dirigente che faceva parte della Polisportiva dal [[1947]]. La retrocessione nei cadetti fu un colpo molto duro e, per uscire dalla difficile situazione, Umberto chiamò in società [[Fiore Roberto|Roberto Fiore]], un giovane ex presidente del [[Napoli SSC|Napoli]], presentandolo ufficialmente il [[12 giugno]] [[1967]]. |
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Questi licenziò [[Neri Maino|Maino Neri]] e assunse [[Gei Renato|Renato Gei]] come allenatore, ma i risultati furono sconfortanti e addirittura i biancocelesti rimasero coinvolti nella lotta per la retrocessione. Lenzini ebbe l'intuizione di richiamare [[Lorenzo Juan Carlos|Juan Carlos Lorenzo]] alla panchina della Lazio, dimenticando così il burrascoso divorzio del [[1964]]. Don Juan aveva idee chiare e finalmente nel [[1968/69]] la Lazio poté festeggiare la promozione in [[Serie A]]. Nel frattempo Lenzini rafforzava la sua quota azionaria divenendo padrone assoluto della società e promuovendo sia il tecnico [[Lorenzo Juan Carlos|Lorenzo]] che [[Giambartolomei Guido|Guido Giambartolomei]] come consiglieri personali. La promozione in [[Serie A]] venne festeggiata in pompa magna il [[23 giugno]] [[1969]] a Villa Miani e durante la festa il presidente biancazzurro annunciò alcune importanti operazioni di mercato: il definitivo ingaggio di [[Facco Mario|Mario Facco]] e di [[Mazzola (II) Ferruccio|Ferruccio Mazzola (II)]], provenienti dall'[[Inter]] e pagati ben 275 milioni di lire. Inoltre annunciò l'acquisto di tre ragazzi che andavano ad infoltire la rosa ma che nessuno allora conosceva e che molti snobbavano: [[Nanni Franco|Franco Nanni]] dal Trapani, [[Wilson Giuseppe|Giuseppe Wilson]] e [[Chinaglia Giorgio|Giorgio Chinaglia]] dall'[[Internapoli]]. |
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La campagna acquisti per la stagione [[1969/70]] venne completata successivamente con l'acquisto del portiere [[Sulfaro Michelangelo|Michelangelo Sulfaro]] e di [[Papadopulo Giuseppe|Giuseppe Papadopulo]], più i due giovani [[Stellone Gaetano|Gaetano Stellone]] ed [[Chiossi Ivan|Ivan Chiossi]]. Lenzini non era del tutto convinto della bontà delle scelte ma [[Lorenzo Juan Carlos|Lorenzo]] lo tranquillizzò manifestando l'intenzione di voler puntare tutto sul giovane [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]]. |
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Per le esigue casse della Lazio fu una boccata di ossigeno ed infatti appena un anno dopo, il [[18 Novembre]] [[1965]], Umberto Lenzini venne eletto dall'assemblea dei soci nuovo Presidente della Lazio Calcio, ricevendo la guida della società dal reggente [[Casoni Gian Chiaron | Casoni]]. Lenzini non entrò in un momento felice per la gloriosa società biancazzurra, che si dibatteva nelle parti basse della classifica e che nel [[1967]] retrocesse per la seconda volta in [[Serie B]]. |
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Intanto il [[27 aprile]] [[1967]] la Lazio, su indicazione della [[F.I.G.C.]], si trasformò in società per azioni, elevando il capitale sociale da 1 milione a 400 milioni. Lenzini liquidò tutti e promosse segretario [[Vona Fernando| Fernando Vona]], un fedele dirigente che faceva parte della Polisportiva dal [[1947]]. |
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La retrocessione nei cadetti fu un colpo molto duro e per uscire dalla difficile situazione, Umberto chiamò in società [[Fiore Roberto | Fiore]] un giovane ex presidente del Napoli, presentandolo ufficialmente il [[12 giugno]] [[1967]]. |
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Questi licenziò [[Neri Maino|Neri]] e assunse [[Gei Renato|Gei]] come allenatore ma i risultati furono sconfortanti e addirittura i biancocelesti rimasero coinvolti nella lotta per la retrocessione. |
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Lenzini ebbe l'intuizione di richiamare [[Juan Carlos Lorenzo |Lorenzo]] alla panchina della Lazio, dimenticando così il burrascoso divorzio del [[1964]]. |
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Don Juan aveva idee chiare e finalmente nel [[1968/69]] la Lazio poté festeggiare la promozione in [[Serie A]]. |
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Nel frattempo Lenzini rafforzava la sua quota azionaria divenendo padrone assoluto della società e promuovendo sia il tecnico Lorenzo che [[Giambartolomei Guido | Giambartolomei]] come consiglieri personali. |
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La promozione in [[Serie A]] venne festeggiata in pompa magna il [[23 giugno]] [[1969]] a Villa Miani e durante la festa il presidente biancazzurro annunciò alcune importanti operazioni di mercato: il definitivo ingaggio di [[Facco Mario | Facco]] e di [[Mazzola (II) Ferruccio | Mazzola (II)]], provenienti dall'[[Inter FC| Fc Inter]] e pagati ben 275 milioni di lire. |
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Inoltre annunciò l'acquisto di tre ragazzi che andavano ad infoltire la rosa ma che nessuno allora conosceva e che molti snobbavano: [[Nanni Franco | Nanni]] dal [[Trapani]], [[Wilson Giuseppe | Wilson]] e [[Chinaglia Giorgio | Chinaglia]] dall'[[Internapoli]]. |
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La campagna acquisti per la stagione [[1969/70]] venne completata successivamente con l'acquisto del portiere [[Sulfaro Michelangelo | Sulfaro]] e di [[Papadopulo Giuseppe | Papadopulo]], più i due giovani [[Stellone|Stellone]] e [[Chiossi|Chiossi]]. |
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Lenzini non era del tutto convinto della bontà delle scelte ma Lorenzo lo tranquillizzò manifestando l'intenzione di voler puntare tutto sul giovane Chinaglia. |
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===Chinaglia e Lorenzo=== |
===Chinaglia e Lorenzo=== |
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[[Immagine:Lenz1.jpg|right|200px|thumb|Assieme a Wilson]][[Immagine:Esempio.jpg|left|200px|thumb|Lenzini con l'allenatore Gei]] |
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La stagione [[1969/70]] sembrò iniziare nei migliori dei modi per Lenzini. La scoperta di [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]] da parte di [[Lorenzo Juan Carlos|Lorenzo]] sembrò essere giusta, perché il giovane attaccante si mise subito in mostra segnando diverse reti. Ad ottobre si dimise [[Giambartolomei Guido|Giambartolomei]] ed il consiglio di amministrazione subì un rimpasto. Alla fine del girone d'andata la Lazio navigava nella media-bassa classifica e tra [[Lorenzo Juan Carlos|Lorenzo]] e Lenzini cominciò a serpeggiare un crescente malumore, potenziato da atteggiamenti e da alcune dichiarazioni inopportuni del tecnico argentino. Comunque la squadra chiuse il [[campionato]] con un dignitoso ottavo posto, il miglior piazzamento da quando Lenzini era in carica. Intanto venne nominato segretario generale [[Galli Carlo|Carlo Galli]]. Nel'estate [[1970]] tra Lenzini e [[Lorenzo Juan Carlos|Lorenzo]] calò il gelo a causa di alcune operazioni di mercato fatte dal presidente e non avallate dall'allenatore. Sopratutto l'acquisto del giovane portiere Castellini e di [[Manservisi Pierpaolo|Pierpaolo Manservisi]] scatenarono aspre polemiche, tanto che l'estremo difensore non verrà più acquistato. Nel ritiro estivo [[Lorenzo Juan Carlos|Lorenzo]] fece, inoltre, delle esternazioni che offensero Lenzini e il [[campionato]] [[1970/71]] fu un autentico calvario. |
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La stagione [[1969/70]] sembrò iniziare nei migliori dei modi per Lenzini. |
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La scoperta di Chinaglia da parte di Lorenzo sembrò essere giusta, perché il giovane attaccante si mise subito in mostra segnando diverse reti. |
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Dopo [[Domenica 7 febbraio 1971 - Cagliari, stadio Sant'Elia - Cagliari-Lazio 2-1|la trasferta di Cagliari]] nel febbraio [[1971]] con la Lazio fanalino di coda, [[Lorenzo Juan Carlos|Lorenzo]] venne esonerato ma i tifosi costrinsero Lenzini a revocare la sua decisione. Il presidente, da parte sua, dichiarò la sua intenzione di voler lasciare la Lazio a fine [[campionato]]. L'apice delle polemiche si ebbe [[Domenica 4 aprile 1971 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Foggia 2-1|dopo un Lazio-Foggia]], quando i due si scontrarono davanti agli increduli giocatori. In realtà Lenzini non aveva nessuna voglia di lasciare e anzi, in segreto, contattò un ex arbitro internazionale, [[Sbardella Antonio|Antonio Sbardella]], che mostrava velate simpatie per la Lazio. A [[campionato]] finito, con la Lazio penultima e retrocessa, Lenzini annunciò l'esonero di [[Lorenzo Juan Carlos|Lorenzo]] e conferì l'incarico di Direttore Sportivo allo stesso [[Sbardella Antonio|Sbardella]], sorprendendo così squadra, stampa e tifosi. [[Chinaglia Giorgio|Giorgio Chinaglia]], legato da amicizia a [[Lorenzo Juan Carlos|Lorenzo]], chiese di essere ceduto, ma la reazione di Lenzini e soprattutto di [[Sbardella Antonio|Sbardella]] fu durissima: [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]] venne deferito alla Lega e multato. L'aria stava cambiando: la disciplina e l'ordine divennero un imperativo programmatico primario per la società. |
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Ad Ottobre si dimise Giambartolomei e il consiglio di amministrazione subì un rimpasto. |
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Alla fine del girone d'andata la Lazio navigava nella media-bassa classifica e tra Lorenzo e Lenzini cominciò a serpeggiare un crescente malumore, potenziato da atteggiamenti e da alcune dichiarazioni inopportuni del tecnico argentino. |
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Comunque la squadra chiuse il campionato con un dignitoso ottavo posto, il miglior piazzamento da quando Lenzini era in carica. |
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Intanto venne nominato segretario generale [[Galli Carlo | Galli]]. |
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Nel'estate [[1970]] tra Lenzini e Lorenzo calò il gelo a causa di alcune operazioni di mercato fatte dal presidente e non avallate dall'allenatore. |
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Sopratutto l'acquisto del giovane portiere [[Castellini Luciano | Castellini]] e di [[Manservisi Pierpaolo | Manservisi]] scatenarono aspre polemiche, tanto che l'estremo difensore non verrà più acquistato. |
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Nel ritiro estivo Lorenzo fece, inoltre, delle esternazioni che offensero Lenzini e il campionato [[1970/71]] fu un autentico calvario. |
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Dopo la trasferta di Cagliari nel Febbraio [[1971]] con la Lazio fanalino di coda, Lorenzo venne esonerato ma i tifosi costrinsero Lenzini a revocare la sua decisione. Il presidente, da parte sua, dichiarò la sua intenzione di voler lasciare la Lazio a fine campionato |
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L'apice delle polemiche si ebbe dopo un Lazio-Foggia, quando i due si scontrarono davanti agli increduli giocatori. |
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In realtà Lenzini non aveva nessuna voglia di lasciare e anzi, in segreto, contattò un ex arbitro internazionale, [[Sbardella Antonio | Sbardella]], che mostrava velate simpatie per la Lazio. |
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A campionato finito, con la Lazio penultima e retrocessa, Lenzini annunciò l'esonero di Lorenzo e conferì l'incarico di Direttore Sportivo allo stesso Sbardella, sorprendendo così squadra, stampa e tifosi. |
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[[Chinaglia Giorgio | Chinaglia]] , legato da amicizia a Lorenzo, chiese di essere ceduto, ma la reazione di Lenzini e soprattutto di Sbardella fu durissima: Chinaglia venne deferito alla Lega e multato. |
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L'aria stava cambiando: la disciplina e l'ordine divennero un imperativo programmatico primario per la società. |
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===La scelta di Maestrelli=== |
===La scelta di Maestrelli=== |
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[[Immagine:len3.jpg|thumb|left|200px|Con Bernardini e Maestrelli a Pivepelago]][[Immagine:len4.jpg|right|200px|thumb|Durante un giro d'onore]] |
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La prima decisione fu quella di assumere un allenatore capace di rompere con il passato e qui Sbardella ebbe un'intuizione avallata da Lenzini, sia pure con qualche perplessità. Un giovane allenatore che, pur retrocesso con il [[ |
La prima decisione fu quella di assumere un allenatore capace di rompere con il passato e qui [[Sbardella Antonio|Sbardella]] ebbe un'intuizione avallata da Lenzini, sia pure con qualche perplessità. Un giovane allenatore che, pur retrocesso con il [[Foggia]] in quella stagione, aveva ben fatto negli anni precedenti con la [[Reggina]] e con gli stessi pugliesi, arrivando a conquistare il premio "Seminatore d'Oro" in [[Serie C]] e in [[Serie B]]: era [[Maestrelli Tommaso|Tommaso Maestrelli]]. [[Sbardella Antonio|Sbardella]] contattò quindi [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]], che non senza qualche remora per il futuro ambiente, accettò l'incarico. Appresa la notizia, molti tifosi andarono contro Lenzini perché il nuovo allenatore aveva un passato da giocatore della [[Roma]] e non accettarono di buon grado la decisione. Comunque il presidente stavolta tirò dritto e affidò la squadra al quarantanovenne tecnico toscano. Che il vento fosse in qualche modo cambiato lo dimostrò il fatto che [[Venerdì 25 giugno 1971 - Basilea, stadio Saint Jacob - Basilea-Lazio 1-3|la Lazio conquistò]] la [[Coppa delle Alpi]], primo trofeo della gestione Lenzini. |
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Appresa la notizia, molti tifosi andarono contro Lenzini perché il nuovo allenatore aveva un passato da giocatore con la [[Roma | As Roma]] e non accettarono di buon grado la decisione. Comunque il presidente stavolta tirò dritto e affidò la squadra al quarantanovenne tecnico toscano. |
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[[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]] dettò subito delle condizioni-base per il futuro della Lazio, due delle quali erano le conferme di [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]] e [[Massa Giuseppe|Giuseppe Massa]] per la stagione successiva. Lenzini, per tenere fede alla parola data, arrivò a rifiutare 500 milioni per l'attaccante. La vigilia del nuovo [[campionato]] non fu facile, le casse erano pressocchè vuote e la squadra arrivò addirittura a scioperare [[Domenica 3 ottobre 1971 - Terni, stadio Liberati - Ternana-Lazio 1-0|prima della trasferta di Terni]]. La Lazio inoltre deludeva, barcamenandosi tra il terzo e il quinto posto, e Lenzini dovette subire pressanti contestazioni da parte dei tifosi riunitosi sotto il gruppo "Coscienza della Lazio", alle cui spalle c'era sempre [[Lorenzo Juan Carlos|Juan Carlos Lorenzo]], bramoso di riprendersi la panchina della Lazio. Ma il presidente non cedette di un passo e confermò la fiducia incondizionata a [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]]. La squadra alla fine lo ripagò con la promozione in [[Serie A]]. |
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Che il vento fosse in qualche modo cambiato lo dimostrò il fatto che la Lazio conquistò la [[Coppa delle Alpi]], primo trofeo della gestione Lenzini. |
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Maestrelli dettò subito delle condizioni base per il futuro della Lazio, due delle quali erano le conferme di Chinaglia e [[Massa Giuseppe | Massa]] per la stagione successiva. |
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Lenzini, per tenere fede alla parola data, arrivò a rifiutare 500 milioni per l'attaccante. |
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La vigilia del nuovo campionato non fu facile, le casse erano pressocchè vuote e la squadra arrivò addirittura a scioperare prima della trasferta di Terni. |
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La Lazio inoltre deludeva, barcamenandosi tra il terzo e il quinto posto, e Lenzini dovette subire pressanti contestazioni da parte dei tifosi riunitosi sotto il gruppo ''Coscienza della Lazio'', alle cui spalle c'era sempre Lorenzo, bramoso di riprendersi la panchina della Lazio. |
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Ma il presidente non cedette di un passo e confermò la fiducia incondizionata a Maestrelli. La squadra alla fine lo ripagò con la promozione in [[Serie A]]. |
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===Dalla beffa allo scudetto=== |
===Dalla beffa allo scudetto=== |
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La promozione saldò ancora di più la stima reciproca fra Lenzini e [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]], mentre a Milano all'Hotel Gallia, sede del calciomercato, [[Sbardella Antonio|Sbardella]], di concerto con gli altri due, compiva una campagna acquisti che lasciò di stucco i tifosi. Venne ceduto l'idolo [[Massa Giuseppe|Massa]] all'[[Inter]] per 300 milioni più [[Frustalupi Mario|Mario Frustalupi]] e [[Silva Massimo|Massimo Silva]] e fu ingaggiato il giovane portiere [[Pulici Felice|Felice Pulici]] dal [[Novara]]. Una sconosciuta ala, [[Garlaschelli Renzo|Renzo Garlaschelli]], arrivò in comproprietà dal [[Como]] e il biondo centrocampista [[Re Cecconi Luciano|Luciano Re Cecconi]] venne preso dal [[Foggia]] su espressa richiesta dell'allenatore. Venne anche ceduto [[Sulfaro Michelangelo|Michelangelo Sulfaro]] alla [[Roma]] in cambio di [[Petrelli Sergio|Sergio Petrelli]] e 18 milioni. Ciò scatenò ancora una volta le ire dei tifosi che accusarono Lenzini di aver acquistato un romanista. In realtà Lenzini conosceva bene i grandi problemi economici che affliggevano la società ed inoltre [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]], che aveva un ottimo mercato, fu blindato e furono rifiutate offerte vicino al miliardo di Lire. La squadra intanto era stata eliminata dalla [[Coppa Italia]] e Lenzini cominciò a pensare ad un esonero dell'allenatore, forse poco adatto al palcoscenico della [[Serie A|massima serie]]. |
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[[Image:Lenzini3.jpg|thumb|right|200px|Un giro d'onore di Lenzini]] |
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La promozione saldò ancora di più la stima reciproca fra Lenzini e Maestrelli, mentre a Milano all'Hotel Gallia, sede del calciomercato, Sbardella, di concerto con gli altri due, compiva una campagna acquisti che lasciò di stucco i tifosi. |
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Venne ceduto l'idolo Massa all'Inter per 300 milioni più [[Frustalupi Mario | Frustalupi]] e [[Silva Massimo | Silva]], e fu ingaggiato il giovane portiere [[Pulici Felice | Pulici]] dal Novara. |
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Una sconosciuta ala, [[Garlaschelli Renzo | Garlaschelli]], arrivò in comproprietà dal Como e il biondo centrocampista [[Re Cecconi Luciano | Re Cecconi]] venne preso dal Foggia su espressa richiesta dell'allenatore.Venne anche ceduto Sulfaro alla Roma in cambio di [[Petrelli Sergio | Petrelli]] e 18 milioni Ciò scatenò ancora una volta le ire dei tifosi che accusarono Lenzini di aver acquistato un romanista. |
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In realtà Lenzini conosceva bene i grandi problemi economici che affliggevano la società ed inoltre Chinaglia, che aveva un ottimo mercato, fu blindato e furono rifiutate offerte vicino al miliardo di lire. La squadra intanto era stata eliminata dalla [[Coppa Italia]] e Lenzini cominciò a pensare ad un esonero dell'allenatore, forse poco adatto al palcoscenico della massima serie. |
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Il calendario prevedeva le sfide con Inter, Fiorentina e Juventus nelle prime tre giornate: il presidente, convinto che la Lazio non avrebbe fatto nemmeno un punto, avrebbe avuto carta bianca per il cambio di panchina. |
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Ed invece la Lazio si trasformò arrivando a lottare per lo [[Scudetto]]. |
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L'euforia travolse tutto l'ambiente e Lenzini per primo. |
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Trionfali furono i suoi giri di campo prima di ogni incontro in cui ringraziava la folla Laziale che, a sua volta, riversava fiumi di denaro nelle asfittiche casse biancazzurre facendo registrare sempre il tutto esaurito e battendo ogni record di incasso. Lenzini, istintivo ma capace, legò a meraviglia con Tommaso Maestrelli commettendo un solo errore quando, infastidito dai loro giochi, cacciò i piccoli figli gemelli del tecnico dagli spogliatoi prima dell'inizio del derby di ritorno, mandando così su tutte le furie il padre Tommaso. Il giorno dopo il "Presidentone" si scuserà con i bambini, donando loro una costosissima enciclopedia per ragazzi. |
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[[Image:Lenzini2.jpg|thumb|left|200px|Il giorno dello scudetto]] |
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Il calendario prevedeva le sfide con [[Inter]], [[Fiorentina]] e [[Juventus]] nelle prime tre giornate: il presidente, convinto che la Lazio non avrebbe fatto nemmeno un punto, avrebbe avuto carta bianca per il cambio di panchina. Ed invece la Lazio si trasformò arrivando a lottare per lo [[Scudetto]]. L'euforia travolse tutto l'ambiente e Lenzini per primo. |
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Per tutti diventò il "Sor Umberto" o "Lo Zio D'America", la tifoseria lo adorava, la stampa lo esaltava. |
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Trionfali furono i suoi giri di campo prima di ogni incontro in cui ringraziava la folla laziale che, a sua volta, riversava fiumi di denaro nelle asfittiche casse biancazzurre facendo registrare sempre il "tutto esaurito" e battendo ogni record di incasso. Lenzini, istintivo ma capace, legò a meraviglia con [[Maestrelli Tommaso|Tommaso Maestrelli]] commettendo un solo errore quando, infastidito dai loro giochi, [[Domenica 11 marzo 1973 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Roma 2-0|cacciò i piccoli figli gemelli del tecnico dagli spogliatoi]] prima dell'inizio del [[derby]] di ritorno, mandando così su tutte le furie il padre Tommaso. Il giorno dopo il "Presidentone" si scuserà con i bambini, donando loro una costosissima enciclopedia per ragazzi. |
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La Lazio, la sua Lazio, a 90 minuti dalla fine del campionato [[1972/73]] ebbe la possibilità di vincere il campionato all'ultima giornata ma a Napoli, in un ambiente ostile, arrivò la fine del sogno tanto agognato. |
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Qualcuno in verità, in settimana, aveva provato a consigliare a Lenzini di ammorbidire i partenopei con un premio a "perdere" ma il presidente, ligio ai suoi ideali dello sport, aveva rifiutato. |
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Alla fine furono forse altri a dare un premio a "vincere" ai campani, che si imposero per 1-0 giocando una partita alla morte che fece sfumare i sogni tricolori della Lazio. |
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Lenzini nei giorni seguenti denunciò le tante stranezze avvenute a Napoli, ma tutto fu messo a tacere e ancor oggi, pur con le tante ammissioni di diversi protagonisti di allora, non si è mai chiarito bene ciò che avvenne quel [[20 maggio]] [[1973]]. |
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Lenzini, superata presto la delusione, portò tutti in gita premio negli U.S.A., dove si giocarono una serie di amichevoli. |
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Per tutti diventò il "Sor Umberto" o "Lo Zio D'America", la tifoseria lo adorava, la stampa lo esaltava. La Lazio, la sua Lazio, a 90 minuti dalla fine del [[campionato]] [[1972/73]] ebbe la possibilità di vincere il torneo all'ultima giornata [[Domenica 20 maggio 1973 - Napoli, stadio San Paolo - Napoli-Lazio 1-0|ma a Napoli]], in un ambiente ostile, arrivò la fine del sogno tanto agognato. Qualcuno in verità, in settimana, aveva provato a consigliare Lenzini di ammorbidire i partenopei con un premio a "perdere" ma il presidente, ligio ai suoi ideali dello sport, aveva rifiutato. Alla fine furono forse altri a dare un premio a "vincere" ai campani, che si imposero per 1-0 giocando una partita alla morte che fece sfumare i sogni tricolori della Lazio. Lenzini nei giorni seguenti denunciò le tante stranezze avvenute a Napoli, ma tutto fu messo a tacere e ancor oggi, pur con le tante ammissioni di diversi protagonisti di allora, non si è mai chiarito bene ciò che avvenne quel [[20 maggio]] [[1973]]. Lenzini, superata presto la delusione, portò tutti in gita premio negli U.S.A., dove si giocarono una serie di amichevoli. |
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La stagione [[1973/74]] vide la conferma di tutti eccetto quella di Sbardella,reo di aver svolto un ruolo oscuro nella tentata cessione della società a una cordata capeggiata dal neo consigliere Riva. |
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Il campionato ricominciò un po' in sordina per i biancocelesti, ma già a Natale la Lazio si collocò in testa alla classifica e stavolta non ce fu per nessuno. |
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La stagione [[1973/74]] vide la conferma di tutti eccetto quella di [[Sbardella Antonio|Antonio Sbardella]], reo di aver svolto un ruolo oscuro nella tentata cessione della società a una cordata capeggiata dal neo consigliere [[Riva Riccardo|Riccardo Riva]]. Il [[campionato]] ricominciò un po' in sordina per i biancocelesti, ma già a Natale la Lazio si collocò in testa alla classifica e stavolta non ce ne fu per nessuno. Il presidente era superstizioso e prima della gara compiva sempre i soliti rituali: i biglietti omaggio ai giocatori, i rigori da segnare a [[Pulici Felice|Pulici]] e la partita a poker col tecnico. Si arrivò così al [[12 maggio]] [[1974]], quando un boato immenso lo accoglie nel giro del campo, accolto da oltre 90.000 tifosi per quello che è il suo trionfo. Alle 17.45 l'arbitro fischiò la fine [[Domenica 12 maggio 1974 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Foggia 1-0|della gara vinta]] sul [[Foggia]] per 1-0 e Umberto Lenzini diventò così il primo presidente [[Campione d'Italia]] della sezione Calcio. I festeggiamenti si accavallarono per giorni e giorni, ormai era da tutti considerato "Papà Lenzini". Venne premiato persino in Campidoglio e la stampa era tutta con lui. |
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Il presidente era superstizioso e prima della gara compiva sempre i soliti rituali: i biglietti omaggio ai giocatori, i rigori da segnare a Pulici e la partita a poker col tecnico. |
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Si arrivò così al [[12 maggio]] [[1974]], quando un boato immenso lo accoglie nel giro del campo, accolto da oltre 90.000 tifosi per quello che è il suo trionfo. |
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Alle 17.45 l'arbitro fischiò la fine della gara vinta sul Foggia per 1-0 e Umberto Lenzini diventò così il primo presidente Campione d'Italia per la sezione Calcio. |
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I festeggiamenti si accavallarono per giorni e giorni, ormai era da tutti considerato "Papà Lenzini". |
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Venne premiato persino in Campidoglio e la stampa era tutta con lui. |
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===Gli anni travagliati=== |
===Gli anni travagliati=== |
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Lenzini, nell'estate seguente, fu ben felice di sapere da [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]] che non si sarebbero dovuti fare grossi acquisti per la stagione [[1974/75]], visto che l'U.E.F.A. aveva ratificato la squalifica in [[Coppa dei Campioni - Champions League|Coppa dei Campioni]] per la Lazio. Arrivò solo [[Badiani Roberto|Roberto Badiani]] dalla [[Sampdoria]], e più tardi [[Ghedin Pietro|Pietro Ghedin]]. Il [[campionato]] iniziò bene, ma poi la squadra progressivamente si smarrì. A febbraio Lenzini venne informato di alcuni disturbi fisici accusati dell'allenatore e amico [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]], ma non ci badò molto. Poi a marzo [[1975]] l'allenatore ebbe una serie di malori che ne consigliarono il ricovero. Il verdetto fu atroce: si trattava di cancro al fegato. A Lenzini crollò il mondo addosso. [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]] venne momentaneamente sostituito da [[Lovati Roberto|Roberto Lovati]], sperando in una miracolosa guarigione dell'allenatore [[campione d'Italia]]. |
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Arrivò solo [[Badiani Roberto | Badiani]] dalla [[Sampdoria U.C. | Sampdoria]], e più tardi [[Ghedin Pietro | Ghedin]]. |
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Purtroppo, di fronte all'evidenza dei fatti, fu necessario pensare ad un sostituto per la stagione successiva. Intanto [[Chinaglia Giorgio|Giorgio Chinaglia]] desiderava andare a giocare un'amichevole con i [[Cosmos New York|Cosmos di New York]], sperando di essere ceduto per ricongiungersi con la famiglia che si era trasferita negli States. Lenzini accettò di fargli giocare l'amichevole ma non volle cederlo definitivamente. Nel frattempo scelse il nuovo allenatore: [[Corsini Giulio|Giulio Corsini]]. Questi, definito un sergente di ferro, smembrò la squadra-[[scudetto]] e fece acquistare dei giocatori di suo gradimento. Quando finalmente [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]] tornò alla Lazio, ritrovò pochissimi compagni vecchi e vide molti volti nuovi e non pensò di meglio che attaccare il presidente. Il [[campionato]] iniziò con [[Domenica 5 ottobre 1975 - Genova, stadio Luigi Ferraris - Sampdoria-Lazio 0-1|la rete di un giovanotto trasteverino]] arrivato dalla [[Primavera]]: si trattava di [[Giordano Bruno|Bruno Giordano]], che regalò un momento felice in una stagione che sarà da dimenticare. Lenzini è al corrente di liti furiose tra [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]] e [[Corsini Giulio|Corsini]], la squadra precipitava in classifica con il rischio concreto di retrocedere in [[Serie B]]. Per di più la Lazio fu al centro di un caso politico senza precedenti: in Spagna il regime del dittatore Francisco Franco ebbe una recrudescenza repressiva e la Lazio, per conto del suo presidente Lenzini e anche sotto la spinta della stampa e dell'opinione pubblica, si rifiutò di ospitare il Barcellona [[Mercoledì 22 ottobre 1975 - Roma - Lazio-Barcellona 0-3 a tavolino per rinuncia|nella gara di andata]] di [[Coppa UEFA|Coppa U.E.F.A.]], perdendo a tavolino per 0-3. |
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Il campionato iniziò bene, ma poi la squadra progressivamente si smarrì. |
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A Febbraio Lenzini venne informato di alcuni disturbi fisici accusati dell'allenatore e amico Maestrelli, ma non ci badò molto. Poi a Marzo [[1975]] l'allenatore ebbe una serie di malori che ne consigliarono il ricovero. |
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Tutta Italia applaudì la decisione del presidente che si sentì fiero del gesto fatto davanti al mondo intero. Intanto, dopo un'ennesima sconfitta, decise di esonerare [[Corsini Giulio|Corsini]], anche perché [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]] era miracolosamente migliorato. Affidare di nuovo la squadra a lui fu automatico. E con [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]] sofferente, ma di nuovo in panchina, la Lazio [[Domenica 16 maggio 1976 - Como, stadio Giuseppe Sinigaglia - Como-Lazio 2-2|si salvò all'ultima giornata]], anche se il [[campionato]] ebbe una coda disciplinare a causa di un pretestuoso ricorso dell'[[Ascoli]] su [[L'indagine federale su Cesena Lazio 1975/76|un presunto tentativo di illecito]] messo in atto dalla Lazio [[Domenica 18 aprile 1976 - Cesena, stadio La Fiorita - Cesena-Lazio 0-0|prima della gara]] col [[Cesena]]. Qualche settimana prima Lenzini, sebbene controvoglia, aveva ceduto [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]] ai [[Cosmos New York|Cosmos]], stremato dalle innumerevoli pressioni del giocatore che era arrivato a minacciare di smettere l'attività con conseguente ingente perdita economica per la Lazio. Prima della fine del [[campionato]] "Long John" lasciò la squadra e per Lenzini fu solo la prima fitta al cuore di una lunga serie. La vendita di [[Chinaglia Giorgio|Chinaglia]] portò nelle vuote casse biancocelesti 650 milioni di Lire. Questi soldi verranno spesi per acquistare nuovi giocatori voluti dal nuovo allenatore [[Vinicio (Luís Vinícius de Menezes)|Luis Vinicio]], mentre [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]] rimase nello staff come supervisore. |
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Il verdetto fu atroce: si trattava di cancro al fegato. A Lenzini crollò il mondo addosso. |
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Maestrelli venne momentaneamente sostituito da [[Lovati Roberto | Lovati]], sperando in una miracolosa guarigione dell'allenatore campione d'Italia. |
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Lenzini non riusciva ad entusiasmarsi più di tanto nonostante quella Lazio giocasse bene e dimorasse costantemente nelle parti alte della classifica. La squadra possedeva tre ragazzi che promettevano grandi cose: uno è [[Giordano Bruno|Bruno Giordano]], gli altri due [[Manfredonia Lionello|Lionello Manfredonia]] ed [[Agostinelli Andrea|Andrea Agostinelli]], prodotti del vivaio, ma il pensiero era costantemente rivolto a [[Maestrelli Tommaso|Maestrelli]], visto l'aggravarsi delle condizioni di salute del grande allenatore che il [[2 dicembre]] [[1976]] morirà dopo una breve agonia. Era la fine di un periodo d'oro per la Lazio, forse irripetibile. E non si era ancora ripreso quando la sera del [[18 gennaio]] [[1977]] gli arrivò una telefonata agghiacciante: [[Re Cecconi Luciano|Luciano Re Cecconi]] [[La tragedia della morte di Re Cecconi|era stato colpito da un colpo d'arma da fuoco]], dopo uno scherzo mal riuscito ad un amico gioielliere. Solo il tempo di correre all'ospedale che il giocatore era già morto. Un altro colpo durissimo per lui e per tutta la Lazio. |
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Purtroppo, di fronte all'evidenza dei fatti, fu necessario pensare ad un sostituto per la stagione successiva. |
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Intanto [[Chinaglia Giorgio | Chinaglia]] desiderava andare a giocare un'amichevole con i [[Cosmos | Cosmos New York]], sperando di essere ceduto per ricongiungersi con la famiglia che si era trasferita negli States. Lenzini accettò di fargli giocare l'amichevole ma non volle cederlo definitivamente. |
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Nel frattempo scelse il nuovo allenatore: [[Corsini Giulio | Corsini]]. |
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Questi, definito un sergente di ferro, smembrò la squadra scudetto e fece acquistare dei giocatori di suo gradimento. |
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Quando finalmente Chinaglia tornò alla Lazio, ritrovò pochissimi compagni vecchi e vide molti volti nuovi e non pensò di meglio che attaccare il presidente. |
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Il campionato iniziò con la rete di un giovanotto trasteverino arrivato dalla primavera: si trattava di [[Giordano Bruno | Bruno Giordano]], che regalò un momento felice in una stagione che sarà da dimenticare. |
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Lenzini è al corrente di liti furiose tra Chinaglia e Corsini, la squadra precipitava in classifica con il rischio concreto di retrocedere in [[Serie B]]. |
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Per di più la Lazio fu al centro di un caso politico senza precedenti: in Spagna il regime del dittatore Francisco Franco ebbe una recrudescenza repressiva e la Lazio, per conto del suo presidente Lenzini e anche sotto la spinta della stampa e dell'opinione pubblica, si rifiutò di ospitare il [[Barcelona | Barcelona Fc]] nella gara di andata di [[Coppa U.E.F.A.]], perdendo a tavolino per 0-3. |
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Tutta Italia applaudì la decisione del presidente che si sentì fiero del gesto fatto davanti al mondo intero. |
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Intanto, dopo un'ennesima sconfitta, decise di esonerare Corsini, anche perché Maestrelli era miracolosamente migliorato. |
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Affidare di nuovo la squadra a lui fu automatico. E con Maestrelli sofferente, ma di nuovo in panchina, la Lazio si salvò all'ultima giornata, anche se il campionato ebbe una coda disciplinare a causa di un pretestuoso ricorso dell'[[Ascoli]] su un presunto tentativo di illecito messo in atto dalla Lazio prima della gara col Cesena. |
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Qualche settimana prima Lenzini, sebbene controvoglia, aveva ceduto Chinaglia ai Cosmos, stremato dalle innumerevoli pressioni del giocatore che era arrivato a minacciare di smettere l'attività con conseguente ingente perdita economica per la Lazio. |
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Prima della fine del campionato [[Long John]] lasciò la squadra e per Lenzini fu solo la prima fitta al cuore di una lunga serie. |
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La vendita di Chinaglia portò nelle vuote casse biancocelesti 650 milioni di lire. |
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Questi soldi verranno spesi per acquistare nuovi giocatori voluti dal nuovo allenatore [[Vinicio Luis de Menezes | Vinicio]], mentre Maestrelli rimase nello staff come supervisore. |
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Lenzini non riesciva ad entusiasmarsi più di tanto nonostante quella Lazio giocasse bene e dimorasse costantemente nelle parti alte della classifica. |
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La squadra possedeva tre ragazzi che promettevano grandi cose: uno è Bruno Giordano, gli altri due sono [[Manfredonia Lionello | Manfredonia]] e [[Agostinelli Andrea | Agostinelli]], prodotti del vivaio, ma il pensiero era costantemente rivolto a Maestrelli, visto l'aggravarsi delle condizioni di salute del grande allenatore che il [[2 dicembre]] [[1976]] morirà dopo una breve agonia. |
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Era la fine di un periodo d'oro per la Lazio, forse irripetibile. |
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E non si era ancora ripreso quando la sera del [[18 gennaio]] [[1977]] gli arrivò una telefonata agghiacciante: [[Re Cecconi Luciano | Re Cecconi]] era stato colpito da un colpo d'arma da fuoco, dopo uno scherzo mal riuscito ad un amico gioielliere. |
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Solo il tempo di correre all'ospedale che il giocatore era già morto. |
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Un altro colpo durissimo per lui e per tutta la Lazio. |
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===Da Vinicio a Lovati=== |
===Da Vinicio a Lovati=== |
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[[Immagine:pievepelago78.jpg|200px|left|thumb|Le grane estive dei reingaggi]] |
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L'anno tormentato dai lutti finì con la Lazio 5^a in classifica. Un ottimo risultato che riporterà i biancazzurri tra l'élite del campionato. |
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Lenzini assunse un nuovo direttore sportivo, [[Manni Franco | Manni]], ma la campagna acquisti fu povera come le casse della società. |
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La squadra risentì parecchio del mancato rinnovamento e ritornò ad annaspare nel centro classifica. |
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Vinicio inasprì i rapporti con la squadra, specialmente con i giovani, creando una spaccatura insanabile che inevitabilmente porterà al suo esonero dopo la gara persa a Foggia per 3-1. |
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Lenzini scelse la soluzione interna rappresentata da [[Lovati Roberto | Lovati]], che porterà in salvo la squadra meritandosi così la conferma per l'anno seguente. |
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Il presidente, sempre alle prese con il bilancio, ad ogni inizio di stagione combatteva con i giocatori delle vere e proprie battaglie per gli ingaggi. |
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Quando la rottura con un giocatore sembrava insanabile, eccolo che trovava comunque una soluzione. |
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Non poche volte, anzi spesso, dovette ricorrere al suo patrimonio personale per sanare un deficit che ogni giorno assumeva sempre più le dimensioni di un buco nero. |
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Con Lovati in panchina passò anche la stagione [[1978/79]], in cui [[Giordano Bruno | Giordano]] ebbe la soddisfazione di vincere la classifica dei marcatori. |
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Lui e [[Manfredonia Lionello | Manfredonia]] sono i pezzi pregiati di questa squadra, ma Lenzini rinunciò sempre alle lusinghe ed ai soldi degli squadroni del Nord, per non attirarsi le ire dei tifosi. |
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L'anno tormentato dai lutti finì con la Lazio quinta in classifica. Un ottimo risultato che riporterà i biancazzurri tra l'élite del [[campionato]]. Lenzini assunse un nuovo direttore sportivo, [[Manni Franco|Franco Manni]], ma la campagna acquisti fu povera come le casse della società. La squadra risentì parecchio del mancato rinnovamento e ritornò ad annaspare nel centro classifica. [[Vinicio]] inasprì i rapporti con la squadra, specialmente con i giovani, creando una spaccatura insanabile che inevitabilmente porterà al suo esonero [[Domenica 26 marzo 1978 - Foggia, stadio Pino Zaccheria – Foggia-Lazio 3-1|dopo la gara persa a Foggia per 3-1]]. Lenzini scelse la soluzione interna rappresentata da [[Lovati Roberto|Roberto Lovati]], che porterà in salvo la squadra meritandosi così la conferma per l'anno seguente. Il presidente, sempre alle prese con il bilancio, ad ogni inizio di stagione combatteva con i giocatori delle vere e proprie battaglie per gli ingaggi. Quando la rottura con un giocatore sembrava insanabile, eccolo che trovava comunque una soluzione. Non poche volte, anzi spesso, dovette ricorrere al suo patrimonio personale per sanare un deficit che ogni giorno assumeva sempre più le dimensioni di un buco nero. Con [[Lovati Roberto|Bob Lovati]] in panchina passò anche la stagione [[1978/79]], in cui [[Giordano Bruno|Bruno Giordano]] ebbe la soddisfazione di vincere la classifica dei marcatori. |
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Lui e [[Manfredonia Lionello|Manfredonia]] sono i pezzi pregiati di questa squadra, ma Lenzini rinunciò sempre alle lusinghe ed ai soldi degli squadroni del Nord, per non attirarsi le ire dei tifosi. |
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[[File:LenziniES.jpg|thumb|left|180px|Uno striscione degli Eagles Supporters contro la presidenza]] |
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===La rovina del calcioscommesse=== |
===La rovina del calcioscommesse=== |
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La stagione [[1979/80]] sembrava trascorrere, per Lenzini, come sempre tra il deficit da ripianare e la sua Lazio che stazionava a metà classifica. L'anno nuovo inizia [[Domenica 6 gennaio 1980 - Milano, stadio San Siro – Milan-Lazio 2-1|con una sconfitta a Milano]] contro il [[Milan AC|Milan]] per 2-1, un risultato normale visto che i rossoneri erano i campioni uscenti, ma alcune settimane dopo qualcuno avvisò il presidente che quella non è stata una gara "regolare", o almeno così sembrava dalle voci che circolavano nell'ambiente. Dopo qualche approfondimento Lenzini venne a sapere che due commercianti di Ladispoli, [[Trinca Alvaro|Alvaro Trinca]] e [[Cruciani Massimo|Massimo Cruciani]], sarebbero sul punto di denunciare un giro di partite truccate, andate però a male, che loro gestivano e che li avrebbe gettati sul lastrico. Lenzini non voleva credere a tutto ciò: pensava che fosse un ricatto per estorcere soldi e rifiutò una proposta per non fare uscire il nome della Lazio, in cambio della somma persa dai due. Il [[23 marzo]] [[1980]] scoppiò [[Calcioscommesse 1980|lo scandalo]] dopo [[Domenica 23 marzo 1980 - Pescara, stadio Adriatico - Pescara-Lazio 2-0|Pescara-Lazio 2-0]]. |
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La stagione [[1979/80]] sembrava trascorrere, per Lenzini, come sempre tra il deficit da ripianare e la sua Lazio che stazionava a metà classifica. |
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L'anno nuovo inizia con una sconfitta a Milano contro il [[Milan AC | Milan]] per 2-1, un risultato normale visto che i rossoneri erano i campioni uscenti, ma alcune settimane dopo qualcuno avvisò il presidente che quella non è stata una gara "regolare", o almeno così sembrava dalle voci che circolavano nell'ambiente. |
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Fuori dallo stadio, invece dei tifosi, c'era la Guardia di Finanza che arrestò [[Giordano Bruno|Bruno Giordano]], [[Cacciatori Massimo|Massimo Cacciatori]], [[Wilson Giuseppe|Giuseppe Wilson]] e [[Manfredonia Lionello|Lionello Manfredonia]], accusati di aver truccato partite a scopo di lucro. Il colpo fu durissimo, Lenzini ebbe un malore e forse temette di non avere la forza di ricominciare daccapo. Per la prima volta pensò seriamente di lasciare. La Lazio venne condannata, dopo essere stata assolta in primo grado, alla retrocessione in [[Serie B]]. I giocatori vennero squalificati da 5 anni a 3 anni e 6 mesi. Praticamente ciò determinò il temuto collasso finanziario. Lenzini si indebitò per risanare tutto, chiamò un giovane direttore sportivo, [[Moggi Luciano|Luciano Moggi]], per ripartire da zero assieme al nuovo allenatore, l'emergente [[Castagner Ilario|Ilario Castagner]]. Aveva ingaggiato anche il forte centrocampista olandese [[van de Kerkhof René|René van de Kerkhof]], ma la retrocessione aveva fatto sì che il giocatore ritornasse a casa. Pochi mesi dopo, ormai stanco, passò la mano ai fratelli che l'anno successivo, il [[1981]], cedettero tutta la società a [[Casoni Gian Chiarion|Gian Chiarion Casoni]] facendo così uscire apparentemente la famiglia Lenzini dalla Lazio. In realtà il 35% delle azioni, sino alla primavera [[1982]], era ancora in possesso di Umberto. Dopo turbolente assemblee e con la mediazione della FIGC finalmente quelle azioni furono cedute e l'ex presidente rimase in società solo in qualità di presidente onorario. |
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Dopo qualche approfondimento Lenzini venne a sapere che due commercianti di Ladispoli, [[Trinca Alvaro | Trinca]] e [[Cruciani Massimo|Cruciani]], sarebbero sul punto di denunciare un giro di partite truccate, andate però a male, che loro gestivano e che li avrebbe gettati sul lastrico. |
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Lenzini non voleva credere a tutto ciò: pensava che fosse un ricatto per estorcere soldi e rifiutò una proposta per non fare uscire il nome della Lazio, in cambio della somma persa dai due. |
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Il [[23 marzo]] [[1980]] scoppiò lo scandalo dopo un Pescara-Lazio 0-0. |
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[[Image:22feb87.jpg|thumb|left|180px|L'annuncio della morte di Papà Lenzini]] |
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Fuori dallo stadio, invece dei tifosi, c'era la guardia di finanza che arrestò [[Giordano Bruno| Giordano]] , [[Cacciatori Massimo | Cacciatori]],[[Wilson Giuseppe| Wilson]] e [[Manfredonia Lionello | Manfredonia]], accusati di aver truccato partite a scopo di lucro. |
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[[File:lennzi.jpg|thumb|right|180px|"Il Messaggero" annuncia la scomparsa di Umberto Lenzini]] |
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Il colpo fu durissimo, Lenzini ebbe un malore e forse temette di non avere la forza di ricominciare daccapo. |
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[[Image:Funerali_Lenzini.jpg|thumb|left|180px|I funerali di Umberto Lenzini]] |
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Per la prima volta pensò seriamente di lasciare. |
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La Lazio venne condannata, dopo essere stata assolta in primo grado, alla retrocessione in [[Serie B]], I giocatori vennero squalificati da 5 anni a 3 anni e 6 mesi. |
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Praticamente ciò determinò il temuto collasso finanziario. |
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Lenzini si indebitò per risanare tutto, chiamò un giovane direttore sportivo, [[Moggi Luciano | Moggi]] per ripartire da zero assieme al nuovo allenatore, l'emergente [[Castagner Ilario | Castagner]]. |
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Aveva ingaggiato anche il forte centrocampista olandese [[Van de Kerkhof Renè|Van de Kerkhof]], ma la retrocessione aveva fatto sì che il giocatore ritornasse a casa. |
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Pochi mesi dopo, ormai stanco, passò la mano ai fratelli che l'anno successivo, il [[1981]], cedettero tutta la società a [[Casoni Gian Chiarion | Casoni]] facendo così uscire definitivamente la famiglia Lenzini dalla Lazio. |
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Umberto Lenzini rimase solo in qualità di presidente onorario. |
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===L'Addio alla Lazio e la sua scomparsa=== |
===L'Addio alla Lazio e la sua scomparsa=== |
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Pian piano Lenzini si allontanò dalla Lazio: non andava più allo stadio e vi ritornava solo sporadicamente. Apprese con simpatia che il figliol prodigo [[Chinaglia Giorgio|Giorgio Chinaglia]] voleva tornare in Italia per comprare la società e benedisse l'operazione confidando nel definitivo rilancio. Ma anche questa nuova speranza venne delusa. L'ultima uscita pubblica avvenne, nel [[1986]], in occasione della trasmissione di una tv locale. Il [[22 febbraio]] [[1987]] Lenzini morì a Roma circondato dai suoi familiari e due giorni dopo vennero celebrati i funerali nella basilica di San Lorenzo fuori le Mura, dove raccolse il riconoscente ultimo saluto dalla sua squadra e della sua gente. Umberto Lenzini riposa al Cimitero del Verano nella tomba di famiglia al riquadro 16 bis, in alto alle scale. |
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[[Image:22feb87.jpg|thumb|left|200px|La morte di Papà Lenzini]] |
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[[Image:Funerali_Lenzini.jpg|thumb|right|200px|I funerali di Umberto Lenzini]] |
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===Il riconoscimento=== |
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Piano piano Lenzini si allontanò dalla Lazio: non andava più allo stadio e vi ritornava solo sporadicamente. |
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Apprese con simpatia che il figliol prodigo [[Chinaglia Giorgio | Chinaglia]] voleva tornare per comprare la società e benedisse l'operazione speranzoso nel definitivo rilancio. |
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[[File:Parco Umberto Lenzini.jpg|thumb|center|200px|La targa <br> (Fonte Lazio Calcio)]] |
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Ma anche questa nuova speranza venne delusa. |
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L'ultima uscita pubblica avvenne, nel [[1986]], in occasione della trasmissione di una tv locale. Il [[22 febbraio]] [[1987]] Lenzini morì a Roma circondato dai suoi familiari e due giorni dopo vennero celebrati i funerali nella basilica di San Lorenzo fuori le Mura, dove raccolse il riconoscente ultimo saluto dalla sua squadra e della sua gente. |
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Il [[22 febbraio]] [[2023]] il Comune di Roma inaugura un parco alla memoria dell'indimenticato presidente del primo scudetto. Alla presenza del sindaco Roberto Gualtieri e di altre autorità cittadine, l'intitolazione è avvenuta in Vezio Crisafulli, zona Boccea-Val Cannuta, nel municipio XIII. L'area scelta non è casuale: fu proprio Umberto Lenzini, a capo della sua società edile, a dare un contributo importante allo sviluppo urbanistico di quella zona. |
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== Palmares == |
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* 1 [[Immagine:Scudetto.png|10px]] Scudetto (Lazio) nel [[1973/74]] |
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* 1 Coppa delle Alpi (Lazio) nel [[1971]] |
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* 1 Promozione in [[Serie A]] nel [[1968/69]] |
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* 1 Promozione in [[Serie A]] nel [[1971/72]] |
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{{-}} {{-}} |
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[[Immagine:Scudetto.png]] |
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<Gallery perrow = 4 caption = "Galleria di immagini" widths=200px heights=200px> |
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Immagine:30apr1968ForzaLazio8.jpg|Forza Lazio del 30 aprile 1968 |
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Immagine:Lenzini firma.jpg|La firma di Umberto Lenzini |
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Immagine:Lenzini4.jpg |
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Immagine:Storia della societa 197576.jpg |
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Immagine:Lenzini5.jpg |
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Immagine:Lenzini6.jpg |
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Immagine:Ott1975LazioClub6.jpg|Lazio club di ottobre 1975 |
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Immagine:Lenzini e Boniperti.jpg|Insieme a Giampiero Boniperti |
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Immagine:Lenzini74.jpg|Immagini di Umberto Lenzini |
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File:lenzini_cena.jpg|Lenzini ad una cena <BR> (Foto Valentino Prestano) |
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File:lenzinianni70.jpg|Lenzini negli anni 70 |
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Immagine:ltdq.JPG|Lenzini in trionfo a Tor di Quinto dopo la conquista dello scudetto |
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Immagine:Lenzini28.jpg|Il presidente al ristorante <BR> (Gent.conc. sig. Marco Vittorini) |
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Immagine:Lenzini Foto Geppetti.jpg|Umberto Lenzini assiste ad una gara <br> (Foto Marcello Geppetti) |
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Immagine:Umberto Lenzini a3.jpg|Umberto Lenzini |
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File:LenziniVaticano.jpg|Lenzini in visita al Vaticano nel 1979 |
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file:Lenzinitomba.jpg|La tomba di Lenzini al cimitero del Verano (Foto LazioWiki) |
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File:Lenzinitomba1 .jpg|La tomba di Lenzini al cimitero del Verano (Foto LazioWiki) |
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File:Targa Lenzini.jpeg|L'inaugurazione del Parco Lenzini <br> (Fonte RomaToday) |
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Versione attuale delle 13:20, 22 feb 2024
























(gent.conc. sig. Andrea Lenzini)

Biografia
Presidente, nato a Walsenburg (Colorado - U.S.A.) il 20 luglio 1912 e deceduto a Roma il 22 febbraio 1987.
Era figlio di emigranti originari di un paesino ai piedi dell'Abetone, andati in cerca di fortuna negli Stati Uniti dove, vicino a Colorado Springs, a Huerfano, gestivano un classico emporio dove si poteva trovare dalla farina alla pistola Colt. L'attività fruttò bene e la famiglia rientrò in patria: Umberto aveva 15 anni e conservò il passaporto statunitense. Mentre i suoi genitori investivano i dollari guadagnati col duro lavoro in America acquistando diversi terreni nella zona alle spalle dell'attuale Piazzale degli Eroi fino alla Valle dell'Inferno, Umberto Lenzini terminava con ottimo profitto i suoi studi di Ragioneria presso l'istituto "Duca degli Abruzzi" a piazza Indipendenza. Nella sua permanenza negli States, da piccolo cadde in un fiume e fu salvato per miracolo da un indiano che lo riportò a riva. Di quella brutta esperienza porterà sempre il ricordo con una vistosa cicatrice in testa.
Amante dello sport
Amante dello sport e del calcio in particolare, cercò di praticare il suo sport preferito, ma a causa del suo status di cittadino americano non poteva essere tesserato. Finalmente venne aggregato dalla Pistoiese come libero e inizia a giocare vere partite. In questa squadra militavano ottimi giocatori come Ferrero e Nekadoma. Passò poi alla Rondinella, alla Fortitudo ed infine alla Juventus Roma, dove nel 1931 incontrò in una gara la Lazio che vince 5-1. E fu proprio Lenzini a segnare la rete della bandiera della sua squadra. Dopo un provino negativo sostenuto con la Lazio dove fu scartato da Dino Canestri, su pressante invito della sua famiglia si trasformò da discreta ala sinistra in un ottimo atleta centometrista, conquistando il titolo italiano dei giovani fascisti e militando per nove anni nella società Borgo Prati Trionfale.
Amava ricordare che sui 100 metri aveva un personale di 11 secondi; ottenne discreti risultati anche nel salto in lungo. Finita la guerra, la famiglia Lenzini si dedicò alle costruzioni e pian piano, grazie ad accurati investimenti, Umberto, insieme ai fratelli Aldo ed Angelo, iniziò ad accrescere il patrimonio familiare. La famiglia Lenzini edificò molte zone di Roma nord, dalla Balduina alla Pineta Sacchetti, fino alla Tomba di Nerone, costruendo un impero finanziario non indifferente che le aprì le porte dell'alta finanza romana.
Presidente della Lazio
La passione per il calcio però non era stata dimenticata da Umberto che, il 29 ottobre 1964 entra nel Consiglio di Amministrazione della Lazio con la carica di Vicepresidente assieme ad Angelo Miceli e con il Generale Giorgio Vaccaro come Presidente. Venne formato un ampio consiglio in cui, oltre a lui, vi erano ben 17 persone: Fabiani, Angelo Miceli, Alfredo Covelli, Giovanni Gilardoni, Giorgio Vaccaro, Casoni, Ercoli, il Marchese Antonio Gerini, Italo Liberatori, Luciano Ciolfi, Tamilia, Roberto Antonelli, De Santis, De Acutis, Tribiori, Aladino Minciaroni ed Gerardo Agostini.
Per le esigue casse della Lazio fu una boccata di ossigeno ed infatti appena un anno dopo, il 18 novembre 1965, Umberto Lenzini venne eletto dall'assemblea dei soci nuovo Presidente della Lazio Calcio, ricevendo la guida della società dal reggente Gian Chiarion Casoni. Lenzini non entrò in un momento felice per la gloriosa società biancazzurra che si dibatteva nelle parti basse della classifica e che nel 1967 retrocesse per la seconda volta in Serie B. Intanto il 27 aprile 1967 la Lazio, su indicazione della F.I.G.C., si trasformò in società per azioni, elevando il capitale sociale da 1 milione a 400 milioni di Lire. Lenzini liquidò tutti e promosse segretario Fernando Vona, un fedele dirigente che faceva parte della Polisportiva dal 1947. La retrocessione nei cadetti fu un colpo molto duro e, per uscire dalla difficile situazione, Umberto chiamò in società Roberto Fiore, un giovane ex presidente del Napoli, presentandolo ufficialmente il 12 giugno 1967.
Questi licenziò Maino Neri e assunse Renato Gei come allenatore, ma i risultati furono sconfortanti e addirittura i biancocelesti rimasero coinvolti nella lotta per la retrocessione. Lenzini ebbe l'intuizione di richiamare Juan Carlos Lorenzo alla panchina della Lazio, dimenticando così il burrascoso divorzio del 1964. Don Juan aveva idee chiare e finalmente nel 1968/69 la Lazio poté festeggiare la promozione in Serie A. Nel frattempo Lenzini rafforzava la sua quota azionaria divenendo padrone assoluto della società e promuovendo sia il tecnico Lorenzo che Guido Giambartolomei come consiglieri personali. La promozione in Serie A venne festeggiata in pompa magna il 23 giugno 1969 a Villa Miani e durante la festa il presidente biancazzurro annunciò alcune importanti operazioni di mercato: il definitivo ingaggio di Mario Facco e di Ferruccio Mazzola (II), provenienti dall'Internazionale FC e pagati ben 275 milioni di lire. Inoltre annunciò l'acquisto di tre ragazzi che andavano ad infoltire la rosa ma che nessuno allora conosceva e che molti snobbavano: Franco Nanni dal Trapani, Giuseppe Wilson e Giorgio Chinaglia dall'Internapoli.
La campagna acquisti per la stagione 1969/70 venne completata successivamente con l'acquisto del portiere Michelangelo Sulfaro e di Giuseppe Papadopulo, più i due giovani Gaetano Stellone ed Ivan Chiossi. Lenzini non era del tutto convinto della bontà delle scelte ma Lorenzo lo tranquillizzò manifestando l'intenzione di voler puntare tutto sul giovane Chinaglia.
Chinaglia e Lorenzo
La stagione 1969/70 sembrò iniziare nei migliori dei modi per Lenzini. La scoperta di Chinaglia da parte di Lorenzo sembrò essere giusta, perché il giovane attaccante si mise subito in mostra segnando diverse reti. Ad ottobre si dimise Giambartolomei ed il consiglio di amministrazione subì un rimpasto. Alla fine del girone d'andata la Lazio navigava nella media-bassa classifica e tra Lorenzo e Lenzini cominciò a serpeggiare un crescente malumore, potenziato da atteggiamenti e da alcune dichiarazioni inopportuni del tecnico argentino. Comunque la squadra chiuse il campionato con un dignitoso ottavo posto, il miglior piazzamento da quando Lenzini era in carica. Intanto venne nominato segretario generale Carlo Galli. Nel'estate 1970 tra Lenzini e Lorenzo calò il gelo a causa di alcune operazioni di mercato fatte dal presidente e non avallate dall'allenatore. Sopratutto l'acquisto del giovane portiere Castellini e di Pierpaolo Manservisi scatenarono aspre polemiche, tanto che l'estremo difensore non verrà più acquistato. Nel ritiro estivo Lorenzo fece, inoltre, delle esternazioni che offensero Lenzini e il campionato 1970/71 fu un autentico calvario.
Dopo la trasferta di Cagliari nel febbraio 1971 con la Lazio fanalino di coda, Lorenzo venne esonerato ma i tifosi costrinsero Lenzini a revocare la sua decisione. Il presidente, da parte sua, dichiarò la sua intenzione di voler lasciare la Lazio a fine campionato. L'apice delle polemiche si ebbe dopo un Lazio-Foggia, quando i due si scontrarono davanti agli increduli giocatori. In realtà Lenzini non aveva nessuna voglia di lasciare e anzi, in segreto, contattò un ex arbitro internazionale, Antonio Sbardella, che mostrava velate simpatie per la Lazio. A campionato finito, con la Lazio penultima e retrocessa, Lenzini annunciò l'esonero di Lorenzo e conferì l'incarico di Direttore Sportivo allo stesso Sbardella, sorprendendo così squadra, stampa e tifosi. Giorgio Chinaglia, legato da amicizia a Lorenzo, chiese di essere ceduto, ma la reazione di Lenzini e soprattutto di Sbardella fu durissima: Chinaglia venne deferito alla Lega e multato. L'aria stava cambiando: la disciplina e l'ordine divennero un imperativo programmatico primario per la società.
La scelta di Maestrelli
La prima decisione fu quella di assumere un allenatore capace di rompere con il passato e qui Sbardella ebbe un'intuizione avallata da Lenzini, sia pure con qualche perplessità. Un giovane allenatore che, pur retrocesso con il Foggia in quella stagione, aveva ben fatto negli anni precedenti con la Reggina e con gli stessi pugliesi, arrivando a conquistare il premio "Seminatore d'Oro" in Serie C e in Serie B: era Tommaso Maestrelli. Sbardella contattò quindi Maestrelli, che non senza qualche remora per il futuro ambiente, accettò l'incarico. Appresa la notizia, molti tifosi andarono contro Lenzini perché il nuovo allenatore aveva un passato da giocatore della Roma AS e non accettarono di buon grado la decisione. Comunque il presidente stavolta tirò dritto e affidò la squadra al quarantanovenne tecnico toscano. Che il vento fosse in qualche modo cambiato lo dimostrò il fatto che la Lazio conquistò la Coppa delle Alpi, primo trofeo della gestione Lenzini.
Maestrelli dettò subito delle condizioni-base per il futuro della Lazio, due delle quali erano le conferme di Chinaglia e Giuseppe Massa per la stagione successiva. Lenzini, per tenere fede alla parola data, arrivò a rifiutare 500 milioni per l'attaccante. La vigilia del nuovo campionato non fu facile, le casse erano pressocchè vuote e la squadra arrivò addirittura a scioperare prima della trasferta di Terni. La Lazio inoltre deludeva, barcamenandosi tra il terzo e il quinto posto, e Lenzini dovette subire pressanti contestazioni da parte dei tifosi riunitosi sotto il gruppo "Coscienza della Lazio", alle cui spalle c'era sempre Juan Carlos Lorenzo, bramoso di riprendersi la panchina della Lazio. Ma il presidente non cedette di un passo e confermò la fiducia incondizionata a Maestrelli. La squadra alla fine lo ripagò con la promozione in Serie A.
Dalla beffa allo scudetto
La promozione saldò ancora di più la stima reciproca fra Lenzini e Maestrelli, mentre a Milano all'Hotel Gallia, sede del calciomercato, Sbardella, di concerto con gli altri due, compiva una campagna acquisti che lasciò di stucco i tifosi. Venne ceduto l'idolo Massa all'Internazionale FC per 300 milioni più Mario Frustalupi e Massimo Silva e fu ingaggiato il giovane portiere Felice Pulici dal Novara. Una sconosciuta ala, Renzo Garlaschelli, arrivò in comproprietà dal Como e il biondo centrocampista Luciano Re Cecconi venne preso dal Foggia su espressa richiesta dell'allenatore. Venne anche ceduto Michelangelo Sulfaro alla Roma AS in cambio di Sergio Petrelli e 18 milioni. Ciò scatenò ancora una volta le ire dei tifosi che accusarono Lenzini di aver acquistato un romanista. In realtà Lenzini conosceva bene i grandi problemi economici che affliggevano la società ed inoltre Chinaglia, che aveva un ottimo mercato, fu blindato e furono rifiutate offerte vicino al miliardo di Lire. La squadra intanto era stata eliminata dalla Coppa Italia e Lenzini cominciò a pensare ad un esonero dell'allenatore, forse poco adatto al palcoscenico della massima serie.
Il calendario prevedeva le sfide con Internazionale FC, Fiorentina e Juventus nelle prime tre giornate: il presidente, convinto che la Lazio non avrebbe fatto nemmeno un punto, avrebbe avuto carta bianca per il cambio di panchina. Ed invece la Lazio si trasformò arrivando a lottare per lo Scudetto. L'euforia travolse tutto l'ambiente e Lenzini per primo. Trionfali furono i suoi giri di campo prima di ogni incontro in cui ringraziava la folla laziale che, a sua volta, riversava fiumi di denaro nelle asfittiche casse biancazzurre facendo registrare sempre il "tutto esaurito" e battendo ogni record di incasso. Lenzini, istintivo ma capace, legò a meraviglia con Tommaso Maestrelli commettendo un solo errore quando, infastidito dai loro giochi, cacciò i piccoli figli gemelli del tecnico dagli spogliatoi prima dell'inizio del derby di ritorno, mandando così su tutte le furie il padre Tommaso. Il giorno dopo il "Presidentone" si scuserà con i bambini, donando loro una costosissima enciclopedia per ragazzi.
Per tutti diventò il "Sor Umberto" o "Lo Zio D'America", la tifoseria lo adorava, la stampa lo esaltava. La Lazio, la sua Lazio, a 90 minuti dalla fine del campionato 1972/73 ebbe la possibilità di vincere il torneo all'ultima giornata ma a Napoli, in un ambiente ostile, arrivò la fine del sogno tanto agognato. Qualcuno in verità, in settimana, aveva provato a consigliare Lenzini di ammorbidire i partenopei con un premio a "perdere" ma il presidente, ligio ai suoi ideali dello sport, aveva rifiutato. Alla fine furono forse altri a dare un premio a "vincere" ai campani, che si imposero per 1-0 giocando una partita alla morte che fece sfumare i sogni tricolori della Lazio. Lenzini nei giorni seguenti denunciò le tante stranezze avvenute a Napoli, ma tutto fu messo a tacere e ancor oggi, pur con le tante ammissioni di diversi protagonisti di allora, non si è mai chiarito bene ciò che avvenne quel 20 maggio 1973. Lenzini, superata presto la delusione, portò tutti in gita premio negli U.S.A., dove si giocarono una serie di amichevoli.
La stagione 1973/74 vide la conferma di tutti eccetto quella di Antonio Sbardella, reo di aver svolto un ruolo oscuro nella tentata cessione della società a una cordata capeggiata dal neo consigliere Riccardo Riva. Il campionato ricominciò un po' in sordina per i biancocelesti, ma già a Natale la Lazio si collocò in testa alla classifica e stavolta non ce ne fu per nessuno. Il presidente era superstizioso e prima della gara compiva sempre i soliti rituali: i biglietti omaggio ai giocatori, i rigori da segnare a Pulici e la partita a poker col tecnico. Si arrivò così al 12 maggio 1974, quando un boato immenso lo accoglie nel giro del campo, accolto da oltre 90.000 tifosi per quello che è il suo trionfo. Alle 17.45 l'arbitro fischiò la fine della gara vinta sul Foggia per 1-0 e Umberto Lenzini diventò così il primo presidente Campione d'Italia della sezione Calcio. I festeggiamenti si accavallarono per giorni e giorni, ormai era da tutti considerato "Papà Lenzini". Venne premiato persino in Campidoglio e la stampa era tutta con lui.
Gli anni travagliati
Lenzini, nell'estate seguente, fu ben felice di sapere da Maestrelli che non si sarebbero dovuti fare grossi acquisti per la stagione 1974/75, visto che l'U.E.F.A. aveva ratificato la squalifica in Coppa dei Campioni per la Lazio. Arrivò solo Roberto Badiani dalla Sampdoria, e più tardi Pietro Ghedin. Il campionato iniziò bene, ma poi la squadra progressivamente si smarrì. A febbraio Lenzini venne informato di alcuni disturbi fisici accusati dell'allenatore e amico Maestrelli, ma non ci badò molto. Poi a marzo 1975 l'allenatore ebbe una serie di malori che ne consigliarono il ricovero. Il verdetto fu atroce: si trattava di cancro al fegato. A Lenzini crollò il mondo addosso. Maestrelli venne momentaneamente sostituito da Roberto Lovati, sperando in una miracolosa guarigione dell'allenatore campione d'Italia.
Purtroppo, di fronte all'evidenza dei fatti, fu necessario pensare ad un sostituto per la stagione successiva. Intanto Giorgio Chinaglia desiderava andare a giocare un'amichevole con i Cosmos di New York, sperando di essere ceduto per ricongiungersi con la famiglia che si era trasferita negli States. Lenzini accettò di fargli giocare l'amichevole ma non volle cederlo definitivamente. Nel frattempo scelse il nuovo allenatore: Giulio Corsini. Questi, definito un sergente di ferro, smembrò la squadra-scudetto e fece acquistare dei giocatori di suo gradimento. Quando finalmente Chinaglia tornò alla Lazio, ritrovò pochissimi compagni vecchi e vide molti volti nuovi e non pensò di meglio che attaccare il presidente. Il campionato iniziò con la rete di un giovanotto trasteverino arrivato dalla Primavera: si trattava di Bruno Giordano, che regalò un momento felice in una stagione che sarà da dimenticare. Lenzini è al corrente di liti furiose tra Chinaglia e Corsini, la squadra precipitava in classifica con il rischio concreto di retrocedere in Serie B. Per di più la Lazio fu al centro di un caso politico senza precedenti: in Spagna il regime del dittatore Francisco Franco ebbe una recrudescenza repressiva e la Lazio, per conto del suo presidente Lenzini e anche sotto la spinta della stampa e dell'opinione pubblica, si rifiutò di ospitare il Barcellona nella gara di andata di Coppa U.E.F.A., perdendo a tavolino per 0-3.
Tutta Italia applaudì la decisione del presidente che si sentì fiero del gesto fatto davanti al mondo intero. Intanto, dopo un'ennesima sconfitta, decise di esonerare Corsini, anche perché Maestrelli era miracolosamente migliorato. Affidare di nuovo la squadra a lui fu automatico. E con Maestrelli sofferente, ma di nuovo in panchina, la Lazio si salvò all'ultima giornata, anche se il campionato ebbe una coda disciplinare a causa di un pretestuoso ricorso dell'Ascoli Calcio su un presunto tentativo di illecito messo in atto dalla Lazio prima della gara col Cesena AC. Qualche settimana prima Lenzini, sebbene controvoglia, aveva ceduto Chinaglia ai Cosmos, stremato dalle innumerevoli pressioni del giocatore che era arrivato a minacciare di smettere l'attività con conseguente ingente perdita economica per la Lazio. Prima della fine del campionato "Long John" lasciò la squadra e per Lenzini fu solo la prima fitta al cuore di una lunga serie. La vendita di Chinaglia portò nelle vuote casse biancocelesti 650 milioni di Lire. Questi soldi verranno spesi per acquistare nuovi giocatori voluti dal nuovo allenatore Luis Vinicio, mentre Maestrelli rimase nello staff come supervisore.
Lenzini non riusciva ad entusiasmarsi più di tanto nonostante quella Lazio giocasse bene e dimorasse costantemente nelle parti alte della classifica. La squadra possedeva tre ragazzi che promettevano grandi cose: uno è Bruno Giordano, gli altri due Lionello Manfredonia ed Andrea Agostinelli, prodotti del vivaio, ma il pensiero era costantemente rivolto a Maestrelli, visto l'aggravarsi delle condizioni di salute del grande allenatore che il 2 dicembre 1976 morirà dopo una breve agonia. Era la fine di un periodo d'oro per la Lazio, forse irripetibile. E non si era ancora ripreso quando la sera del 18 gennaio 1977 gli arrivò una telefonata agghiacciante: Luciano Re Cecconi era stato colpito da un colpo d'arma da fuoco, dopo uno scherzo mal riuscito ad un amico gioielliere. Solo il tempo di correre all'ospedale che il giocatore era già morto. Un altro colpo durissimo per lui e per tutta la Lazio.
Da Vinicio a Lovati
L'anno tormentato dai lutti finì con la Lazio quinta in classifica. Un ottimo risultato che riporterà i biancazzurri tra l'élite del campionato. Lenzini assunse un nuovo direttore sportivo, Franco Manni, ma la campagna acquisti fu povera come le casse della società. La squadra risentì parecchio del mancato rinnovamento e ritornò ad annaspare nel centro classifica. Vinicio (De Menezes Luís Vinícius) inasprì i rapporti con la squadra, specialmente con i giovani, creando una spaccatura insanabile che inevitabilmente porterà al suo esonero dopo la gara persa a Foggia per 3-1. Lenzini scelse la soluzione interna rappresentata da Roberto Lovati, che porterà in salvo la squadra meritandosi così la conferma per l'anno seguente. Il presidente, sempre alle prese con il bilancio, ad ogni inizio di stagione combatteva con i giocatori delle vere e proprie battaglie per gli ingaggi. Quando la rottura con un giocatore sembrava insanabile, eccolo che trovava comunque una soluzione. Non poche volte, anzi spesso, dovette ricorrere al suo patrimonio personale per sanare un deficit che ogni giorno assumeva sempre più le dimensioni di un buco nero. Con Bob Lovati in panchina passò anche la stagione 1978/79, in cui Bruno Giordano ebbe la soddisfazione di vincere la classifica dei marcatori. Lui e Manfredonia sono i pezzi pregiati di questa squadra, ma Lenzini rinunciò sempre alle lusinghe ed ai soldi degli squadroni del Nord, per non attirarsi le ire dei tifosi.

La rovina del calcioscommesse
La stagione 1979/80 sembrava trascorrere, per Lenzini, come sempre tra il deficit da ripianare e la sua Lazio che stazionava a metà classifica. L'anno nuovo inizia con una sconfitta a Milano contro il Milan per 2-1, un risultato normale visto che i rossoneri erano i campioni uscenti, ma alcune settimane dopo qualcuno avvisò il presidente che quella non è stata una gara "regolare", o almeno così sembrava dalle voci che circolavano nell'ambiente. Dopo qualche approfondimento Lenzini venne a sapere che due commercianti di Ladispoli, Alvaro Trinca e Massimo Cruciani, sarebbero sul punto di denunciare un giro di partite truccate, andate però a male, che loro gestivano e che li avrebbe gettati sul lastrico. Lenzini non voleva credere a tutto ciò: pensava che fosse un ricatto per estorcere soldi e rifiutò una proposta per non fare uscire il nome della Lazio, in cambio della somma persa dai due. Il 23 marzo 1980 scoppiò lo scandalo dopo Pescara-Lazio 2-0.
Fuori dallo stadio, invece dei tifosi, c'era la Guardia di Finanza che arrestò Bruno Giordano, Massimo Cacciatori, Giuseppe Wilson e Lionello Manfredonia, accusati di aver truccato partite a scopo di lucro. Il colpo fu durissimo, Lenzini ebbe un malore e forse temette di non avere la forza di ricominciare daccapo. Per la prima volta pensò seriamente di lasciare. La Lazio venne condannata, dopo essere stata assolta in primo grado, alla retrocessione in Serie B. I giocatori vennero squalificati da 5 anni a 3 anni e 6 mesi. Praticamente ciò determinò il temuto collasso finanziario. Lenzini si indebitò per risanare tutto, chiamò un giovane direttore sportivo, Luciano Moggi, per ripartire da zero assieme al nuovo allenatore, l'emergente Ilario Castagner. Aveva ingaggiato anche il forte centrocampista olandese René van de Kerkhof, ma la retrocessione aveva fatto sì che il giocatore ritornasse a casa. Pochi mesi dopo, ormai stanco, passò la mano ai fratelli che l'anno successivo, il 1981, cedettero tutta la società a Gian Chiarion Casoni facendo così uscire apparentemente la famiglia Lenzini dalla Lazio. In realtà il 35% delle azioni, sino alla primavera 1982, era ancora in possesso di Umberto. Dopo turbolente assemblee e con la mediazione della FIGC finalmente quelle azioni furono cedute e l'ex presidente rimase in società solo in qualità di presidente onorario.



L'Addio alla Lazio e la sua scomparsa
Pian piano Lenzini si allontanò dalla Lazio: non andava più allo stadio e vi ritornava solo sporadicamente. Apprese con simpatia che il figliol prodigo Giorgio Chinaglia voleva tornare in Italia per comprare la società e benedisse l'operazione confidando nel definitivo rilancio. Ma anche questa nuova speranza venne delusa. L'ultima uscita pubblica avvenne, nel 1986, in occasione della trasmissione di una tv locale. Il 22 febbraio 1987 Lenzini morì a Roma circondato dai suoi familiari e due giorni dopo vennero celebrati i funerali nella basilica di San Lorenzo fuori le Mura, dove raccolse il riconoscente ultimo saluto dalla sua squadra e della sua gente. Umberto Lenzini riposa al Cimitero del Verano nella tomba di famiglia al riquadro 16 bis, in alto alle scale.
Il riconoscimento

(Fonte Lazio Calcio)
Il 22 febbraio 2023 il Comune di Roma inaugura un parco alla memoria dell'indimenticato presidente del primo scudetto. Alla presenza del sindaco Roberto Gualtieri e di altre autorità cittadine, l'intitolazione è avvenuta in Vezio Crisafulli, zona Boccea-Val Cannuta, nel municipio XIII. L'area scelta non è casuale: fu proprio Umberto Lenzini, a capo della sua società edile, a dare un contributo importante allo sviluppo urbanistico di quella zona.
Palmares
- 1
Scudetto (Lazio) nel 1973/74 - 1 Coppa delle Alpi (Lazio) nel 1971
- 1 Promozione in Serie A nel 1968/69
- 1 Promozione in Serie A nel 1971/72
- Galleria di immagini
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Forza Lazio del 30 aprile 1968
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La firma di Umberto Lenzini
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Lazio club di ottobre 1975
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Insieme a Giampiero Boniperti
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Immagini di Umberto Lenzini
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Lenzini ad una cena
(Foto Valentino Prestano) -
Lenzini negli anni 70
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Lenzini in trionfo a Tor di Quinto dopo la conquista dello scudetto
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Il presidente al ristorante
(Gent.conc. sig. Marco Vittorini) -
Umberto Lenzini assiste ad una gara
(Foto Marcello Geppetti) -
Umberto Lenzini
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Lenzini in visita al Vaticano nel 1979
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La tomba di Lenzini al cimitero del Verano (Foto LazioWiki)
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La tomba di Lenzini al cimitero del Verano (Foto LazioWiki)
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L'inaugurazione del Parco Lenzini
(Fonte RomaToday)
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